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Autore: Mery92    05/12/2010    7 recensioni
I sentimenti di Dante...esplorati nel suo intimo...l'amore tra lui e Trish e una sorpresa nata dalla loro unione...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dante, Trish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Light in the Dark

 

Aprì pigramente un occhio. La penombra dell’ufficio rivelò sempre il solito spettacolo: un cartone della pizza,vuoto,abbandonato sulla scrivania,qualche batuffolo di povere che girovaga solitario sul pavimento,la giacca sulla sedia…la spada attaccata al muro.

Tutto fermo,immobile,statico.

Silenzio. Un silenzio così saturo da render quasi insopportabile la permanenza in quel luogo.

Solitudine,ecco il termine giusto.

 

Sarebbe ora di mettere un po’ in ordine

 

Si alzò sbuffando; di mala voglia tirò le tende facendo entrare la luce del mattino; spalancò le finestre inondando la stanza di una fresca aria mattutina.

C’era profumo di primavera. Era Maggio. Quanti ricordi che affiorarono in lui ma scosse la testa e li ricacciò da dove erano venuti.

Prese la scopa e cominciò a spazzare.

 

Si… fa proprio schifo quest’ufficio…aveva proprio ragione lei quando mi diceva che non sono un bravo padrone di casa…

 

Trish

…La mia Trish….chissà dov’è in questo momento…

 

Il suo pensiero cadde su di lei,la donna che aveva rapito il suo cuore,la donna che era stata in grado di farlo piangere per amore.

Una donna dal carisma unico.

Dalla bellezza semplice ma divina.

Una donna dalla forza sconvolgente.

Una demone come lui…

 

Magari sarà in giro a concludere qualche lavoro,a far fuori qualche demone,come sempre del resto pensò Dante appoggiandosi al manico della scopa,fermo,in mezzo all’ufficio.

 

La sua mancanza la sentiva,ma non l’avrebbe mai ammesso neanche con se stesso; era troppo orgoglioso per ammettere questa verità.

Un tempo,quando le parlava, spesso non riusciva neanche a guardarla negli occhi per più di qualche istante; i suoi occhi azzurro cielo,così limpidi,cristallini,sembravano scrutargli fin dentro l’anima,leggendo tutti i suoi più intimi segreti e le sue,ancor più nascoste,paure.

Lei sembrava conoscerlo alla perfezione,persino più di quanto lui stesso si conosceva.

Lo anticipava sempre,su qualsiasi cosa.

Le bastava guardarlo un attimo e riusciva a scovare il suo più nascosto desiderio.

Niente le sfuggiva; poteva tentare di nasconderle un pensiero,una voglia nascosta,un dubbio ma lei l’avrebbe scoperto nell’arco di pochi attimi o l’avrebbe indotto a confessare con i suoi sporchi trucchi femminili.

Con lei si sentiva libero,non doveva nascondersi; si sentiva completo.

Il vuoto che da sempre lo accompagnava,quella strana sensazione di incompletezza,quando era con lei svaniva,misteriosamente.

Si sentiva capito,compreso,quando si distendeva con la testa sulle sue gambe e lei gli accarezzava i capelli dolcemente.

Tutti ricordi meravigliosi e piacevoli che ora,a distanza di un anno,avevano un sapore amarognolo e nostalgico.

Da quando se ne era andata,così,inspiegabilmente,sentiva come se,una parte di lui,se ne fosse andata con lei.

Non era più lo stesso,lei l’aveva cambiato…in meglio,ed ora era ritornato in quell’abisso di fredda solitudine che ora appariva ancora più nero e soffocante.

Quando sei abituato a vivere nel buio e non sai cosa sia la luce,diventi parte di quell’oscurità,te ne compiaci,ne diventi amico,ci convivi senza problemi,perché conosci solo quella realtà; ma,nel momento in cui la luce rischiara l’oscuro luogo che ti avvolge,inizialmente ne rimani accecato,ne sei quasi impaurito,vorresti cacciarla via. Lentamente però ti abitui e vedi il mondo con nuovi occhi,capisci che non sei solo,che forse,c’è qualcosa di buono in questo posto.

A quel punto ti aggrappi a quella luce,ne capisci la sua vitale importanza.

Ma se questa luce,senza spiegazione alcuna,ti viene brutalmente tolta,si apre in te una dolorosa ferita,ricadi nel baratro in cui pensavi di non tornare più…e ora,tutto ti diventa insopportabile,pesante,gravoso e tu soffri senza aver la forza d’animo di lottare per uscire dall’oscurità che,poco alla volta,si avvicina a te,cingendoti con le sue numerose braccia vellutate e opportuniste.

Così si sentiva Dante in quel momento,mentre i ricordi lo invadevano,solo,in quell’ufficio che,ora,appariva così grande e spoglio senza di lei.

Quella donna l’aveva stregato con un solo batter di ciglia,gli aveva rapito il cuore senza restituirglielo prima di fuggire.

Prima di incontrarla,non era neanche certo di avere un cuore.

Ma forse,era comprensibile quella sua fuga,lei era un po’ come lui,uno spirito libero,solitaria…la vita di coppia probabilmente le stava stretta…eppure,lui era convinto che tutto ciò non fosse possibile; il modo in cui rideva,sorrideva,il modo in cui lo trattava,lo guardava,quei suoi occhi che brillavano ad ogni sguardo,quei suoi dolci gesti,non poteva essere solo una recita.

Finì di spazzare il pavimento con movimenti meccanici, senza neanche rendersene conto,per la prima volta dopo tanto tempo riuscì a vedere di che colore fosse effettivamente il pavimento di quello schifo d’ufficio,si aveva ragione proprio lei era negato per tener in ordine.

 

Mi chiedo perché quella donna avesse sempre ragione….

Fu tentando di andarsi a rigettare sul divano,però si sedette alla scrivania;la scrutò con sguardo torvo,era un enorme bordello senza ne capo ne coda.

Eliminò lentamente i cartoni di pizza ed escì a buttarli nella spazzatura.

 

La mia pigrizia non ha veramente limiti…

 

Prima di rientrare si soffermò a guardare il cielo,quel giorno era proprio meraviglioso.

La natura sembrava si stesse lentamente risvegliando; un tripudio di colori invadeva  il paesaggio rendendolo allegro e milioni di profumi inondavano la zona.

 

Ѐ tutto così splendido,eppure senza di lei,questo paesaggio appare così grigio…

 

Tutto era dipinto dei colori della felicità,tutto tranne il suo cuore…freddo e insensibile da troppo tempo ormai…

Calciò una pietra con rabbia mista a tristezza e rassegnazione,una rabbia che non capiva da dove provenisse, o forse lo sapeva, e non voleva ammettere che la causa era proprio la sua mancanza, ma soprattutto la sensazione d’abbandono che provò scoprendo che se n’era andata,senza dirgli una parola; rientrò a capo chino in ufficio,scuro in viso.

Sedette appoggiando le gambe alla scrivania,dondolandosi sulla sedia, ora tutto appariva più ordinato e pulito,era strano vedere l’ufficio così; cominciò a spulciare svogliatamente le carte che ancora ricoprivano la scrivania: non vi era altro che fatture,indirizzi, annotazioni inutili e numeri di telefono di scarsa importanza; Dante si rese conto solo in quell’istante che la maggior parte di quei numeri apparteneva a donne.

 

Al momento mi interessano veramente poco…

 

Buttò tutto ciò che non serviva nel cestino e i pochi biglietti importanti li racchiuse nel primo cassetto.

Qualcosa però attirò la sua attenzione: una busta da lettere bianca.

Stranamente,non ne ricordava l’esistenza.

La rigirò tra le mani incuriosito; era anonima,non aveva niente che potesse  far capire a chi appartenesse: niente timbro postale,niente destinatario,niente mittente…nulla.

La aprì; un profumo dolce,fragolino,arrivò fino a lui.

Un ricordo lo seguì di conseguenza,indissolubilmente legati.

Sorrise,socchiuse gli occhi e si abbandonò al piacere di quel ricordo.

Si morse il labbro inferiore mentre reclinò la testa all’indietro.

La vide distesa accanto a lui,i lunghi capelli biondi sparsi sulla sua schiena,il corpo coperto da un leggero lenzuolo,il suo respiro calmo,rilassato,la testa appoggiata sul petto di lui; una scena così perfetta non l’aveva mai vissuta,solo con lei,che riusciva a rendere tutto così unico e speciale,così dolce e sensuale.

Il suo viso rilassato,la sua pelle liscia,profumata…come avrebbe mai potuto scordarli? Il piacere del suo tocco,le sue unghie lunghe che scorrevano lentamente sulla sua pelle,le sue roventi labbra che lasciavano segni rossi sul suo collo…come sarebbe mai riuscito a dimenticarle?

Gli sembrò quasi di fare un salto indietro nel passato…un passato che risaliva solo ad un anno prima ma che appariva lontano secoli.

Scosse la testa per sciogliere quel ricordo e tirò fuori quella lettera.

La sua elegante scrittura gli apparì in tutta la sua delicata bellezza.

 

 

“Caro Dante,

Ti sembrerà strano che io ti scriva,ma non avevo ne il coraggio ne la forza di poterti parlare di persona.

Lo so sono una vigliacca e hai tutto il diritto per odiarmi.

Non potrò mai ringraziarti per gli splendidi momenti passati insieme,hai aperto il mio cuore  a nuove emozioni e te ne sono grata. Mai in vita mia sono stata così bene e in pace, Grazie mio adorato Dante.

Ma ora sono costretta ad andarmene,ma credimi…non è per volere mio.

Ti prego,non portarmi rancore,un giorno capirai il perché del mio gesto…

Forse ti viene difficile credere alle mie parole ma ti giuro che questo gesto mi sta costando molta fatica.

Probabilmente dopo ciò scomparirò dal tuo cuore e dai tuoi pensieri ed è più che comprensibile,ma non ho altra scelta che andar via…

Forse  strapperai questa lettera prima di esser giunto alla fine…ma non mi importa,sentivo l’estremo bisogno di scriverti almeno queste  poche righe.

Dante,ora tutto ciò che sto dicendo ti apparirà vuoto e falso ma ti giuro…presto tornerò da te.

Mentre ti scrivo ti osservo dormire placidamente sul divano e già sento la mancanza delle tue forti braccia e delle tue dolci labbra.

E’ meglio che vada,prima che le lacrime cadano su questo foglio…

 

Ti Amo,

Trish

 

Continuò a fissare quel foglio con insistenza,quasi come se,con quel gesto,lei potesse ritornare. Si era completamente dimenticato dell’esistenza di quella lettera,probabilmente il dolore e la rabbia avevano rimosso quel ricordo.

La vista prese ad appannarsi,gli occhi gli bruciavano ma non poteva certo permettersi di lasciarsi andare ad inutili sentimentalismi; non era più il tempo delle lacrime.

Alzò la testa; i suoi occhi argentei si persero a guardare il vuoto,il suo sguardo,così malinconico,così triste,lo rendeva un’altra persona.

Un dolore simile non l’aveva mai provato,neanche il dolore fisico poteva essergli pari; era qualcosa che proveniva da dentro, dall’angolo più recondito e nascosto del suo animo.

Lo logorava lentamente,lo divorava da dentro istante dopo istante, rendendo il tutto ancor più tremendo e doloroso; un dolore fisso,sempre presente che stava, ormai, diventando un malevolo compagno di vita.

Non riusciva a scacciarlo, niente lo leniva, neanche il buttarsi tra le braccia delle tante donne che lo desideravano; i loro baci,le loro carezze, lo lasciavano indifferente anzi,spesso, non facevano altro che aumentare quel suo penoso stato d’animo.

Gli sembrava di tradirla andando con altre donne.

Si perse a guardare nel vuoto.

Quegl’attimi di vita con lei gli scorsero davanti come un film,colorati di quel suo profumo che non poteva scordare,che sarebbe stato in grado di riconoscere tra mille.

Un profumo di rose e di fragole,solo suo.

Vagando con lo sguardo per l’ufficio gli sembrò di rivederla muoversi sinuosa e sensuale come un felino.

Ricordare gli faceva male e più stava in quell’ufficio e più il dolore aumentava.

Indossò con rabbia la giacca e uscì sbattendo al porta dietro di se: era primo pomeriggio.

Non aveva una meta precisa,l’importante in quel momento era non incontrare gente.

 

Non so cosa mi prenda oggi…non sembro neanche più io…Esattamente un anno fa lei se ne andò,non dovrei neanche più pensarci,dovrei dimenticarla…eppure non ci riesco…pensò con rabbia.

 

Il tempo quel giorno gli sembrò infinito,vagò a lungo per la città finchè non si inoltrò nella tranquilla periferia che la circondava; un silenzio quasi irreale vi regnava,una pace splendida che,per pochi attimi gli fece scordare tutto.

Si distese sotto  il primo albero; la campagna era una buona compagna per un sonnellino.

Chiuse gli occhi,cedendo ad un improvvisa stanchezza che sembrava averlo colto senza alcuna motivazione valida.

Per ore non si mosse da quella posizione; era sprofondato in un sogno splendido che fece nascere in lui un sorriso,un sogno piacevole che lo avvolgeva come un caldo manto vellutato.

Pace,assoluto silenzio,finchè un colpo di pistola non lo fece destare di soprassalto.

Si trovò di fronte ad uno spettacolo al limite della normalità per un cacciatore come lui: un branco di demoni dalle intenzioni poco pacifiche l’aveva accerchiato.

Stranamente non se ne era accorto.

Il più grosso cadde stecchito di fronte a lui da quel colpo ben piazzato in mezzo alla fronte; in lontananza vide una moto fuggire,sembrava guidata da una donna.

Che potesse esser stata lei l’artefice di quel colpo? Difficile a credersi.

Si alzò con calma sbuffando mentre i demoni lentamente si avvicinavano.

 

Odio esser svegliato senza una valida motivazione…” disse estraendo le pistole.

 

Pochi colpi e ben presto quegl’esseri furono a terra senza vita; non aveva neanche faticato.

Si guardò intorno malinconicamente e a capo chino si avviò verso la rumorosa città.

Un’anima in pena era la sua; ne uomo ne demone; un essere dal cuore spezzato.

Ben presto la pioggia prese a cadere su di lui fredda e indolente ma continuò per la sua strada,incurante di tutto e di tutti,senza guardare in faccia nessuno,facendosi largo tra la folla che cercava rifugio nei bar; come potevano le fredde gocce scalfire un corpo senza calore? Un corpo ormai freddo, privo di scopo alcuno che percorreva la sua strada senza meta.

Un temporale improvviso,come lo sfogo di un amante addolorato.

Proprio ciò che lui non poteva permettersi.

Il cielo piangeva,addolorato,chissà per cosa,chissà per chi.

Dante avrebbe tanto desiderato unirsi a lui ma il suo orgoglio lo tratteneva.

Bagnato,fradicio, giunse in ufficio; gettò via i vestiti e si concesse una doccia bollente.

Le gocce scorrevano lente sul suo corpo,calde,caldissime;segnando il fisico perfetto,gli addominali scolpiti.

Si abbandonò a quel calore che però sembrò non scaldarlo minimamente.

Dopo circa un’ora uscì dalla doccia; fuori aveva smesso di piovere,il sole stava tramontando e tingeva tutto il paesaggio delle tonalità del rosso,calde tonalità,un abbraccio dolce e confortante.

Vestito solo di un asciugamano stretto in vita si appoggiò al muro osservando l’ufficio così calmo,pacato,ora tinto di queste splendide tonalità; si girò per ritirarsi in camera da letto quando qualcuno bussò alla porta dell’ufficio.

 

Siamo chiusi mi spiace….oggi non è giornata…disse asciugandosi i capelli con un altro asciugamano.

 

 Voltando le spalle alla porta se ne andò in camera,si gettò sul letto e vi si abbandonò con un profondo respiro.

La porta d’ingresso si aprì; il rumore di un paio di tacchi femminili spezzò il saturo silenzio di quel luogo.

Dante non vi fece caso,troppo preso dai suoi cupi pensieri.

Cambiò posizione mettendosi a pancia in giù,sospirando.

I passi si fecero più vicini. Eccola li,lo osservò da vicino la porta.

Si avvicinò,ora senza fare il minimo rumore.

Dante respirava pesantemente,sembrava addormentato.

Gli si distese accanto,gli accarezzò una guancia dolcemente.

Lui aprì gli occhi e per un istante pensò di star vivendo un sogno.

La vide di fronte a se,i capelli biondi ad incorniciargli il viso,gli occhi azzurro cielo,la luce del sole ormai tramontante a baciarle il viso.

Una dea.

Un angelo.

Un sogno.

Non riuscì a pronunciare verbo.

 

Non mi saluti neanche,Dante?  Disse Trish alzandosi e togliendosi il cappotto.

 

Lui l’abbracciò da dietro sorridendo. Sperò che quell’attimo durasse in eterno,che il tempo si fermasse e che rimanessero solo lui e lei.

 

Perché te ne sei andata? le chiese.

 

Spiegartelo non è semplice…è meglio che tu  lo veda di persona… rispose guardandolo negli occhi.

 

La guardò alquanto perplesso mentre si scioglieva dal suo abbraccio e con passi sinuosi abbandonava la stanza.

 

Vieni Dante…

 

Indossò rapidamente i suoi soliti pantaloni e la raggiunse.

La trovò seduta sul divano…con in braccio…una bambina addormentata.

Le si sedette accanto,turbato,incuriosito.

Un misto di stranissime sensazioni e di domande lo invadeva.

 

Trish…cosa significa? le chiese osservando la bimba tra le sue braccia.

 

Era piccola,non poteva avere più di un anno. Aveva i capelli biondi ma un ciuffetto era molto più chiaro….quasi bianco.

La pelle bianca,liscia.

Ispirava dolcezza,fragilità.

Dormiva beata,incosciente di tutto e di tutti.

Dante…lei…è nostra figlia… disse Trish accarezzando i capelli della piccola.

 

Un attimo di silenzio.

Un pizzico di imbarazzo.

Parole che non si riuscivano ad esprimere.

 

Quindi…sei…andata via…per questo?  

 

….Si….Non sapevo come avresti reagito…e ho preferito affrontare tutto ciò da sola… Abbassò lo sguardo Avevo paura che ti saresti arrabbiato,che mi avesti cacciata… Aveva le lacrime agli occhi.

 

Lui le abbracciò entrambe con dolcezza.

 

Stupida,avresti dovuto parlarmene, non è giusto che ti sia presa ogni responsabilità, sarebbe stato più semplice se fossi rimasta qui con me…Avremmo affrontato tutto insieme.

 

Parlarono a lungo,restando abbracciati.

Rimasero li, tutti e tre insieme.

Ben presto si addormentarono,vicini,finalmente sorridenti,finalmente felici.

Dante non era neanche in grado di spiegare cosa provava: una famiglia.

Che cosa strana per lui.

Quando l’alba illuminò i loro volti,la piccola fu la prima a svegliarsi.

Si guardò intorno,curiosa.

Non capiva dove si trovasse,non capiva chi fosse la persona che stava abbracciando la sua mamma.

Lo scrutò a lungo poi prese una ciocca di capelli che aveva a portata di mano e glieli tirò con forza,per attirare la sua attenzione.

Il risveglio per il demone non fu per niente dolce; trattenne qualche imprecazione tra i denti e,quando aprò gli occhi, si trovò di fronte alla piccola che lo osservava meravigliata.

I loro occhi si incrociarono e, per Dante, fu come guardarsi allo specchio…la bambina aveva i suoi stessi occhi,quell’azzurro così chiaro,particolare,unico.

Si guardarono in silenzio, fin quando la bimba non protese le mani verso di lei.

Trish ancora dormiva,beata,rilassata,sorridente. Bella come sempre.

Attento a non svegliare la sua dolce metà prese la bambina tra le braccia.

Che strana sensazione gli diede quel gesto; temeva di farle male,era così piccola ed indifesa.

La bambina invece sembrava di tutt’altra opinione,lo studiava attentamente, accarezzandolo piano,tirandogli i capelli, passandogli le mani sul viso e sorrideva,radiosa,splendente come un raggio di sole.

Si divertiva,era allegra,rideva.

Dante le fece segno di fare silenzio,indicando Trish che dormiva beatamente.

 

Lasciamo riposare la mamma…ha il viso molto stanco…

 

La bambina portò un dito davanti alle labbra mimando il suo gesto e ridendo.

Che bella che era.

Continuarono a giocare,da soli.

Finchè Dante non si accorse che Trish,ormai sveglia,distesa sul divano,li osservava.

 

Vedo che avete preso confidenza…

 

Dante abbassò lo sguardo Si,abbiamo…diciamo…fatto amicizia…

 

Ah,quindi tu con tua figlia….fai amicizia? rispose lei trattenendo le risate.

 

Lui sbuffò e voltò il viso dall’altra parte,facendo il finto offeso Non mi hai ancora detto come si chiama…

 

Lei gli si avvicinò,lo baciò sulla guancia e appoggiò la testa sulla sua spalla Si chiama Eva…

 

I tre formavano un magnifico quadro,tre splendidi angeli.

Tre demoni dal cuore puro.

Una famiglia singolare.

Finalmente felici,finalmente completi.

 

Finalmente ho capito,cosa vuol dire esser felice…pensò Dante guardando sua figlia ridere felice.

 

Ti proteggerò a costo della mia stessa vita…tu e tua madre mi avete fatto rinascere,mi avete ridato un cuore…e non permetterò a nessuno di sottrarvi nuovamente a me,o di causarvi dolore….Lo giuro…

 

 

 

   
 
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