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Autore: MadHatterInLove    05/12/2010    5 recensioni
Jane ha un chiodo fisso. La vendetta. La vorrebbe servita su un piatto d'argento, o impacchettata in carta rossa anche il giorno del suo compleanno. La vendetta? Uccidere John il Rosso.
C'è qualcuno che anche solo per un attimo riesce a fargli dimenticare questa sua ossessione?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Red Present – Un regalo Rosso.

ma volete chiedere a quel demonio, almeno per metà,
perché ha voluto così prendere al laccio la mia
anima e il mio corpo?


John il Rosso era ancora libero. Lui, invece, era ancora in gabbia.
Strano il destino vero?
Eppure se lo era meritato, lo sapeva bene. Tutto quello che ora aveva, o forse non aveva?, se l’era guadagnato senza troppe scusanti, ma con troppe menzogne. Lui, che un tempo era il re della truffa. Lui che senza un po’ di dignità, dava speranze infondate alla povera gente che chiedeva il suo aiuto. E lo sapeva, eccome se lo sapeva, tutte le volte che si metteva in contatto con il marito di una povera vedova, che stava ricorrendo al tranello che di solito faceva il Diavolo ai comuni mortali. Già, un tempo era un Demonio.
E ora?
Ora lo era solo per metà. E lo sarebbe stato finché John il Rosso non avesse assaggiato la sua vendetta. L’ultimo tranello che quel povero Diavolo avrebbe commesso, sarebbe stato completamente per il suo più amico/nemico di giochi.

Patrick Jane avrebbe voluto realizzare quel suo piccolo ultimo gioco con il serial killer sorridente, che aveva ucciso sua moglie e la sua bambina, come regalo per il suo quarantesimo compleanno; invece era lì, sdraiato su quel divano del dipartimento del CBI ad aspettare l’ennesimo caso da risolvere.
Come i suoi colleghi, che erano immersi nelle scartoffie da più di una settimana. Van Pelt lavorava da due giorni sull’archivio dell’ultimo caso, e ogni tanto la si sentiva sbuffare annoiata. Anche lei sarebbe stata d’accordo con Jane, quello non era il suo lavoro. Anche se avere un caso, significava avere un omicidio, quindi una persona morta per mano di qualcuno.
Cho e Rigsby avevano rubato il libricino di Sudoku di Patrick per distrarsi un po’ dal non-lavoro. E Lisbon restava chiusa tutto il giorno nel suo studio. Jane riusciva a salutarla distrattamente solamente la sera tardi, quando usciva per tornare nella sua casa vuota, mentre lui rimaneva su quel divano.

Era un mentalista, Patrick. Una volta si definiva un sensitivo, poi la morte della moglie lo aveva portato a redimersi, a smetterla con quella stupida truffa che era la sua vita.
Comunque ora era un Mentalista: Persona che ricorre all’acutezza mentale, ipnosi e/o suggestione. Colui che padroneggia la manipolazione del pensiero e del comportamento.
Lui preferiva descriversi come persona attenta ai dettagli. Perché in fondo era questo. Anche se ogni tanto ipnotizzava qualcuno qua e là per riuscire a trovare meglio la verità.
Quindi essendo un manipolatore del pensiero e del comportamento, sapeva esattamente che Val Pelt, Cho e anche Rigsby avevano organizzato una festa per il suo compleanno, a sua insaputa. Aveva intuito, dalle varie chiamate e annotazione di Grace, che lui non aveva letto, ma che sapeva esattamente cosa dicevano, che, però, la festa era saltata. Sapeva che, successivamente, Cho aveva comprato una torta e Rigsby 40 candeline per beffeggiarlo della sua “vecchiaia”. E che Lisbon si teneva lontano da tutto questo.
Inoltre sapeva già i loro regali, il che lo divertiva piacevolmente perché glielo leggeva negl’occhi. Cho gli aveva regalato il solito champagne riciclato, ma comunque ottimo da bere per un festeggiamento. Wayne un orologio, molto più conveniente di quello che lui aveva regalato ai suoi due colleghi maschi. Mentre Grace, un finto distintivo del CBI per fargli capire indirettamente che ormai era uno di loro.
Lisbon… non ne aveva la più pallida idea. Neanche l’aveva vista quel giorno! Forse nemmeno ci pensava al suo compleanno. Come lui d’altronde, Jane non aveva voglia di festeggiare un ennesimo anno di una vita che ormai andava avanti di caso in caso, di omicidio in omicidio o di traccia in traccia, verso il suo unico obiettivo: John il Rosso.
Ed eccolo che tornava, come un’ossessione. Lo teneva nascosto sotto una perfetta maschera di un ragazzo abbastanza affascinante, spavaldo e divertente. Ma dentro, dentro Jane, ribollivano la rabbia, la vendetta. Voleva fare giustizia.
La sua ossessione si doveva placare, anche a costo della sua stessa vita.
Già, la sua vita. Che non valeva più nulla da quando…
Non ci pensò. Ma le immagini furono più forti di lui.

“Ho parlato con sua moglie…”

[…]

“Da quando sua moglie e sua figlia, sono state uccise, c’è una domanda che la tormenta su quella notte…vero?”

“Si…”

“Sua moglie vuole dirle che sua figlia non si è svegliata, non si è accorta di niente. Non ha avuto paura, nemmeno per un secondo”

“Solo questo? È tutto?”

“Si”

“Grazie”

La donna se ne andò, dopo avergli detto addio. E lui trattenne le lacrime fino a quel momento. Poi pianse.


Non pianse. Aveva una durezza innaturale quando era in mezzo alla gente.
Ma lo aveva capito bene, anche se era più difficile ammetterlo che pensarlo solamente. Il suo reale regalo non era la vendetta.
No. Era poter riavere la sua famiglia. Sua moglie. E la sua piccola e tenera bambina.
Anche se una famiglia ce l’aveva anche adesso. Cho, Rigsby, Val Pelt e… Lisbon. Loro erano la sua famiglia. Anche se li chiamava sempre con il loro cognome, il che dava un certo distacco, ma per loro lui era Jane, il pazzoide, rompipalle puntiglioso Patrick Jane.
E gli piaceva.

*

Dopo aver mangiato la torta di Grace, bevuto un po’ di champagne di Cho e dopo aver sentito le già ipotizzate battute di Rigsby tornò nell’ufficio, la sua casa. Stavolta era deserto. Tutti erano andate nelle loro reali case.
Si avvicinò al divano. Ed è lì che lo vide.
Rosso.
Grande.
Un regalo.
Un presente per il suo compleanno.
Lo aprì. E trovò, sopra il regalo un biglietto scritto in rosso, che diceva:
Buon Compleanno Caro Amico
E sotto il suo simbolo.
 Uno smile sorridente, fatto con il sangue di chissà quale vittima questa volta. Si accorse che anche le poche parole erano incise con il sangue.
Ribollì di rabbia.
John il Rosso era stato lì. In quel ufficio.
E lui era a festeggiare il suo compleanno.
Guardò il regalo, a tutti poteva sembrare la beffa di un serial killer verso l’uomo che ardeva di vendetta verso di lui. Ma Jane sapeva che anche esso era un indizio. Era infatti un talismano con sopra disegnato lo stesso smile che John usava come firma. Sapeva di chi era quel talismano. Ed era un indizio per lui. Aveva ucciso, lo sapeva. Era una donna, le sue preferite, era una sensitiva.
Ma chi?
Anche questo lo sapeva bene.
Kristina Frye.
Chiamò per prima Lisbon, che gli rispose subito.
“Sapevo che non avresti resistito, Jane. Ti stai chiedendo perché non ci sia stata e non ti abbia regalato nulla vero?”
“Ho ricevuto un regalo da parte di John il Rosso, Teresa. Sono al dipartimento.”
La donna cambiò subito il tono di voce, diventando seria e professionale.
“Sto arrivando.”

Una ventina di minuti dopo Lisbon arrivò, con il fiato corto. Aveva corso.
Patrick la guardò e gli ci volle un attimo per capire che lo stava aspettando in un ristorante a due isolati da lì.
Anche lei gli aveva fatto un regalo, per il compleanno.
Ma anche lei aveva pensato di darglielo per ultimo. Peccato che aveva agito come un serial killer, in quella situazione.
“Ha ucciso Kristina Frye. È un talismano che aveva in casa, l’ho visto. È un segno. Significa che ci tiene d’occhio. Lui ci controlla. Sa tutto. Può anche essere uno di noi”
“Ma chi Jane? Chi?”
“Non lo so. E detesto dirlo quando si parla di lui…”

*

Il giorno seguente indagarono sul nuovo inaspettato caso. Di nuovo tracce su John il Rosso. Peccato che come sempre furono inutili.
Jane aveva ragione. Aveva ucciso proprio Kristina, la sensitiva che aveva avuto un contatto con la moglie di Patrick. Peccato che lui non credesse alle sensitive, poiché anche lui aveva finto di esserlo.
Però Kristina credeva in ciò che faceva, ma Jane sapeva che anche lei, come lui, aveva solamente un acutezza mentale quasi pari a lui, che gli permetteva di comprendere l’animo e la mente umana.
Aveva saputo riconoscere in lui perfino la più angosciante paura che lo tormentava giorno e notte. Ma lo sapeva, non era una sensitiva.
Non aveva parlato con sua moglie.
Avrebbe potuto farlo anche lui, solo se fosse stato vero.

Quel omicidio fu archiviato insieme ai tanti altri commessi da John.
E Jane aveva saputo dare un significato a quel delitto.
John sapeva anche il giorno del suo compleanno.
John teneva a Patrick così tanto da fargli un regalo. Certo, a modo suo, ma pur sempre un regalo.
John volevo così tanto Patrick Jane da divertirsi a stuzzicarlo.
D’altra parte Jane lo detestava per gli stessi motivi.
Lui lo voleva morto.

*

“So che non è il momento giusto, Jane. Ma volevo darti il mio regalo” gli disse Teresa Lisbon, la sera del giorno dopo il suo compleanno.
Patrick fece un sorriso smagliante. Uno dei più belli.
Aveva indossato di nuovo la maschera. Anche se con quella donna, molto spesso gli scivolava via di dosso.
“Non voglio che fingi, Patrick. So che tu vorresti morto John Il Rosso e riceverlo impacchettato per il tuo compleanno. Ma sto cercando di non farti pensare a tutto questo per un po’. Me lo permetti?”
“È impossibile che possa accadere, Lisbon. Io non posso mai smettere di volerlo morto”
“Anche se sai che questo ti metterà contro quattro persone che tengono a te e ti vogliono bene?”
“Purtroppo sì. Comunque, dammi il tuo regalo.”
“Prima devi promettermi che sarai semplicemente Patrick Jane, il mentalista. E non il vendicatore.” Disse guardandolo fisso negl’occhi. Quei occhi che lo avevano incatenato tante volte.
“Lo prometto.” Disse. E l’ennesima volta la maschera cadde giù spezzandosi in mille pezzi. Ora non pensava a John il Rosso. E nemmeno al delitto di sua moglie e della sua bambina…
“Bene. Chiudi gli occhi”
“Perché? Tanto so già che vuoi regalarmi” disse, sogghignando. Lisbon, in risposta, lo guardò maliziosamente.
“Ah davvero? E cosa vorrei regalarti?”
“Vuoi bendarmi, perché hai una benda intorno al polso destro, e vuoi portarmi a cena fuori. In un ristorante a due isolati da qui. Il Red Restaurant, giusto?  Ieri ti eri vestita elegante, ma stasera avendo lavorato tutto il giorno hai indosso semplicemente giacca e pantaloni. Però i più eleganti che hai, che usi solamente in occasioni speciali. Quindi a error di logica, io sono una occasione speciale!” disse d’un fiato, sorridendo come solo lui sapeva fare.
Lisbon, in risposta, non più scioccata perché ormai conosceva bene l’uomo che aveva di fronte, continuò a sorridere.
“È  perfetto. È tutto ciò che ho pensato. Ma hai sbagliato Jane…”
“No… Non pens…”
Teresa lo bloccò e lo baciò improvvisamente.
Per la prima volta qualcuno era riuscito a meravigliarlo.
Per la prima volta Patrick Jane non aveva la situazione sotto controllo.
Sì lasciò andare a quel tenero bacio. E gli rispose. Senza pensarci. Davvero strano, visto che lui pensava a tutto.
Continuarono a baciarsi, approfondendolo qualche secondo dopo. Si abbracciarono.
Poi… quando ad entrambi mancava il fiato si staccarono. E Teresa Lisbon sorrise maliziosa, pronunciando infine: “Buon Compleanno”

In quei pochi secondi, Patrick Jane non desiderò nient’altro.








_______


Eccomi qui. Ho scritto questa storia dopo aver visto SOLAMENTE la prima serie. Ho azzardato molto, lo so. E quello che ho scritto è puramente di mia fantasia.
In realtà volevo semplicemente raccontare un momento tra Jane e Lisbon, ma poi ho pensato che fosse troppo banale e ho delineato una mezza storia attorno al compleanno di Jane. Ho lasciato poco spazio alla moglie e alla figlia perché comunque ho ancora poche idee su di loro, nella prima serie viene marcato molto di più il rapporto di Jane con i suoi colleghi e con John il Rosso. E mi sono fermata lì.
 
Personaggi come Kristina Frye li ho usati a mio piacere non sapendo assolutamente del futuro di questo personaggio. Io l’ho uccisa, ma non è così in realtà nella serie. La scena in cui le dice che la moglie l’ha contatta, quella che in parte ho anche scritto nella storia, mi ha commosso moltissimo. *_*
Comunque, spero che la piccola storiella vi piaccia. Sono pronta ad insulti, critiche e quanto altro.
Per il resto, grazie per essere arrivati fin qui!
 
Un bacio :*
   
 
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