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Autore: lilla5    05/12/2010    11 recensioni
- Notizie... Notizie di Kei? -
La stanza calò immediatamente nel silenzio, al suono di quel nome. Tutti guardarono incerti Yuri, ora che finalmente era stata espressa la domanda che, lo sapeva, avrebbero voluto fargli da quando Kei non si era presentato con loro. Il problema era che anche lui si chiedeva la stessa cosa.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Poteva essere un giorno come tanti altri, eccetto il fatto che non lo era. Yuri sospirò, alzandosi dal letto e andando a prepararsi la colazione. Il silenzio era quasi opprimente nella cucina deserta. Mentre finiva di mangiare,  Takao entrò in cucina, salutandolo allegramente. Cominciò a fare colazione, ignorando l'umore nero di Yuri, che stava fissando fuori dalla finestra.
- Oggi è il giorno del processo a Vorkov! Finalmente avrà quello che si merita! - Se Takao avesse voluto scegliere un argomento peggiore per rompere il ghiaccio, non avrebbe potuto fare di meglio.
Yuri sospirò, chiedendosi quanto potesse apparire triste agli altri. Ovviamente era per quello che lui e la sua squadra si trovavano in Giappone: testimoniare contro Vorkov, che finalmente era stato individuato e catturato dalla polizia grazie ad una soffiata.
Quando Takao era venuto a conoscienza del fatto, aveva assolutamente voluto che abitassero con lui al Dojo e loro, dopo tutto quello che gli avevano fatto passare, non se l'erano sentita di rifiutare. Se non altro, almeno lui era contento.
Nel frattempo, anche il resto della squadra di Takao e della sua si erano svegliati, ed erano andati in cucina. Era strano come, nonostante avessero tutti smesso di gareggiare a Beyblade e non fossero più una squadra, ma un gruppo di liceali ormai, gli piacesse definirli ancora a quel modo,
Stavano mettendo a posto quando Rei, esitando, chiese:
- Notizie... Notizie di Kei? -
La stanza calò immediatamente nel silenzio, al suono di quel nome. Tutti guardarono incerti Yuri, ora che finalmente era stata espressa la domanda che, lo sapeva, avrebbero voluto fargli da quando Kei non si era presentato con loro. Il problema era che anche lui si chiedeva la stessa cosa.
- Nessuna notizia. - La risposta fu fredda e lapidaria, e per un attimo sembrò riaffiorare il vecchio Yuri, quello indurito dalle crudeltà subite al monastero. L'atmosfera era tesa e imbarazzata, finché non notò un movimento con la coda dell'occhio. Boris si sedette lentamente vicino a lui, aggrottando la fronte con un'espressione preoccupata.
- Yuri, non ti sembra un po' strano? Voglio dire, ormai è passato quasi un anno e mezzo, non è mai rimasto così tanto tempo senza darci sue notizie... -
- Cosa?! Non avete sue notizie da così tanto tempo? E se gli fosse successo qualcosa? - Hilary sembrava arrabbiata, Yuri riusciva a sentire l'intensità del suo sguardo sulla nuca. Aveva intuito fin da subito che quella ragazza dovesse avere un debole per Kei.
- Purtroppo non c'è modo di sapere niente. Tutte le volte che Kei sparisce, lo fa talmente bene che è impossibile ritrovarlo... - Cercò di spiegare con calma. Ed era vero. Fin da quando l'aveva conosciuto, era sempre stato lui a tornare, quando ne avesse avuto voglia. Così capitava che un giorno, aprendo la porta, se lo ritrovasse davanti, con gli occhi ametista scintillanti, come chi è felice di essere tornato, ma troppo orgoglioso per dirlo ad alta voce.
Guardando le facce preoccupate intorno a lui, capì che Boris aveva ragione. Anche lui cominciava a sentirsi in ansia. Ciononostante, senza dire altro a riguardo, andò a cambiarsi per andare in tribunale, e gli altri, esitando, lo imitarono.
Eccetto i Russi, erano tutti molto entusiasti per il processo. Quando finalmente Takao si decise a chiedere il perché, il morale generale si abbassò nell'udire la risposta.
- Conosco Vorkov da quando ero piccolo, e fidati, quell'uomo è un esperto in sotterfugi, senza contare che avrà arruolato un esercito di avvocati per difedersi. - fece tetramente Yuri.
In qualche modo, andò proprio come il ragazzo aveva predetto. I componenti della squadra russa non avevano prove schiaccianti, soltanto ricordi, e gli avvocati non ci misero molto a convincere la giuria che essendo molto piccoli al tempo, erano anche facilmente influenzabili e quindi non attendibili.
Durante la pausa, i ragazzi si sedettero in corridoio, demoralizzati. All'improvviso videro il presidente Daitenji chiamarli dalla porta di una sala riunioni libera. Entrarono e si sedettero.
- Allora... Immagino vi siate accorti che il processo non sta andando bene... -
- Certo che no! - si indignò Takao, - non posso credere che la farà di nuovo franca! -
- Va bene, Takao, calmati. Sfortunatamente, dicevo, le testimonianze di Yuri e gli altri non sono verificabili, ma grazie al cielo abbiamo un asso nella manica. - Il presidente sorrise con fare enigmatico.
- Signore... - Yuri, che non era stato ancora abbandonato dall'inquietudine della mattina, non poté trattenersi, - ha per caso notizie di Kei? -
- In realtà... sì. - Yuri sentì Hilary trattenere il fiato. - Immagino non vi abbia informato della morte di suo nonno, vero? -
- Cosa? No... - Yuri era disorientato.
- Già. Sono quasi quattro mesi ormai. A quanto pare, nel testamento ha nominato Kei come suo unico erede. -
- Beh, è una stupidaggine! Kei non accetterebbe mai di prendere il suo posto a capo dell'azienda di famiglia. Senza contare che ha a malapena diciotto anni, non sarebbe stato meglio se Hito avesse nominato suo figlio? Ha senz'altro più esperienza. - Lo stesso Kei aveva detto una volta a Yuri che avrebbe odiato rimanere chiuso a lavorare in un ufficio.
- A quanto pare, questo è quello che Hito ha deciso, e non c'è modo di cambiare la sua volontà. Kei potrebbe anche rifiutare l'incarico, ma suo nonno gliel'ha reso impossibile. -
- E come, sentiamo? Lo minaccia dall'aldilà? - Rise Boris beffardo. Rei e Hilary gli lanciarono un'occhiataccia.
- No, ha trovato un metodo più efficace. Sembra che nel testamento abbia dato disposizione che tutti i dipendenti venissero licenziati e l'azienda smantellata qualora Kei non avesse accettato, piuttosto che affidarla in mani estranee alla famiglia. Kei ovviamente non voleva gettare in mezzo ad una strada le famiglie degli impiegati, e si è ritrovato con le mani legate. -
- In pratica è riuscito a trovare il modo di rovinargli la vita anche da morto! - Soffiò Takao indignato. La rabbia di Yuri, invece, era talmente grande da non essere esprimibile a parole.
- Ma non è solo questo il problema. Kei è molto diverso da suo nonno, e quindi ha deciso di riparare a tutte le cose che può avere organizzato. Facendo questo, si è scontrato con gente non proprio rispettabile, con la quale Hito aveva stretto patti. Al momento quindi la sua vita è costantemente sotto minaccia, ed è costretto a non uscire di casa per amministrare gli affari, e a farlo sotto scorta in caso di emergenza. Non so nemmeno io dove si trovi in questo momento, immagino che gli abbiano vietato di avere contatti con il mondo esterno a meno che non fosserò pienamente controllati. -
Yuri si sentiva come se gli avessero tolto la terra da sotto i piedi. - Non può aver fatto questo. Non lo avrebbe mai voluto. -
- Purtroppo certe volte si è costretti a guardare al bene di tutti, trascurando il nostro. Quello che Kei ha fatto è molto nobile. Mi dispiace di avervi detto tutto in questo modo brutale, ma è necessario che capiate. -
- Ma perché proprio ora? - In quel momento venne annunciata la ripresa del processo, e il presidente li spinse fuori. Disperato, Yuri si guardò intorno, e vide lo stesso suo sbigottimento sulle facce degli altri. Hilary piangeva.
In tribunale, gli avvocati di Vorkov sembravano ancora più agguerriti, certi della vittoria. Ad un certo punto, il legale dell'accusa si alzò, e annunciò un nuovo testimone.
- Abbiamo un'altra persona che deve testimoniare. Recentemente è venuta in possesso di alcuni documenti che riguardano l'accusato. Nonostante il pericolo che questa dichiarazione potrebbe costargli, ha deciso di presentarsi lo stesso. -
Yuri e gli altri si guardarono, confusi. Era il famoso asso nella manica? A tutti quanti loro venne quasi un colpo, quando il legale pronunciò il nome della persona. "Kei Hiwatari"
Con loro grandissima sorpresa, videro il loro amico apparire in fondo al corridoio, e percorrerlo per arrivare alla sbarra. Yuri studiò la figura dell'amico che non vedeva da quasi due anni. I suoi capelli erano un po' più lunghi, gli coprivano l'occhio sinistro. Era pallido come al solito, ma in qualche modo questo sembrava dargli un'aria surreale, con la faccia finalmente libera dai suoi segni blu. L'occhio destro splendeva, sembrava illuminare il viso altrimenti accigliato. Yuri notò come sembrasse molto dimagrito, e si rese conto, quando gli passò accanto, di quanto fosse diventato più alto. Kei indirizzò a tutti loro un minuscolo cenno del capo, per salutarli, e non poté fare a meno di pensare che almeno qualcosa non era cambiato. Mentre il ragazzo si sedeva, Yuri si accorse come il resto delle persone fossero rimaste a bocca aperta, stupite. Probabilmente la stessa cosa doveva essere successa a lui.
L'avvocato fece qualche domanda generale a Kei, e poi gli chiese della sua esperienza al monastero. Disse più o meno le stesse cose di Yuri e gli altri, e i ragazzi pensarono che non sarebbero mai riuscite a vincere così. Potevano facilmente smontare tutto come prima.
La parte interessante arrivò verso la fine. Si scoprì che, attraverso l'eredità di suo nonno, Kei aveva ottenuto le prove riguardanti le malefatte di Vorkov, e aveva subito deciso di portarle alla polizia. Yuri sobbalzò nel capire che era stato lui a fare la soffiata. L'avvocato continuò con il dire che, ovviamente, questo aveva recato molti guai a Kei, fino ad arrivare ad un'aggressione personale da parte di un alleato di Vorkov. I ragazzi si sentirono male quando Kei si scostò i capelli dall'occhio sinistro per mostrare un occhio di colore azzurro, assolutamente discordante da quello color ametista. Si spiegò che era l'effetto del tipo di acido che gli era stato gettato addosso durante l'aggressione. Per fortuna la vista era stata recuperata grazie ad un trapianto di cornea. Ma per la sua sicurezza, ora Kei era costretto a vivere sotto sorveglianza notte e giorno. In più gli erano stati vietati contatti con fonti esterne non sicure. Terminate le domande personali, si passò all'esaminare i documenti consegnati dal ragazzo all'avvocato più diversi video compromettenti. Yuri era sconvolto. Kei non avrebbe mai voluto quella vita. Kei avrebbe voluto vivere alla giornata, dimenticare il passato, spendere tutto il suo tempo all'aperto, non rinchiuso tra quattro mura. Non riconosceva quasi più niente del suo amico in quella variante più grande, seria, ben vestita, matura, di chi ha già tanti pesi sulle spalle. Per il bene di qualcun altro Kei avevo deciso di autoimporsi quella tortura. Ma aveva pensato alla sua infelicità? Sarebbe mai riuscito a convivere pacificamente con quella decisione?
Ovviamente, dopo le dichiarazioni di Kei e le sue prove, il processo filò liscio come l'olio, e Vorkov fu condannato alla prigionia. Ma a convincere i giurati, più che quei pezzi di carta, fu il modo chiaro, adulto, con cui il ragazzo guardava il suo vecchio aguzzino in faccia, accusandolo con calma di tutti i suoi passati misfatti, con un briciolo di disgusto e di pietà negli occhi che sembravano voler incenerire.
Alla fine del processo, Kei alzò leggermente gli angoli delle labbra in un attento di sorriso verso tutti loro, mentre ripercorreva il corridoio verso l'entrata, e veniva accerchiato da quattro robuste guardie del corpo con il compito di scortarlo all'auto e poi a casa.
Senza pensarci due volte, senza nemmeno far caso alla sentenza verso Vorkov, senza curarsi di Hilary che piangeva silenziosa seduta sulla panca dietro la sua, Yuri si alzò e cercò di raggiungerlo. Arrivato all'esterno, gli gridò di fermarsi. Le guardie del corpo si strinsero attorno al suo amico oscurandone quasi la figura. Yuri lo sentì tranquillizzarle. Appena poté guardarlo dritto in viso, si fermò ansante davanti a lui.
- Ecco... Io... Volevo dirti...- E si rese conto che, nonostante non sapesse tra quanto tempo lo avrebbe visto di nuovo, non riusciva a dire niente. Che si può dire a qualcuno che ha appena perso tutto, persino la libertà, nell'ultima mezz'ora?
Ma Kei sorrise, sinceramente questa volta, e si limitò a dire: - Beh, allora ci si rivede... - Per poi voltarsi e allontanarsi. E Yuri capì che il suo amico non voleva un addio, non voleva rinunciare alla speranza di una vita normale, in un futuro che non sperava troppo lontano.
All'improvviso gli tornò in mente il ricordo di prima, ma più nitido. Due ragazzi in canottiera, in una calda giornata d'estate, non molto tempo prima. Uno che chiedeva all'altro se avrebbe voluto prendere il posto del nonno a capo dell'azienda di famiglia. Quello con i capelli argentati rideva, scuotendo la testa, ma non sembrava divertito, mentre rispondeva che no, neanche per sogno. Yuri rivide tutto meglio, ora che Kei era lontano mille miglia da lui, ma a distanza di pochi passi. Il modo in cui gliel'aveva detto, con il sorriso un po' amaro, gli occhi inespressivi, come di qualcosa che andasse nascosto.
E in quel momento, dopo tutto quel tempo, Yuri percepì quello che, senza parlare, Kei aveva cercato di dirgli quel giorno, ma che era stato troppo disattento per cogliere.
Kei non avrebbe mai voluto prendere quel posto, ma già allora sapeva che un giorno avrebbe dovuto farlo. E ora che si stava allontanando, per sempre forse, rinunciando a tutto, agli amici, alla felicità stessa, proprio in quel momento Yuri capì quello che doveva aver passato, e quello che doveva ancora sopportare. E cosa avrebbe potuto fare lui? Fermarlo?
Kei era sempre stato irraggiungibile per loro, fin dal principio. Nessuno era mai riuscito a scavalcare il muro di silenzio che si era costruito attorno. Proprio così, irraggiungibile. Irraggiungibile nei modi di fare, a scuola, e ora perfino nel vestire.
Irraggiungibile nell'esprimere i suoi sentimenti perchè, nonostante fossero proprio davanti al naso di tutti, nei suoi occhi così profondi e comunicativi, nessuno era mai riuscito a coglierli.
Irraggiungibile come suo nonno, come suo padre, come il resto della sua famiglia. Troppo in alto rispetto a Yuri, che non poteva aiutarlo. Non poteva, anche se Kei con lui lo aveva fatto tante volte. Irraggiungibile, fin dall'inizio, fin da quando erano bambini.
Solo che Yuri non lo aveva mai capito.
  
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