Adriana ~
A Miragno
non s’era mai veduto un paio d’occhi sì tristi e spenti.
La
donnina camminava piano per le vie, greve dell’età e della pena, con
espressione mite e determinata a un tempo. Sorreggeva tra le braccia vestite d’uno
scialle leggero un mazzo di fiori di campo, umili seppur bellissimi, alla
stregua della sua figura, che gli uomini del paese osservavano ammutoliti dirigersi
verso il camposanto senza fermarsi a salutare nessuno.
Non
sembrava certo una campagnola; tutt’altro. C’era un che di fiero
nel suo portamento, un sentore che parlava loro di città, di posti
lontani, forse di agii; sennonché il viso ingentilito dalla dolcezza dei
tratti recasse tracce di lagrime versate a fiumi e di patimenti affrontati con
vivissimo e profondo dolore. Appariva quieta, assennata, ma immensamente
triste. No davvero, a Miragno non s’era mai veduto un paio d’occhi
così.
Colei
andava con lenta speditezza nelle sue vesti da lutto, e aveva tutta l’aria
d’una vedova venuta per l’estremo saluto; ma chi poteva esserne mai
stato lo sposo? Ed ella tuttavia si ostinava a ignorare gli sguardi dei passanti,
sicura della propria meta; un altro fatto strano: una forestiera che conosceva
così bene il paese? Eh via, dunque non poteva essere tanto straniera
quanto appariva...
La
gente che rimase a guardarla addentrarsi nel cimitero e accostarsi a una tomba
che tutti sapevano di chi fosse, poté riferire in seguito d’averla
vista aggrapparsi con tutte le sue forze a un foglio di carta stropicciato ch’ella
stringeva nel pugno, a contatto con i fiori, come per averne conferma di essere
capitata nel posto giusto. E taluni tra i più svegli – perché,
oh, non sia mai detto che Miragno fosse un paese di soli ignoranti! –
iniziarono a congetturare, a bisbigliare, a cercare legami col nome dell’uomo
morto che ivi giaceva e riceveva ora una tale visita di lontano.
Il
gruppetto di curiosi restò per un pezzo, mentre la donnina s’intratteneva
con la lapide che, vera e definitiva questa,
congedava dalla vita l’uomo ch’era vissuto tre volte. Nessuno se ne
spiegava la presenza: poiché Mattia Pascal non aveva mai raccontato
nulla di preciso dei viaggi che aveva fatto, delle persone ch’aveva
incontrato, dei ricordi che s’era lasciato appresso.
Solo
un giovanotto, il figlio di quell’Oliva Malagna che tante lagrime aveva
versate per colui al momento della sua terza
morte, osò avvicinarsi alla donnina e chiederle con gentile
curiosità chi mai si fosse.
E
allora gli astanti poterono dire di averla veduta sorridere per un attimo, nel
pianto nuovo, e d’essersi sfiorata il petto con una mano, prima di
rispondere con una voce che troppe cose voleva celare al mondo e tenersi
strette per sé.
«
Davanti a Iddio e al mio cuore, io sono Adriana Meis Pascal. »
{ Due donne ebbi in
vita mia; ma solo una, che mai potei avere, amai veramente. }
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O mio Dio. L’ho
fatto davvero. Ho fatto rivoltare un Maestro nella tomba. O___O Sono imperdonabile.
Dunque.
Questa storia nasce dalla seconda rilettura de Il fu Mattia Pascal, romanzo che adoro, e in particolare dalla mia
convinzione che Adriana Paleari non meritasse di essere tenuta all’oscuro
del segreto di Adriano Meis/Mattia Pascal fino alla fine. Sono sicura che, dopo
aver messo per iscritto le sue sciagure, Mattia abbia sentito anche il bisogno di
spiegarsi con lei, di scriverle almeno una lettera, anche a distanza di molti
anni – magari proprio in punto della sua “terza, ultima e definitiva morte” – per
darle almeno un motivo di quel suicidio che aveva messo in scena a Roma: per la
propria impossibilità, cioè, di stare con lei.
Era mia
intenzione scrivere esattamente l’eventuale lettera di Mattia, ma poi ho
preferito incentrarmi su Miragno, quel paesino che probabilmente non si
è mai reso conto di quante cose Mattia Pascal abbia scoperto sulla vita,
andandosene a spasso nei meandri della morte – e sulla stessa Adriana,
che, una volta venuta a conoscenza di tutto, ha deciso di recare omaggio alla vera tomba del vero compianto Mattia Pascal. L’ultima frase è una
parte di ciò che, a mio avviso, Mattia potrebbe averle scritto: per due donne intende Oliva e Romilda, ma in fondo, sempre a mio avviso, l’unica che amasse davvero era proprio Adriana.
Bene,
e con questa nota sconclusionata chiudo lo scempio di un capolavoro e di un
linguaggio appartenente al secolo scorso .__. Che Pirandello mi perdoni.