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Autore: DaughterOfDawn    06/12/2010    3 recensioni
Ambientata un anno dopo la fine di Death Note.
Senza Light, la vita di Misa trascorre monotona in una routine senza fine che la trascina ogni giorno sempre più verso un abisso di disperazione. Fin quando, tra il lavoro sempre uguale e un dolore mai superato che la consuma, un incontro inaspettato e del tutto imprevisto darà finalmente una svolta alla sua esistenza ormai priva di senso...
[Attenzione: Spoiler sul finale della serie, MisaxPersonaggio inventato, shoujo-ai]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri personaggi, Misa Amane
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti!!
Questa è la prima fanfic che pubblico e quindi non so se è buona…Grazie a chi la leggerà e soprattutto a chi la commenterà perché mi sarà davvero di aiuto. L’ho scritta un po’ di tempo fa in un tentativo di rendermi Misa più simpatica dal momento che è il personaggio che odio di più nel manga…Posto solo i primi due capitoli, poi vedrò se sarà il caso di continuare con gli altri.
Buona lettura!!

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Parte I: Athena

Ormai era passato quasi un anno dalla morte di Kira, ma Misa non era ancora riuscita a lasciarsi il passato alle spalle e a ricominciare. Aveva abbandonato l’idea del suicidio da tempo, sperando di trovare un nuovo inizio, ma invano: la sua vita era diventata una catena meccanica di abitudini e niente sembrava poter variare la monotonia delle sue giornate che passavano tutte uguali tra il lavoro, la televisione, il computer e le foto di Light. Quest’ultimo in particolare le aveva lasciato nel cuore un vuoto che sembrava irrimediabilmente insanabile.
Quella mattina, mentre tornava a casa dal lavoro come sempre, la ragazza notò una folla urlante riunita intorno a un palco. Sopra questo c’era una figura avvolta in un mantello nero, il cappuccio che le nascondeva in parte il viso interamente coperto, a eccezione degli occhi e del naso, da una maschera bianca. Una fascia rossa gli cingeva la vita. Lo sconusciuto era intento a parlare con la gente lì raccolta che lo guardava con disprezzo e lo insultava. Ma quello non se ne curava e portava avanti con una passione infuocata il suo discorso. Misa non avrebbe saputo dire se si trattava di un uomo o di una donna perché il manto ne nascondeva la fisionomia e la maschera ne alterava la voce, però aveva capito subito di chi si trattava: era il fondatore della setta dei “Veri Illuminati”, come si facevano chiamare, un gruppo che si era schierato contro Light fin dalla sua comparsa, che sosteneva L, cercava di convincere le persone che l’operato di Kira era sbagliato e di ostacolare in ogni modo i seguaci di quest’ultimo. Era facile riconoscere i membri della setta, in quel momento tutti in fila, in piedi dietro il loro capo,  perché si mostravano in pubblico sempre abbigliati esattemente come lo sconosciuto sul palco e il fondatore portava come segno di riconoscimento una collana con il simbolo di L in argento.
“Kira è morto! Non potete più negarlo, ormai è un dato di fatto! Gli omicidi sono cessati da quasi un anno e non si sono più avute sue notizie! Il sogno diabolico di quel criminale è andato distrutto. Per sempre! Non ci sarà mai più un altro Kira! L ha vinto! La vera Giustizia ha trionfato!” stava dicendo il fondatore della setta e la giovane modella poteva vedere i suoi occhi verde smeraldo lampeggiare battaglieri e orgogliosi anche da quella distanza.
“Dimostralo!” gridò qualcuno. “Hai forse qualche prova certa?”.
“Kira non è un criminale, è un giustiziere!” urlò un altro.
“Non si può accostare al nome di Kira qualcosa che ha a che fare con la Giustizia! Lui è solo un assassino! Sarà anche partito con gli ideali più nobili, ma i suoi metodi l’hanno reso uguale alle sue vittime! Ora, io non posso dimostrare che lui sia morto, ma voi non potete dimostrarmi il contrario! Però c’è una cosa che posso fare: posso dimostrarvi la mia convinzione! Io non temo più Kira!” rispose lo sconosciuto con ardore. Si strappò con leggerezza il mantello e la maschera di dosso. Un silenzio carico di sorpresa calò tra i presenti a quel gesto.
Anche Misa sgranò gli occhi: il misterioso fondatore dei Veri Illuminati era una ragazza sui venticinque anni, alta, snella ma con un fisico atletico, le forme bene in proporzione con tutto il resto del corpo. I corti capelli rosso fuoco facevano contrasto con il nero degli anfibi militari, dei larghi pantaloni di cotone leggero e della maglietta smanicata che indossava. Su quest’ultima spiccava la scritta “L’s Justice, the true Justice, will prevail”. Era di una fierezza mai vista ed era anche bellissima.
“Kira!” urlò la ragazza in tono di sfida. “Io sono la fondatrice dei Veri Illuminati, il tuo nemico numero due, la più grande sostenitrice di L del pianeta! Il mio nome è Athena Kunuichi! Se sei vivo. prova a uccidermi!”.
L’eco delle sue parole si spense in un nuovo silenzio profondo e carico di attesa. Gli occhi verdi di Athena vagavano tra la folla ammutolita, sicuri e canzonatori, incrociando lo sguardo di ognuno dei presenti senza paura, mentre lei stava immobile, in piedi a gambe leggermente divaricate sul palco, fiera come un condottiero in battaglia.
Passarono lenti dieci lunghi minuti, ma non accadde nulla.
“La mia ipotesi era corretta, a quanto pare” disse la giovane con un sorriso. Poi scese dal palco. Un boato esplose tra i membri della setta che si levarono a loro volta di dosso i mantelli e iniziarono ad inneggiare il nome di L e quello del loro capo.
La folla fece ala alla fondatrice. Quella giovane che aveva osato sfidare Kira con così grande sfacciataggine era ancora viva e ciò significava solo una cosa: il mito che la stragrande maggioranza dei presenti aveva venerato era davvero morto.
L’Illuminata passò a pochi centimetri da Misa e per un istante i loro sguardi si incontrarono. Per la modella il tempo parve congelarsi: quegli occhi fieri e agguerriti, accesi da un ardore brillante, sembrarono non voler più lasciare i suoi. Ma il momento passò, Athena volse lo sguardo davanti a sé e la superò, camminando in fretta con quell’andatura tipica dei militari.
Misa la seguì con lo sguardo finchè non sparì tra la gente che camminava lungo il marciapiede. Quella ragazza la aveva lasciato dentro un senso di disagio e lei non poteva fare a meno di sentirsi inquieta. Alla fine si incamminò verso casa, con l’immagine di quella guerriera orgogliosa e bellissima stampata a fuoco nella mente.

  
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