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Autore: Lara Rye    06/12/2010    2 recensioni
Jason.
Un uomo, un medico che non pratica più a causa di Alec, un fantasma del suo passato. Una lotta per ricostituire il cuore e i sogni di Jason.
Nathaniel. Nate. Una persona che cercherà di entrare dentro di Jason, di aiutarlo.
Una storia di amore, di ricerca, di paure. Jason e Nate.
Questa storia partecipa alla Challenge dal nome alla storia (only slash) di NonnaPapera.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le luci di Manhattan.

[Jason - Nathaniel]

Le luci di New York splendevano ancora alle tre di mattina: quella città non smetteva mai di brillare, di emanare la sua luce, di illuminare i lontani turisti europei e di portare alla disperazione i propri cittadini.
Jason si svegliò lentamente, avvolgendo la coperta attorno al corpo nudo ed osservando i pub ancora aperti dal suo appartamento al quindicesimo piano, mentre sentii il ragazzo nel suo letto svegliarsi ed avvicinarsi lentamente a lui, in tutta la sua stupenda nudità che però, non scosse minimamente Jason.
“Ti chiami Jason, bellissimo?”
Non aveva mai amato i ragazzi particolarmente effeminati ma spesso, soprattutto nell’ultimo periodo, ci passava oltre se l’attrazione e il fisico del ragazzo erano abbastanza soddisfacenti.
Sesso. Era l’unica cosa che animava ancora Jason, che non rendeva solamente il suo corpo un involucro vuoto. Spesso era convinto che il sesso spingeva la sua anima sempre più a fondo, nascondendola dentro di sé, in modo da far finta che essa non esistesse nemmeno, eppure era lì, all’interno di lui e talvolta bruciava ancora, portandolo alla disperazione lacerante.
“..Non importa.”
Il ragazzo si scostò, offeso, non solo per la conversazione assente ma anche perché in tutta la nottata, tra le vari grida d’entusiasmo dovute all’orgasmo, quel Jason non gli aveva mai chiesto nemmeno il suo nome.
Per lui era solo una buona scopata, come per la maggior parte dei ragazzi di Manhattan.
Si mise velocemente i jeans, chiudendo la cinta di pelle marrone. “Un medico eh?”
Jason s’irrigidì ancora di più, lanciando per la prima volta un serio sguardo al ragazzo: sembrava veramente interessato a lui, alla sua vita. Voleva conoscerlo e magari far nascere qualcosa. Aveva sbagliato ragazzo: lui non stava con nessuno, non più perlomeno. I tempi per amare erano finiti tanto tempo prima, quando il suo cuore emetteva ancora qualcos’altro oltre ai battiti fisici normalmente accettabili.
“Lo ero un tempo. Ho ancora l’abilitazione ma, non pratico più.”
Il ragazzo lo guardò, annuendo. Era chiaro che non doveva andare oltre, che non poteva.
Sapeva benissimo capire quando le sue parole si erano imbattute in una ferita evidentemente non ancora del tutto guarita: quella di Jason sembrava ben aperta e ancora sanguinante.
“Io vado.” Disse con un tono lieve e simile al sussurro, lasciando un piccolo biglietto sul comodino.
Jason sentì il rumore della porta, quando voltandosi per un secondo chiese: “Come ti chiami?”
“Nathaniel.” La porta sbatté, lasciando Jason da solo, di nuovo.
[…]
L’incontro con Nathaniel –non tanto la notte di sesso, ma particolarmente la minuscola conversazione seguente- aveva fatto agitare Jason, smuovendolo dal suo solito stato di indifferenza verso il mondo.
Era un ragazzo, era stato del sesso, come molte altre notti eppure Jason si sentiva diverso, un po’ meno apatico. Era un giorno strano, uno di quelli che gli avrebbero cambiando la vita, soprattutto quando, girando un angolo a Soho, si ritrovò davanti a qualcosa di inaspettato e terribile, qualcosa per cui non era ancora pronto.
“Un medico! Qualcuno chiami l’ambulanza!” Una donna particolarmente minuta stava chinata, mentre gridava, sul corpo di un uomo abbastanza corpulento ricoperto dal sangue.
Jason non poteva aspettare. Non era questione del suo cuore, della sua paura o del suo passato ma del motivo per cui aveva passato cinque anni a Stanford, laureandosi in medicina e che l’aveva portato alla specializzazione in chirurgia: l’unico scopo della sua vita erano gli altri, poter salvare qualcun altro, combattere contro la morte prematura.
Jason fece un lungo respiro, poi iniziò a correre verso l’uomo. Ogni secondo era importante.
“Sono un medico.” Disse solamente, prima di cercare di fermare l’emorragia. Mentre le sue mani si sporcavano di sangue e i ricordi gli mischiavano la paura ai suoi stessi battiti, cercò di non fermarsi, di combattere per un uomo innocente.
[…]
La giornata nella sala operatoria passò velocemente: assisté il chirurgo, cercando di salvare la vita di quell’uomo.
“è bello rivederti da queste parti, Jase.” Kendra –la sua migliore amica e capo infermiera del suo vecchio ospedale- gli sorrise. “Sai che puoi tornare quando vuoi, Jas?”
“Lo so.” Si tolse i guanti macchiati di sangue. “Ma Ken, non credo di essere ancora un medico.”
“Dopo tutto questo, Jason? Dopo oggi? Non esiste nessun’altro al mondo che è più medico di te. Se non vuoi farlo per te, fallo per me ma soprattutto fallo per Alec.”
Jason sussultò. Sentire il nome di Alec era ancora qualcosa di penetrante e doloroso.
“Ci penserò. Devo andare ora, Ken!” Jason prese il biglietto dalle tasche dei pantaloni. Per la prima volta dopo Alec, voleva vedere un ragazzo.
Abitava a Soho.
Appena suonò il campanello, Nathaniel si presentò davanti alla porta.
“Jason, cosa ci fai qui?”
Jason si toccò i capelli biondi, quasi agitato. “Volevo chiederti se ti andava di andare a prendere una birra, o magari un Daiquiri.”
“Hei, mica sono una femminuccia. L’ombrellino nel cocktail non è la mia passione! Vada per la birra.”
Jason gli sorrise. “Ok, Nathaniel!”

“Chiamami solo Nate.”

...
Questa storia partecipa alla Challenge dal nome alla storia (only Slash)  di Nonna Papera.
Jason: medico che guarisce.
Ho cercato di puntare sulla cura di se stesso, del suo essere medico che guarisce gli altri e se stesso. Nel prossimo capitolo si capiranno più cose, soprattutto su Alec.
Dovrebbe essere composta da tre capitoli.
Spero vi piaccia ^^

   
 
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