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Autore: WillowG    10/12/2010    1 recensioni
Roma è salva, Este è stato arrestato. Tutto sembra essere sulla via della guarigione. Tranne un certo prete occhialuto, alle prese con i suoi sensi di colpa. Ma una conversazione con un vecchio amico può essere la medicina più efficace.
One-shot basata sull'anime, alla fine del ciclo "Silent Noise".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Abel Nightroad , Vaclav Havel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Late Nigt Conversation  Piccola one-shot nata mentre riguardavo il ciclo “Silent Noise” dell’anime. Non so se sono stata abbastanza fedele al personaggio di Abel, anche perchè è un po’ che non mi cimento nel un punto di vista di un personaggio depresso. Tutto è partito dal fatto che ho notato che è Havel a raccogliere la pistola lasciata da Abel quando lascia l’AX in questo episodio. Ho solo immaginato come poteva essergli stata restituita. Fatemi sapere che ne pensate! E per chi segue “Memories”, il File 04 è in scrittura, tra non molto dovrei averlo finito … scusate, ma questa one-shot non voleva lasciarmi in pace. ^_^
 Leggete e commentate, grazie!

- LATE NIGHT CONVERSATION -

 Anche l’ultimo visitatore se ne era andato. E finalmente, Padre Abel Nightroad era stato lasciato solo nella stanza dell’infermeria. Lo scontro con Isaak lo aveva indebolito parecchio, e William aveva insistito perché passasse la notte sotto osservazione.
 Con delicatezza, l’uomo si tolse la flebo di fisiologica attaccata al polso. In circostanze normali, il gesto gli avrebbe causato una bella lavata di capo dal personale medico. Ma era quasi certo che l’infermiera di turno non sarebbe passata. C’erano altri feriti, decisamente più bisognosi di cure di lui, da cui andare. In fondo, la flebo era un accorgimento inutile. Le sue nanomacchine avevano già riparato ogni danno causato dal combattimento. La piena forma sarebbe arrivata con un buon pasto e qualche ora di riposo.
 Abel sospirò, mentre le immagini dei suoi amici e colleghi che gli auguravano la buona notte gli danzavano davanti agli occhi. Tutti quanti si erano dati da fare per farlo stare meglio. Leòn aveva promesso un giro di alcolici a sue spese alla prossima uscita. Hugue, straordinariamente, era ancora in terra vaticana, appositamente per verificare le condizioni di salute del collega, e poter riprendere a girovagare senza preoccupazioni. Esthel, anima santa, gli aveva portato qualche dolce, scusandosi di non averne trovati di più a quell’ora, e aveva promesso che gliene avrebbe procurati altri per la colazione. Abel era rimasto tanto commosso da non riuscire a spiaccicare un ringraziamento decente. Kate teneva aperto un canale solo per lui, da usare nel caso gli fosse servito qualcosa. William si era prodigato per fargli avere una camera singola, e perché fosse dimesso la mattina dopo. Catherina gli aveva dato una settimana di ferie, e una più che generosa somma da spendere come meglio credeva, non appena messo piede fuori dall’infermeria. E Très si era appostato fuori dalla porta, offrendosi di fare la guardia, dimostrando una spontaneità che neppure Professor avrebbe pensato fosse presente nel programma del cyborg.
 Le mani del prete occhialuto si strinsero con rabbia attorno alle lenzuola candide. Non lo vedevano? Non vedevano i suoi colleghi che queste loro gentilezze lo stavano facendo star male? Molto più delle ferite e delle nanomacchine. Lui non meritava tutto questo. Non meritava tanta gentilezza.
 Lui li aveva abbandonati. Tutti quanti. Aveva fallito. Aveva fallito come agente dell’AX, aveva fallito come prete, aveva fallito la promessa fatta a Catherina tanti anni prima. Aveva fallito la memoria della sua Lilith … e Noelle.
 Mistress era morta per colpa sua. La dolce e bellissima suora era stata vittima, come molti cittadini di Barcellona, della macchina che non era riuscito a fermare. Il Silent Noise.
 Era grato a Hugue per averla riportata a casa, in terra vaticana. Lo era davvero. Ma questo aveva solo allargato ulteriormente una ferita già aperta e sanguinante. Non solo l’aveva lasciata morire. Anche da morta, l’aveva abbandonata … non era stato neppure in grado di recuperare il suo corpo. Era dovuto andare un compagno dell’AX a cercarla. A riportare le sue spoglie all’affetto dei suoi cari per l’Ultimo Viaggio. Swordancer aveva fatto ciò che lui non era stato in grado. E gliene sarebbe stato grato per sempre. Doveva molto a Hugue, che lo spadaccino se ne rendesse conto o meno.
 Chiuse quasi con violenza gli occhi, mentre la vergogna dei ricordi lo assaliva. Il cielo di Roma piangeva lacrime di pioggia, mentre lui sbatteva in faccia a Catherina tutta la sua codardia, gettando la pistola e il tesserino che rappresentavano la sua appartenenza all’AX. Buffo come, per una volta, non lo avesse perso. Gli occhi feriti della Cardinalessa lo avrebbero seguito per sempre. Così come lo sguardo triste di Vaclav, che, presenza come sempre silenziosa, ma mai inopportuna, era rimasto in disparte ad assistere alla scena. William, invece era rimasto piuttosto confuso.
 Aveva voltato le spalle ai suoi più vecchi amici. Il gruppo originale da cui era nata l’AX. Come poteva un uomo, anche uno nato in provetta come lui, essere tanto codardo?
 Lo sguardo gli cadde sulle pillole lasciategli da William sul comodino, accanto ad un bicchiere d’acqua. Un sonnifero. Potente per qualunque altra persona, ma piuttosto blando sul suo organismo. Sapeva che Professor aveva dovuto insistere non poco per farglielo avere. Prima si era rifiutato di prenderlo. Ma adesso, l’idea dell’oblio di un sonno senza sogni, aveva la sua attrattiva. In pochi istanti, quasi frenetici, buttò giù pastiglie e acqua, rischiando di soffocare. Tossendo appena, si accasciò sui cuscini, e chiuse gli occhi, in attesa che la medicina facesse il suo effetto.
 -Padre Nightroad?- Chiamò una voce maschile. Gli occhi azzurri si spalancarono, mentre il respiro si bloccava: la stanza era deserta, ne era certo. Anche con la poca luce a disposizione, Abel poteva vedere nell’ombra meglio di un gatto. E allora, quella voce da dove veniva? Se l’era forse immaginata? Stava quasi per crederci, quando la sentì di nuovo.
 -Abel?- Il prete albino era già pronto a reagire in caso di pericolo, i muscoli tesi, quando uno scintillio multicolore avvenne a pochi passi dal letto ospedaliero. Abel rimase a bocca aperta, mentre i bagliori di luce prendevano gradualmente una forma umana, che si arricchiva di particolari ad ogni istante, fino a rivelare un uomo dai lineamenti affilati, con lunghi capelli e barba. Per alcuni lunghi istanti, la figura rimase bianca, eterea e come uscita da un dipinto. Poi vennero i colori. In pochi secondi si rivelò agli occhi del mondo la figura di Padre Vaclav Havel. Con un sorriso, il prete fece un cenno di saluto
 -Scusa il modo poco ortodosso. Ma Très non voleva lasciare entrare nessuno … incluso me.- Abel ci mise comunque qualche lungo istante, prima di rilassarsi, non del tutto sicuro di aver riconosciuto davvero il collega nella figura materializzatasi a pochi passi da lui. Appoggiando la schiena ai cuscini, si lasciò andare ad una risata.
 -Ah, Vaclav sei tu. Per un attimo ho avuto paura di ricevere un’apparizione del Cristo …- Per un momento, Abel avrebbe giurato che Padre Havel lo avrebbe picchiato. Le iridi scure del prete lo stavano perforando come un trapano e minacciavano dolore. Ma con sollievo del Krsnik, Know Faith perse presto la sua aura minacciosa e sospirò rassegnato.
 -Preferisco far finta di non avere sentito la blasfemia che hai detto.-
 -Blasfemia?! Scusa, ‘clav, ma ti sei guardato allo specchio, ultimamente? Sembri uscito da un quadro!- Troppo tardi Abel si rese conto dell’errore fatto. Vaclav “l’Inquisitore” torreggiava sopra di lui, con addosso un’espressione talmente feroce da far invidia a Krsnik 40%. E magari anche a 80%. Abel si maledì mentalmente. E sì che dopo anni, doveva saperlo quanto l’ex Inquisitore fosse sensibile all’argomento. Essere scambiato quotidianamente per un dipinto da cardinali e vescovi non doveva esattamente essere un gioco.
 -Non. Assomiglio. Affatto. A. Gesù. Cristo. Chiaro?- Ogni parola venne scandita con un leggero ringhio, e il prete occhialuto non poté fare a meno di chiedersi se l’abilità di terrorizzare le persone facesse parte dell’addestramento della Santa Inquisizione, o se era semplicemente molto spaventoso trovarsi davanti il perennemente calmo e gentile Padre Havel arrabbiato. Probabilmente entrambe le cose.
 -C … chiarissimo, Padre Havel. Chiarissimo.- Per qualche lungo istante, i due preti continuarono a fissarsi negli occhi. Poi, con un sospiro stanco, Vaclav chiuse gli occhi, e cercò di riprendere il controllo, mentre prendeva posto sulla sedia accanto al letto. Poi gli occhi scuri notarono il bicchiere vuoto sul comodino.
 -William mi ha detto di averti lasciato dei sonniferi. Vedo che li hai presi.- Abel annuì appena.
 -Dormire sembra una buona idea …-
 -Probabilmente lo sarebbe anche per me.- Sospirò l’ex Inquisitore, passandosi una mano sugli occhi. Padre Nigthroad osservò attentamente il collega. Di primo acchito, non se ne era reso conto. Ma adesso che si era avvicinato all’unica fonte di luce che era la piccola lampada accanto al letto ospedaliero, il volto di Know Faith non nascondeva più la sua stanchezza. I tratti del viso erano magri, forse più del solito, e la luce impietosa lasciava intravedere alcune leggere rughe ai lati degli occhi. Segni di un’età che avanzava, anche per uno dei membri fondatori dell’AX. Un brivido corse lungo la schiena del Krsnik. Da quando aveva incontrato Catherina, ed era tornato a vivere nel mondo, non aveva più pensato allo scorrere del tempo. Tante cose gli erano accadute, e lui a malapena aveva tenuto conto del passare degli anni. Ma gli anni non si stavano dimenticando dei suoi amici e colleghi. Da quanto tempo conosceva Vaclav? Tanti anni. Dieci. Poco meno. Lo aveva conosciuto poco dopo Catherina, quando già  era diventato la guardia del corpo della giovane Duchessa di Milano, durante un’assenza del prete albino.
 Un sorriso malinconico si fece spazio sulle labbra di Abel. Il giovane Inquisitore dal volto impassibile, sempre silenzioso, che passava quasi inosservato nonostante la divisa sgargiante, e senza l’aiuto dei suoi impianti, lo aveva messo in apprensione. Ma era bastato vedere il modo paziente con cui si rivolgeva a Catherina e il suo sorriso gentile, perché il prete occhialuto fosse a suo agio in sua presenza. L’immagine del giovane Inquisitore, sbarbato e dal volto liscio, si sovrappose a quella dell’uomo che aveva davanti. Più maturo, il volto quasi mai impassibile, sempre con quel suo sorriso gentile sulle labbra, quasi avesse capito, negli anni, che non era peccato mostrare al mondo questo lato del suo carattere.
 Una consapevolezza colse Abel: improvvisa, dolorosa e sconcertante: essendo un Krsnik, lui non invecchiava. Ma i suoi amici e colleghi sì. Questo significava che prima o dopo, li avrebbe persi. Per sempre. E lui, con la sua stupidità, aveva rischiato di perderli ancora prima del tempo. Un lungo brivido gli scese lungo la schiena. Il solo pensiero di non poter più bisticciare con Leòn, scappare dalle invenzioni esplosive di William, vedere il sorriso di Esthel … e tutti gli altri … perderli tutti come aveva perso Noelle … il solo pensiero gli fece venire una fitta di dolore quasi fisica al petto.
 Forse questi pensieri gli fecero porre la domanda a Vaclav.
 -Va … va tutto bene?- Know Faith batté le palpebre sorpreso, ma scosse subito la testa, sorridendo.
 -Non devi preoccuparti per me, Padre Nightroad. Solo un po’ di stanchezza. Passerà.- Come colpito da un lampo, Abel si rese conto che Havel era stato l’unico membro dell’AX a non essere venuto a fargli visita con gli altri.
 -Non … dovresti andare a dormire, allora?-
 -Ci andrò. Volevo venire a vedere come stavi. Ti chiedo scusa per averti disturbato, ma prima non mi è stato possibile venire.- La mente di Abel, piano piano, mise a posto i tasselli. Catherina era stata per buona parte del suo tempo nell’infermeria con lui, come il resto dell’AX. Doveva essere stato Vaclav a gestire gli aspetti burocratici legati all’arresto del Cardinale D’Este e dello scarceramento di Catherina. Una nuova fitta di sensi di colpa: Havel aveva partecipato allo scontro, arrestando lui stesso Este, e in più si era addossato, in seguito, tutto il lavoro del dopo battaglia. Nessuna sorpresa che l’ex-inquisitore fosse esausto.
 -Non era necessario che ti disturbassi tanto per me.- Mormorò il prete occhialuto, abbassando gli occhi. Vaclav lo fissò meravigliato.
 -Che stai dicendo, Abel?- I pugni del prete albino si strinsero con forza sulle lenzuola candide. Poi, esplose.
 -Perché?! Perché siete tutti così gentili con me?!? Io non merito … non merito tutto questo!- Havel non fiatò. Lasciò che il collega si sfogasse. Lacrime amare solcavano già il volto chiaro. Stava succedendo esattamente ciò che Catherina temeva. Abel si stava prendendo tutte le colpe, tutta la sofferenza sulle proprie spalle. E stava crollando. Anche una creatura potente come il Krsnik, sotto il peso di tanti sentimenti, non poteva non cedere. L’ex Inquisitore si ripromise di dare atto alla Sforza che aveva avuto ragione, chiedendogli di andare a trovare Abel.
 -Io … ho deluso tutti … tutti voi …- Abel chiuse gli occhi cristallini, inondati di lacrime salate, per poi riaprirli subito, orripilato dalle immagini che gli propinavano le palpebre chiuse. -Vi ho abbandonati, proprio quando più avevate bisogno di me …- Vaclav alzò una mano guantata, e questo, sorprendentemente, bastò a frenare il fiume di parole di Padre Nightroad. Il prete dai capelli scuri attese che Abel lo guardasse negli occhi, prima di parlare.
 -Non ti dirò che non hai sbagliato. Ci hai lasciato soli, nonostante le nostre preghiere.- Le parole dure, ma senza ira. Erano i fatti, la pura e semplice verità, per quanto dolorosa. La gola del Krsink si strinse con un singulto, ma Havel continuò. -Ma pensa a come sarebbero andate le cose, se tu fossi rimasto. Puoi essere certo che sarebbero andate meglio?-
 -Di certo sarebbero andate diversamente …-
 -Diversamente, sì. Di sicuro. Ma meglio? Possiamo davvero saperlo?- Abel si trovò impossibilitato a distogliere gli occhi da quelli scurissimi di Vaclav. -Se tu fossi rimasto, saresti stato separato da Catherina, come tutti noi, lasciandola sola, esattamente come è successo.- L’ex Inquisitore ricacciò  indietro un sospiro. Ancora l’idea di aver lasciato la sua Cardinalessa da sola e in pericolo dura da digerire. -Saresti venuto a combattere con me, Leòn, Hugue e Très contro quella … “cosa“.- Entrambi i preti non nascosero una smorfia di disgusto. Il ricordo del mostro semigelatinoso li avrebbe tenuti alla larga per parecchio tempo da polpi, seppie e gelatine di ogni tipo. -Di certo avremmo concluso prima lo scontro. Ma chi sarebbe andato a salvare Catherina? Dimmi, Abel, se tu fossi venuto a combattere con noi, saresti riuscito a concludere il combattimento in tempo e poi andare da Caherina, e misurarti con quel tipo?- il prete occhialuto fece per aprire bocca per ribattere, ma Padre Havel lo fermò. -La risposta è No. Il tuo combattimento con Von Krampher è durato a lungo, ed è stato molto duro. Anche ammesso che tu fossi arrivato in tempo per salvare Catherina, non avresti avuto forze sufficienti per combatterlo. Già così ne sei uscito vivo per un pelo.- Vaclav fece un grande sospiro. -Quello che è stato è stato è stato, Abel. Inutile continuare a pensarci su. Specialmente adesso. Arriveranno presto tempi ancora più difficili. Dio solo sa cosa ci attende. Ma ti ha fatto tornare indietro al momento giusto. Lui e la nostra giovane Sorella Esthel. Forse più lei che Nostro Signore, vero?- Abel arrossì leggermente di fronte alla piega maliziosa che avevano preso le labbra del collega. Non era da Vaclav fare allusioni simili! L’influenza di Leòn doveva aver raggiunto anche il pacato Know Faith. Quel prete era peggio del raffreddore … La reazione del prete fece scappare una risata a Know Faith, a cui dopo pochi istanti si unì anche Abel.
 Una volta terminato il momento di ilarità, Nightroad chiuse gli occhi e fece anche lui un profondo respiro. Ciò che stava dicendo Vaclav era logico. E una parte di lui, in fondo, glielo stava ripetendo continuamente. Ma i suoi sensi di colpa, così tonanti, non davano modo a quella piccola voce di essere udita. Un sorriso, timido e titubante fece capolino sulle labbra del prete albino. Sincero, non come quelli che aveva indossato durante le visite degli altri colleghi.
 Padre Havel si rilassò percettibilmente. Quella piccola, quasi insignificante espressione del volto, era il segnale che aspettava con ansia. Abel sarebbe stato presto meglio. Il peggio era passato. Il senso di colpa, la confusione, la rabbia verso sé stesso non erano spariti. Ma, da adesso in poi, sarebbe riuscito a gestirli, e poco alla volta, ad alleviarli.
 Con un grugnito, si alzò dalla sedia. La spossatezza della giornata, ora che poteva essere più tranquillo, si faceva sentire ancora di più. Nightroad lo seguì con lo sguardo.
 -Vai via?-
 -Sì. Come hai detto tu stesso, è tempo che vada a riposare anche io.- Rispose Know Faith. -Ci rivedremo domattina, prima che tu venga rilasciato.- Una risata roca venne come risposta.
 -Dovrai alzarti presto, allora. Non intendo restare in questa stanza un minuto più del necessario. Il letto è comodo e tutto, ma il cibo lascia a desiderare … e le porzioni, poi sono davvero misere!!!- Vaclav non poté evitare di ridacchiare, scuotendo la testa, rassegnato e divertito. Ora riconosceva davvero il suo vecchio collega e amico.
 -Se il problema è solo il cibo …- Poi, come se avesse un ripensamento, il prete dai capelli bruni cominciò a rovistare nella tasca interna dell’abito scuro. -Prima che mi dimentichi, ho anche io un piccolo regalo di pronta guarigione …- Gli occhi azzurro cielo di Abel si fecero tondi quanto i suoi occhiali, mentre Vaclav gli porgeva la sua vecchia pistola. La sua arma da agente dell’AX. Quella stessa pistola che aveva gettato a Catherina sotto la pioggia, quando, roso dal dolore per la morte di Noelle e dai sensi di colpa, aveva abbandonato l’AX e la sua promessa. Con la coda dell’occhio, aveva visto Vaclav raccoglierla. Ma di certo non si aspettava che gli venisse restituita. Non così presto. Le mani tremavano mentre la afferrava, quasi intimorito. E, ammirandola come fosse stata nuova, si rese conto che era stata ripulita e ricalibrata a regola d’arte. Lanciò un’occhiata interrogativa al prete che gli stava davanti.
 -La pioggia non fa molto bene alle pistole.- Spiegò Havel. -E già che c’ero, le ho dato una sistemata. Ne aveva davvero bisogno. Per il tesserino dovrai aspettare.- Lo sguardo azzurro si fece scuro, mentre tornava sulla pistola.
 -Già … non può essere così facile, rientrare nell’AX …- Un colpo di tosse ben studiato da parte di Vaclav lo costrinse a riportare l’attenzione sul collega.
 -Veramente, Padre Nightroad, la tua propensione alla sbadataggine ti ha fatto perdere, per l’ennesima volta, il tuo pass. Fortunatamente, per questioni di sicurezza, verranno tutti ristampati, quindi quello vecchio non sarebbe andato comunque più bene, e dovrai aspettare come tutti le nuove tessere.- Lo scintillio complice negli occhi scuri fu la conferma di cui Abel aveva bisogno. Tutto era davvero stato perdonato. Anzi. Era come se non fosse mai avvenuto.
 -Sì, lo immagino …- Ridacchiò imbarazzato il prete occhialuto, non senza una vena di goffa colpevolezza.
 -Cerca comunque di curare un po’ di più la tua arma, d’ora in poi. E non impugnarla con le mani sporche.- Una lieve smorfia passò sul volto affilato di Vaclav. -Ci ho messo quasi mezz’ora a togliere l’appiccicoso dall‘impugnatura.- Abel arrossì, cercando di giustificarsi.
 -Era marmellata di …-
 -Non voglio saperlo.- Lo interruppe Know Faith alzando una mano guantata. -Vedi solo di averne un po’ più cura, va bene?- Il prete albino sorrise ed annuì.
 -E tu di te, amico mio.- Uno sbadiglio si fece strada a metà frase. Le palpebre iniziavano a farsi pesanti. Il sonnifero stava facendo il suo effetto. Vaclav sorrise, e cominciò ad avviarsi alla porta.
 -Ci proverò.-
 -Ah, Vaclav?- Lo fermò Abel, mentre si accasciava sui cuscini, ormai più nel mondo dei sogni che in quello reale. Ma deciso a ripagare il collega con la sua stessa moneta.
 -Sì?-
 -Prenditi cura anche di Catherina. Anche se so che lo fai già … vero?- Lo scintillio malizioso dietro le lenti non lasciava adito a dubbio sul vero significato dell’allusione del prete. E fu con una risata che si accorse del rossore che si stava diffondendo sul volto solitamente pallido di Know Faith.
 -Sei fortunato che non picchio la gente invalida …- Sibilò il prete, mentre in uno scintillio di luce multicolore, il suo corpo spariva alla vista, lasciando Abel scivolare tra le braccia di Sandman.
 Il prete emise un sospiro. La mente ormai annebbiata dal sonno. Ma ormai il suo spirito aveva riacquistato un minimo di serenità, e chiudere le palpebre non lo disgustava più. Tutto si sarebbe aggiustato. In un modo o nell’altro, ora era a casa. Ci sarebbe stato ancora da combattere, in futuro. Non si faceva illusioni. Ma almeno era circondato da amici.

 - Fine Late Nigth Conversation -
  
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