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Autore: redeagle86    10/12/2010    3 recensioni
Fissava l'orizzonte con espressione indecifrabile, fermo quanto una statua di freddo marmo. Invece era vivo, sempre che una simile accezione potesse riguardarlo.
Era finita: dopo anni di sopportazione e sottomissione, suo nonno era morto. Era stato lui ad ucciderlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Takuma Ichijo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore: redeagle86

Nick Autore: redeagle86

Titolo: Labirinto

Fandom: Vampire Knight

Personaggi: Takuma Ichijo

Genere: Introspettivo

Rating: Verde

Avvertimenti: Nessuno

Note dell'Autore: A parte il fatto che mi sia sempre domandata perché Kaname distrugga la villa e sopravviva (io lo avrei ucciso se mi avesse demolito la casa è_é) le note sono brevi. La ff si colloca tra l'uccisione del nonno di Takuma e il ritrovamento della spada da parte di Shiki (nell'anime succede questo, nel manga non so): può sembrare un po' assurda e il finale suscita ancora più domande del termine dell'anime, ma in generale è una storia a libera interpretazione.

 

Quarta classificata al "Rain Contest"

 

Labirinto

 

La residenza Ichijo aveva dominato per secoli quella zona. Monumento d'opulenza e simbolo di una potente famiglia che i vampiri erano costretti a rispettare, era stata la casa dei fiori all'occhiello del Consiglio degli Anziani.

Ora, della maestosa villa, non restava che un cumulo di macerie prive di alcun valore: era crollata su sé stessa con la stessa facilità di un castello di carte, quasi non avesse consistenza. In pochi minuti, l'emblema di un'epoca era svanito. Ma non tutto, in quel paesaggio desolato, era immobile.

Un lampo attraversò il cielo nero di quella lunga notte che stava ormai giungendo al termine, riflettendosi nella lama di una spada piantata a terra come un'Excalibur abbandonata alle intemperie. Accanto a lei, una figura rimaneva immobile, seduta sui resti dell'abitazione. Intorno a lui infuriavano gli elementi, ma pareva non accorgersene: neppure quando la pioggia iniziò a cadere, dapprima lenta e poi sempre più fitta, accennò un movimento.

Fissava l'orizzonte con espressione indecifrabile, fermo quanto una statua di freddo marmo. Invece era vivo, sempre che una simile accezione potesse riguardarlo.

Era finita: dopo anni di sopportazione e sottomissione, suo nonno era morto. Era stato lui ad ucciderlo.

Un sogno che aveva inseguito, bramato, accarezzato, e che finalmente si era concretizzato. Aveva vinto: lo scontro era terminato e Takuma avrebbe visto l'alba; eppure, il profumo del trionfo aveva lo stesso odore della sconfitta più amara.

Era solo, in mezzo ad una battaglia spenta e a calcinacci che avevano perso la loro capacità d'incutere soggezione; solo, senza più alcun nemico. Libero di fare le proprie scelte.

"Davvero?" sembrò chiedergli l'acqua scrosciante, sussurrandoglielo all'orecchio attraverso le gocce che scivolavano lungo i suoi capelli biondi. Una semplice domanda. Un dubbio feroce.

Aveva eliminato suo nonno, un ostacolo per Kaname più che un pericolo per i vampiri. Aveva fatto il lavoro sporco, alla fine. Come sempre.

La sua esistenza non sarebbe cambiata dopo quella notte: sarebbe rimasto una delle tante pedine sulla scacchiera di Kuran, da muovere secondo un piano prestabilito. Era il loro destino: odiavano, amavano, combattevano, illudendosi d'essere completamente padroni della propria vita; in realtà seguivano il gioco di un Purosangue che non accettava di perdere e che aveva costruito le regole secondo i propri scopi.

Nel mondo di quello che, malgrado tutto, chiamava ancora "amico", la verità non aveva maggior sostanza di un filo di fumo. Era una pietra dalle mille facce, che, composta, non davano una soluzione; un labirinto di specchi privo d'uscita.

E loro vi erano bloccati in mezzo, senza rendersene conto.

Takuma sospirò, ascoltando il rumore della pioggia: era un suono che parlava, se si era abbastanza concentrati da udire le sue parole. Ma in quell'occasione non aveva nulla da dirgli ed il suo cadere era un ticchettio veloce, intenzionale ed irritante, deciso a chiarirgli che ogni goccia si portava via un altro secondo della sua vita.

Aveva ragione: tutto gli scorreva come sabbia tra le dita e lui non faceva niente per bloccarlo in qualche modo.

Aspettava.

Che cosa, non lo sapeva.

Forse un'era diversa. Forse il giorno in cui si sarebbe dimenticato tutto e avrebbe potuto davvero definirsi libero.

Libero dal giogo di persone più potenti o più scaltre; libero dal sangue che nemmeno mille tempeste avrebbero lavato via dalle sue mani; libero di vivere come desiderava.

Libero anche di morire.

 

°*°

 

-Cos'hai trovato?- domandò Rima, proteggendosi dal sole con il suo immancabile ombrellino.

-La spada di Ichijo- rispose Shiki, mostrandole l'arma recuperata tra le macerie.

Del suo proprietario non c'era traccia: svanito con la tempesta di quella notte, morto insieme ai lampi che avevano squarciato il cielo fino all'alba.

-Vado a riportargliela- proseguì il vampiro, riponendo la spada nel suo fodero. Non aveva idea di dove fosse, se fosse a pochi metri o dall'altra parte del mondo. Era un'avventura.

Un modo per rompere lo specchio e creare un'uscita nel labirinto.

O almeno per provarci.

 

FINE

 

  
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