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Autore: aufhebung_9    11/12/2010    3 recensioni
"Del resto su Spira dominava la morte, ma c’era sicuramente anche qualcos'altro… ciò per cui aveva scelto di intraprendere quella strada."
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Braska
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sperare nel riconoscimento in un lontano futuro
ha senso unicamente se si presuppone che
l’umanità rimanga
sostanzialmente immutata
e che ogni grandezza
debba esser sentita come tale
non soltanto in un’epoca, ma in tutte.*

 


Un’ora era ormai trascorsa da quando Braska e Jecht salirono le scale velocemente –troppo velocemente- superando una porta che simboleggiava contemporaneamente l’inizio e la fine di qualcosa: quale dei due istanti preferire, dipendeva ovviamente dal punto di vista dell’osservatore. Varcata quella soglia, il tempio tornò alla sua immobilità; eppure per Auron l’immobilità aveva fatto il suo ingresso nella sala molto prima, nel momento in cui, con gli occhi chiusi, seguì il rumore dei passi dei suoi compagni e il successivo chiudersi di una porta.

Tale era l’immobilità o, se fosse necessaria una scansione temporale più osservabile, tale era una tragica ciclicità.

Era stato uno sciocco, uno stupido ad aver solo pensato tempo prima di poter spezzare quella ripetività; ma ciò che lo feriva maggiormente era l’aver scoperto di non essere in grado nemmeno di salvare una vita.
Guardò dentro se stesso e si riscoprì un ragazzino arrogante e prepotente che aveva trovato disonorevole fare di un ubriaco un Guardiano, per poi scoprire come quel pazzo ubriaco fosse pronto ad una fine peggiore della morte per… per chi? Per il suo Evocatore? No, Jecht non apparteneva a quella realtà, e in Braska non aveva mai visto l’immagine di un ruolo che non poteva comprendere in modo totale. No, Jecht non si era sacrificato per il suo Evocatore, si era sacrificato per un amico, per l’unico uomo in quella terra troppo straniera che aveva creduto in lui fin da principio e fatto della sua incapacità di adattamento un motivo di divertimento, non di recriminazioni.
Lui invece cosa aveva fatto? Ormai ne era certo: era rimasto immobile, tanto quanto Spira.
Braska sarebbe uscito a momenti da quella porta, ma lo avrebbe fatto da solo.
Auron dovette buttarsi in ginocchio e tenersi la testa con le mani per non urlare, mentre la nuova consapevolezza di aver dedicato la vita passata ad una divinità che pretendeva sacrifici lo feriva, i sensi di colpa lo torturavano e il pensiero del dopo lo distruggevano.

Il tempo passò, ma Auron non se ne accorse fino a quando non sentì la porta del Naos aprirsi: tremò, non per il dubbio, ma per la certezza. Si alzò subito, tornando in posizione eretta e con lo sguardo serio; se c’era una cosa che poteva fare, era mantenere il suo ruolo di Guardiano fino alla fine. Guardiano di un amico, non di un Evocatore, come Jecht gli aveva insegnato.

Braska sperimentava una sensazione tremendamente grande e contraddittoria, mai provata fino ad allora.
Il legame con la Fede, in generale, era sfiancante sia fisicamente che mentalmente, come è giusto che sia nel condividere la propria mente con un’altra che portava con sé mille anni di storia; era sfiancante, sì, ma con il tempo il tutto riusciva a trasformarsi in un legame potente ed unico che sapeva di protezione e di saggezza. Quella volta, però, il legame era potentissimo, ma non odorava neanche lontanamente di saggezza: ciò che Braska associò alla sua terribile stanchezza era una dolorosissima nostalgia, tanto Jecht gli sembrava continuamente vicino e percepibile, eppur mai completamente raggiungibile. C’era tanto altro in quel nuovo stato, talmente vivo in lui ma impossibile da poter trasmettere con le parole: nemmeno l’oralità, tanto più potente spesso della scrittura, poteva permettergli di dividere il proprio peso con altri.
Quello era lo stato di un potenziale Alto Evocatore. Forse era troppo per un normale essere umano.

Una volta varcata la soglia, fuori quindi completamente dal Naos, Braska cercò subito Auron con lo sguardo: aveva bisogno di vederlo, di poter toccare qualcuno che sapesse di vivo. Lo trovò, subito pronto a sorreggerlo mentre saliva le scale per avvicinarsi a lui ed offrire le sue spalle, come aveva sempre fatto in occasioni simili in tutti i templi visitati durante il pellegrinaggio; il suo volto come sempre rigido, i suoi movimenti veloci nell’aiutarlo. Ma Braska sapeva andare oltre l’apparenza, allora meglio che in passato: in quel momento, Auron non gli ricordava assolutamente nulla di vivo, mentre questi compiva atti quasi meccanici cercando di trattenere uno sfogo di cui doveva sicuramente sentire il bisogno. Braska avrebbe voluto parlargli, dire qualcosa; tuttavia sapeva che l’unico modo per aiutarlo in quel momento era allontanarsi da quel posto, così, lasciandosi sorreggere perché troppo stanco, si diresse verso l'uscita del tempio, in silenzio.

***

Era notte. La città sacra sembrava essere ancora più straniera, con quelle tonalità scure e i numerosi pyreflies che riempivano l’aria: anche il potente fuoco che avevano acceso, in quell’atmosfera, sembrava una piccola e debole fiamma.
I due uomini sostavano lì, in mezzo a quello scenario desolante, osservando silenziosamente il fuoco di un rosso vivo completamente fuori luogo… perché vivo, non perché rosso.
Braska osservò il suo Guardiano leggendolo dentro: chiunque l’avesse visto lo avrebbe trovato assolutamente normale in quel suo modo di essere rigido, forse solo un poco più nervoso; ma Braska sapeva che stava combattendo per mantenere il suo ruolo, e che quei suoi leggeri ma visibili brividi non erano dovuti al freddo, come lui aveva giustificato quando gli era stato chiesto a proposito con premura. L'Evocatore era straziato dentro, ancora scosso per quello che aveva dovuto ottenere sacrificando la vita di Jecht, ma non riusciva comunque a pensare in quel momento a se stesso: pensava solo al suo amico, tanto forte e onesto da non mostrare dolore in nome del rispetto che provava nei suoi confronti. Pensò al domani, e per un attimo si sentì più leggero: del resto su Spira dominava la morte, ma c’era sicuramente anche qualcos’altro… ciò per cui aveva scelto di intraprendere quella strada.

-Auron…

Braska lo osservava con un’espressione assai eloquente seppure di difficile interpretazione, ma di sicuro non vi era tristezza nei suoi occhi. Auron lo fissò di rimando con attenzione, in attesa del continuo: nelle proprie condizioni, il suo Evocatore aveva sicuramente bisogno non solo di sostegno fisico, ma anche morale; richiamando quindi a sé quel briciolo di forza che gli doveva essere rimasto, si mise prontamente in ascolto, voltandosi verso Braska. Si stupì come mai era accaduto nel vederlo improvvisamente non solo sereno, ma anche esibire una leggera risata quasi divertito, poi sentì giungere infine la sua voce:

-Passi la figlia del sacerdote, sicuramente non il più ambito dei tuoi personali traguardi, ma… hai mai pensato di provare, un giorno, l’esperienza della paternità?

L’uomo pronunciò quelle parole con lo sguardo sinceramente sereno, come di fronte ad una delle tante loro conversazioni avvenute in passato. Quell'inaspettato stato dell’Evocatore associato alle parole permisero ad Auron di comprenderne il significato nascosto: tu devi andare avanti.

Ma Auron non era pronto per accettare quella verità: voltò lo sguardo davanti a sé, respirando con più foga ed affanno. Era seduto, esattamente come nel tempio era inginocchiato; si sorresse la testa con le mani allo stesso modo, e così poco prima era riuscito a mantenere il controllo. Perché allora adesso, proprio davanti al suo Lord, non ci riusciva? Pensò questo mentre, arrendendosi ai suoi sentimenti, lasciò che il suo viso fosse rigato dalle lacrime.

Braska osservò Auron  per qualche istante, non abbandonando il sorriso sul volto, poi si avvicinò a lui, e lo abbracciò. Mentre lo stringeva a sé percepì un lieve imbarazzo da parte del giovane, che si irrigidì per un momento ma non oppose comunque resistenza, anzi, pur non ricambiando il gesto dell’abbraccio, istintivamente nascose il viso nella spalla di Braska, per poi sussurrare un lievissimo:

–Braska, ti prego…

Braska non conobbe mai la fine della frase, forse perché non ne esisteva alcuna: notò invece come quel suo Guardiano tanto attento alle regole, in quel momento, si dimenticò di rispettare le dovute onorificenze, rivolgendosi a lui come ci si rivolge ad un amico. Si sentì felice, veramente felice per la prima volta da quando aveva lasciato il Naos del tempio di Zanarkand: sì, sentiva di poter continuare, fino alla fine, mentre con il pensiero ringraziava Auron per la sua preziosa presenza.
Dopo qualche minuto Auron si raddrizzò, asciugandosi subito gli occhi, visibilmente imbarazzato e quasi mortificato; vedere il suo Evocatore contento –anche in quella terribile situazione- lo tranquillizzò, tanto da poter ascoltare con chiarezza il continuo del discorso quando Braska ricominciò a parlare, appoggiandogli le mani sulle spalle:

-Ho viaggiato per Spira; eseguirò l’Evocazione Finale per Spira; sono un Evocatore per Spira. L’ho sempre detto, e sicuramente tu lo sai meglio di chiunque altro. Ma Spira non è solo una terra: è innanzitutto un insieme di volti che ho conosciuto e per cui proverò sempre affetto. Ho sempre sperato di potere onorare il ricordo della donna che ho amato e donare alla mia bambina il futuro che merita, ma non è solo per loro che oggi intraprendo questa strada: permettimi di eseguire il mio ultimo rito con la certezza che tu possa godere della Calma che oggi offro a questa nostra imperfetta realtà. Fallo per me, Auron… e anche per Jecht.

Per la prima volta, Auron avvertì qualcosa di diverso da una pesante immobilità: perché l’incontro con Braska, tanti anni prima, era stato ciò che di più straordinario potesse offrirgli la vita. Si vergognò di quella improbabile inversione dei ruoli, in cui un Evocatore che stava per andare incontro alla morte confortava il proprio Guardiano, e non viceversa; ma forse quello era il risvolto più plausibile, perché accanto a lui non sedeva un Evocatore. Sedeva Braska, appunto.
Non avrebbe mai potuto godere di quella Calma, mai –si chiese anzi se sarebbe riuscito a proseguire la sua vita normalmente- e Braska lo sapeva. La sua non proprio esatta risposta non dovette quindi stupirlo più di tanto:

-Resterò accanto a Voi, Lord Braska, fino alla fine: è il minimo che possa fare e il massimo onore che io possa oggi desiderare.
-L’onore è mio, caro amico. Ti ringrazio per essere qui: da solo non ce l’avrei mai fatta.

Questa volta sorrise Auron, anche se tristemente, mentre il volto ancora bagnato dalle recenti lacrime lo faceva apparire più giovane della sua età.
Era sicuro che Jecht avrebbe pagato per vederlo in quel modo e che si sarebbe divertito terribilmente nel prenderlo in giro con quel suo fare scherzoso e genuino che gli apparteneva; ma era anche abbastanza sicuro che, sì, Jecht in quel momento aveva proprio visto tutto: si voltò verso la sua sinistra, dove avrebbe seduto il terzo componente del gruppo in siffatta occasione.

Braska osservò, e comprese.  Sorrise più ampiamente: forse quella volta il ciclo si sarebbe infine veramente spezzato.
 
 



_____________________________
*è una frase di F. Nietzsche, presa dalla sua opera Umano, troppo umano. A mio avviso rispecchia benissimo l’angoscia che doveva provare Auron in quel momento: Braska, considerato fino ad allora un Evocatore decaduto, sarebbe stato riconosciuto con onore… solo perché Spira era, purtroppo, sempre la stessa. [Nietzsche ovviamente lancia altre provocazioni, ma non è questa la sede per fare filosofia, no? ;)]

Dunque, dunque. È stato abbastanza deprimente? XD
crimsontriforce dixit: «[…]QUOTONE sulla faccenda della presenza di Auron. ...ci si potrebbe anche scriver su qualcosa, si potrebbe». Il risultato dei nostri soliti discorsi sui soliti approfondimenti richiesti dai soliti fans innamorati di FFX! E dato che la signora in questione mi ha onorata con un bellissimo regalo per il compleanno, mi sdebito con questa mia storia…triste, sì, ma considerata la situazione, non potevate certo aspettarvi balletti e musiche pop, suvvia! Per quello, c’è sempre FFX-2. E MI FERMO QUI.
Spero che il tutto sia stato di gradimento per i lettori, ovviamente.



 
  
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