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Autore: Eliatheas    12/12/2010    7 recensioni
Oliver si preoccupava per lei.
Quel pensiero la colpì, improvviso, e la fece rimanere per un attimo senza fiato, eppure era così, era la verità. E la faceva sentire bene. La riscaldava, come neanche il fuoco del camino poteva fare. Scioglieva tutte le preoccupazioni, tutto il gelo che aveva attanagliato il suo cuore e la faceva sentire come una ragazzina, una ragazzina di dodici anni che si meravigliare nel vederlo davanti a lei, pronto ad aiutarla a portare un baule troppo pesante. Il pensiero della guerra, là fuori, sembrava quasi lontano, se c’era Oliver a proteggerla.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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If everyone goes away, i will stay

Natale 1991

«Serve una mano con quello?» domando Oliver Baston, mentre Katie Bell arrancava con ben poca grazia verso la Sala di Ingresso, trascinando un baule che era il doppio di lei.
«Oh» fu la prima cosa che le venne in mente di dire. L’attimo dopo avrebbe preferito prendersi a pugni, sbattere ripetutamente la testa contro il muro, buttarsi dalla Torre di Astronomia, piuttosto che sembrare così stupida davanti ad Oliver Baston. Insomma, era Oliver Baston!
Non che lei avesse qualche speciale simpatia per Oliver Baston. Assolutamente no. Solo che era il suo capitano e magari non era esattamente divertente fare quelle figure davanti a lui.
«Non devi disturbarti, davvero, posso farcela» tentò di dire, ma Oliver la guardò con un sopracciglio inarcato, chiaramente scettico davanti alle parole di lei.
«Certo. E domani i Serpeverde incominceranno a distribuire dolcetti» disse, scuotendo la testa e prendendo il baule della ragazza con estrema facilità., trascinandolo assieme al suo. Come ci riuscisse, Katie non lo sapeva proprio, ma in fondo gli era grata, perché le aveva risparmiato una fine indegna come quella di essere schiacciata da un baule troppo pesante.
«Grazie» disse lei, sorridendogli. Oliver si strinse nelle spalle e sorrise a sua volta, come a dire che non era niente, che a lui faceva piacere aiutarla.
«Allora, torni a casa? » le domandò, mentre arrivavano alle carrozze che li avrebbero portati alla stazione di Hogsmeade. Katie annuì, mentre Oliver caricava il suo baule sulla carrozza come se si trattasse di una piuma, assieme a quello della ragazza.
«Sì, torno a casa. Be’, più o meno, mamma è di Dublino, così ci vuole portare in Irlanda a trovare i nonni» .
La voce della coscienza cercò di zittirla, nella sua mente, ma ovviamente, quando si trattava di ragazzi – e anche particolarmente carini – Katie finiva per non ascoltarla mai. Quella volta le stava urlando che di sicuro ad Oliver Baston non interessava sapere che sarebbe andata a trovare i suoi nonni, ma, ovviamente, Katie la stava adorabilmente ignorando.
«Oh, non sapevo che fossi metà irlandese» Oliver sorrise e le fece cenno di entrare nella carrozza, pronta a partire. Lei vi salì e lui la seguì, subito dopo, sorridendole ancora.
«E tu? Passi il Natale con la famiglia? » domandò lei, a sua volta, guardandolo con un sorriso allegro. Lui annuì.
«Sì, quest’anno torna mio fratello. È da tempo che non lo vedo, è sempre in ritiro con la sua squadra» mormorò lui, stringendosi nelle spalle e sorridendole.
«Anche lui gioca a Quidditch? » gli chiese Katie, stupita.
«Il Quidditch è una tradizione di famiglia, da me. Anche mio padre e mio nonno giocavano, da giovani» le spiegò, con aria divertita. «Questo spiega perché sono così ossessionato, almeno».
Katie ridacchiò alle sue parole, ma poi scosse la testa.
«Io non credo che tu sia ossessionato» disse, con voce ferma, sorridendogli. «Sei un buon capitano, Oliver. Voglio dire, certe volte prendi le cose troppo sul serio, ma sei un buon capitano. Il migliore».
Oliver sorrise, come a ringraziarla.
«E tu sei una brava Cacciatrice, per avere solo dodici anni» le disse e Katie si ritrovò ad arrossire, distogliendo lo sguardo e fissando con intensità le sue mani. Oliver Baston le aveva fatto un complimento, Oliver Baston le aveva fatto un complimento!
Non che questo significasse qualcosa, ovviamente. Insomma, Katie era solo felice che il suo capitano si fosse complimentato con lei, tutto lì. Era ovvio, non c’era bisogno di vedere sempre male la cosa.
In quel momento, la carrozza si fermò e Katie si rese conto che erano già arrivati alla stazione di Hogsmeade, con suo dispiacere. Stare in quella carrozza con Oliver era bello, lui la faceva sentire stupidamente leggera e poi, insomma, le aveva appena fatto un complimento!
Oliver scese poco dopo e prese i due bauli con facilità, facendole cenno di salire sul treno senza preoccuparsi, perché ci avrebbe pensato lui ai suoi bagagli.
Quando Katie trovò uno scompartimento libero, disse ad Oliver che poteva lasciare il baule anche lì, andava più che bene. Lui le sorrise e, con grande stupore e gioia di Katie, lasciò andare per un attimo i due bauli per abbracciarla.
Katie pensò che sarebbe probabilmente evaporata, se avesse continuato ad arrossire in quel modo.
«Allora buon Natale, Katie. Divertiti» le mormorò lui, scostandosi, poco dopo, e scompigliandole appena i capelli. Lei sorrise e gli augurò buon Natale a sua volta, prima di vedere la figura di Oliver Baston scomparire nel corridoio dell’Espresso per Hogwarts.
Solo in quel momento, quando Oliver fu ormai lontano, Katie Bell si permise di sospirare, come una vera e propria idiota, senza sapersi spiegare il perché.

~

Natale 1997

Probabilmente non era una buona idea. Probabilmente l’avrebbe odiata. Forse era con la sua famiglia. Oppure con la sua ragazza. Probabilmente era fidanzato e si stava per sposare e non aveva voluto dirglielo, ma ora l’avrebbe scoperto molto dolorosamente.
Probabilmente sarebbe dovuta fuggire proprio in quel momento, prima di trovarsi faccia a faccia con una modella del Settimanale delle Streghe che si sarebbe presentata come la futura moglie di Oliver Baston.
Katie Bell stava giusto per lasciar perdere e andarsene – prima di incappare in quella che poteva essere una situazione spiacevole -, quando la porta si spalancò e apparve Oliver Baston, preoccupato come non mai.
«Katie? » domandò lui, scioccamente. Lei gli sorrise, incerta, stringendosi nelle spalle e guardando i suoi piedi.
«Scusa, non avrei dovuto disturbarti, me ne vado, ti lascio festeggiare. Sono stata una stupida …» mormorava a voce bassa qualsiasi scusa possibile, quando Oliver la prese per il braccio, prima che potesse fare un solo passo, e la fece entrare in casa, al caldo.
«Non dire sciocchezze, Katie. Lo sai che puoi contare su di me per qualsiasi cosa» mormorò lui, aiutandola a sfilarsi il cappotto. Lei gli sorrise, un po’ per scusarsi, un po’ per mostrare la sua gratitudine, poi, senza sapere cosa stava facendo, si sporse ad abbracciarlo, come se tutte le preoccupazioni che l’avevano assalita – prima delle sciocche isterie da ragazzina cotta – fossero tornate, prepotenti, e Katie non fosse in grado di reggersi in piedi, sotto il peso di quelle.
Oliver rimase stupito per un attimo, poi la strinse a sé, delicatamente, accarezzandole con dolcezza i capelli, quasi temesse che potesse romperla con un tocco.
«Tutto a posto? » le domandò e Katie sospirò contro il petto di lui. Era sempre stata piccolina e si sentiva quasi una bambina, stretta a lui, ma non le importava, perché quell’abbraccio la faceva sentire bene, per una volta, dopo tanto tempo.
«Scusami» mormorò, poi, scostandosi appena da lui e sorridendogli un po’. «E’ che … tu sei l’unica persona che mi fa stare bene. Ho bisogno di te, Oliver» confessò, abbassando lo sguardo e arrossendo appena.
Magari non avrebbe dovuto dirglielo, ma era l’unica cosa che poteva dire. Era semplicemente la verità. Era arrivata lì solo perché Oliver Baston era l’unica persona che la faceva stare bene, l’unica persona con cui voleva trascorrere quel giorno – l’unica persona con cui voleva trascorrere il resto della sua vita.
Lui le accarezzò appena il viso, a quella confessione, e le sorrise, scostandole una ciocca di capelli dal volto con tenerezza. Katie sapeva che per Oliver Baston lei era solo un’amica, eppure non poté fare a meno di sentirsi bene a quel tocco.
«E’ tutto okay, Katie. Sono felice che tu sia venuta da me» le prese la mano e la portò in salotto, dove il fuoco del camino rendeva l’ambiente più caldo dell’ingresso. La ragazza si sciolse un po’ a quel calore, quasi come se le sue preoccupazioni potessero sciogliersi assieme al gelo che aveva accumulato. Oliver la fece sedere sul divano, per poi sedersi a sua volta e sorriderle, facendole poggiare la testa sulla sua spalla.
Katie arrossì appena, ma stava troppo bene – leggera e felice – per curarsene.
Oliver si preoccupava per lei. Quel pensiero la colpì, improvviso, e la fece rimanere per un attimo senza fiato, eppure era così, era la verità. E la faceva sentire bene. La riscaldava, come neanche il fuoco del camino poteva fare. Scioglieva tutte le preoccupazioni, tutto il gelo che aveva attanagliato il suo cuore e la faceva sentire come una ragazzina, una ragazzina di dodici anni che si meravigliare nel vederlo davanti a lei, pronto ad aiutarla a portare un baule troppo pesante. Il pensiero della guerra, là fuori, sembrava quasi lontano, se c’era Oliver a proteggerla.
Lui giocherellava con i suoi capelli e lei si ritrovò a raccontargli tutto. Di come la sua famiglia fosse andata in Irlanda e di come lei fosse rimasta lì, per paura, per il terrore di tornare, un giorno, e di non trovare più niente. Per il terrore di tornare e scoprire che era tutto cambiato, che tutte le persone che aveva conosciuto, che aveva amato, erano andate via per sempre. Gli raccontò di come la paura di quello che stava succedendo l’avesse assalita e di come lui era l’unica cosa a cui riusciva a pensare. Era sempre così, ma non gliel’aveva detto questo. Era sempre così. Quando la nebbia la circondava, pronta a soffocarla, Oliver era l’unico volto che riusciva a vedere. Ma questo non gliel’avrebbe detto, perché … perché sarebbe stato imbarazzante, perché, nonostante tutto, sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli la verità, nonostante il Cappello Parlante l’avesse Smistata a Grifondoro. Perché, alla fin fine, non voleva rovinare la loro amicizia per una cosa così stupida.
Oliver l’ascoltò, pazientemente, e la strinse tra le sue braccia e così, insieme, passarono la Vigilia di Natale, e quando fu mezzanotte, lui si sporse per poggiare un bacio sulla fronte di Katie, sorridendole  e stringendola un po’ di più.
«Buon Natale, Katie» le disse. Lei si sistemò meglio tra le sue braccia, poggiò la testa sul suo petto e sospirò, sorridendo.
«Buon Natale, Oliver» mormorò, finalmente leggera e calma, finalmente al suo posto. Lì, era lì che doveva stare, era lì che era davvero felice.
Katie Bell si addormentò lì, tra le sue braccia, ascoltando il respiro di Oliver Baston.
E, per la prima volta da quando la guerra era iniziata, Katie Bell si sentì al sicuro.

 

Angolo Autrice

E’ domenica – mio unico giorno libero XD -, è il 12 di dicembre, ho già fatto l’albero e, ovviamente, è il momento delle storie deprimenti sul Natale!
Okay, la prima parte non è così deprimente, dopotutto, mentre per la seconda non lo potevo impedire, purtroppo ç_ç
Dunque, questa storia, in teoria, è una contrapposizione di due Natali di Katie e Oliver o più o meno. La prima parte è ambientata durante la Pietra Filosofale. Katie ha dodici anni, Oliver quindici e stanno tornando a casa per le vacanze, come credo si sia capito XD
La seconda parte è ambientata nei Doni della Morte ed è Katie a cercare Oliver perché ha bisogno di lui. E’ una cosa stupida, però non potevo pensare altrimenti per tutti e due.
Okay, ora meglio che la smetta di dire idiozie ù_ù
La cosa della mamma irlandese di Katie ... lasciate perdere. Seriamente. Mettetela nel cassetto 'Ad El piace inventare cose senza senso' e chiudetela lì, basta XD
Il titolo – un verso della canzone Breath In, Breath Out di Mat Kearney - non ha molto a che fare con la storia, ne sono consapevole, ma mi piace immaginare che in entrambi gli episodi Oliver sia lì, l’unico su cui Katie sa di poter contare sempre. Insomma, più o meno XD

Okay, ora la smetto ù_ù
prometto che mi impegnerò a scrivere anche storie natalizie più allegre XD
El.

   
 
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