Crossover
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Autore: Macross    14/12/2010    7 recensioni
Mi sono sempre chiesto, dopo aver terminato la visione di Battlestar Galactica 2003, che fine avessero fatto i Centurioni.
Dopo averci pensato un po', ho deciso di buttare giù queste righe perché non tolleravo che la loro dipartita fosse senza conseguenze o senza futuro.
Questa breve one-shot vuol dare un finale alla loro Odissea nel cosmo, che diventa anche l'inizio di una nuova storia e di una nuova razza.
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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cylonstory

Ed Adesso?




Passata l'orbita del Nono Pianeta, il vuoto. Intervallato solamente da alcuni corpi inerti, masse di ghiaccio e roccia somiglianti ad una nube solo se osservati da grande distanza. In futuro, questa fascia sarebbe stata chiamata Nube di Oort, luogo di nascita delle comete; ma adesso l'uomo aveva questione più urgenti da soddisfare; ad esempio sfuggire ai predatori e ricavare pelli per vestirsi dagli animali scuoiati.

Nel vuoto siderale una curiosa forma a sei punte, come due ipsilon invertite e sovrapposte, comparve per un minuto, prima di sparire e comparire nuovamente a molti anni luce di distanza. A bordo vi erano gli ultimi sopravvissuti di quella razza robotica creata dagli umani molto tempo prima, i Cyloni.
Creati  come schiavi, i Cyloni si erano ribellati al genere umano e c'erano state due guerre, che avevano posto fine alle dodici Colonie e dato inizio al lungo esodo degli esseri umani alla ricerca del pianeta Terra.
Grazie alla loro partecipazione nel conflitto ultimo e risolutivo tra la razza umana e quella cylone, i Centurioni, esponenti meccanici della razza (volgarmente detti "tostapane"), si erano guadagnati la libertà.
I modelli organici erano rimasti sulla terra, come quei pochi Coloniali che rimanevano in vita.
Erano totalmente soli.

Ed adesso?

La libertà può fare paura, la libertà può essere agghiacciante, può confondere. Può terrorizzare a morte. Può annichilire dalla paura perfino una "macchina". Dove andare?
Lontano da lì, quello era certo, in attesa di trovare un corpo celeste disabitato, ricco di risorse per poterlo colonizzare. Ciò poteva richiedere decenni, ma loro, fortunatamente, avevano tempo e forze sufficienti a realizzare lo scopo.

Il problema principale era la mancanza di un leader, qualcuno che si assumesse le decisioni più importanti, qualcuno che li guidasse.
Certo, avevano l'Ibrido con loro, quella strana entità organica, quel punto evolutivo morto che serviva da sistema di guida centrale della basestar.

Ma poi?

Avevano i Raider, caccia organici senzienti, "con l'intelligenza di un cane", così almeno aveva detto qualche umano. Un ottimo animaletto assassino da compagnia , ma poi? Dovevano essere lasciati liberi di crescere, come tutti, attualmente non erano in grado di prendere su di se le sorti della loro razza.

Demandare la funzione di Leader al loro Dio?
Avevano la fede nell'Unico Dio, nei Suoi Comandamenti, ma era una fede artificiale, creata da umani stufi dei ritualismi della fede negli dei di Kobol, adottata da Cyloni e rimescolata per dare una motivazione al conflitto con gli umani.
No, non poteva funzionare così. Era un cortocircuito sociale.

Ormai il dibattito stava durando da due giorni. I Centurioni non avevano bisogno di parlare (e comunque, non potevano farlo, non avendo altoparlanti installati) o di trovarsi necessariamente in un'unica stanza, potendo infatti comunicare tra di loro grazie ad un'avanzata forma di rete neurale.
Voci tutte uguali, tutte monotone, scevre di eccitazione.

"Il sistema del voto democratico che usavano i Cyloni Umanoidi si è rivelato fallimentare".
"Tuttavia, la democrazia è un giusto modo di governare".
"Guardate dove ci ha condotto, siamo gli unici sopravvissuti."
"Eppure, abbiamo raggiunto il traguardo che i nostri antenati agognavano."
"E quindi? La libertà verso noi stessi ci ha gettati in questo vuoto, fisico e spirituale."

Curioso.
Anche i pensieri sembrava che subissero una sorta di filtraggio ed alla fine ne venivano scelti i cinque più rappresentativi. Il cinque era un numero ricorrente.
Ci fu un attimo di silenzio nella rete. Poi,

"Il vuoto lo riempiremo con le nostre coscienze. Abbiamo bisogno di regole."
"Più che di regole, per imparare ad apprezzare la libertà abbiamo bisogno di una limitazione."
"Non siamo stati già limitati abbastanza?"
"Possiamo essere quello che vogliamo."
"Ma che senso ha, essere quello che vogliamo, se non sopravviviamo?"

Un altro attimo di silenzio, perfino il flusso degli elettroni nei circuiti sembrava essersi congelato.
Era evidente anche ad un Raider come non si approdasse a nessun porto, continuando su questa rotta.
La Basestar comunque si era spostata molto lontano, circa 500 anni luce dal Sistema Solare, in direzione del Centro Galattico.
Ad intervalli regolari i Raider venivano mandati in avanscoperta, permettendo così di coprire una vasta area di spazio.

Il dibattito proseguiva. Un mese, due mesi, quattro mesi. Centinaia di anni luce coperti. Numerose mappe stellari compilate ed archiviate.
Nessun incontro con forme di vita intelligenti, solamente qualche alga primitiva su un pianeta con una biosfera comparabile alla Terra Primordiale, nei pressi della stella Gliese 181.

Fecero due soste; della durata di alcune settimane. La prima per recuperare del Tylinium, il carburante dei  motori FTL, la seconda per procurarsi alcune decine di tonnellate di materiale per l'improvvisata forgia, costruita sul ponte sette della Basestar grazie alla specifica richiesta di un gruppo di Centurioni.

La cosa aveva suscitato all'inizio scalpore, in quanto spesso e volentieri la nuova libertà acquisita aveva creato solamente lunghi momenti di inattività, tuttavia con il passare dei mesi la scintilla della creatività brillava sempre più forte.

Come aveva destato scalpore anche la pacca (affettuosa?) sullo scafo dei Raider che i meccanici dell'hangar 34 assestavano ad ogni mezzo che si preparasse al decollo. Quando gli fu chiesto perché lo facessero, venne risposta una cosa tipo: "per augurare fortuna ed un buon volo". E poi, anche (ma sottovoce).  "Se qualcosa andasse male, è bello ricordare un atto di affetto prima di scomparire".

Insomma, i singoli Centurioni mostravano una maggiore individualità, e non passarono molti mesi prima che uno di loro decidesse di dipingersi una striscia blu sulla testa. Come mai? Chiesero. "Voglio essere io". Una risposta che solo poco tempo prima non avrebbe avuto senso, adesso invece sembrava acquistare peso ad ogni secondo che passava.

Questo causò l'ennesima discussione, anche se stavolta c'era una sottile corrente sotterranea di autocoscienza. Le voci nella mente, adesso, sembravano molto diverse tra loro.

"Evidentemente, l'individualità e l'auto-determinazione crescono con il tempo."
"Questo non distruggerà la nostra società?"
"Al contrario, la renderà migliore."
"Ed il capo? Sono preoccupato/a"
" Di certo, quello che è accaduto non si ripeterà più."

Le peregrinazioni dei sopravvissuti rischiarono di terminare due volte, quell'anno. La prima a causa di un brillamento solare, che aveva fatto saltare il 90% dei circuiti dell'astronave. La seconda a causa di un virus che avevano portato inavvertitamente sull'astronave , infettato l'Ibrido e rischiato di distruggere il sistema di guida.

Poi, finalmente, un piccolo pianeta, completamente roccioso, l'unico oggetto in orbita attorno ad una stella rossa di classe M5, se si escludeva alcuni asteroidi catturati dalla forza di gravità del piccolo astro.
Dotato di una tenue atmosfera di anidride carbonica, che non impediva comunque alla scarsa energia della stella di riscaldarlo, il pianeta sembrava ricco di metalli e completamente privo di vita.

Si sbagliavano, a tal riguardo. La vita c'era: strane forme unicellulari che si nutrivano di metallo e supportavano un bizzarro ecosistema basato sui silicati ferrosi, interessanti dal punto di vista accademico, inutili dal punto di vista pratico.

Era perfetto. Fu scelta una pianura come luogo di atterraggio, situata tra due piccole colline ricche di metalli e non lontana dal "mare" (in realtà una distesa di polvere e di  silicati color cemento).
Iniziarono subito i preparativi per la Prima Fondazione: prima piccole caserme prefabbricate, poi strutture in muratura permanenti. Dopo di queste, le prime fabbriche artigianali: torni, fonderie, centri di assemblaggio "domestici".
Strade, depositi, magazzini.
Successivamente a questi, strutture ancora più grosse. 
Era nata la Prima Città, o Prima.

Non avevano battezzato la loro nuova casa, ma cominciarono a contare gli anni in Cicli, ovvero il periodo di rivoluzione della stella intorno al piccolo sole rosso.
La Basestar era mantenuta funzionante e in perfetta efficienza.

A questo punto, l'unica cosa che rimaneva da fare era l'elezione del Leader.
Avvenne durante il decimo ciclo, sette cicli dopo la costruzione del primo Cylone di nuova generazione nato interamente sul pianeta, che adesso possedeva tre nuovi centri urbani e industriali, con un numero imprecisato di centri minori.

Quella data segnò l'inizio di una nuova era della razza Cylone.

Il Leader fu chiamato Primus e governò a lungo su quel piccolo pezzo di roccia che gradualmente si copriva di metallo.





   
 
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