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Autore: Akane    14/12/2010    3 recensioni
“Sono passati mesi, passeranno anni e sicuramente quello che proviamo non cambierà. Cambierà solo la nostra capacità di resistenza. Io non voglio passare una vita a respingerlo.”
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hybrid Theory' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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TITOLO: New divide
AUTORE: Akane
SERIE: RPF - cantanti
TIPO: one shot, slash
GENERE: sentimentale, comico
RATING: giallo
PAIRING: ChesterXMike dei Linkin Park
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stessi, però io immagino cose che non fanno male a nessuno!
NOTE: per questo capitolo ho preso ispirazione da due video: http://www.youtube.com/watch?v=-TSbJ2z0RC8 e http://www.youtube.com/watch?v=LBETBxHv-vY&feature=related (ponete attenzione solo alle parti coi palloncini, quindi da metà circa in poi…). Mi sono chiesta perché ci fossero tutti quei palloncini e cosa ci facessero Chester e Mike nascosti sotto di essi. Ho voluto rispondere per conto mio e questa è la mia personale versione dei fatti con qualche innocente modifichina a ciò che è accaduto quella volta. E poi c‘è questo mosaico di foto loro che mi hanno ispirato allo stesso modo:  http://img87.imageshack.us/img87/1544/bennoda25.jpg
Non volevo fare niente di epico o drammatico o litigioso, per questo famoso capitolo X, infatti è molto semplice, sentimentale in certi punti (per i loro canoni) e comico-demenziale in altri. Secondo me loro sono così, poco sentimentali e parecchio dementi… ma tanto carini insieme!
La canzone di riferimento è New Devide, la colonna sonora dei Transformers 2, che non si colloca nel tempo dopo l’album di ultima uscita (A thousand suns), dove invece si colloca questo capitolo, però facciamo uno strappo alla realtà (strappo più strappo meno, ormai) e godetevi quello che ho scritto!
Anche perché questa dichiarazione di Mike è molto indicativa:
"Stavo scrivendo basandomi sull'idea che il protagonista principale, Sam, era sul punto di avere un grande cambiamento nella sua vita; doveva prendere una decisione su chi volesse essere. Come molte altre persone, mi ricordavo di essere stato anch'io in una situazione simile."   <-  No?
Ah, e dimenticavo… le due dichiarazioni inserite nella fic sono prese dalle interviste una a Mike e l’altra a Chester!
Grazie a tutti quelli che leggono e commentano, buona lettura. Baci Akane

NEW DIVIDE

“Mi ricordo cieli neri
fulmini attorno a me
ricordavo ogni bagliore improvviso
appena il tempo cominciò a offuscarsi
come un segno sconvolgente
che il destino mi aveva trovato alla fine
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito
e diceva che ottengo solo ciò che merito
allora dammi una ragione
per dimostrare che ho torto
per lavare questa memoria pulita
lascia che le alluvioni attraversino
la distanza nei tuoi occhi
dammi una ragione
per riempire questo vuoto
riempi lo spazio che c'è
fa che sia abbastanza
da raggiungere verità e bugie
attraverso questa nuova divisione
non c’era niente in vista
a parte i ricordi abbandonati
non c'era un posto in cui nasconderli
le ceneri cadevano come neve
e la terra crollò
nel punto dove ce ne stavamo
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito
e diceva che ottengo solo ciò che merito
allora dammi una ragione
per dimostrare che ho torto
per lavare questa memoria pulita
lascia che le alluvioni attraversino
la distanza nei tuoi occhi
attraverso questa nuova divisione
in ogni perdita
in ogni bugia
in ogni verità che neghi
e ogni rammarico
e ogni addio
era un errore, troppo grande da nascondere
e la tua voce è tutto ciò che ho sentito
e diceva che ottengo solo ciò che merito
allora dammi una ragione
per dimostrare che ho torto
per lavare questa memoria pulita
lascia che le alluvioni attraversino
la distanza nei tuoi occhi
attraverso questa nuova divisione
dammi una ragione
per riempire questo vuoto
riempi lo spazio che c'è
fa che sia abbastanza
da raggiungere verità e bugie
attraverso questa nuova divisione
attraverso questa nuova divisione
attraverso questa nuova divisione”

Se da un lato era scoppiato il divertimento, dall’altro era una specie di inferno.
Chester, convinto di quel che sentiva, adorava provocare Mike e questi, a sua volta, adorava ricambiare tali provocazioni, però per quanto bello e divertente fosse per il medesimo livello di demenza in entrambi, quando le situazioni in cui si mettevano finivano per piacere troppo, diventava poi assai difficoltoso resistere.
Chester si era imposto di non umiliarsi facendosi respingere, non sarebbe mai sceso tanto in basso, però era così bello stuzzicarlo, fargli qualche dispetto, giocare con lui in ogni modo possibile…
Mike, invece, aveva deciso che per il bene del gruppo non poteva buttarsi in una storia che sicuramente sarebbe stata difficile, avrebbero davvero potuto mandare tutto a quel paese, però anche lui trovava incredibilmente piacevole assecondarlo e addirittura essere il primo ad inventarsi qualcosa per divertirsi con lui.
Ogni volta che si avvicinavano troppo e che scattava quella famosa scintilla che gli faceva volere un approfondimento immediato, si spaventavano cercando di allontanarsi per riprendere possesso delle rispettive volontà, ma poi era davvero impossibile non ricaderci nonostante le promesse che facevano a loro stessi.
Anche se a onor del vero in Chester c’era comunque molta più volontà di impossessarsi di Mike che di non farsi umiliare ad un suo probabile rifiuto.
Non è che pensasse molto al bene del gruppo, cosa tipica solo dell’altro ragazzo.
Non poteva comunque sapere, o forse aveva i prosciutti sugli occhi, che invece era ampiamente ricambiato!
Un esempio classico di provocazione da Mike a Chester fu esattamente la risposta del primo circa a cosa pensasse del suo vocalist principale.
“Mike, cosa pensi di Chester? Si dice che sia molto egocentrico…”
“Sì, è vero, penso che Chester sia molto pieno di sé però trovo che questo sia molto hot!”
E all’udire la risposta il protagonista di quest’uscita ironica e candida che diceva la verità celandola dietro ad un finto scherzo, l’aveva arpionato dandogli un sonoro bacio sulla guancia facendo finta di essere due amici che si atteggiano a fidanzati per gioco.
Gioco intrigato, in realtà, visto tutto quello che c’era dietro con loro due che si piacevano davvero e avrebbero voluto veramente essere quello che fingevano per scherzo.
Siparietti all’ordine del giorno, ironizzare di continuo sul far finta di stare insieme per dimostrare quanto amici fossero, era un modo sì per provocarsi ma anche per avere sollievo nel poter fare ciò che volevano senza dover scoprirsi realmente.
Qualcosa di talmente contorto che sicuramente nemmeno loro se ne rendevano conto mentre lo facevano.
Spirali formate nel corso del tempo e intensificate negli ultimi giorni.
Uscite comiche fraintendibili di uno e manifestazioni d’affetto esagerate dall’altro, anche se di solito quello più espansivo e che stringeva il compagno era Mike, colui che fra loro era più di tutti per il contatto fisico.
Cose che accadevano improvvisamente anche mentre cantavano, sia che fossero concerti, sia che fossero solo prove, quando un’esibizione particolarmente difficile andava a buon fine, Mike si fiondava su Chester manifestando la sua gioia stritolandoselo un po’.
Oppure adorava, oltre a discutere con l’amico per gioco, cantare col braccio intorno al collo dell’altro che invece lo fissava da quella vicinanza cercando di metterlo a disagio, vedendo se riusciva a stimolare qualche reazione interessante.
Mike aveva un ottimo controllo.
L’aveva colto in fallo solo in quelle due occasioni per ‘The little things give you away‘, non ci era più riuscito.
E lo vedeva come l’abbracciava così tranquillamente, quasi come un fratello maggiore.
A volte a Chester veniva questa convinzione, che per lui fosse solo un fratello, e finiva per diventare intrattabile e furioso. In quei momenti solo Mike poteva calmarlo.
Vedere come si preoccupava di restituirgli il buon umore o di capire cosa fosse che non andava, lo rasserenava.
Per questo, poi, tutti gli altri del gruppo avevano cominciato a mandare sempre e solo Mike a trattare con Chester, sia che fosse sereno e allegro, sia che fosse nero e incazzoso. Quando poi i due discutevano, seriamente o meno, poi dicevano di tutto a Mike perché osava girare a quel modo la luna di Chester. E lo spedivano a calci a fare la pace con lui, se c’era bisogno.
Fu con un’ammissione del vocalist principale in un’intervista, che la situazione mutò.
"Mi ha dato un sacco di buoni avvertimenti. Di non andare fuori aspettandosi di essere trattato come se fossi con i Linkin Park, come credo molti ragazzi della band possano pensare - 'Usciremo e avremo un altro progetto e sarà immenso!'. Ho apprezzato questo. Mike è una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. E' uno dei miei migliori amici. Lo amerò fino alla morte, è un ragazzo stupendo, super-talentuoso, quindi qualsiasi cosa lui mi dica, la ascolto. “
Affermazione che non aveva stupito chi l’aveva letta tanto quanto Mike.
Mike che però l’aveva trovata molto tempo dopo che era stata fatta.
Era il suo compleanno e per l’occasione i ragazzi della band si erano prodigati in una serie di scherzi e regali, fra cui un cartellone grande quanto tutto la parete con raccolte tutte le dichiarazione che i suoi amici avevano fatto su di lui nel corso degli anni, per lo più interviste.
In una parte della parete aveva trovato una di quelle di Chester risalente a non sapeva nemmeno lui quanto.
Naturalmente aveva innanzitutto cercato quelle del ragazzo che gli interessava e lette le aveva trovate tutte simpatiche o comunque amichevoli. Solo quella gli aveva fatto venire un colpo e a sopracciglia alzate aveva creduto di aver letto male il nome di chi l’aveva detta.
Aveva percorso e ripercorso l’ultima frase più e più volte ed era rimasto interdetto.
Certo, ricordava di aver dato consigli simili circa un anno prima a Chester, ma non aveva mai saputo che poi lui aveva detto cose simili.
Era a conoscenza della grande stima che provava nei suoi confronti, ma quello superava di gran lunga le sue aspettative.
Nell’ultimo anno Chester era diventato molto più allegro e giocoso e gli scatti d’ira si erano fatti più radi, anche se doveva ammettere coincidevano sempre con qualcosa che finiva per dire o fare lui.
Non ci aveva mai dato peso.
Chester non era mai stato un tipo eccessivamente espansivo o affettuoso a parole. Era capace di fare l’idiota in più modi, sempre pronto a qualunque gioco, specie se volgare, ma se si trattava di dichiarazioni d’affetto… bè certo ne faceva ma rimaneva sempre entro certi limiti.
Di fatto su quel muro l’affermazione di Chester che spiccava di più era proprio quella, dove aveva dichiarato apertamente di amarlo.
Conoscendo l’elemento si poteva benissimo pensare che scherzasse, ne aveva fatti di simili… fingersi il suo fidanzato, cioè. E comunque poteva essere visto come un ‘gli voglio un bene dell’anima’, come probabilmente tutti gli altri l’avevano interpretata.
Però quelle righe gli erano entrate dentro come perforando ogni sua difesa e gli erano arrivate in un posto che teneva al sicuro, lontano da una certa persona.
Si era sentito felice.
Così felice non lo era mai stato davvero ed aveva ringraziato il Cielo di essersi trovato solo, in quel momento, perché quella stanza-regalo era la sorpresa del gruppo per lui.
Aveva potuto fare quella faccia ebete che normalmente nascondeva davanti agli altri.
La stanza regalo consisteva, oltre ad una parete piena di queste frasi su di lui raccolte dalle interviste nel corso degli anni, anche in un centinaio di palloncini se non di più che ricoprivano a più strati il pavimento impedendo quasi il movimento. Tutti colorati.
Poi in un angolo un pianoforte nuovo.
C’era una gran varietà di regali che gli si poteva fare, naturalmente, lui suonava praticamente tutti gli strumenti, anche se principalmente era la chitarra e le tastiere. Era anche un grande artista e grafico e strumentazioni tecniche per quel genere di cose erano ben accette. Era un eccellente mixatore e di conseguenza anche apparecchiature per quel suo tipo di lavoro sarebbero state perfette. Ma quella volta avevano optato per il miglior modello di pianoforte in circolazione.
Naturalmente quello che aveva detto a Chester che gli piaceva da impazzire.
Quello più costoso.
Fu così che sorridendo e scuotendo la testa per dire quanto matti fossero, sapendo che le sorprese di sicuro non sarebbero finite lì, si sedette davanti allo strumento, dando le spalle alla porta.
Lo guardò accarezzandolo da vicino, gli occhi gli brillavano. Era uno di quei regali che valevano di più per la storia che ci stava dietro, che per il prezzo in sé.
Infatti, facendo correre le dita esperte sui tasti bianchi e neri, prima di immaginarsi come di consueto la voce di Chester cantare una qualche nuova canzone che di lì a poco gli sarebbe venuta su -come succedeva ogni volta che si sedeva a suonare senza spartito-, la mente corse su qualche settimana prima, quando si era ritrovato solo con Chester per negozi di strumentazioni musicali. Era il suo posto preferito e ci andava spesso per prendere pezzi di ricambio o qualcosa di nuovo che gli serviva.
Trovava di tutto.
Quella volta Chester aveva bisogno di un nuovo amplificatore per casa, così erano venuti in quello che fra di loro chiamavano il paradiso dei suonati. Si era ovviamente tirato dietro Mike obbligandolo ad aiutarlo a scegliere quello più buono.
Mike, dopo avergli indicato quello che per lui era il migliore in circolazione considerando il rapporto qualità-prezzo, cose che guardava solo lui, aveva iniziato una discussione interminabile, tanto per cambiare, col ragazzo che invece diceva di lasciar perdere il prezzo e di dirgli quale fosse in assoluto quello che valeva di più.
Dopo averlo mandato dolcemente a cagare perché, secondo lui, non capiva un cazzo, Chester aveva detto che avrebbe fatto da solo e alla ricerca di un commesso l’aveva piantato arrabbiato. Mike così si era diretto da tutt’altra parte, altrettanto arrabbiato con quel testone montato, e si era perso nella sezione delle tastiere e dei piani.
Trovato quello che per lui rappresentava il paradiso, vi si era seduto a provarlo e con la testa ancora a quella specie di diavolo ignorante, si era messo a suonare a ruota libera, creando una serie di melodie nuove una più bella dell’altra.
Sentire Mike tirare fuori cose simili faceva pensare che non fosse nemmeno lui.
Vestito con abiti larghi e cadenti in perfetto stile hip hop, un cappellino all’indietro e dalle mani che dava vita a qualcosa di delicato e intenso, indefinito, che cambiava di continuo passando dalla violenza alla tristezza, all’allegria alla delicatezza.
Dopo che Chester aveva fatto in lungo ed in largo tutto l’immenso centro di strumentazioni alla ricerca, poi, proprio di Mike, l’aveva trovato in quella sezione.
Non l’aveva visto subito.
L’aveva solo sentito suonare e benché non fosse il suo genere, lui sapeva bene come fosse perfettamente in grado di fare anche quel tipo di musica.
Ancora prima di metterlo a fuoco aveva capito che doveva essere lì ed infatti appena l’aveva trovato, perdendosi ad ascoltare quello che aveva creato di nuovo ed immaginandolo già con tutti gli altri strumenti ed un buon assolo di chitarra elettrica, l’arrabbiatura di poco prima si era smontata finendo poi per dimenticarla.
Aveva abbandonato il suo amplificatore super costoso in corridoio ed era entrato fra pianoforti e tastiere sedendosi accanto.
L’aveva ascoltato in silenzio senza dire nulla, con una di quelle espressioni serie indecifrabili ed affascinanti.
Si era perso, probabilmente, a guardare quella incredibilmente intensa e persa di Mike che, ad occhi chiusi, aveva pensato a Chester in lungo ed in largo, in ogni suo aspetto, da quelli più insopportabili, cupi e tempestosi, a quelli più giocosi, amichevoli e belli.
Quando aveva smesso, Mike aveva aperto gli occhi e l’aveva visto accanto a sé e stupendosi di non averlo nemmeno sentito, si era imbarazzato per aver materializzato la fonte di tutti i suoi desideri che riusciva a mantenere ancora ben nascosti. Forse. Certo, se la smetteva di fissarlo da così vicino ed in quel modo, magari!
- Bella, ricordala che poi ci incidiamo qualche cosa su… - Aveva poi detto Chester con voce roca.
Dimentichi immediatamente della discussione, come se nulla fosse, Chester poi gli aveva detto di accompagnarlo a ritirare il suo amplificatore che era ancora in reparto. Alla fine aveva preso quello che gli aveva consigliato Mike.
Ora trovarsi a suonare quello stesso strumento lo riportava inevitabilmente alla melodia che aveva creato quella volta e che sì si era tirato giù, ma sulla quale poi non era stato capace di scriverci nemmeno mezza parola.
Alla domanda di allora di Chester a cosa avesse pensato componendola, Mike non aveva certo potuto dirgli a lui.
No, perché poi Chester aveva anche aggiunto che doveva essere qualcosa a cui teneva molto e che gli stava a cuore.
Non aveva potuto dirgli che aveva ragione e le parole erano sempre rimaste dentro di sé.
Non aveva più risuonato quella canzone, dopo aver scritto le note una volta a casa.
Quella era la prima volta.
Chester che tornava indietro da solo e comprava proprio quel piano specifico solo per lui.
Ecco chi era quel ragazzo.
Non poteva abbassarsi a dare ragione normalmente a qualcuno o a fare apertamente qualcosa di carino per un altro, ma poi certi gesti comunicavano tutto quello che aveva dentro e che -ad eccezione delle canzoni- si vergognava di dire.
Mentre lui suonava quella melodia con tanti tratti contrastanti fra loro, silenzioso dalla porta strisciò dentro proprio Chester.
Il ragazzo in modalità demente voleva fargli uno scherzo e convinto di non essere visto, sentendolo anche preso dal suonare il suo regalo, si stese a terra immergendosi sotto alla miriade di palloncini e trascinandosi come un serpente era giunto lentamente dietro a Mike, ancora seriamente intento a suonare.
Attese ancora un paio di secondi sapendo che non lo poteva aver né visto né sentito. O per lo meno convinto di questo.
Quindi, decidendo che era il momento giusto e con la gioia più spiccata esistente, uscì fuori dai palloncini saltando e gridando coi suoi polmoni potenti nell’orecchio di Mike.
L’altro, al contrario di tutte le sue aspettative, rimase impassibile continuando a suonare il suo nuovo pianoforte senza nemmeno calcolarlo, come se non esistesse.
Chester ci rimase naturalmente male e lo fissò stranito ed offeso per non essere riuscito a spaventarlo, quindi dopo un paio di secondi che lo fissava così, Mike, sempre ad occhi chiusi, sorrise con ironia dicendo calmo e pacato, senza perdere l’intensità nei tasti:
- Ti avevo sentito. -
- Ma come? - Chiese Chester impuntandosi in maniera infantile come un bambino piccolo!
- Tu con me non passerai mai inosservato! - E si rese conto solo dopo averlo detto che poteva essere di nuovo frainteso, se quel testone ed ossessivo di Chester si sarebbe impuntato per capire meglio il senso della sua frase sarebbe finita, per lui.
Una bella dichiarazione d’amore.
Come quella melodia, del resto.
E quel regalo.
E quella frase sul muro.
Mike tornò serio mascherando il proprio turbamento.
Quanto si poteva andare avanti così, mettendo a tacere i veri sentimenti?
Quanto?
Lui dubitava che potesse essere molto.
Lo sentì sedersi di nuovo accanto a lui ma questa volta in una sedia pescata fra i palloncini, comunque vicino. Sentì i suoi occhi fissarlo seri così sentendosi peggio in quello stato, decise di aprire i suoi e se ne pentì subito, ma una volta aperti non li richiuse.
Ricambiò il suo sguardo come incatenato e notò che quella volta era serio anche lui, stranamente; lo scherzo lontano così come l’offesa per non essere riuscito a spaventarlo.
A volte diventava illeggibile. Aveva quei cambiamenti d’umore così drastici che avrebbero fatto girare la testa a chiunque.
Solo a Mike piacevano.
Anzi, li adorava.
Finirono per pensare ognuno all’altro, assorti, fissandosi come se fossero lontani, in stanze diverse e mentre le note proseguivano andando verso la conclusione, entrambi si trovarono a riflettere sulla medesima cosa.
“Sono passati mesi, passeranno anni e sicuramente quello che proviamo non cambierà. Cambierà solo la nostra capacità di resistenza. Io non voglio passare una vita a respingerlo.”
E non se ne resero nemmeno conto che avevano pensato al plurale, come se sapessero che entrambi si desideravano e si volevano bene. Bene in un senso davvero diverso, ormai, dall’amicizia.
La musica terminò lasciando come l’altra volta quel velo d’atmosfera particolare, sentimentale. Rimasero seri a guardarsi per un po’, si contemplarono continuando a pensare ai rispettivi sentimenti consci che non ci avrebbero lottato per tutta la vita e si chiesero quando avrebbero ceduto mandando a quel paese le rispettive precedenti decisioni.
- Allora a cosa pensi quando la suoni? - Chiese infine Chester parlando senza pensarci un attimo, buttando fuori ciò che, dopo i suoi sentimenti, voleva sapere da Mike.
Questi lo guardò spaesato non capendo come mai glielo richiedesse di punto in bianco ma trovatosi spiazzato ed ancora immerso in quel mondo strano di desideri proibiti e dichiarazioni ormai poco nascoste, aveva semplicemente risposto anch’egli senza attivare il cervello. Dicendo la verità.
- A te. - E fu talmente sconvolgente che fece capire a Mike, dopo averlo detto, che gli aveva appena fatto la dichiarazione d’amore più grande ed aperta che avrebbe potuto mai fare.
Chester mostrò tutto il suo stupore con evidente incredulità, quindi il festeggiato mollò al volo i tasti e diventando prima di pietra e poi arrossendo fino a fondersi, fece la prima cosa che gli venne.
Si buttò a terra per nascondersi fra quegli utili palloncini esagerati.
Strisciò anch’egli a casaccio solo con l’intenzione di sparire, nella speranza che la prendesse come uno dei loro stupidi giochi e che non desse peso a quelle due piccole dannatissime parole.
Sapeva che non avrebbe lasciato perdere.
Non quella volta.
Cercò di allontanarsi senza avere più la percezione dello spazio della stanza, cercava la porta ma naturalmente vi si allontanava.
Non si accorse che l’altro si era tuffato allo stesso modo inseguendolo sotto i palloncini, intenzionato a non mollarlo, non quella volta.
Non aveva bisogno di spiegazioni e delucidazioni, era chiaro cosa intendesse e non poteva dirgli che aveva frainteso di nuovo!
Non ci avrebbe mai creduto!
Forse in quel modo per Mike poteva essere meno traumatico, Chester stesso non capiva perché scappasse sotto i palloncini ma voleva acciuffarlo e baciarlo.
Solo quello.
E al diavolo tutto, ogni parola falsa e ogni tentativo di deviarlo!
Niente l’avrebbe allontanato dai suoi maledettissimi binari, quella volta!
A fermare la sua fuga non erano state le mani di Chester ma un ostacolo che si era frapposto sul suo percorso di guerra.
Un ostacolo messo lì dagli altri proprio per intraprendere una caccia.
Nell’ostacolo in questione Mike ci finì dentro in pieno e prima di capire che diavolo fosse, si trovò Chester addosso che rigirandoselo in modo da schiacciarlo con la schiena al pavimento, sempre rigorosamente sotto i palloncini colorati, lo bloccò col proprio corpo premendo subito la bocca sulla sua, senza dargli via di scampo e modo di mentire.
Impossessato delle sue labbra che si aprirono quasi subito, si infilò con la lingua e trovato la sua lo obbligò a lottare un po’ con lui… un po’… fino a realizzare che il suo sapore era davvero molto dolce.
Non avrebbe immaginato che potesse essere tanto buono, sapeva di panna….
Ne aveva baciate molte di persone, ma mai nessuno aveva avuto quel sapore di torta!
Ma non gliene importò, trovò quello un ulteriore cosa che andava a suo favore quindi esplorò con più voracità la sua bocca appropriandosi di ogni sua parte che finalmente, dopo aver opposto un po’ di resistenza, gli veniva anche offerta.
Non dovette tenerlo bloccato a lungo, senti le mani di Mike correre sulla sua schiena per tenerlo contro di sé, quindi cercando il viso con le proprie si rese conto che la sua pelle aveva qualcosa di strano al tatto. Qualcosa di appiccicoso e… e poi lo capì, ricordandosi cosa fosse la sorpresa finale!
Smise di baciarlo di botto e si staccò dalla sua bocca, alzandosi appena da lui.
All’ombra dei palloncini finalmente lo vide e capì che ad averlo fermato era stata proprio la torta di compleanno, nascosta fra quel tripudio di colori proprio per far fare a Mike quella fine.
Certo non con Chester sopra, ma questi reputò quel finale decisamente migliore di quello progettato con gli altri che aspettavano di entrare anche loro a vedere la sua faccia.
- Sei tutto sporco di panna! - Disse l’ovvio ma non riuscì a fare di meglio, dopo gli scoppiò a ridere addosso, imbrattandosi a sua volta di quel dolce che non era certo quello ufficiale visto che volevano anche mangiarselo oltre che spalmarlo su Mike!
- Ma dai! - Fece l’altro non sapendo come dovesse sentirsi.
Alla fine si mise a ridere anche lui stringendo Chester a sé per non farlo scappare, spaventato un po’ dall’idea che potesse essere uno scherzo anche il suo bacio.
Ma il ragazzo sopra di lui non se ne andò ed anzi dopo una sonora risata si mise ad assaggiare come si doveva la torta tutta spalmata addosso al compagno sotto, e gustò finalmente il suo ragazzo dolcissimo!
- Immagino che… - Tentò Mike mentre la bocca vorace di Chester succhiava via dal suo collo della panna. - i ragazzi aspettino… - Lo sentì salire sull’orecchio e ripulirglielo con la lingua per bene. Si trattenne di nuovo, sospirò e poi con maggiore sforzo continuò. - di entrare a festeggiarmi anche loro… -
- Aspettano… - Rispose fra una leccata e l’altra, questa volta sulla guancia: - il mio segnale. - Mike ansimava.
- E cos’è che dovevi fare… - Gli occhi. - di preciso… - La fronte. - ufficialmente? -
- Ah… mmm… buono… - Fece Chester completamente immerso nel piacere di ripulire a quel modo quello che aveva desiderato a lungo senza poter avere. - non ricordo… - Mike con l’anticamera del cervello pensò che forse quel matto aveva pensato ad una cosa simile sin dall’inizio, ma si dimenticò subito di chiederlo e preferì infilare le mani sotto la maglietta attillata di Chester, sulla schiena, a sporcare anche lì.
- Dovremmo parlare… - Tentò ancora con poca convinzione colui che invece di placare, istigava.
- Mi piaci. - Cominciò subito Chester che sapeva già bene cosa doveva dire. - Ti voglio. - Passò poi all’altra guancia. - Ed ora ti ho. - Semplice, conciso, senza fronzoli.
- Ah… - Era il turno di Mike che faticava a ragionare, mentre preferiva pulirsi sul corpo di Chester che apprezzava di gran lunga. - Anche per me ma… - E sebbene avesse sempre pensato in modo diverso un ipotetica sua dichiarazione, quella volta gli uscì in quel modo perché, forse, troppo contagiato dall’altro o forse troppo desideroso di averlo. - non volevo perché c’è il gruppo e… -
- E chi se ne frega! - Giunse al mento. Succhiò. - Possiamo fare quello che vogliamo. -
- Sì ma… - Mike cercava di nuovo di ragionare, ma non era per niente facile, anche perché le sue mani stesse non volevano saperne di collaborare. - se va male fra di noi, ne risente il gruppo. - Quello era riuscito a dirglielo ma come uscì dalla sua bocca, questa gli venne subito tappata dall’altro.
Con decisione, sensualità, avidità, Chester concluse la sua ‘pulizia’ impedendogli di dire qualche altra sciocchezza.
- E noi non lo facciamo andare male. - Concluse fra un bacio e l’altro, proseguendo poi con un altro più profondo e intenso.
Le loro lingue finalmente si allacciarono consapevoli che quella era una decisione e con trasporto si lasciarono andare a quell’intreccio carico di desiderio.
Peccato che poi fu interrotto proprio sul più bello dall’ingresso degli altri che evidentemente non ce la facevano più ad aspettare fuori, non sapendo poi nemmeno cosa stava succedendo dentro e perché ci mettessero tanto!
Salvati dalla coperta colorata che avevano addosso, gli prese ad entrambi un colpo sentendoli, quindi si staccarono risalendo in fretta in superficie, guardando gli amici immobili, indecisi su cosa pensare.
Chester e Mike si presentarono in stati pietosi, Mike sporco di panna ma ripulito alla meglio, mentre Chester sporco anche in posti dove non avrebbe dovuto arrivare la torta mai e poi mai.
I ragazzi li guardarono zitti e spiazzati, quindi pensando subito quello che era già troppo evidente, non riuscirono a dire altro che:
- Buon compleanno! Spero che i regali ti siano piaciuti! -
A quello Mike non poté che rispondere con spontaneità, con un solare: - Potete giurarci! - finito in una risata sincrona con Chester che calciava palloncini contro gli altri, maledicendo il loro ingresso proprio in quel momento ma trovandolo anche terribilmente divertente.
A quel punto non gliene importava se lo venivano a sapere o se lo capivano da soli.
Non gli importava più di niente.
Alla fine -aveva avuto ragione lui dall’inizio- Mike lo ricambiava, non l’aveva solo sognato e siccome ora poteva finalmente stare con lui, il resto non contava!

FINE

   
 
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