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Autore: Strummer_inLove    15/12/2010    0 recensioni
L'estate del giovane Russell Winston viene tuebata da alcuni misteriosi avvenimenti, che orbitano intorno a due conosciutissimi pub di New York, e ad una misteriosa droga che ti obbliga ad alzarti e scappare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il quindicesimo compleanno di Stefany Field iniziò con il sole. La ragazza frugò nei cassetti finché non trovò un vestito di mussola celeste e un diadema, di così squisita fattura che sembrava fatto di veri diamanti. Qualcuno bussò alla porta. La voce di sua madre le disse che Johann e Russell erano arrivati. Stefany guardò verso la finestra. Emily era tutta arrotolata nel lenzuolo leggero, ancora immersa nei suoi sogni infantili.
-       Svegliati -  le gridò facendola ruzzolare giù dal letto -  i ragazzi sono già in salotto.
-       Uhm... Cosa... Che ore sono -  chiese Emily massaggiandosi il bernoccolo che si era fatta sbattendo contro un piede della cassettiera -  che cos'è tutto 'sto casino?...
-       Sbrigati, Russell ha prenotato una visita al museo di storia naturale -  la scosse la sorella -  dovresti già essere pronta.
Emily si mise a sedere, appoggiando la schiena alla parete e infilandosi i vestiti che aveva preparato la sera prima, gettati ai piedi del letto. Guardava con aria furba la sorella, che si sistemava i capelli davanti allo specchio appeso alla porta. Immaginava i suoi pensieri, rivolti a Russell che aspettava fuori dalla stanza.
-       Allora ti piace... -  disse distrattamente afferrando una spazzola.
-       Tu dici?
-       Diciamo che si era capito da un pezzo che quello ti sbava dietro...
-       Chi, Russell?
-       E dai, Hilli. Non dirmi che caschi dalle nuvole.
-       Cosa vuoi che ti dica, ci stiamo conoscendo dopo un anno di scuola in cui non ci siamo mai parlati -  disse Stefany -  e devo dire che si, in un certo senso mi fa molta simpatia.
-   Sorella -  la guardò ridacchiando Emily -  quando la smetterai con questi giri di parole? Si vede       che sei cotta, tienilo a mente.
I colpi alla porta divennero più insistenti.
Russell Winston e Johann Miller si erano accomodati in salotto, rossi di imbarazzo sotto gli sguardi penetranti del signor Field e di sua moglie. Le gemelle avevano una casa molto grande e moderna, e Russell non faceva altro che guardarsi attorno. Seduto sul divano del salone, Johann ammazzava il tempo ammirando Jinsey Road, splendida sotto il sole beneaugurante. Un ombra incerta e opaca, stagliatasi improvvisamente su un cespuglio di rose bianche nel parco di fronte all’edificio, attirò la sua attenzione. Era un gruppetto di tre o quattro persone, che avanzavano a passo svelto verso il parco. Russell si sentì strattonare per il braccio, si volto per ricambiare con un manrovescio, ma rimase con il pugno sospeso a mezz’aria. C’era in effetti qualcosa di sospetto in quelle cinque persone( Johann contava ancora sulle dita delle mani): Erano messi in formazione, con una ragazza al centro, come se stessero svolgendo una missione segreta, oppure cancellando le tracce di un tremendo delitto. Russell decise per optare per la seconda probabilità, quella meno complicata da risolvere. Stefany e Emily spuntarono come margherite dal corridoio. Non capivano perché i due ragazzi avessero un aria tanto turbata: fatto sta che sembravano avere molta fretta. Una volta in strada, senza dire una parola, Russell afferrò Stefany per un braccio e si mise a correre attraverso il parco, senza perdere di vista il gruppetto di fuggitivi. Johann e Emily fecero una specie di gara andandogli dietro, finché non arrivarono all’imponente palazzo che ospitava il museo di storia naturale. Il manipolo di delinquenti, tra i quali Russell aveva individuato Samuel Fry e Auriane Johnson, entrò in un’ala antica, dove si teneva la mostra impressionista. I quattro amici attesero, sperando con tutto il cuore che l’ultimo della fila lasciasse maldestramente la porta socchiusa. Per qualche scherzo del destino non successe niente di interessante. Johann si avvicinò alla porta sul retro: era un pezzo di ferraglia attaccato al muro con dei chiodi, e bastò un calcio perché si aprisse, emettendo un guaito da cane bastonato. Emily decise di rimanere di guardia: gli adulti la spaventavano a morte, quando imbracciavano fucili.
-   Non preoccupatevi, se ne arrivano altri vi avviso io - disse spingendoli verso l’entrata.
Russell, Stefany e Johann si incamminarono lungo la galleria d’arte, senza prestare alcuna attenzione ai dipinti di Monet, Degas e Renoir. Per qualche istante sentirono solo il ticchettio dei loro passi sulle piastrelle lucide, Poi il tonfo di qualcosa che cadeva da un’altezza molto ridotta. Appiattendosi contro ad una parete, Russell buttò un occhio lungo nel tunnel adiacente.
Là dove i quadri finivano, Samuel Fry, Gerard Kipling e altri due uomini stavano aprendosi un varco, togliendo le mattonelle dal pavimento. Auriane era buttata in un angolo, con mani e piedi legati, e un bavaglio che la soffocava. Russell riuscì ad attirare la sua attenzione. Con il linguaggio dei sordomuti riuscì a spiegarle che andava tutto bene, che l’avrebbero tirata fuori dai guai.
Dopo un po’, Samuel Fry la sollevò e la calò con una corda nel buco. Gli scagnozzi di Blake si diedero una rapida occhiata intorno e sparirono a loro volta. Passarono non pochi minuti di tensione, aspettando che si liberasse la via. Mentre si calavano nel comignolo, precariamente aggrappati alle pietre sorgenti dal terreno, Russell percepiva la paura malcelata dei suoi compagni. Quando misero piede sulla lunga scia di cemento che percorreva in tutte le direzioni New York, con cinque milioni di chilometri di fognature abbandonate, anche Winston sentì l’ansia impadronirsi dei suoi nervi. Dietro di lui, come a volersi nascondere da occhi indiscreti, Stefany e Johann osservavano quel paesaggio irreale facendosi sempre più piccoli davanti a quella immensità.
In quel modo l’ombra di Neddy Blake avrebbe potuto invadere più o meno tutto lo stato. Stefany si attaccò a Russell come una sanguisuga. I due si guardarono negli occhi e iniziarono a camminare, sempre dritto. Passarono ore. I muscoli erano tesi e doloranti, ma la tenacia era dura come l’acciaio. Stefany camminava avanti, Russell era così stanco da avere un’aria quasi indifferente; Johann era in coda alla fila, ma poteva anche essersi perso, perché non si faceva sentire. Nell’oscurità, apparve un fioca luce sopra le loro teste. Poi il ciocco di qualcosa di duro che va a sbattere contro qualcosa di ancora più robusto. La testa di Johann aveva trovato la scala di un tombino. Furono fuori in un battibaleno, e si ritrovarono in Vegher Street, a due passi dal “Saint Martinì”. L’insegna fucsia accesa indicava che c’era qualcuno dentro. Si avvicinarono con cautela, ma era tutta fatica sprecata: infatti, irrompendo a sorpresa nel locale, scoprirono una desolazione inaspettata. Stefany curiosava e, poggiando l’orecchio ad una porta tagliafuoco scorrevole, sentì ripetuti mugolii.
-   Venite, qui dietro c’è qualcuno! - li chiamò.
Oltre la porta, il buio totale. Aguzzando la vista, Stefany intuì una presenza che si muoveva impacciata. Ciac, Johann aveva trovato l’interruttore della luce. E lì, con una caviglia incatenata alla gamba di un tavolo, con le corde vocali arrossate nel tentativo di urlare, Auriane Johnson li fissava con occhi imploranti, gonfi di lacrime. Johann, il primo a riprendersi dallo stupore, corse a liberarla. Appena le ebbe slacciato il fazzoletto che copriva la bocca, Auriane iniziò a singhiozzare. Pian piano, mentre i minuti volavano via senza che i nostri amici se ne accorgessero, raccontò l’accaduto:
-   Da circa tre settimane lavoravo al “Saint Martinì” come addetta ai magazzini. Il mio compito era controllare che tutto arrivasse in orario: la birra, i succhi, i biscotti per il the… - disse sempre piangendo - Doveva anche pagare i fornitori. Giovedì pomeriggio, sentì arrivare il camion delle consegne. Fuori faceva freddo, e il tizio mi disse di fare in fretta, che aveva altri giri da fare. Era arrivato in anticipo, quindi sono tornata nel locale per chiedere i soldi alla signora Splinder. Decisi di passare per il magazzino. Da dietro la porta ho sentito delle voci: ho aspettato che svanissero per entrare. Ad una prima occhiata non notai niente di strano, poi però mi accorsi che il cellofan che avvolgeva i contenitori delle bevande era fuori posto. C’erano dei fori in alto, e un po’ di birra era finita per terra. Ho capito subito che c’era qualcosa che non andava, ma nel locale non era rimasto nessuno da avvisare. Ho pagato il camionista di tasca mia e sono rimasta fino all’ora di chiusura. - Auriane continuò, calmandosi poco per volta - Verso le nove sono entrati in due, con i passamontagna e i giubbotti in pelle, e mi hanno minacciata, tenendomi lì fino alle tre del mattino. Al quel punto sono andata da una mia amica(il giovedì vado spesso da lei a dormire). Non ho detto niente a nessuno, avevo troppa paura. Sabato mi hanno incrociato per strada, si sono guardati e mi hanno portata nella soffitta di Redford Road. Me ne sono accorta dopo, perché mi devono aver fatto respirare del cloroformio, o qualcosa di simile. Mi portavano a danza, ma subito mi rinchiudevano in mezzo a quel bordello. Poi lunedì sono scappata, ma mi hanno ripresa, e così eccomi qui. Hanno avvelenato le bevande, deve essere una droga…
-   Oppure una sostanza qualsiasi capace di invertire le abitudini delle persone - continuò Johann.
-   Non hanno fatto altre incursioni, la dose doveva essere abbondante - dedusse Russell - ma… Aspetta un momento: io ti ho vista al “Saint Martinì” la sera di venerdì, e al “Bad People Bar” sabato!
-   Mi hanno obbligato a venire qui, mentre sabato gli serviva una cameriera in più…
-   Ma certo! - saltò su Russell - tu… il bimbo neo- hippy, era una sfida a capire il loro gioco!...
-   E noi ci siamo riusciti! - disse Stefany guardandolo negli occhi.
-   Sì, solo che non lo andrete in giro a raccontarlo.
Con un brivido, Russell si voltò. Neddy Blake era davanti a lui, e imbracciava un mitragliatrice. Russell cercò di farsi più grande, di nascondere di avere solo quindici anni. Ma Blake non si fece ingannare. Gli bastò un occhiata al ragazzo per capirne i secreti. Allungò una mano e afferrò Stefany. Ora la ragazza era tra i due.
-   Facciamo un patto - gli propose con fare losco Blake - voi dimenticate tutto, e io non le faccio saltare le cervella.
Fu un attimo. Una sbarra di ferro scese dritta sul cranio biondo di Neddy. All’improvviso affievolirsi della stretta del gangster, Stefany volò tra le braccia di Russell.
Dietro il passaggio nella parete apparve Emily Field, in tempo per vedere lo sguardo invitante di Stefany rivolgersi a Russell. E l’effetto fu quello di una calamita.
Persino Johann, che di baci ne aveva visti tanti prima di allora, fu così catturato da un amore tanto sincero che prese in braccio Auriane senza neanche accorgersene. Il mio ragazzo è diventato grande, pensò quasi a voce alta. Auriane si lamentò per la sua distrazione nel portarla fuori da quel magazzino, ma poi gli diede un bacetto sulla guancia, da brava amica. Emily ci rimase un po’ male, ma poco dopo poté vantarsi con la polizia per aver trovato un carico di psicofarmaci illegali, grazie anche all’eccezionale fiuto della bassotta Mathilde.
Russell e Stefany continuarono a vivere la loro vita da adolescenti, non incapparono mai più in misteri del genere, con il sommo dispiacere di entrambi. Blake e i suoi stettero al fresco per il resto dei loro giorni, e la madre di Johann si trovò un lavoro e un fidanzato onesto. In quanto a coloro che assunsero la misteriosa droga, non ebbero più problemi, perché il “Bad People Bar” divenne una secondo “Saint Martinì”, tra il plauso di Blue Avenue.

   
   
 
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