DELUSIONE

Delusione.

Leggo questo nei tuoi occhi che mi fissano,

con il volto corrucciato in un'espressione indecifrabile,

con uno sguardo tutt'altro che orgoglioso.

Eppure ho vinto.

Ho vinto la battaglia,

la guerra,

da solo,

senza nessuno se non me stesso.

Eppure non riesco ad arrivare dove tu vuoi.

Eppure non riesco a capire cosa pretendi da me.

Forse non lo sai, padre,

ma sono umano

e, come tale, fallisco.

Ma quando invece faccio bene,

Perchè non me lo dici?

Mandami un segno, perchè non capisco!

Non capisco quel viso stanco e scettico,

di chi crede dolo nei colpi di fortuna,

anche se non lo ammetterà mai.

E allora,

solo allora,

quando mi squadri con aria di superiorità,

la delusione mi colpisce.

Mi colpisce come uno schiaffo,

in pieno viso.

Mi riempie gli occhi,

mi riempie di un gusto amaro la bocca...

e poi scappa

e io, stupido, la inseguo.

La inseguo lontano da te.

Potrei conquistare il mondo e tu non mi degneresti di un'occhiata.

Non ho mai visto altro che fallimento,

vergogna,

delusione appunto.

In ogni mia azione,

in ogni mio più piccolo gesto.

Non sei mai contento:

non ti basta che mi sto uccidendo per avere un tuo sorriso?

Sacrifico ogni giorno me stesso,

praticamente mi offro su un altare:

non voglio che tu possa dire di avere un figlio ingrato.

Ma anche se dopo la vittoria sento la felicità nel cuore,

subito dopo arrivano i tuoi occhi di ghiaccio,

che mi gelano in una posizione di sconfitta.

La mia vita è il raggiungimento di un traguardo:

essere la persona di cui tu potrai andare fiero.

Ma la strada è oscura,

ho paura di muovermi,

di respirare:

un solo passo falso potrebbe rovinare il lavoro di una vita.

E purtroppo commetto questi passi.

E tu, severo, non mi aiuti ad uscire dal baratro.

Ho paura di te e dei tuoi pensieri.

Non sarò mai il figlio che hai sempre voluto.