- Accovacciata dietro il divano con le ginocchia a scontrarsi con il petto, Roberta, sentiva l’ansia salirle alla gola.
- Si mise una mano davanti alla bocca per trattenere una risata mentre il buio della stanza si uniformava intorno a lei.
- Erano le nove e mezzo di sera e lei e gli amici si Luca
– insieme ad alcuni parenti- stavano aspettando che il più
piccolo dei Treccia tornasse dall’ultimo anno di
università.
- Avrebbe compiuto ventitré anni quel giorno e mai come allora Roberta era felice del traguardo.
- Per quanto ricordava Luca aveva avuto un infanzia molto
traumatica, anche più della sua in quanto, quando aveva sette
anni, in un incidente automobilistico con il padre aveva perso
l’utilizzo momentaneo della gamba sinistra.
- Era stato tragico per Luca dover interrompere gli
allenamenti di calcio e anche l’educazione fisica a scuola( da
sempre la sua materia preferita) per questo, essendo un ragazzino molto
ottimista, si era ripromesso di guarire.
- Per tre anni era stato soggetto a visite mediche continue
fino a quando- in seguito a numerose operazioni e terapie- era riuscito
piano piano a riacquistare l’uso della gamba.
- Ora si muoveva come lei, se non anche meglio.
- Oltre ad andare all’università aveva anche
allenato più volte la squadra di calcio del suo liceo e, con
orgoglio, era stato premiato come migliore allenatore avuto negli
ultimi decenni.
- Sorrise quando sentì una voce per le scale.
- Lo schiamazzo della voce di Elisabetta, la fidanzata di
Luca, le fece capire che presto sarebbero dovuti saltare fuori per
urlare e festeggiare il suo adorato fratellino.
- Facendo un segnale a Stefano si alzò suo talloni per avere uno slancio maggiore poi sgusciò in cucina.
- Velocemente accese la candelina alla torta e senza
inciampare raggiunse il salotto per nascondersi nuovamente dietro il
divano al fianco di Stefano.
- «Pronta?» le chiese lui prendendole la mano.
- «Sì» sorrise «sono orgogliosa di lui, sai?»
- «Lo so amore, ha lottato tanto.»
- «Non dico solo per la gamba» la chiave nella
toppa le fece capire che era l’ora di agire « ma anche
perché è sempre sorridente e allegro. A volte credo che
non siamo davvero fratelli.»
- Non aspettò risposta da Stefano anche se sapeva che
presto l’avrebbe consolata dicendo che anche lei era allegra e
socievole come lui.
- Le facevano piacere quei complimenti da parte del ragazzo
che amava ma li ignorò alzandosi di scatto, sorridendo serena e
urlando.
- «Ma che succede?» Luca era sbalordito quando,
accendendo la luce si vide circondato dai suoi più grandi amici.
Un sorriso si aprì sul suo volto.
- «Sorpresa!»
- Era mezzanotte scarsa quando ridendo gioiosa Roberta consegnò il suo regalo a Luca.
- «Non dovevi Roby» le disse il fratello
abbracciato a Elisabetta che, di tanto in tanto, gli lasciava baci
sulla guancia.
- «Sì che dovevo» gli disse lei tirandogli
un buffetto sulla spalla « oggi compierai ventitré
anni»
- Luca agitò il pacchetto vicino l’orecchio,
curioso di capire cosa ci fosse « lo dici ad ogni
compleanno».
- «Ogni compleanno è speciale»
- «Quando si tratta de tuoi però non la pensi così.»
- Facendo un vago gesto con la mano, Roberta, sibilò un
“ non è la stessa cosa” per poi incitarlo ad aprire
il regalo.
- Dentro il quadrato pacchetto rosso - quello che Marco le
aveva consegnato la mattina stessa al loro scontro-si celava un
grazioso contenitore blu in velluto.
- Raggiungendo Roberta vicino al fratello, Stefano, abbracciò la sua fidanzata per la vita baciandola il mento.
- Entrambi sorrisero.
- «Avanti aprilo» lo incitò ancora la sorella.
- «Non mi vorrai chiederti di sposarti, vero Roby? Ti ricordo che sono impegnato, eh?»
- «No, scemo» ridendo Roberta mosse i piedi trepidante «avanti, aprilo. Voglio vedere come reagisci.»
- Alzando scettico un sopracciglio Luca eseguì il
comando per poi rimanere sorpreso dal regalo che gli si rivelò
davanti.
- Lo estrasse per metterselo meglio davanti gli occhi « due gemelli? »
- «Sì, gemelli per lo smoking. Cosa ne
pensi?» Roberta, ancora stretta a Stefano, non riusciva a
smettere di sorridere.
- «Sono belli» Luca era sempre più confuso
« ma lo sai che io non mi vesto mai elegante Roby. Sono sprecati
per me, lo sai» ribadì.
- « Lo so» gli allungò una mano in attesa
che lui la strinse « ma ti chiedo umilmente di indossarli, anche
se solo una volta nella tua vita.»
- «Ma non saprei in quale occasione» si difese rigido.
- « L’occasione ci sarà» si intromise Stefano con dolcezza.
- «Infatti» gli diede mano forte Roberta con gli
occhi che luccicavano « il 24 Giugno in chiesa, per
esempio.» concluse sempre più emozionata.
- Luca rafforzò la presa sulla mano di Roberta anche
lui leggermente scosso ed emozionato « vuoi dire che
…» gli si illuminò il volto
- «Sì» urlò la sorella guardandolo
fitto negli occhi « il 24 Giugno io e Stefano ci sposiamo.»
guardò lo stupore sul viso del fratello, poi continuò
«E vorremmo che tu ci facessi da testimone. Ti va?»
- La mattina sorse lentamente e Roberta, appoggiata con la
schiena allo schienale del letto, accolse i primi raggi di sole con un
sorriso e un bicchiere d’arancia fresca.
- La serata scorsa si era conclusa con un brindisi al nuovo festeggiato e due per lei e Stefano.
- Ormai la cosa era ufficiale, si sarebbero sposati.
- Stefano glielo aveva chiesto il giorno di San Valentino con
il lago come testimone di quella promessa e, romanticamente, si era
inginocchiato per chiederle la mano.
- Sorrise guardandosi la mano con l’anello di fidanzamento.
- Era felice, felice che presto sarebbe diventata la signora Leoni.
- Roberta Leoni, suonava bene.
- Al suo fianco Stefano russava lievemente e, sporgendosi
verso di lui, Roberta, vide come il sole si infrangesse contro i suoi
capelli neri e di come il verde dei suoi occhi diventasse sempre
più nitido mentre piano piano prendeva conoscenza.
- «’Giorno» lo salutò.
- «Buongiorno» le sorrise « già sveglia?»
- «Sì, pensavo al matrimonio»
- Stefano l’abbraccio « impaziente di diventare la signora Leoni?»
- «Sì» gli baciò il mento « anche se sono sincera che sono spaventata.»
- «Dal matrimonio?» Stefano corrugò la fronte.
- «No, da altro» si staccò dall’abbraccio per guardarlo in volto.
- Si portò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio poi sbuffò come faceva molto frequentemente
oramai « pensavo a come sarebbe la nostra vita da sposati. Se
avremo figli, come saranno. Saremo bravi genitori? Litigheremo?
Divorzieremo?»
- «Ehy-ehy calma» le sorrise « respira»
- Roberta sorrise per poi annuire con il capo « mi faccio troppi problemi, vero?»
- «Abbastanza direi. Sei scossa dal matrimonio ma è normale. »
Si allungò e l’abbracciò ancora « ma vedrai
che andrà bene. Sarà bellissimo e presto sarai la signora
Roberta Leoni.» le lasciò una carezza sul braccio «
suona bene, non pensi?»
- «Lo stavo pensando anche io prima» si lasciò andare contro il petto del futuro marito.
- «Ecco.» continuò lui come cantando una
dolce canzoncina « presto quindi saremo sposati, diventerai mia
moglie e porterai in grembo i miei figli. Tanti piccoli leoncini »
- Roberta rise di gusto mentre il sole sorgeva sempre
più alto sul cielo accogliendoli così, uniti ancora dal
sonno, in una notte ancora invernale, a parlare del loro futuro
coniugale.
- Roberta lavorava come insegnante alle elementari in quanto aveva sempre amato i bambini.
- Quello era solo il primo anno che trascorreva nelle vesti di insegnante e ogni mattina si alzava con il sorriso sulle labbra.
- Le sue classi solitamente erano sempre le prime o le seconde ma quell’anno le era capitata anche una quinta.
- Entrando in classe, vestita comodamente ma anche non eccessivamente volgare, Roberta, salutò i suoi alunni con calore.
- Era stata fortunata in quanto la sua classe era una di quelle dolci e calme senza particolari soggetti maleducati.
- Quel giorno avevano in programma una piccola verifica di
Italiano e, dopo aver consegnato i compiti alla sua pupilla Priscilla
si sedette comodamente alla cattedra per poi spiegare vagamente come
svolgere sommariamente gli esercizi.
- «Non si va in bagno fino a quando non avrete finito il
compito» ammonì « quindi andateci ora se ne sentite
il bisogno.»
- Nessuno si alzò e allora, guardando l’orario e
sorridendo Roberta annunciò che era ora d’iniziare a
svolgere il tema.
- Dopo aver fatto un lieve giro intorno ai banchi si mise
nuovamente seduta accavallando le gambe mentre si girava l’anello
di fidanzamento tra le mani.
- Era pensierosa.
- Stefano aveva detto che sarebbe andato tutto bene ma e non fosse stato così?
- Se invece non fosse riuscita a sposarlo?
- Lo amava,ne era certa ma allora perché aveva risentimenti e paure?
- Di solito quelle si sarebbe dovute avere qualche ora prima e non mesi precedenti alla data.
- Tamburellando le dita sulla cattedra si dimenticò di
stare in aula scolastico e sbuffò a gran voce per poi, quando
accorgersene, arrossire imbarazzata.
- «Scusate» si giustificò sotto venticinque paio di occhi curiosi.
- Per distrarsi andò vicino la finestra e si
poggiò sul davanzale lasciando che l’aria le
investì il viso.
- Dietro di lei sentiva il rumore delle penne che si
infrangevano sul foglio da scrivere per questo non si voltò
nemmeno una volta per verificare se i suoi studenti stessero facendo il
loro compito.
- Invece si lasciò andare ai suoi pensieri.
- Quando la sera precedente avevano festeggiato il compleanno
di Luca lei si era sentita libera, pura e casta senza nemmeno un
quesito a tormentarla.
- Era stata sicura quando aveva annunciato al fratello del suo
imminente matrimonio e anche ora, terribilmente felice da quella
notizia, non riusciva a credere che potesse essere vero,
- Quando era una bambina, a undici anni, era arrivata a disprezzare ogni singolo essere umano a causa di Marco.
- Aveva odiato i ragazzi per quasi cinque anni prima di riuscire ad aprire nuovamente la sua mente alle conoscenze maschili.
- Qualcosa dentro di lei le ricordava, ogni qual volta che
stava per incontrare una persona del sesso opposto, che Marco era
sempre lì, nell’agguato pronto a farle male.
- Marco, in quel caso, simboleggiava tutta la popolazione maschile.
- Il suo rancore verso il ragazzo, dopo aver conosciuto
Stefano, lo credeva dimenticato ma invece quando ieri lo aveva visto si
era scoperta ad odiarlo ancora.
- Anche se lui si era scusato lei lo odiava.
- Odiava il suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi.
- Odiava il suo nome e lo stampino che sempre avrebbe portato nel suo cuore.
- Non riusciva minimamente ad immaginarsi di poterlo perdonare
e per questo, sbuffando nuovamente e passandosi una mano tra i capelli,
considerò l’ipotesi che Marco Diligenti per lei sarebbe
sempre stato la parte iniziale del capitolo sofferente della sua vita.
- Un capitolo chiuso, credeva lei.
- Eppure sbagliava.
- All’uscita da scuola era esausta.
- Non riusciva nemmeno a stare in piedi senza avere la visione
del suo dolce letto a casa e per questo, pensando che anche quella
giornata era terminata, sorrise mentre aspettava che tutti i suoi
alunni tornassero dai genitori.
- Era rimasto solo Guido, un ragazzino vivace ma anche studioso che lei lo sapeva avrebbe fatto grandi cose da grande.
- Gli mise una mano sulla spalla avvicinandosi al bambino per poi sorridergli « non vengono i tuoi genitori, Guido?»
- «No» il bambino non guardò mai dalla sua
parte troppo impegnato a cercare una macchina pronto a portarlo a casa
«oggi verrà mio cugino.»
- «E’ grande tuo cugino?»
- Guido la guardò « pensavo che lei si dovesse sposare maestra» rispose lui confuso facendola ridere.
- «Sì infatti tesoro» gli scompigliò
i capelli per poi sorridere intenerita «e sono anche devotamente
innamorata del mio fidanzato stavo domandando perché se non
è grande non ti posso lasciare solo con lui. Capisci?»
- Guido annuì imbarazzato poi tornò a voltare lo sguardo verso la strada leggermente silenzioso.
- Al suo fianco Roberta face scorrere lo sguardo sulle varie macchine che sfrecciavano innanzi a loro: una panda, una Punto e anche una vecchia Cinquecento.
- Quando stava per perdere le speranza vide una Maserati nera parcheggiare per poi arrestarsi.
- Si tratta bene, pensò
Roberta con un sorriso poi si alzò seguendo con il capo i
movimento euforici di Guido che si gettò tra le braccia
dell’uomo appena sceso.
- Quando il bambino corse ad abbracciare suo cugino Roberta
non ebbe il tempo di vederlo bene in viso ma quando scorse il sorriso
canzonatorio che aveva in volto le si gelò il sangue nelle vene
e si arrestò dalla sua camminata professionale.
- Il sorriso le morì sulle labbra.
- «Ehy campione» la voce di Marco era divertita e simpatica mentre abbracciava Guido di rimando « divertito a scuola?»
- «Non tanto» fu la sincera risposta del dolce ragazzino.
- Roberta, dietro all’allegra famigliola solo di qualche
passo, sentì la rabbia tornarle a scorrerle nelle vene come il
giorno precedente.
- Sapeva che avrebbe dovuto comportarsi professionalmente
senza riguardo ma invece, quando ritrovò la capacità di
parola, tutto quello che riuscì a dire fu un «
salve» che più che un saluto pareva un ringhio.
- Marco- ancora sorridente- posò Guido a terra per
allungare una mano verso di lei incitandola a stringerla «
‘Giorno.» la salutò ignorando la loro conoscenza.
- Sembrava che volesse r-iniziare tutto da capo ignorando il
loro passato e Roberta ne ebbe la conferma quando vide negli occhi di
lui una lieve preghiera.
- Strinse la mano al fianco come per impedirsi di rispondere a
quel lieve gesto educato per poi, posando lo sguardo sul suo piccolo
alunno, ricordarsi che lei era un esempio per Guido ed essendo la sua
insegnante doveva dimostragli quali comportamenti erano giusti e quali
no.
- Reprimendo un ringhio strinse la mano di Marco evitando di
guardarlo negli occhi per paura di non riuscire a frenare
l’impulso violento che le prudeva sulle braccia.
- Sospirò.
- «Mi scusi per il ritardo. Non sono potuto venire prima, ero impegnato.»
- «Posso immaginare» fu la sua secca risposta.
- « Ho fatto il prima possibile» provò ancora lui.
- «Evidentemente non ha fatto abbastanza.»
- Marco rise « mi rincresce sapere che forse è nervosa a causa mia.»
- Scettica Roberta fece scattare un sopracciglio molto in alto fino all’attaccatura dei capelli.
- La stava sfidando; Marco stava giocando con il fuoco e se
avrebbe continuato quel gioco non sarebbe tornato a casa indolore in
quanto gli istinto omicidi che reprimeva da quindici anni presto
sarebbero esplosi in lei.
- Storse la bocca in un gesto di sopportazione estrema senza rispondere alla provocazione per poi voltare lo sguardo.
- Sbuffò ancora.
- «Ho fame» la voce di Guido ruppe la tensione che
si era creata nell’aria ed entrambi gli adulti si voltarono verso
di lui.
- «Ora andiamo a mangiare.» gli rispose Marco con il suo immancabile sorriso.
- «Andiamo al MacDonals?» gli occhi di Guido
luccicavano e Roberta guardandolo sorrise; sarebbe stato così
bello vedere un sorriso come quello sul viso di un suo futuro figlio..
- Un figlio suo, suo e di Stefano.
- «Certo» Marco si inchinò al suo fianco
tirandogli un buffetto sulla guancia « e poi se vuoi prenderemo
anche un gelato.»
- «Evvai» l’esulto del bambino fece
sorridere anche Roberta che, anche se continuava a sentirsi a disagio
nello stare accanto a Marco, cominciava a prendere famigliarità
con se stessa.
- «Se volete venire anche voi, siete la ben accetta.» si rivolse a lei Marco come sempre sorprendendola.
- Per lo stupore Roberta sobbalzò sgranando gli occhi « come?»
- «Se volete» ripeté lui « siete
invitata a pranzo con noi. Così mi faccio perdonare …
»
- Qualcosa nello sguardo di Marco le fece capire che
quell’invito a pranzo fuori non erano solo delle scuse per aver
ritardato nel venire a prendere Guido a scuola ma le fece intendere che
erano riferite anche ad altro, a quando loro frequentavano le medie per esempio.
- Roberta lo guardò girandosi tra le mani, in un gesto
nervoso, l’anello di fidanzamento poi negò con il capo
« no, grazie, ho un impegno oggi.»
- Non era vero.
- Il pomeriggio lo avrebbe passato sola a casa senza nemmeno
la compagnia di Stefano in quanto lui era partito la mattina stessa per
un viaggio di lavoro di tre giorni ma Roberta, nonostante la solitudine
che l’aspettava, preferì evitare l’invito a pranzo
di Marco.
- Si sentiva cattiva, subdola ma non riusciva ancora a
perdonarlo per questo, salutando Guido con un sorriso e lui con lieve
gesto della mano, andò verso la sua macchina.
- Mentre guidava poteva ancora vedere il sorriso di Marco abbagliarle la strada.
- Quando raggiunse casa Roberta di lasciò andare stremata contro il divano.
- Non ebbe nemmeno la decenza di raggiungere il letto o quella di togliersi la giacca di velluto grigio.
- Quando la sua schiena urtò violentemente contro il
soffice strato di velluto sospirò allentandosi la cravatta
grigio chiaro che portava come collana.
- Sbuffò.
- Non riusciva a capire perché da un po’ di ore-
da un giorno veramente- il suo destino aveva deciso di rovinarle la
vita.
- Da quando il giorno precedente aveva avuto lo spiacere di incontrare Marco si sentiva scombussolata, vuota e priva di forze.
- Si erano incontrati solo due volte e già non lo sopportava più.
- Marco Diligenti era cambiato, maturato forse, ma era rimasto sempre lo stesso ragazzo immaturo che era stato.
- Scapolo, Roberta ci avrebbe scommesso, si chiedeva come passasse solitamente le sue giornata il pupillo dei Diligenti.
- Se in quei quindici anni non erano cambiate le finanze della
sua famiglia Roberta poteva bene immaginarlo. Ricordava che la sua
famiglia era molto ricca in quanto il padre gestiva un attività
alberghiera abbastanza nota a Milano.
- Riflettendo su come andasse conciato per strada, vestito interamente di Armani o Cavalli, ipotizzò che l’azienda del padre dovesse continuare ad avere successo.
- «Maledetto stronzo» si tolse le scarpe con il tacco lanciandole lontano iniziando a massaggiarsi i piedi.
- Chiuse gli occhi lasciando andare la testa all’indietro mentre cominciava a sentire sollievo per la stanchezza accumulata.
- Lo odiava.
- Odiava Marco per la sua ricchezza mentre lei e la sua famiglia non lo erano mai stati.
- Appartenente ad un famiglia di cui solo il padre lavorava si
era sempre trovata bene, non le era mai mancato nulla ma nel periodo
dei suoi tredici anni- quando il medico aveva pronosticato per Luca una
cura a base di terapie, - sia lei che la sua famiglia si erano trovati
a risparmiare molto su vacanze e vestiti per poter permettere di pagare
le cure a suo fratello.
- Era stata felice di poter essere d’aiuto a Luca anche
solo privandosi un cellulare o il vestito all’ultima moda ma le
faceva salire i nervi penando che invece lui, mentre lei andava a
scuola con libri di seconda mano, girava per la città con lo scooter diverso ogni settimana.
- Ma non solo; odiava Marco anche perché non smetteva
mai di rinfacciarle la cosa in quanto, quando la vedeva per strada, la
fermava sempre deridendola per la cartella vecchia che usava da quando
stava alle elementari o anche per il Jeans scolorito e non di marca
mentre lui poteva permettersi quello di Barbari senza la minima
sofferenza finanziaria.
- Questo la mandava in bestia.
- Una cosa strana di Marco però era che aveva iniziato
a darle del lei quando ci stavano altre persone con loro per esempio
poche ora prima davanti a Guido.
- Come se non volesse dare la prova della
loro vecchia conoscenza, come se non volesse far intendere che loro
erano già, purtroppo, conoscenti d’infanzia.
- Sospirando Roberta si prese una sigaretta.
- Non fumava molto ma quando era confusa spesso si concedeva quel vizio.
- Tirò una boccata d’aria per formare una nuvoletta di fumo inclinando la testa di lato.
- Il salotto era ordinato e ne fu felice in quanto, senza la
preoccupazione di dover riordinare casa si sarebbe potuta permettere un
ora di relax in più prima di prepararsi ad uscire con Vanessa,
una sua vecchia amica.
- Erano le cinque del pomeriggio e lasciando cadere la
sigaretta nel posacenere, Roberta, si coricò sul divano
stendendo i piedi mentre un rantolo di disperazione e sollievo per
gambe doloranti le usciva dalle labbra.
- Chiuse gli occhi posandosi una mano sulla fronte come a coprirsi dai raggi solari, poi si perse a immaginare.
- Immaginò lei che raggiungeva l’altare avvolta nel vestito bianco con un bouquet di
rose rosse in mano, il sole che filtrava lieve dalla vetrata mentre la
marcia nuziale si faceva più pesante ad ogni passo. Sorrise. La
gente intorno a lei la guardava meravigliata da tanta bellezza mentre
il suo sorriso si espandeva di più ad ogni passo verso il marito.
- Stefano era voltato verso di lei con una mano allungata
verso di lei a incitarla al suo fianco e lei, sempre ridente,
allungò una mano a farla intrecciare con quella del marito.
- Il prete parlò: « Vuoi tu, Roberta Maria
Treccia, prendere per sposo Stefano Leoni per amarlo e onorarlo in
salute e malattia, in tristezza e povertà finchè morte
non vi separi?»
- La sua mano in quella di Stefano, gli occhi di lei in quelli
di lui e la voce del prete così vicina e sussurrata; la sua
quasi spaventata « Sì» sorrise « lo
voglio.»
- « E vuoi tu, Stefano Leoni, prendere in sposa Roberta
Maria Treccia per amarla e onorarla in salute e malattia, in ricchezza
e povertà finchè morte non vi separi?»
- Il cuore di Roberta che perdeva di battiti, la mano calda di
Stefano che si strinse più forte tra la sua per darle coraggio
come a dirle “ non sbaglierò!”
- E poi il sorriso che le fece capire che tutto sarebbe andato bene facendola perdere nei suoi occhi verdi del prato.
- «Sì, lo voglio»
- Roberta sbarrò gli occhi facendo scattare la mano via
da quella di Stefano portandosela a coppa innanzi la bocca per
reprimere un grido.
- «Allora vi dichiaro marito e moglie» la voce del
prete era solo un ronzio fastidioso mentre Roberta stava nello
sconforto totale.
- Balbettava, tremava, gelida e bianca chiedeva aiuto.
- Davanti a lei suo marito dagli occhi verdi la tendeva
nuovamente la mano mentre gli occhi di tutti gli invitati erano puntati
su loro, i novelli sposi, forse aspettando il bacio che non si decideva
ad arrivare.
- Roberta stringeva ancora la mano sulla bocca.
- La voce, la voce di Stefano, era diversa da quella che ricordava aveva sempre avuto.
- Svegliandosi dalla sua immaginazione, Roberta si
portò a sedere sul divano con il viso sudato e i capelli
appiccicati sulla fronte.
- Sospirò mentre cercava di calmare il respiro.
- Era stato tutto così reale: la promessa di matrimonio, il vestito, l’emozioni e anche l’ambientazioni: tutto.
- Solo una cosa era diversa, immutabile e anche tanto critica per lei e il suo cuore.
- Non sapeva,Roberta, se sarebbe riuscita a reggere ancora un
sogno del genere per questo evitò di addormentarsi ancora troppo
spaventata dall’eventualità di ricaderne vittima.
- Si alzò andando in cucina per bere un po’ di caffè nel tentativo di svegliarsi completamente.
- Mentre il caffè bolliva si appoggiò al lavandino con disperazione ripensando al sogno.
- La mano di Stefano nella sua, il bacio atteso da tutti ma mai arrivato e poi la voce … Dio quella voce.
- Roberta la conosceva bene, era la voce del destino.
- La voce della sofferenza.
- Bagnandosi le labbra con il liquido nero bollente si rilassò contro le piastrelle del muro poi riavviò i capelli.
- Da un paio di giorni il suo destino aveva deciso di rovinarle l’esistenza, solo da quando aveva incontrato Marco.
- Incontrandolo per strada si era riaperta in lei la voragine del dolore sul suo passato, si era sentita persa e priva di decisioni. Indecisa e confusa.
- E poi, come se non bastasse, ora iniziava anche ad avere gli incubi sognando la sua voce al suo matrimonio.
- Quello era impossibile, inaccettabile e indescrivibile.
- Le veniva una grande voglia di urlare e scalpitare come una
bambina di nove anni ma s trattenne bagnandosi nuovamente la labbra con
il caffè e facendo raschiare la gola con il liquido bollente.
- Sorrise di un sorriso amaro quanto la bevanda poi posò la tazzina nel lavello lavandola sovrappensiero.
- «Maledetto stronzo.»
Salve a tutti. Scusate il ritardo ma sono stata impagnata con il finire le altre storie.
Ho molte storie aperte, sapete? Mi sono portata avanti di quattro capitolo l'una e... bhè, me ne è venuta subito una in mente, nuova xD
Scusate ancora, spero di essere più regolare.
La prossima settimana iniziano le vacanze e io andrò dai parenti, mi porterò il cumputer con me solo che non so se riuscirò ad aggiornare, spero di sì almeno che internet non funzioni u.u <3
Ringrazio le recensioni dell'altra volta e anche i preferiti/ seguiti/ricordate. Grazie **
Le risposte le darò attraverso la nuova opzione del sito, quindi a breve :D Grazie ancora.
Ditemi cosa ne pensate del capitolo, è molto importante per me ...