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Autore: wustawak    17/12/2010    4 recensioni
Era stato un dio… ed ora, non era niente.
La gente l’aveva guardato con deferenza, in passato, trattenendo il fiato come di fronte a qualcosa di troppo grandioso per passare sotto silenzio… Avevano tremato, al suo cospetto, schiacciati dalla consapevolezza della propria insignificanza, tributandogli lo stesso rispetto dovuto ad un principe. Un astro luminoso in mezzo ad una volta oscura, ultimo erede di due delle più importanti famiglie di maghi del mondo magico, fulgida promessa di rivalsa.
Una promessa, sì… Una promessa infranta.
Draco è alle prese con i demoni interiori che lo perseguitano e con una dipendenza destinata, col tempo, a distruggerlo. Hermione è forse l'unica che può tirarlo fuori dal baratro senza fondo in cui è precipitato... Ma ne sarà in grado?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo #1
Diavolo Decaduto
 
Era stato un dio… ed ora, non era niente.
La gente l’aveva guardato con deferenza, in passato, trattenendo il fiato come di fronte a qualcosa di troppo grandioso per passare sotto silenzio… Avevano tremato, al suo cospetto, schiacciati dalla consapevolezza della propria insignificanza, tributandogli lo stesso rispetto dovuto ad un principe. Un astro luminoso in mezzo ad una volta oscura, ultimo erede di due delle più importanti famiglie di maghi del mondo magico, fulgida promessa di rivalsa.
 
Una promessa, sì… Una promessa infranta.
 
Hermione non sapeva bene cosa aspettarsi, quando era arrivata lì.
Le avevano accennato qualcosa, avevano provato a prepararla a cosa si sarebbe trovata di fronte, ma in quel momento si rese conto che nessuna parola che qualcuno fosse mai stato in grado di pronunciare sarebbe mai stata in grado di descrivere la sensazione di vuoto che l’assalì quando i suoi grandi occhi castani si posarono su di lui.
 
Fino ad allora era sempre stata convinta che, appena usciti da Hogwarts, le loro vite avrebbero seguito una parabola ascendente che li avrebbe condotti ad una felice affermazione personale e professionale, coronando una vita che per quel che la riguardava considerava perfetta.
 
Nel suo caso, almeno, era stato così: da sempre brava negli studi, non aveva fatto fatica a farsi ammettere all’accademia magica di medimagia, nella si era diplomata a pieni voti dopo appena tre anni, quando solitamente gli altri ce ne impiegavano quattro o cinque.
 
Al San Mungo non aveva dovuto nemmeno sostenere un colloquio, l’avevano assunta sulla base dei suoi ottimi voti e dell’alta considerazione in cui era tenuta da persone influenti del calibro di Silente; e data la sua grandissima bravura e la sua innata abilità nell’apprendere, dopo pochi anni era diventata primario del terzo piano del San Mungo, quello degli avvelenamenti da pozioni e piante.
 
La sua scalata alla vetta era stata talmente veloce che quasi non se n’era resa conto: da un giorno all’altro si era ritrovata ad occupare una posizione di grande responsabilità, professionista stimata ed ammirata da tutta la comunità magica.
 
Si era fatta una fama, una fama niente affatto immeritata: dopo pochi anni trascorsi al San Mungo era considerata la migliore nel suo campo, quello dell’avvelenamento e delle intossicazioni. Aveva inoltre approfittato delle influenti conoscenze accademiche del direttore dell’ospedale per approfondire anche le proprie nozioni del campo della psichiatria, altro campo nella quale era molto rinomata.
 
Era stato a causa della stima che l’intero mondo della medimagia nutriva nei suoi confronti che quella non ben identificata clinica privata l’aveva contatta per un incontro, una consulenza su un paziente molto importante di cui le avrebbero rivelato il nome solo di persona.
 
Il tono deferente del medico con cui aveva parlato l’aveva infastidita, così come il termine ‘paziente importante’ (come se ce ne fossero di non importanti; nel loro mestiere non ci sarebbero dovute essere simili distinzioni); ma aveva comunque acconsentito ad effettuare una visita, spinta anche dalla curiosità.
 
Le rivelarono il suo nome soltanto pochi minuti di vederlo, e non riusciva neanche a descrivere il proprio stupore; quando se lo ritrovò davanti, poi, non gli parve neanche più lui.
 
Cioè, era innegabilmente lui, l’avrebbe riconosciuto ovunque, ma allo stesso tempo non era lo stesso ragazzino arrogante e spocchioso con il quale aveva sovente litigato dentro le rassicuranti mura di Hogwarts. Il Draco che aveva conosciuto al tempo della scuola era sempre elegante, curato e perfetto, senza mai un capello fuori posto, con lo sguardo sicuro di sé e quell’odioso sorrisetto da vincente, che sembrava sottolineare l’inadeguatezza di tutti quelli che avevano l’onore di incrociare la sua strada.
 
Il Draco che in quel momento era seduto scompostamente di fronte a lei, sul pavimento lurido della stanzetta buia della clinica privata… Sembrava una persona completamente diversa.
 
La barba lunga e incolta, i capelli opachi e incrostati di sporcizia, il volto magro e scavato, lo sguardo spento, tutto in lui era nuovo per Hermione e sembrava trasudare malessere. Sembrava un cadavere, tanto era malridotto!
 
Teneva la testa stancamente appoggiata contro la parete imbottita della stanzetta, come se sostenerla con le sue sole forze gli costasse troppa fatica.
 
Inoltre, come Hermione ebbe modo di notare immediatamente, aveva le braccia imprigionate in una camicia di forza annodata strettamente… Aveva fatto resistenza. Si trattava di ricovero coatto.
 
A pensarci bene, non doveva nemmeno stupirsene: il giorno in cui Draco Malfoy avrebbe avuto l’umiltà di riconoscere di avere un problema e sarebbe venuto a chiedere aiuto, doveva ancora venire.
 
Certo, gliel’avevano anticipato che l’avrebbe trovato in quelle condizioni; ma nessuna delle sue immagini mentali potevano anche solo sperare di essere all’altezza della dura realtà che le si prospettava innanzi.
Poco dopo il suo arrivo alla clinica era stata raggiunta da un’infermiera, che brevemente l’aveva informata riguardo i dettagli della sua convocazione e i termini del ricovero: fu in quel momento che seppe qual era la vera identità del paziente misterioso e che non si trovava in quella clinica di sua spontanea volontà.
 
Successivamente, sbrigate le prime faccende burocratiche, le si era avvicinato un medico piuttosto piacente, di età non ben precisata compresa tra i trenta e i quarant’anni, con un bel completo di velluto marrone sotto il camice bianco: dal fatto che non portasse gli abiti tipici da lavoro, Hermione intuì che doveva trattarsi di un pezzo grosso dedito maggiormente alla scrivania che non alla corsia dell’ospedale, il direttore della clinica o, quantomeno, un primario.
 
Aveva una folta chioma castana, uno sguardo intrigante mascherato da un paio di occhiali dalla montatura dorata ed un bel sorriso caldo. Uno specchietto per allodole, pensò Hermione, dove le allodole erano i facoltosi clienti che venivano in quella clinica a farsi spennare, contando poi sulla discrezione di medici compiacenti. Era anche per colpa di simile gente se la sanità era spesso malvista da molte persone, pensò Hermione, ben decisa a non farselo star simpatico nonostante il modo di fare gentile e cortese del medimago in questione.
 
“Molto piacere, dottoressa Granger. Sono Robert Tucker, il direttore della clinica. Sono stato io a farla chiamare, su precise istruzioni della signora Narcissa Malfoy.” si presentò, stringendole calorosamente entrambe le mani.
 
Era dunque per volere della madre se Draco si ritrovava rinchiuso e legato come un salame, al pari di un pericoloso detenuto ad Azkaban. Hermione l’aveva pensato immediatamente: d’altronde, lei era l’unica ad avere abbastanza autorità e denaro a sufficienza per convincere chicchessia a mettersi contro il volere di un mago importante del calibro di Draco.
 
Socchiuse gli occhi, soppesando la situazione, valutando e analizzando quelli che potevano essere i motivi per cui i Malfoy avevano richiesto proprio lei, tra le decine di medici capaci che c’erano, nella fattispecie anche più qualificati di lei.
 
“Di grazia, dottor Tucker, che cosa desidera la signora Malfoy dalla sottoscritta?” gli chiese pacatamente Hermione con fredda cortesia, che nascondeva in realtà un’assai poco velata curiosità.
 
“Oh, mi chiami pure Robert. Per rispondere alla sua domanda, una persona intelligente come lei non può non averlo intuito da sé.” la adulò il dottor Tucker, con quella sua voce suadente e carezzevole che doveva aver intortato più di un paziente, in passato; tuttavia Hermione non era affatto tipo da lasciarsi incantare così facilmente.
 
“Mi sono fatta una certa idea… dottor Tucker.” ribadì, con voce fredda, sottolineando quel ‘dottor’ quasi fosse un insulto “Ma, non so se ne è a conoscenza, i miei rapporti passati con il signor Malfoy non sono propriamente amichevoli. Sicuramente non tali da spiegare la loro specifica preferenza nei miei confronti. Insomma, ad essere onesti non vedo proprio in che modo possano aver esplicitamente fatto richiesta della mia consulenza.”
 
“Beh, guardi, Draco non ha… Non è che ha… Beh, diciamo pure che il signor Malfoy non avuto molta voce in capitolo. Da collega a collega, posso dirle candidamente che non ne ha avuta affatto. Il punto è che stiamo parlando di un ricovero coatto, fortemente voluto dalla signora Malfoy.”
 
La faccenda doveva essere grave… Se Narcissa aveva usato la propria influenza per scavalcare il figlio e costringerlo a sottostare a simili interventi, Draco doveva essere particolarmente assuefatto agli stupefacenti di cui faceva uso.
 
“Il motivo per cui la signora Malfoy ha fatto sua esplicita richiesta, vede, risale al fatto che il sottoscritto si è permesso di raccomandarle il suo nome. Desiderava la migliore, per suo figlio, e non è un mistero che, nel nostro ambiente, lei è la migliore.”
 
Nell’oliare le persone il migliore nel proprio campo era senza dubbio il dottor Robert Tucker, si ritrovò a pensare lei, a sua volta.
 
“Mi permetta di dissentire, dottor Tucker.” si sentì in dovere di dire Hermione, per nulla toccata dalle ripetute moine di cui era oggetto da parte del collega “E’ vero che mi occupo di intossicazioni, ma non ho una preparazione specialistica nella dipendenza da droghe. Ci sono dei colleghi ben più preparati della sottoscritta a cui potrebbe rivolgersi. Sarei felice di indicargliene alcuni.”
 
“Nessuno di questi, tuttavia, è dotato della sua esperienza nel campo della psichiatria.”
 
“Non vedo cosa c’entri quest’altra mia specializzazione con tutto ciò.”
 
“Venga, dottoressa Granger, le spiegherò strada facendo.
 
Le illustrò sinteticamente le condizioni cliniche in cui versava il giovane, soffermandosi sui risvolti psicologici riguardanti la sua dipendenza che erano emersi nelle poche sedute psicoterapeutiche a cui Draco aveva accettato di sottoporsi.
 
“I nostri esperti hanno ragione di pensare che vi siano motivi molto gravi dietro a questi comportamenti assunti dal paziente.” le spiegò “Unitamente al fatto che rifiuta sistematicamente di collaborare alla propria riabilitazione, abbiamo pensato che forse il giovane Malfoy si confiderebbe più volentieri con un volto noto, una persona familiare… Un’ex compagna di scuola, come nel suo caso, ci è parsa una scelta eccellente.”
 
Avevano fatto male i loro calcoli, pensò Hermione; tuttavia non disse niente, prima di tutto voleva sincerarsi fino in fondo di quella strana situazione.
 
“Da quanto tempo è ricoverato?” si informò con tono neutro, annotandosi un paio di appunti sul taccuino.
 
“Parla di quest’ultimo ricovero? Un mese e qualcosa, quasi due. Siamo ancora nella fase iniziale della terapia, le altre volte è stato qui con noi per circa sei mesi. A dir la verità la seconda volta quasi otto.” disse Tucker, sfogliando velocemente il fascicolo di Draco.
 
“Le altre volte? Quante altre volte è già stato in cura qui da voi?”
 
“Due, oltre a questa. Il problema, dottoressa Granger” le spiegò Tucker, togliendosi gli occhiali e riponendoli con aria professionale nel taschino del camice “è che riesce sempre a trovare il modo di corrompere qualcuno affinché gli fornisca la droga. E se anche ipoteticamente riusciamo a liberarlo dalla dipendenza (cosa molto difficile da stabilire in termini oggettivi per una lunga serie di motivi), non appena esce fuori di qua si riattacca alla siringa.”
 
“Capisco.” mormorò lei.
 
Hermione finì di annotare diligentemente i dati della cartella medica di Draco sul proprio taccuino degli appunti, poi tornò a prestare attenzione al suo collega che nel frattempo aveva finito di parlare e, impaziente, attendeva di conoscere il suo parere medico.
 
“Credo di essere in grado di guarirlo dalla dipendenza senza troppi problemi.” disse la ragazza dopo aver riflettuto brevemente.
 
Si tolse gli occhiali, poi proseguì:
“Mi è già capitato in passato di aver a che fare con tossicodipendenti recidivi. Pur non essendo propriamente il mio campo, so come comportarmi in una situazione del genere. Ho giusto in mente una terapia che, teoricamente, dovrebbe impedirgli di assumere droga importata da qualche infermiere compiacente. Però…”
 
“Però?” le domandò il dottor Tucker.
 
“Però liberarlo dalla sua dipendenza fisica dalla droga è tutto quello che mi è possibile fare. La dipendenza psicologica, è quella il vero nemico da sconfiggere. E personalmente, dati i miei trascorsi non propriamente idilliaci con il paziente in questione, non credo di essere adatta al ruolo di sua psichiatra. Non mi vedrebbe come una confidente, ma come una nemica, e reagirebbe con ostilità. Non vedo come tutto questo potrebbe giovare al suo percorso riabilitativo.”
 
“La signora Malfoy ha detto che non deve preoccuparsi di questo. Le posso parlare schiettamente, senza troppi giri di parole?”
 
Hermione annuì leggermente.
 
“Non le ripeterò le testuali parole della signora Malfoy.” proseguì Tucker, a quel punto “Le basti sapere che il succo del lungo discorso che mi fatta è che suo figlio Draco dovrà fare buon viso a cattivo gioco. D’altronde avrà già compreso da sé che il giovane Malfoy non ha alcuna voce in capitolo.”


“L’avevo intuito.” disse Hermione. La prima impressione che aveva avuto sul dottor Tucker si stava rivelando sempre più corretta.
 
“La signora Malfoy mi ha inoltre incaricato di farle sapere che il compenso per i trattamenti a cui intende sottoporre suo figlio saranno più che adeguati, e per esperienza posso dirle che la signora sa essere molto generosa. L’unica cortesia che chiede in cambio della sua generosità è la massima discrezione, sarebbe terribile se le condizioni del giovane Malfoy trapelassero al di fuori delle mura di questa clinica. Quest’ultimo punto è di basilare importanza, non so se mi sono spiegato.”
 
Hermione storse la bocca, disgustata.
 
“Dica alla signora Malfoy che non è mia abitudine accettare soldi al di fuori del mio stipendio, specie da pazienti. Se accetterò il caso sarà solo ed unicamente perché la mia etica professionale mi impone di farlo. E la rassicuri sulla mia discrezione, non è mia abitudine fare pettegolezzi sulle persone che ho in cura.”
 
Tuttavia, tanto il dottor Tucker disse e insistette, che alla fine Hermione fu costretta a scendere a un compromesso, ovvero che la signora Malfoy devolvesse l’ammontare del suo compenso a delle associazioni benefiche i cui nomi si sarebbe premurata personalmente di segnalarle.
 
La condusse quindi nel luogo dove Draco era tenuto rinchiuso, una cella di modeste dimensioni con le pareti imbottite. Hermione dedusse, considerate quelle e la camicia di forza, che Draco doveva aver assunto dei comportamenti autolesionisti, in seguito a quest’ultimo ricovero.
 
“Sono imbarazzato dallo stato in cui versa il signor Malfoy, dottoressa Granger,” si affrettò a spiegare Tucker, non appena notò l’espressione torva che si era dipinta sul viso di Hermione “ma francamente non me la sento di rischiare l’incolumità dei miei dipendenti per farlo lavare. Ci limitiamo ad alimentarlo come meglio possiamo e controllare che non si faccia troppo male da solo.”
 
“Non mi deve delle spiegazioni, dottor Tucker.” disse la giovane medimaga “Desidero solamente che mi facciate conferire con il signor Malfoy. Possibilmente da sola.”

“In tutta onestà, dottoressa Granger,” disse Tucker “non me la sento di lasciarla entrare. Come avrà capito dalla camicia contenitiva il signor Draco Malfoy ha assunto dei comportamenti… Ecco, dei comportamenti per così dire distruttivi. Per il suo stesso bene e, soprattutto, per quello degli altri, non è saggio che abbia a che fare con altre persone, almeno in questa precisa fase della terapia.”

“Oh, sciocchezze.” lo liquidò velocemente Hermione, infastidita “Non ho la minima intenzione di parlare con una porta chiusa. Mi faccia entrare, o si cerchi un’altra specialista.”
 
“Mi lasci almeno entrare assieme a lei.” insistette Tucker “Nel caso Draco la aggredisse o tentasse di farle del male.”
 
“Ha una camicia di forza, è visibilmente denutrito e fa fatica a reggersi in piedi. Credo di riuscire a gestire la situazione, dottor Tucker. Glielo ripeto: mi apra la porta e poi faccia allontanare il suo staff, desidero conferire con il signor Malfoy da sola.”
 
Il primario non poté fare altro che obbedire a quelle precise richieste: dopo pochi minuti Hermione valicò la soglia della cella e, dopo alcuni passi, si fermò al centro di essa, proprio davanti alla misera figura di quel biondo prigioniero che la fissava incuriosito.
 
Strizzò gli occhi, come se la stesse mettendo a fuoco. Poi un sogghigno che le era fin troppo familiare fece capolino sulle labbra sottili del giovane, seguito dalla stessa, vecchia voce strascicata e vagamente derisoria.
 
“Bene, bene, bene… Guarda un po’ chi si rifà viva dopo tanto tempo.”


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