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Autore: Abby_da_Edoras    17/12/2010    4 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia storia segue le vicende del film "King Arthur" di Antoine Fuqua, ma nella mia versione i cavalieri non muoiono nella missione contro i Sassoni e restano uniti a creare un nuovo Paese, la Britannia. Ho introdotto anche un amore omosessuale (senza scene hard) fra Tristano e Galahad, che sono i miei personaggi preferiti. Spero che la ff vi piaccia.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Nei tre giorni successivi Galahad non si risparmiò e restò notte e giorno al capezzale di Tristano, facendogli prendere regolarmente il tonico, cambiandogli le medicazioni delle ferite e portandogli da mangiare e da bere

Nei tre giorni successivi Galahad non si risparmiò e restò notte e giorno al capezzale di Tristano, facendogli prendere regolarmente il tonico, cambiandogli le medicazioni delle ferite e portandogli da mangiare e da bere. Fu sollevato nel constatare che, già dopo il primo giorno di cure, il cavaliere aveva ripreso decisamente le forze, ma lo trovava più silenzioso del solito e questo lo preoccupava molto. Non aveva il coraggio di dirgli nulla per non disturbare le sue riflessioni, ma ciò che Merlino gli aveva detto continuava a risuonargli nella testa: come avrebbe reagito psicologicamente Tristano alla prima sconfitta?

 

Intanto, nella fortezza, c’era un’atmosfera di grande allegria. I cavalieri erano finalmente liberi e potevano scegliere il loro futuro; tutti loro, comunque, avevano deciso di restare al fianco di Artù e di far parte del nuovo popolo che sarebbe sorto in Britannia. La loro vita sarebbe però cambiata in meglio: non sarebbero più stati al servizio di nessuno, avrebbero ricevuto una paga sostanziosa per gli anni passati agli ordini di Roma e sarebbero stati considerati a tutti gli effetti cavalieri, nobili compagni d’armi del capo della nuova Britannia, Artù. La tavola rotonda, voluta dallo stesso Artù per non creare disuguaglianze fra i guerrieri, acquistava ora un nuovo e più profondo significato poiché, dopo Artù, erano loro gli uomini più importanti di Britannia e avevano la possibilità di prendere decisioni e discuterle con gli altri. Al momento, per fortuna, non c’erano contrasti fra popoli: Woad, Britanni, Sarmati e i pochi Romani rimasti si erano uniti e vivevano in pace, ma sicuramente prima o poi altri contingenti di Sassoni sarebbero sbarcati per tentare di conquistare quelle terre tanto invitanti e ci sarebbero state nuove battaglie. Nel frattempo, però, i guerrieri si limitavano a tenersi in allenamento e a pianificare il futuro. Molte liete novità li attendevano.

Bors si era finalmente deciso a sposare l’eterna compagna Vanora e, per rendere l’avvenimento ancor più solenne, si era accordato con Artù per celebrare le proprie nozze insieme con quelle del suo comandante con l’impavida Ginevra. Poi la numerosa famiglia si sarebbe stabilita in una casa tutta sua, porta a porta con la casetta scelta da Dagonet, il quale così sarebbe stato vicino al suo migliore amico. Bors e Vanora avevano anche adottato il piccolo salvato nella tenuta di Marius Honorius e Dagonet, che si era affezionato moltissimo al bambino, avrebbe avuto la possibilità di vederlo quando avesse voluto.

Lancillotto aveva scelto un alloggio luminoso e accogliente, con l’intenzione nemmeno poi così nascosta di ospitarvi più fanciulle compiacenti possibile; Gawain, invece, aveva fatto proprio quello che si era ripromesso al ritorno dalla penultima missione, ossia si era fidanzato con una graziosa fanciulla bruna di nome Elanor e progettava di sposarsi presto. La sua futura sposa non era sarmata bensì britanna, ma la cosa non sembrava affatto disturbare lo schietto cavaliere.

Mentre tutti erano felici, speranzosi e si adoperavano per allestire al meglio le doppie nozze di Artù e Bors, Galahad non partecipava all’euforia generale e continuava a restare al fianco di Tristano. Per lui non aveva senso pensare al futuro finché non avesse saputo cosa voleva fare il suo compagno… sempre che lo avesse ancora voluto accanto a sé. Non dimenticava, infatti, che Tristano gli si era avvicinato solo prima dell’ultima missione, per avere affetto e conforto di fronte ad un’impresa che poteva costare la vita a tutti loro. Ora che era ritornata la pace avrebbe avuto ancora bisogno di lui o sarebbe tornato a essere il lupo solitario di sempre? Galahad aveva rinunciato a tornare nell’amata Sarmazia per non allontanarsi dagli amici, ma non avrebbe saputo rinunciare anche a Tristano.

 

Due settimane dopo giunse il giorno tanto atteso: fu lo stesso Merlino a celebrare le nozze tra la figlia Ginevra e Artù, rinsaldando così l’unione dei popoli; unì in matrimonio anche Bors e Vanora e ciò fu un grande onore per la coppia. Artù, comunque, che si era convertito al Cristianesimo, volle far benedire la propria unione con la donna amata anche da un giovane frate che si era stabilito da poco alla fortezza, dopo che i Sassoni avevano distrutto il suo villaggio. Il religioso si chiamava Vernon ed era un ragazzo semplice e allegro, sempre pronto ad aiutare i più poveri e a seguire fino in fondo i comandamenti di Gesù. Insomma, era tutto il contrario dei pomposi e strafottenti uomini di Chiesa come Germanus o Horton e proprio per questo Artù lo aveva voluto alle proprie nozze! Dopo la celebrazione dei matrimoni ci furono feste, giochi e banchetti che si protrassero per tre giorni e, naturalmente, gli amici e compagni di Artù erano in prima fila quando si trattava di fare baldoria. Nel frattempo Tristano si era completamente ristabilito e aveva potuto partecipare alle nozze insieme a Galahad; però non si unì ai compagni per i festeggiamenti e, anzi, già la prima notte di divertimenti si allontanò dalla fortezza senza avvertire nessuno, nemmeno il compagno.

Quando Galahad si accorse che Tristano era sparito cadde in preda all’angoscia e cercò aiuto presso l’amico di sempre, Gawain.

“Non preoccuparti così, lo sai com’è fatto Tristano” minimizzò il cavaliere. “Troppa confusione lo mette in crisi e non mi stupirei se si facesse vivo solo quando tutta questa baraonda sarà finita. Vieni a festeggiare con noi, divertiti e non ci pensare: sono certo che lui sta benissimo e lo vedremo tornare quando meno ce lo aspettiamo. Non ha fatto sempre così, in fondo?”

Galahad si lasciò trascinare da Gawain, bevve un boccale di birra, guardò i giochi e le gare che si svolgevano tra i giovani contadini, ma senza una vera partecipazione. Certo, Tristano si era sempre comportato in quel modo, ma ciò avveniva prima che nascesse un legame fra loro due… invece se n’era andato senza nemmeno dirgli nulla, disinteressandosi della sua preoccupazione e dei suoi sentimenti!

 

Come Gawain aveva giustamente previsto, Tristano si rifece vivo al termine dei festeggiamenti, quando la vita alla fortezza era ritornata alla normalità. La mattina in cui fece ritorno fu praticamente aggredito da Galahad.

“Ma dove sei stato? Ero preoccupato per te, non è molto tempo che sei guarito dalle tue ferite! E poi ti sembra di esserti comportato bene nei confronti di Artù e Bors? La festa era in loro onore!”

“Artù e Bors sanno che non mi piacciono le feste” rispose gelido l’arciere. “Ho partecipato al loro matrimonio, ma poi sono andato nella foresta per trascorrere del tempo da solo, procurandomi il cibo e mettendomi alla prova. Proprio perché sono guarito da poco è necessario che mi addestri il più possibile per tornare quello di prima.”

“Va bene, però potevi avvertirmi invece di sparire senza una parola…” replicò il ragazzo, spiazzato dalla logica di Tristano.

“E perché? Io non ho obblighi nei confronti di nessuno e ora sono un uomo libero. Dovresti conoscermi, ormai, perciò per quale motivo preoccuparsi?

Galahad non riuscì nemmeno a rispondere a causa della cocente delusione provata, ma Tristano non era uno sciocco e capì subito che cosa si agitava nella mente del giovane cavaliere.

“Non sono abituato ad avere legami, ma ciò che ho costruito con te è importante” disse allora, addolcendo il tono. “Voglio continuare ad averti vicino, anche adesso che viviamo in pace, ma tu devi avere pazienza con me e lasciarmi i miei momenti di solitudine. Lo so che non sono un tipo facile, però…”

Galahad non lo lasciò finire e gli si buttò tra le braccia.

“Io desidero solo che restiamo insieme!” esclamò, quasi in lacrime. “Potrai avere tutta la libertà che vorrai, basta che… insomma… io…”.

Tristano lo accarezzò teneramente sui capelli e lo strinse a sé.

“So che cosa ha voluto dire per te rinunciare al ritorno in Sarmazia” mormorò. “Non sarai solo, questo posso promettertelo, anche se dovrai adattarti al mio stile di vita; pensi di riuscirci?”

Il ragazzo non riuscì a rispondere, sopraffatto dall’emozione e dal sollievo. Abbracciò più forte il compagno e annuì. Certo che avrebbe accettato qualunque cosa pur di restare al fianco di Tristano, c’era bisogno di chiederlo?

 

Questa è la mia particolare versione della leggenda immortale di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, che però ognuno può immaginare e raccontare come preferisce. Ciò che davvero conta è questo: Artù e i suoi uomini si erano creati una nuova patria e avevano fondato un nuovo popolo; ognuno di loro aveva scelto la vita che desiderava e ne era soddisfatto. Naturalmente gli anni successivi avrebbero portato ancora battaglie, fatiche e sofferenze, ma anche momenti di serenità e di gioia fra amici e con le persone amate. Del resto, questo era il loro destino ed è proprio per il loro valore e il loro coraggio che oggi noi li conosciamo e li ammiriamo come gli eroi di Britannia.

 

 

 

 

 

 

 

FINE

 

   
 
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