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Autore: beat    18/12/2010    5 recensioni
Sangue ovunque, sulle mani, sul viso, sul futon caldo.
Il cuore in gola come durante la battaglia.
Ma non è la guerra, non più, è il brusco risveglio da un terribile sogno.
Vivido incubo di antica memoria mai scomparsa.

[Quinta classificata al contest "I sette peccati della memoria" indetto da Seiko e Slits]
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Takasugi Shinsuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Autore: beat
Titolo: Sogno di una notte di infinita pazzia
Fandom: Gintama
Peccato della memoria scelto: Persistenza
Rating: Arancione
Genere: Drammatico, Dark, Generale, Azione
Personaggi: Takasugi Shinsuke
Avvertimenti: Non per stomaci delicati, One-shot
Note eventuali dell'autore: Visto che è sempre meglio mettere una nota in più che una in meno, mi permetto di lasciarvi questo link. Nel manga/anime di Gintama ci è stato fatto vedere molto poco del passato di Gin però in questo video vediamo qualche cosa in più sul periodo della guerra. Mi ci sono basata in particolare per l'ambientazione e per come si è fatto la ferita all'occhio Takasugi.
Aggiungo inoltre che lo stile potrebbe essere quasi al limite del Nonsense. La prima parte, essendo ovviamente un sogno, l'ho lasciata apposta molto confusa. Per la parte in cui il protagonista invece è sveglio la motivazione è che, innanzitutto, Takasugi è scosso per il sogno. E benché esso sia ormai ricorrente, lui non ci si abitua. Anzi, forse non vuole abituarcisi. Infatti – come ci viene detto anche nel manga – ci rimugina continuamente sopra, non facendo altro che andare a peggiorare la sua salute mentale. Non è colpa sua, è che è pazzo!
Introduzione: Sangue ovunque, sulle mani, sul viso, sul futon caldo.
Il cuore in gola come durante la battaglia.
Ma non è la guerra, non più, è il brusco risveglio da un terribile sogno.
Vivido incubo di antica memoria mai scomparsa.



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Sogno di una notte di infinita pazzia


Fumo.
Nebbia.
Nuvole cariche che pesano su di un cielo plumbeo.
Tutto intorno è grigio.
Grigio il cielo, grigie le nubi, grigie le armature incrinate, grigie le spade spezzate.
Clangore di metallo, ancora e ancora, lama contro lama, sibili nell'aria, fischi nelle orecchie e grida in gola.
Furore.
Dolore.
Battaglia!
Scattano i muscoli, scattano veloci, senza pensare, senza timore.
Scatta in avanti, la spada letale, la presa ferrea sull'elsa rovinata.
Affondo, pelle lacerata, carne squartata, fiotti di sangue.


Sangue ovunque, sulle mani, sul viso, sul futon caldo.
Il cuore in gola come durante la battaglia.
Ma non è la guerra, non più, è il brusco risveglio da un terribile sogno.
Vivido incubo di antica memoria mai scomparsa.
Non allenta la presa delle dita ferree, Takasugi, ed estrae la lama in un unico gesto.
Un unico zampillo rosso e con un gemito strozzato la ragazza cade a terra, esanime.
Lui le afferra un lembo dello yukata sgualcito, e con cura ripulisce lo wakizashi, fino a farlo brillare di nuovo.
Nemmeno uno sguardo alla sventurata fanciulla stesa scompostamente a terra.
Nemmeno uno sguardo: insignificante da morta come da viva.
Nessun rimorso, né per quella giovane prostituta né per le centinaia di cadaveri seminati sul campo di battaglia.

La notte è calda, l'afa si appiccica sulla pelle come un vestito aderente.
Si alza dal futon caldo, Takasugi, quel futon ormai zuppo di sangue.
Senza fretta si dirige verso la finestra, spalancandola sulla notte buia.
Pesanti nuvole nere coprono il cielo: c'è solo il pallido ricordo della luna luminosa e delle stelle splendenti.
Si siede a cavalcioni del balconcino, una gamba penzoloni fuori dalla finestra, e lo sguardo assorto sulle nuvole scure sopra la sua testa.
Pesanti nubi, come quelle di quei giorni sul campo di battaglia, pressanti al punto di sembrar stare per cadere sulla terra da un momento all'altro.
Sorride l'uomo, quel sorriso ferino e privo di gioia. Fissa quelle nuvole pesanti che oscurano tutto, la notte, la città, quello spregiudicato quartiere di bordelli in cui si è fermato per la notte. Una notte per cercare di affondare il ricordo nel piacere della carne. Una notte per lasciarsi tutto alle spalle, e abbandonarsi per una volta al sapore di qualche cosa di nuovo.
Ma le nuvole incombono, non fanno altro che incombere. Pesanti e cariche, adombrano senza tregua il suo cuore e la sua mente.
E di nuovo, ancora, sempre, il ricordo di quei giorni dannati sul campo di battaglia. A menar fendenti, schivare agilmente, il sudore a imperlargli la fronte, la tensione dei muscoli tesi fino allo spasmo. Il rombo del cuore martellante nelle orecchie, le lussuriose grida di dolore dei nemici trafitti. E un dolore lancinante là dove una volta c'era il suo occhio sinistro.

Si allontana di scatto dalla finestra, Takasugi, gesti nervosi di stizza irreprimibile mentre rientra nella penombra della camera.
Il corpo della ragazza è steso al centro della stanza, in mezzo ad una rossa camelia di sangue lucente.
La mano va a sfiorare la benda sul viso. Il dolore mai svanito lo attanaglia di nuovo, come se non fosse passato nemmeno un secondo da che quello schifoso Amanto gli ha strappato via a viva forza metà della sua luce.
Digrigna i denti, fino a farli scricchiolare.
Il ricordo del dolore continua a pressarlo, fino quasi a farlo soffocare.
La pelle da tempo guarita brucia di nuovo, incessantemente. Un formicolio che non ne vuole sapere di lasciarlo in pace lo irrita senza tregua.
Sfodera di nuovo l'arma e infierisce sul corpo della ragazza, Takasugi, sfoga su di lei tutta l'ira e la frustrazione che amorevolmente cova dentro il suo cuore come il più puro dei sentimenti. La lama affilata affonda nella carne arrendevole senza sforzo alcuno.
E ride, Takasugi, ride, quella risata senza gioia, quella risata stridente che è solo dei pazzi.
Pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, pazzo Takasugi.
Takasugi il Demone Nero, invincibile nella sua follia.

Si rialza da terra, movimenti lenti e cauti.
Rinfodera la spada, senza fretta, come antico rituale.
La mano di nuovo che va alla benda, sfiora delicatamente l'occhio perso: un brivido lungo tutta la schiena lo solletica dolcemente.
Si riveste, con lenti movimenti studiati, come se si preparasse per il più importante dei ricevimenti. Raccoglie le sue cose, e prima di uscire lancia un'ultima occhiata a quella stanza grondante sangue. E sorride, quel sorriso che non promette nulla di buono.
La mente avida si sofferma ancora sul ricordo delle gloriose giornate di battaglia. Il clangore delle spade, le grida di guerra, il dolore di quelle perenni ferite che non ne vogliono sapere di guarire. Il rubino colore del sangue che colora quel triste mondo grigio.
Sorride Takasugi, bestia sanguinaria, mentre scivola silenzioso nel nero della notte.

Pesante nubi scure opprimono la città ignara.





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Angolo dell'Autrice:

Dopo qualche eone, finalmente riesco a pubblicare questa storia, che si è classificata quinta al contest I sette peccati della memoria [Multifandom&Originali]
, indetto da Seiko e Slits.
Io e le giudici non ci siamo trovate d'accordo sul comportamento di Takasugi. Vediamo che ne dicono i lettori! XD


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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