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Autore: Luine    18/12/2010    1 recensioni
Victoire sta cercando di scrivere una lettera a Teddy, ma James Sirius interrompe i suoi pensieri. Perché? Cosa è successo al suo libro di Trasfigurazione? E cosa c'entrano i petali di ciliegio?
«Non dovresti studiare per i M.A.G.O.?»
«E tu non dovresti studiare per Trasfigurazione?»

Scritta per il Xmas Tree Party di Fanworld.it
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Xmas Tree Party'
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Ormai era marzo, a Hogwarts, ma sembrava che l'inverno volesse protrarsi ancora a lungo, quell'anno. Il castello era freddo e, ancora, si potevano vedere studenti che si stringevano nei mantelli e nelle sciarpe; in molti rientravano nel castello e dovevano dare fondo agli incantesimi per asciugare i lembi dei mantelli e delle divise, bagnati di neve che stava cominciando a sciogliersi, ma ancora troppo lentamente.
Victoire Weasley rabbrividiva seduta di fronte alla finestra della Sala Comune di Grifondoro, con un pezzo di pergamena in grembo e una piuma tra le dita di cui si passava pensierosa la punta sotto al mento, in cerca delle parole da usare, gli occhi puntati sul parco ancora innevato. I compiti la aspettavano, ma non era abbastanza concentrata e ogni parola che leggeva le pareva un trattato di Antiche Rune, il cui grosso vocabolario troneggiava sul tavolo di fronte al camino e pareva volerla incitare a tornare da lui, mettendole addosso fretta e sensi di colpa. Le mancava solo una traduzione che era risultata la più difficile di tutte, di quella materia e un lungo tema sui polipi magici per Difesa Contro le Arti Oscure: ci aveva messo una settimana intera per arrivare a quel punto e, dato che era l'anno dei M.A.G.O., per lei esercitarsi era importante. I professori battevano molto su questo punto. Ma in quel momento proprio non riusciva a rimanere concentrata per più di due secondi su niente che appartenesse ai libri.
Si portò la punta della pergamena alla bocca, ma la tolse in gran fretta, sputacchiando – cosa che avrebbe sollevato sonore proteste da parte di sua madre – dei pelucchi che le erano rimasti attaccati sulle labbra. Ripensò con nostalgia al negozio dello zio George e pensò di scrivere anche a lui, per chiedergli una delle sue buonissime piume lecca-lecca.
Si appuntò mentalmente di farlo, mentre i suoi occhi setacciavano il parco, in cerca di niente. Pochi studenti osavano avventurarsi in mezzo alla primavera più strana che Hogwarts avesse mai visto. Di solito, arrivati in questo periodo dell'anno, tutti cominciavano a togliersi i mantelli pesanti e le sciarpe, si cominciava a prendere i libri, lasciare la biblioteca per stendersi sull'erba fresca e godersi il venticello primaverile. Ma quell'anno pareva che il tempo avesse deciso di ribellarsi a tutto questo.
Suo cugino Albus diceva che era colpa sua, che il tempo di Hogwarts si era ribellato perché lui aveva chiesto al Cappello Parlante di essere smistato a Grifondoro, quando invece avrebbe dovuto essere mandato a Serpeverde. Sua cugina Rose gli aveva detto chiaro e tondo che la sua era una paura del tutto infondata, ma lui continuava a non crederci, neanche quando tutta la Casa gli aveva confermato che il Cappello Parlante non sbaglia mai. Lui blaterava qualcosa su suo padre che aveva chiesto al Cappello di essere spedito a Grifondoro e che quello aveva acconsentito di buon grado. Victoire, anche se pensava che lo zio Harry non sapesse dire le bugie, cominciava a pensare che fosse tutta una balla detta per far stare buono un bambino terrorizzato dall'idea di essere mandato a Serpeverde, quando tutta la famiglia, compresi i genitori e tutto il resto della famiglia, era stato smistato a Grifondoro.
Victoire, però, aveva sentito così tante volte quella storia che aveva cominciato a sembrarle inverosimile. Pensieri futili, per quel che la riguardava, almeno in quel momento, in cui sentiva di non aver niente di interessante da scrivere.
Guardò di nuovo la pergamena vuota, sulla cui cima c'erano solo due parole.

Caro Teddy,

Caro Teddy, già... e poi? Scrivere «spero che tu stia bene» sapeva troppo di mammina premurosa, ma era l'unica cosa che le veniva in mente. Ci pensò ancora, puntando il pennino asciutto sul foglio, chiedendosi se c'era un modo migliore per esordire; guardò il calamaio sul davanzale e si nascose le labbra in bocca, indecisa, poi si accigliò improvvisamente: non c'era bisogno di essere tanto nervose, dopotutto, se le fosse venuto in mente qualcos'altro, avrebbe sempre potuto modificarlo con un colpo di bacchetta. La verità, però, era che aveva paura che non le venisse davvero in mente niente di diverso e meno banale.
Intinse il pennino nel calamaio e lo scosse un paio di volte, per impedire alle gocce che, altrimenti, avrebbero sporcato il foglio. Si rese conto, però, che anche scrivendo quelle poche parole, non sarebbe servito a niente, perché anche il continuo della lettera le risultava difficile, come tutte le volte che doveva scrivere a Teddy. Lui le scriveva che cosa faceva, quello che succedeva a casa, al lavoro, aveva molto da dirle. La sua vita, invece, non aveva niente di avventuroso, era piuttosto piatta e la sua più grande preoccupazione era di non fare una brutta figura ai M.A.G.O.; dirglielo ancora non avrebbe fatto che annoiarlo, anche se lui avrebbe giurato e spergiurato di no.
«Ehi, cuginetta, che cosa fai?» la voce cantilenante di James Sirius la riscosse. Victoire alzò la testa lentamente e il suo sguardo si posò sospettoso sul del cugino che le stava rivolgendo un sorriso a trentadue denti. E quello, come qualunque membro della famiglia sapeva, non prometteva niente di buono. «Non dovresti studiare per i M.A.G.O.?»
«E tu non dovresti studiare per Trasfigurazione?» le labbra di Victoire si piegarono in un sorrisetto furbo: il suo caro cuginetto faceva tanto l'uomo di mondo e il grande mago, adducendo come scusa che suo padre era il più grande mago di tutti i tempi – cosa ancora tutta da dimostrare – cosa su cui insistenza imperterrito, raccontato che glielo avevano detto alcuni ragazzi più grandi, e altre amenità. Bugie, sospettava Victoire: se fosse stato questo grande mago, perché in famiglia non lo sapeva nessuno? Ma a lui bastavano, quelle bugie, per fargli decidere di essere anche lui un gran mago, per cui lo studio era superfluo. «A quel che so, hai preso una D, che vuol dire... desolante, dico bene?»
«Non mettere il dito nella piaga!» la pregò lui, mettendosi in ginocchio davanti a lei e giungendo le mani. In più, dato che era davvero un mago in questo, mise su un'espressione da cucciolo bastonato e, Victoire ci avrebbe messo la mano sul fuoco, i suoi occhi brillavano di una luce piena di speranza. «Mi chiedevo se potevi darmi una mano, dato che tu non stai facendo niente!»
Victoire sobbalzò, punta sul vivo. Gli occhi luminosi di James mostravano, adesso, solo una malizia davvero fuori dal comune. «Non è vero.» esclamò, arrossendo. «Sono... sono impegnata al momento.»
«Ah, sì, a scrivere al tuo innamorato.» James Sirius sospirò con fare teatrale. Victoire strinse la piuma e appiattì l'altra mano sulle proprie gambe, come se questo potesse bastare a far sparire la pergamena. «E cosa gli hai scritto? Vediamo...» il ragazzo strinse gli occhi come se questo gli permettesse di vedere attraverso la mano della cugina.
«Non ti... James!» Victoire balzò in piedi, ancora confusa su come lui ci fosse riuscito. Era bastato un colpo veloce di bacchetta, che il suo caro cuginetto le aveva sfilato la pergamena da sotto la mano e l'aveva fatta finire direttamente nella sua; un colpo da grande mago davvero. Lei, all'ultimo anno, battuta da uno del secondo anno che, di Incantesimi di Appello, non avrebbe dovuto sapere l'esistenza. «Ridammelo subito!»
Si avventò a passo di carica verso di lui, ma il ragazzo balzò fuori dalla sua portata come se, oltre che saper fare incantesimi di Appello, fosse anche in grado di farne alcuni che sapevano far saltare come dei grilli. Ma no, quella era solo una delle sue grandi doti, passate probabilmente dallo zio George.
«James! Non farmelo ripetere!»
«Sto tremando di paura, cuginetta!»
Victoire si lanciò di nuovo su di lui che saltò sul tavolo dove era appoggiato il dizionario di Antiche Rune e cominciò a saltellare da una gamba all'altra, così da evitare che la cugina riuscisse a prenderlo e a sottrargli ciò che gli apparteneva. I pochi presenti osservavano la scena con un sorriso sulle labbra. «Maledetto!» sibilò Victoire, cercando di afferrarlo; non poteva usare la bacchetta: essere Caposcuola la metteva in una posizione svantaggiosa. Doveva dare il buon esempio e dunque non poteva Schiantarlo sul posto, anche se avrebbe davvero voluto farlo.
Quali erano i vantaggi di essere Caposcuola? Il pensiero la riscosse. Smise di lottare contro di lui che continuava a ballare e saltare da una parte all'altra del tavolo. «Ti toglierò dieci punti, se non la smetti.» lo minacciò, posando le mani sui fianchi. Somigliava molto a nonna Molly, in quel momento, l'espressione omicida apparsa sul suo volto era identica alla sua, ma nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo apertamente, altrimenti avrebbe dimenticato tutto, di essere una Grifondoro, di essere Caposcuola. Tutto. Perché, dopotutto, era molto vanitosa e gelosa del proprio aspetto; non le piaceva essere paragonata a sua nonna che, dopotutto, era vecchia e, come diceva sua madre, anche un po' sciatta.
«Non lo faresti.» replicò lui, serio, smettendo anche lui di ballare.
«Tu dici?»
«Sì, dico: non si possono togliere punti per motivi personali! Ma solo per aver violato le regole della scuola!» cantilenò James, come se avesse mai letto o rispettato il regolamento scolastico. Victoire inarcò un sopracciglio.
«Davvero? Allora ti toglierò quindici punti per aver usato la magia in Sala Comune, per essere in piedi su un tavolo e per aver rubato un effetto personale ad un Caposcuola. Che te ne pare del piano? Cinque punti a violazione.»
«Non puoi farlo!»
«E' già fatto.» dichiarò Victoire e allungò la mano, senza riuscire a reprimere una smorfia di soddisfazione. «Adesso ridammi la mia lettera.»
James sospirò e, sceso sulla sedia, balzò a terra, sconfitto, prima di passarle il pezzo di pergamena dove, ancora, non c'era scritto niente, a parte quelle due parole. Vide il cugino scoccare un'occhiata in un punto in ombra della sala, dove c'era Tobias Smith, un suo compagno di classe che sorrideva appena fissando lei e rigirandosi la bacchetta tra le mani. Victoire avrebbe voluto chiedergli che cosa ci trovasse di divertente, ma tenne a freno la lingua, preferendo tornare a guardare il cugino che non era più tanto baldanzoso.
«Prendi i tuoi libri di Trasfigurazione. Ripassiamo insieme, così la smetti di fare lo sciocco.»
James Sirius guardò Victoire come se fosse impazzita e, probabilmente, lo era davvero; tanto quel giorno le Antiche Rune erano andate e le altre materie potevano ben aspettare un'oretta. Si sedette al tavolo, lo liberò dei suoi compiti e dei suoi libri e aspettò che il cugino andasse a prendere il libro. Le portò, invece, uno spillo e lo sistemò tra loro, guardando lei con attenzione e preoccupazione, quasi si aspettasse un'altra sfuriata che, effettivamente, lei aveva avuto pronta sulla punta della lingua. Solo quell'espressione riuscì a frenarla.
«Che dobbiamo fare con questo?»
«E' il mio libro di Trasfigurazione.» dichiarò James Sirius e lei notò con una certa soddisfazione, che la voce gli tremava.
Sbatté le palpebre, però, perplessa. «Stai scherzando? Chi lo ha ridotto così?»
«Non indovinerai mai, quindi te lo dico e basta.»
«Ottimo piano.» replicò lei, ironica.
James Sirius si accigliò e la sua voce, quando parlò, fu intrisa di veleno puro: «Quel saccente, biondo spocchioso di Scorpius Malfoy.»
«Ma... non è al primo anno?»
«Sì.»
«E come ha fatto?»
«Lui ha preso lezioni private, prima di venire a scuola. Non lo sai? Lui e Rose sono in competizione da quando sono entrati. Zio Ron è stato molto chiaro su questo punto, all'inizio dell'anno...»
«E dove sarebbe successo?»
«In biblioteca. Ieri.»
Victoire era sempre più incredula: non riusciva davvero a capire come un ragazzino del primo anno potesse trasfigurare un oggetto così grande come un libro e farlo diventare uno spillo; si sentiva davvero un'incapace, dato che, al primo anno, aveva avuto difficoltà a cambiare un bottone in una gomma per cancellare. Forse Malfoy aveva solo scambiato il libro con lo spillo.
«Dovevano lavorare con gli spilli, i ragazzi del primo anno?»
«No, ma ci lavorerò io sul suo sedere, con gli spilli, fidati di me!»
Victoire gli posò una mano sul braccio. «No, non importa. Ci penso io.» puntò la bacchetta sullo spillo e questo tornò ad essere un libro. James Sirius sospirò: non sembrava molto contento di riavere il suo libro.
«Ora sarò costretto a studiare.» le spiegò, con aria rassegnata. Fece una smorfia preoccupata rivolta al libro. «In fondo, non mi aveva proprio fatto un torto, ora che ci penso...»
«Ora che ci penso,» lo scimmiottò lei. «dovresti studiare per non prendere un'altra D!»
«E tu come sai che ho preso D?»
«E tu come sai fare un Incantesimo di Appello?»
James Sirius aprì la bocca per rispondere, ma ci ripensò subito dopo; allargò la bocca in un sorriso malandrino e cominciò a ridacchiare. «Sono un grande mago, ricordi?»
«Certo, grande mago. Allora perché non hai ritrasformato il libro da solo?»
«Perché volevo vedere se eri preparata!» fu la risposta pronta del cugino. Victoire ebbe l'impulso di trasformare di nuovo il libro in uno spillo, ma poi pensò che gli avrebbe nuovamente dato la scusa per non studiare e così lo prese per sé e lo aprì all'indice. Forse avrebbe dovuto trasformare suo cugino stesso in uno spillo, almeno sarebbe stato zitto.
Rimase ammutolita per la terza volta: al contrario di quel che aveva creduto, quel libro inutilizzato era così pieno di scarabocchi, di segni, parolacce e insulti, che pareva essere stato usato da qualcun altro prima di lui, invece era l'ultima edizione. Controllò, per esserne sicura. «Tuo padre lo sa che conosci certe parole?»
«No. Il tuo lo sa che stai appiccicata a Teddy Lupin come una ventosa ogni volta che vi vedete?»
Victoire gli scoccò un'occhiataccia. «Dimmi quello che devi fare o ti pianto in asso e non ti aiuterò mai più a fare i compiti, chiaro, Potter
I suoi occhi si spalancarono e le parve che si fossero fatti imploranti senza che lui si sforzasse per renderli tali. «Va bene. Accidenti, quanto sei permalosa!»
«Dimmi che cosa devi fare.» tagliò corto lei.
«Tazzine trasformate in petali di ciliegio.»
Victoire inarcò un sopracciglio. «Ecco cos'era! Pensavo che fosse un pezzo di carta!» individuato il corpo estraneo, allungò una mano verso i suoi capelli perennemente spettinati, prendendo un petalo di ciliegio che si passò tra le dita. Profumava, sapeva di quella primavera che ad Hogwarts non era ancora toccata. Chiunque fosse stato a compiere l'incantesimo doveva essere stato molto bravo, ma non lo disse, per conservare un po' il grande amor proprio del cugino, anche se credeva non averne bisogno. «Devi trasfigurare una tazzina in un petalo...» ripeté, pensosa.
James Sirius annuì.
«Okay. Vediamo cosa sai fare. Usiamo questo astuccio, al posto della tazzina. Andrà bene lo stesso.» prese il proprio astuccio di ferro e ne estrasse il magiscotch e diverse gomme da cancellare i cui residui si mettevano a ballare per qualche secondo, un gioco che faceva tanto ridere i bambini e che le era stato regalato dal piccolo Fred che, per uno dei grandi pranzi domenicali alla Tana, si era preso una cotta per la cugina più grande.
«Se lo dici tu...» borbottò James Sirius.
Si esercitarono per un'intera ora, ma l'astuccio, a parte cambiare colore e diventare bianco come la neve, non fece mai altro. A Victoire cominciarono ad arrivare le avvisaglie di un forte mal di testa dopo il ventesimo tentativo; inutile spiegargli come doveva muovere il polso o fare lo spelling delle parole da usare, scriverle e persino farlo esercitare nei movimenti a bocca chiusa. Niente. James Sirius pareva aver dimenticato come si usa una bacchetta. Quando posò il gomito sul tavolo e la mano sulla fronte come se questo avesse potuto fermare il dolore, il buco del ritratto si aprì e ne comparve la diligente Rose, seguita trotterellando dall'insicuro Albus Severus. Entrambi avevano l'aria distrutta di chi faceva ore di studio ininterrotte. Victoire pensò di dir loro di prenderla con più calma perché, quando sarebbero arrivati alla sua età, avrebbero preferito essere elfi domestici piuttosto che studenti maghi. Trattenne un sorriso, pensando che il suo pensiero avrebbe fatto partire la zia Hermione con una delle sue arringhe pro-elfi che avrebbero mandato in paranoia lo zio Ron.
Ad un tratto, James Sirius lanciò la bacchetta all'altro capo del tavolo e si strinse nelle spalle, facendola sussultare. «Non ci riuscirò mai, per la miseria! Non si può trasformare un astuccio in un petalo! È troppo difficile!»
«Cosa è difficile?»
Rose si fermò di fronte al tavolo e così Albus, entrambi curiosi di sapere come mai la loro cugina Victoire era tanto presa da quello scapestrato di James Sirius che, di solito, era allergico ai compiti.
Lei sospirò, mentre lui fece scorrere lo sguardo accigliato dalla bacchetta all'astuccio che, piano piano, tornava del suo colore originario.
«Deve trasfigurare l'astuccio in petali di ciliegio.» raccontò Victoire.
«Perché proprio il ciliegio?» domandò Albus.
Rose sorrise, invece: anche a lei pareva una scelta azzeccata, evidentemente. «Che bello!» esclamò, infatti, entusiasta, prendendo posto di fronte a Victoire. «Posso provare?»
James Sirius le scoccò un'occhiata sarcastica; adesso non sembrava per niente demoralizzato e, anzi, fattosi ancora più beffardo, si era stretto nelle spalle e l'aveva guardata con aria di sufficienza. «Allora, forza, provaci.» la sfidò.
«Sicuro. Dimmi il nome dell'incantesimo e a che pagina posso trovarlo.»
Il cugino arricciò le labbra.
Albus Severus, che trovò molto interessante la sfida, si sedette anche lui dando le spalle al camino, appoggiò i pugni su entrambe le guance, reggendosi sui gomiti, per guardare Rose che prendeva il libro del secondo anno e cominciava a leggere avidamente. Victoire sorrideva a mezza bocca: cominciava a credere che quella ragazzina avrebbe saputo fare di meglio del cugino e, se così fosse andata, James avrebbe avuto di che piangere per una settimana; voleva proprio esserci, per vedere la sua faccia quando sarebbe stato umiliato pubblicamente. Invece, le cose andarono in modo un po' diverso: il ragazzino sembrava fin troppo sicuro di sé, per cui si stiracchiò e sbadigliò rumorosamente.
«Sapete che vi dico? Vado a farmi un pisolino... sono stanco.»
Leggermente delusa, Victoire lo seguì con lo sguardo mentre si alzava e, grattandosi la nuca svogliatamente, si dirigeva verso le scale che portavano ai dormitori.
«Non dovresti fare quello che fa Rose e studiare anche tu la teoria, prima di applicarti nella pratica?» lo rimproverò.
«La teoria è noiosa! E poi, scusami, non eri tu quella che ha smesso di studiare per scrivere a Teddy Lupin?» sul viso di James Sirius, che, dopo una giravolta teatrale, era tornato a guardarli, apparve un altro dei suoi sorrisi malandrini. «Caro Teddy, ti amo tanto, vorrei stringerti tra le braccia e farti tante tante coccole. Peccato che non posso sbaciucchiarti come abbiamo fatto a Natale.» e cominciò a dare baci all'aria, abbracciando se stesso. «Oh, Teddy, come ti... aiuto!» gridò, quando Victoire balzò in piedi, con un forte desiderio omicida stampato sulla sua faccia divenuta paonazza. Corse via, il ragazzino, verso i dormitori, mentre lei, sospirando di nuovo, stavolta di sollievo, si posò di nuovo la mano sulla testa e tornò a sedersi al posto che aveva lasciato.
«Quasi quasi vado da Madama Chips a farmi dare qualcosa.» disse, a nessuno in particolare.
«Va bene.» commentò Rose, muovendo la bacchetta che spruzzò qualche scintilla. Albus sembrava non volersi perdere neanche uno dei suoi movimenti.
«Mi chiedo come mai sia così bravo negli Incantesimi di Appello. Voi lo sapevate?»
Rose smise subito di muovere la bacchetta e i suoi occhi, incollati alle pagine del libro del secondo anno, la cercarono, indagatori. «Scherzi, vero?» domandò, sospettosa.
Victoire scosse la testa.
La ragazzina sospirò. «Lo sapevo.» dichiarò, in un modo che la fece somigliare in modo incredibile a sua madre. Victoire trovò la cosa molto divertente. «Non è stato lui.» le confidò, scoccando un'occhiata di disapprovazione alle scale, come se James Sirius fosse ancora lì. «E' stato quello stupido di Tobias Smith.»
«Quel Tobias Smith? Quello del mio anno?»
Victoire voltò la testa, per cercare il suo compagno di classe e vedere se era ancora lì, in quell'angolino in ombra dove l'aveva beccato a sorridere. Ma era sparito. Victoire continuò la sua ispezione in giro per la Sala Comune, ma a parte lei e i suoi due cugini del primo anno non c'era davvero nessuno. Avrebbe voluto dirgliene quattro, a Tobias, ma doveva aver seguito James Sirius, oppure essersene andato quando lei era stata troppo impegnata a cercare di insegnare l'incantesimo a quello zuccone che non si era neanche letto la teoria.
«Sì, proprio lui. Non lo sai che ha una cotta stratosferica per te?» continuò Rose, tornando ad osservare il libro come se fosse la cosa più importante del mondo.
Victoire rispose con una risatina. «No, dai, che dici?»
«Ma è vero! Lo sa tutta la scuola. Lo sa anche Albus, che non è molto sveglio.» Rose fece un cenno verso il cugino.
«Ehi!» la richiamò lui. «Io sono qui!»
Rose lo fissò. «Lo vedo, sì, Al, che sei qui. E la smetti di fissarmi? Mi dai fastidio!»
«Eh, ma come sei permalosa!»
Rose gli scoccò un'occhiata raggelante e tornò a guardare la pagina che stava studiando con troppa attenzione. Victoire stava per toglierglielo da sotto il naso, per chiederle di pensare agli incantesimi da primo anno – prima di ricordarsi che aveva letto tutti i libri ancora prima di salire sull'Espresso per Hogwarts – quando la ragazzina puntò la bacchetta contro l'astuccio. Questo non cambiò di una virgola e lei si accigliò ancora di più.
«Davvero è innamorato di me?» chiese Victoire, ma solo per cambiare discorso e distogliere la sua attenzione dall'incantesimo. Non ci credeva davvero, non le era parso che fosse innamorato di lei, anzi, avrebbe fermamente giurato di stargli decisamente antipatica. «E comunque, anche se fosse, perché aiutare James, scusa?»
Rose alzò di nuovo lo sguardo e la fissò con aria di sopportazione. Davvero ridicolo, se si pensava che avevano sei anni di differenza e che era Rose, la più piccola tra le due. «Perché quell'idiota di nostro cugino gli ha promesso di dargli una mano con te, se lui gli darà una mano a fare colpo sul resto della scuola.»
«Tu stai scherzando!» Victoire era a dir poco indignata.
«No, sono fin troppo seria.»
«Ho capito: meglio che vada da Madama Chips, allora. Spero quasi che quello che ho sentito sia uno scherzo del mal di testa!» esclamò. Si alzò e prese con sé il mantello, per proteggersi dal freddo dei corridoi; solo quando lo indossò, Rose la fermò con un gesto della mano.
Puntò la bacchetta, recitò l'incantesimo con voce forte e chiara, fece una leggera rotazione del polso e alcune scintille spruzzarono dalla punta della sua bacchetta; l'attimo dopo, quello che era stato un astuccio, diventò un mucchio di petali di ciliegio.
Victoire guardò il risultato stupefatta, Albus balzò sulla sedia e cominciò a battere le mani. Rose, invece, guardava il suo capolavoro con un mezzo sorriso soddisfatto stampato in faccia. «Qualcuno va a chiamare quell'idiota, per piacere?»

Caro Teddy,

spero che a Londra faccia meno freddo di qui. Ancora nevica, ogni tanto, e battiamo i denti come se fosse pieno inverno; tutti i professori sono veramente preoccupati, soprattutto il professor Paciock, perché alcune piante muoiono, con il freddo.
Sono successe tante cose e ne ho scoperte tante che neanche puoi immaginarlo (o forse sì, dato che sembra che io fossi l'unica a non saperne niente). Stavo cercando di scriverti questa lettera, ieri, quando mio cugino James Sirius mi ha interrotta, ma sono contenta che l'abbia fatto, perché altrimenti sarebbe venuta molto meno lunga e molto più noiosa! Credo che dovrò ringraziarlo, quando diventerà un ragazzino con la testa sulle spalle, come Rose. È un piccolo genio, Rose, mica lui! Lo sai che ha effettuato un incantesimo da secondo anno
da sola? Sono rimasta a bocca aperta. In un primo momento ho pensato che si trattasse di uno scherzo, ma dopo che sono tornata da Madama Chips senza mal di testa, i petali erano ancora lì. Ha trasformato il mio astuccio in petali di ciliegio e lo ha fatto al secondo tentativo, perché al primo, purtroppo, non è successo niente. James Sirius – era suo, il compito – non ci è riuscito e aveva sfidato Rose. Avresti dovuto vedere la sua faccia, quando l'ha visto. Non ci credeva neanche lui, così ho riportato l'astuccio alla sua forma originaria e Rose ce l'ha fatta di nuovo. È incredibile! Penso che zia Hermione sarà molto orgogliosa di lei. Ma tanto James pensa che sono stata io perché lui ha fatto la stessa cosa Tobias Smith. Ha fatto una specie di patto con lui: Tobias, infatti, pensava che mandandomi mio cugino come tramite, avrebbe potuto mettersi con me.
Comunque, per rispondere alla tua domanda dell'altra volta, va tutto bene, sono un po' distratta, ma per il resto, sono sempre la solita secchiona.
Mi manchi tanto. E quello stupido di James ci prende in giro. Pensi che ci vedremo nelle vacanze di Pasqua, a parte tutto? Mi piacerebbe tanto poter vedere gli alberi di ciliegio dal vivo, hanno buon profumo e magari potremmo mangiare delle ciliegie, che sono così buone. Vorrei tanto che la primavera arrivasse, ma posso solo aspettare che arrivi tu per darmi una ventata d'aria nuova.
Spero che te la passi bene. Voglio sapere tutto e, se incontri un'altra ragazza, sono disposta ad usare Maledizioni Senza Perdono!
Tua,

Vic.


Carissima Vic,
ullalà, quanta violenza! Tranquilla, nessuna ragazza degna di attenzione.
Piuttosto, voci di sentina mi dicono che tu hai uno spasimante! Chi dei due dovrebbe usare certe Maledizioni? Chi è costui? Avrei davvero voglia di spaccargli il naso, ma se vuoi infrangergli il cuore, prima ch'io lo sfidi a duello, per me va benissimo! Ah ah ah, come minimo, se qualcuno intercettasse la posta, probabilmente ci arresterebbe.
Passiamo alle cose che mi hai scritto. Non sono rimasto sorpreso da Rose, in effetti è tutta Hermione, mi immagino come l'ha presa il piccolo James... è un peccato non essere stato lì, a vedere lo smacco. Chissà che faccia che ha fatto! Harry dice che somiglia molto a Sirius e a suo padre quando erano giovani, ma non chiedermi come fa a saperlo. Spero che almeno suo padre fosse meno lavativo!
Come sta il nostro vecchio guardiacaccia, a proposito? So che si è preso un aiutante... spero che sia simpatico come lui perché scriverei alla McGranitt per dirle due paroline...
Per Pasqua dovrei farcela, sempre che al lavoro mi lascino in pace. E non preoccuparti di tuo cugino, quando lo vedo, gli faccio passare la voglia di fare il Cupido per altri! Faglielo sapere, ha sempre avuto un po' paura di me.
Quindi, non ci resta che aspettare ancora qualche settimana e non preoccuparti se non c'è sole ad Hogwarts, prima o poi arriverà. E poi non basti tu, luminosa principessa?
Va bene, va bene, Vic, la smetto di prenderti in giro, lo so che poi ti arrabbi (lo sai che sei permalosa?). Sono contento che lo studio non ti dia troppi problemi e non preoccuparti per gli esami, perché sarai sicuramente bravissima, cara la mia secchiona!
Ti mando tanti baci, così che tuo cugino possa ridere ancora un po' (tanto poi gliele do!).
Tuo,

Teddy.

P.S.: nella busta ci sono due braccialetti di petali di ciliegio che mia nonna ha fatto per te e Rose, per congratularsi dell'incantesimo e per farvi avere un po' della vostra primavera mancata. Speriamo entrambi che vi piacciano.

Teddy.

  
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