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Autore: PrincesMonica    20/12/2010    8 recensioni
La neve scende e due vecchi amanti si ritrovano. Ma finirà tutto bene? La paura non li bloccherà?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La Neve faceva da testimone

Autrice: PrincesMonica

Rating: Verde

Disclaimer: Shannon Leto, Jared Leto e i Mars non sono di mia proprietà, purtroppo. Tutto quello che scrivo è frutto della mia mente momentaneamente romantica. E neanche il personaggio originale non è poi così originale.


Dedicata alla mia unica ed inimitabile socia. So che bazzica poco sulle Fan Fiction, ultimamente, ma spero che farà un'eccezione per questa. L'ho scritta pensando esclusivamente per lei e spero che le piaccia. E' solo un piccolo gesto per dimostrarle tutto il mio affetto.



“Quel vaso non va bene, è troppo classico per il soggiorno.”

C'era nettamente qualcosa che non andava se ogni volta che il suo futuro sposo le chiedeva di comprare un oggetto per la casa, lei diceva di no.

Si guardò attorno: quel negozio sembrava la casa d'aste di Christie, sembrava che fosse tornata indietro ai tempi della Regina Vittoria e a lei non piaceva. Probabilmente se fossero andati a far spese in uno dei mercatini delle pulci nella parte Hippie della città, si sarebbe divertita di più. O perlomeno avrebbe trovato cose più per il suo stile, piuttosto che per quello di sua nonna.

Scosse il capo, portando dietro all'orecchio una ciocca di capelli ricci e biondi. Se li era tagliati da poco, quindi non riusciva ancora a comprimerli tutti nella piccola coda di cavallo che si faceva quando voleva sembrare più efficiente.

Non aveva voglia di fare shopping e il motivo era facilmente spiegabile: nevicava.

E lei odiava la neve.

Anzi, a pensarci bene a lei la neve piaceva, ma da quando lui le aveva spezzato il cuore, non ce la faceva a vederla senza pensare a lui.

Ovviamente non era lo stesso lui che avrebbe sposato da lì a meno di un mese.

Alto, fisico asciutto, portamento da alto diplomatico, o da lord inglese, capelli biondi e profondi occhi scuri. Insomma, un partito che più di qualche sua presunta amica avrebbe voluto accaparrarsi. Invece quella apparente fortuna l'aveva avuta lei.

“E quindi che vaso vorresti, tesoro?”

La trattava anche fin troppo bene. Si, in effetti lui le voleva bene, anche se lei era assolutamente certa che non la amasse. No, loro non si amavano, perchè anche lei aveva lasciato il suo cuore da un altra parte, su un marciapiede innevato e calpestato ripetutamente.

“Non lo so...”, mormorò sopraffatta dai sensi di colpa.

Si poteva sposare solo per non avere più la famiglia che le rompeva su quanto stava diventando vecchia e sola?

A quanto pare poteva.

E povero, Edward non c'entrava neanche niente. Stava più o meno nella sua stessa situazione. Forse era per quel motivo che la loro vita assieme scivolava placida e tranquilla... fin troppo tranquilla. Sesso banale, coinvolgimento mentale sufficiente.

Non come con lui...

Ebbe una fugace visione di quell'unica notte assieme, le sue unghie che striavano di rosso il tatuaggio dietro la schiena, il segno del morso sul suo seno, la spossatezza e l'indolenzimento alle cosce il giorno dopo. L'incredibile amore che aveva provato.

Arrossì immediatamente, tanto che anche Ed se ne accorse e le domandò se andava tutto bene.

Tutto bene? Impossibile, una parte di lei era morta, come faceva a stare bene?

Sicura sui tacchi, uscì dal negozio a prendere fresco, lasciando che il suo ragazzo sistemasse i conti.

Si incamminò verso l'auto, sportiva quanto bastava per farli entrare nell'elitè della città senza sforzarsi poi troppo. Del resto lui aveva il nome della famiglia a supportarlo, lei il suo pseudonimo, lo stesso che usava per firmare i suoi libri. Erano finiti i tempi del sottoscala, era tempo di Attico. E quale migliore città di Londra per un attico? Con vista su Hyde Park, direttamente in centro, con collegamenti per qualsiasi parte della città.

Era definitivamente arrivata e con l'imminente matrimonio, strombazzato da tutti i giornali di gossip del paese, secondo solo alle nozze di William e Kate, poteva dirsi soddisfatta. In fondo era riuscita a portare a termine la sua vita come uno dei suoi romanzi rosa.

Sospirò chiudendo la portiera: peccato che nelle sue storie c'erano l'amore e la passione, due componenti che nella sua vita mancavano.

“E tutto perchè tu mi hai gettato via...", mormorò distratta guardando un piccolo e candido fiocco di neve posarsi sul vetro del finestrino.

Come arrivò Edward, chiuse i ricordi nuovamente nel suo cassetto personale.

Era giunto il momento di andare avanti, anche se non sapeva come.


La libreria era quella, addobbata già per Natale.

Come era arrivato a Londra dopo l'ultima data a Barcellona per il 2010, aveva deciso che ci sarebbe andato. Non che gli fregasse molto di leggere, in quel particolare frangente, ma aveva visto sul suo sito internet che lei che quel pomeriggio avrebbe fatto una conferenza stampa, leggendo il primo capitolo del suo nuovo romanzo, e poi avrebbe firmato le copie alle persone presenti.

Sapeva di sbagliare, ma doveva rivederla... doveva capire.

Erano stati amici per anni sotto il sole caldo della California e avevano condiviso un sacco di cose e momenti anche interessanti. Il sesso fra di loro era qualcosa che non aveva dimenticato, perchè lei e solo lei era riuscita a dargli un qualcosa che normalmente non provava quando stava con le altre donne. Un calore particolare, una stretta al cuore dolorosa.

Ne aveva parlottato con Jared, ma, in effetti, il fratello era forse l'ultima persona che poteva dirgli qualche cosa. I suoi rapporti di coppia erano sempre stati piuttosto turbolenti e la sua storia con Monica era nata in maniera così convulsa e fuori dalle canoniche regole, che neppure il diretto interessato aveva capito come era finito ad innamorarsi di una così.

No, in realtà era stata Vicky a cercare di portarlo su quella che lei chiamava la retta via. Lo aveva ascoltato attentamente, riuscendo a ricavare dai pochi borbottii imbarazzati, un discorso coerente. E secondo lei, lui si ritrovava in quel caos di sentimenti, perchè provava un qualcosa ben più alto della amicizia. Provava amore.

Solo che Shannon non ne era completamente sicuro.

Quindi doveva rivederla.

Possibilmente prima che si sposasse con quel bamboccio inglese.

Quel pensiero, poi, lo aveva fatto incazzare non poco e i concerti in giro per l'Europa e le gallinelle con cui si ritirava a fine serata, non erano riusciti a fargli distogliere la mente da lei.

Entrò nella libreria, sentendo immediato sollievo al freddo pungente che c'era nella capitale inglese. La neve lo aveva schiaffeggiato per tutto il giorno. Mentre nella sala c'era un dolce tepore che si fondeva perfettamente con l'odore della carta stampata, un odore che associava più che altro a Jared.

Chiese ad una delle commesse che lo guardava distratto, dove poteva trovare la conferenza e lei lo accompagnò fino alle scale e lui la lasciò lì.

Scese lentamente verso la sala interrata e la sentì prima ancora di vederla. Stava leggendo con passione autentica la sua creazione. La fissò da lontano, un po' nell'ombra: era su un palchetto rialzato, con un paio di occhiali sottili per leggere da vicino. Indossava una maglia color blu oltremare, leggermente scollata, su cui poggiava una collana che Shannon conosceva benissimo: era un piccolo plettro con una libellula, simbolo di una delle sue band preferite. Glielo aveva regalato lui.

I capelli erano più corti rispetto a quello che lui ricordava, ricci modellati le scendevano a lato del viso. Il trucco accentuava gli occhi verde smeraldo che spesso lo avevano incantato. Era veramente bella e nonostante gli anni di separazione per lui non era cambiata di una virgola.

E la voleva di nuovo come l'aveva avuta quella notte.

Attese con più pazienza del solito che finisse la lettura e poi le infinite domande che le venivano poste. Ero tutte inerenti alle sue eroine, tutte tranne una, che lo incuriosì più di tutte.

“La sua storia d'amore è come quelle che descrive?”

“La vita reale è qualcosa che va oltre a qualsiasi libro. Nei romanzi ognuno di noi scrive quello che sogna o ha sognato e raramente le cose che si sognano poi diventano realtà. Restano solo sogni... indimenticabili sogni.”

Il pubblico mormorò qualcosa, ma la situazione fu salvata dall'agente che prese il microfono per dare inizio alla Signin Line.

Shannon ne aveva di esperienza in materia, quindi sapeva che il momento migliore per colpire era stando in fondo. Aspettò che le ultime fedeli lettrici scivolassero via e si mise davanti al tavolino. Lei stava guardando verso il basso, cercando di far funzionare una penna che non ne voleva sapere.

“A chi devo dedicarlo?", la sentì dire, mentre a bassa voce nascondeva una bestemmia verso la penna.

“A Shannon Leto, primo fans da sempre.” Lei si bloccò e alzò la testa così di scatto da sentire un dolore dietro al collo. “Ciao Shanna.”

“Tu...che... oh...tu cosa... Los Angeles... Barcellona... tu...”, Shannon sorrise: ricordava benissimo i discorsi senza senso che spesso faceva.

“Sono qui perchè ho un paio di giorni di vacanza prima di tornare a Los Angeles dopo lo show di Barcellona.” Ora aveva tutto un senso “E quindi quando ho saputo che eri qui, sono venuto immediatamente.”

Lei deglutì: no, non era possibile, non poteva arrivare lì e distruggerle l'esistenza nuovamente, non adesso quando era sull'onda del successo personale e stava per sposarsi. No, dannazione!

“Puoi anche tornartene a casa da tuo fratello.”

“No, sai che noia. Da quanto si è messo con Monica mi è diventato tutto zuccheroso... meglio stargli lontano. E poi preferisco guardate te e non lui.”

“Io non voglio vederti, Shan.”

“Ti aspetto fuori.” Fece lui senza aver dato segno di averla sentita... esattamente come faceva sempre.

Shanna scosse il capo e andò a prendere il giubbotto: non aveva ancora bisogno della scorta armata come la sua collega Rowling e quindi non aveva neanche un'uscita secondaria per lei. Maledizione, doveva uscire dalla porta principale dove ci sarebbe stato lui di certo.

E infatti lo trovò lì, alle prese con l'accendino e la sigaretta. Come la vide, la mise via e le sorrise come solo lui sapeva fare. Con le labbra chiuse, maliziose, gli occhi così simili a quelli di un grosso e placido gatto. “Dove mi porti?”

“Da nessuna parte, ho un appuntamento io!", Shanna aprì l'ombrello nero per ripararsi dalla neve.

La neve... la stessa che aveva visto il suo rapporto con Shannon distruggersi. La peggiore delle testimoni era ritornata. Sembrava un circolo vizioso... era come se il karma volesse dirle qualcosa. “Maledetto Karma...", mormorò mentre sentiva i passi dell'uomo vicino a lei. “Ti ho detto che non voglio vederti...quale parte del discorso non hai afferrato.", le stava montando una crisi isterica e non andava per niente bene.

“Stai per sposarti.” 

Shanna si bloccò. Di tutto quello che poteva dire se ne usciva con quella frase? “Sì, perchè?”

“Perchè non è quello giusto per te. Ti conosco, quel baronetto non è l'uomo giusto. È scialbo, noioso solo a guardarlo, cosa ci fai con uno così?”

“Non credo che siano più fatti tuoi con chi esco o con chi decido di passare la mia vita.”

“Shanna...”

“NO! Smettila di chiamarmi così. Senti un po', che cosa avrei dovuto fare eh?", notò a malapena che la gente intorno a loro si fermava velocemente a guardarli. Scosse il capo e si addentrò in Hyde Park: per fortuna che casa sua era vicina.

“Forse avresti dovuto trovare qualcuno che faceva per te. Almeno qualcuno che ti portava per concerti! Onestamente non ce lo vedo quello a pogare nel parterre durante i Coheed and Cambria.”

“Ah certo, immagino che avrei dovuto aspettare te, giusto?”

Lui sorrise trionfante. Era arrivato esattamente dove voleva.  “Avresti voluto aspettarmi, Reneè?", la prese per il braccio attirandola a lei. L'ombrello cadde a terra e la neve fredda iniziò a toccarle il volto.

“No. Grazie a te ho smesso di pensare che l'uomo giusto sarebbe arrivato. Così come l'amore, visto che il mio cuore lo hai preso e strappato, oltre ad averlo gettato via.” Shan vide nei suoi occhi le lacrime pronte ad uscire, trattenute a stento dalle lunghe ciglia scure. Le accarezzò la guancia, ma lei scacciò la mano come se fosse una mosca molesta.  “Non mi incanti più, Shannon. Vai a fare le tue moine a Kelly o Alena, di sicuro apprezzeranno di più.”

“Come è che sai della mia vita sessuale?", Rimarcò particolarmente la parola sessuale e Shanna arrossì. Si era tradita da sola. 

Poi sospirò sconfitta. “Conosco ogni cosa di te, dalla tua carriera alla tua vita privata, sei contento adesso? Te ne puoi andare?” Domandò nuovamente, stanca con la voce strascicata, ormai sfinita solo dalla sua presenza.

“No, se sono qui è per un motivo ben specifico.”

“E quale sarebbe?”

“Questo.”

La prese per le guance, attirandola a sé. Non chiese il permesso, lo fece e basta. Le labbra si incontrarono subito, asciutte e fredde a causa della neve, eppure morbide e desiderose di lasciarsi andare come non succedeva da tempo per entrambi. Shannon dettava il ritmo, voglioso di sentirla sua come era già stata: insinuò la lingua nella bocca, incurante del timido cenno di protesta di Shanna che, in un lampo di lucidità, si era ricordata di essere in procinto di sposarsi e non con lui. Soltanto che le mani callose di Shannon la stavano spingendo troppo facilmente verso il pino dietro di loro. Il contatto non fu dolce, ma almeno l'albero stava dando una certa stabilità che sul selciato con la neve non avevano.

Le labbra di Shannon scesero verso il collo e la fecero gemere. Fu il sentire la propria voce come qualcosa di alieno e l'erezione di lui sulla coscia che la fecero tornare sulla terra.

“NO! Adesso basta!” e lo spinse lontano da sé.

“Cosa?”

“E non guardarmi con quell'aria da cucciolo. Smettila di rovinarmi la vita ancora! Hai avuto quello che volevi, hai capito che sono ancora fottutamente innamorata di te, bene, sii soddisfatto e vattene. Devi smetterla di arrivare da me e rivoltarmi come un calzino. BASTA!”

L'urlo si spense nell'oscurità del parco. 

 I fiocchi continuavano imperterriti a posarsi a terra coprendo l'erba e loro stessi.

Shannon chiuse gli occhi e deglutì a vuoto. Era il momento in cui doveva tirare le somme. “Se non lo ami perchè lo sposi? Perchè ti butti via così?”

“Perchè l'uomo che voglio è un idiota!”

“L'uomo che vuoi è qui! E sono tornato apposta.”

“Per cosa? Per farmi capire che sto sbagliando? Lo so già da me, ma non posso cambiare le cose. Non posso mandare tutto all'aria per uno che la mattina dopo mi lascia un biglietto sul cuscino e la sera è già con un'altra. Posso solo andare avanti senza di te.”

“E invece se ti chiedessi di mollare tutto e venire con me?”

Silenzio...

Shanna non sapeva che cosa dire.

“Perchè?”

“Perchè mi manchi.”

“Cazzate!”

“Non sono cazzate. Ti voglio bene. Di certo..." deglutì di nuovo, mentre Shanna iniziava a piangere quietamente, “...di certo ho capito che averti lontano mi fa male. Quando ti ho...lasciata e tu sei scomparsa dalla mia vita, ho iniziato un viaggio verso il baratro più assoluto. Alcool, parecchio, qualche pasticca. Solo il registrare il nuovo album mi ha aiutato. E poi la nuova depressione in Europa, quando ho compiuto quarant'anni e tu non c'eri. E soprattutto perchè ho letto che ti sposavi. E ho capito, lavorandoci parecchio con Vicky, che sei tu quella persona che comunque mi dava un senso, che girava l'ago della mia bussola. Ero uno Shannon migliore perchè tu eri vicino a me. E voglio tornare ad esserlo. Voglio tornare a stare vicino a te.”

Shanna era impietrita: da che ricordava era il discorso più lungo che aveva mai fatto, soprattutto riguardo ad un qualcosa di serio come la loro relazione.

Shannon sospirò mettendosi le mani in tasca del giaccone. Una nuvoletta di vapore uscì dalla bocca prima che riprendesse a parlare: “Non posso prometterti che sarà facile, perchè di certo non lo sarà; non posso neanche prometterti che sarà tutto perfetto e rosa e giusto. Sbaglierò e anche tanto, ma se ci deve essere qualcuno che me lo fa notare, quel qualcuno DEVI essere tu. Perchè se non sei tu, non sarà nessuna altra donna. Perchè io voglio te. Io... io...”

“Tu?” cercò di aiutarlo, ma con scarsi risultati: non credette che lui fosse riuscito a sentirla, le tremava troppo la voce. L'emozione che quelle parole le avevano dato era indescrivibile.

“Io ti amo.”

Voleva credergli con tutto il cuore, lo voleva sul serio. Aveva bisogno di credergli, forse, ma come poteva lui aspettarsi che lei lo facesse sul serio? “Io non...”

“Non mi ami o non vuoi stare con me?”

“Ho paura di stare con te. Ho paura.”

Lui annuì abbassando la testa e si spostò ancora un po' da lei.“Io resterò a Londra ancora per un paio di giorni. Dormo allo Sheraton, in caso tu volessi cercarmi.” 

Shanna annuì mentre lui si girava e, con le spalle leggermente curve, si avviava nella notte, sparendo pochi minuti dopo, in un turbinio di fiocchi bianchi.

Anche lei si incamminò verso il suo attico. 

 E non capiva niente.

Sapeva che lo voleva come era sempre stato, ma aveva veramente paura che lui potesse nuovamente abbandonarla. Eppure quelle labbra, quel suo sapore forte di maschio con il retrogusto di tabacco, quelle mani callose eppure dolci, quelle sue carezze... le mancavano quasi come l'aria. Quel bacio era stata l'univa ventata di aria fresca in anni di presenza in una stanza chiusa a doppia mandata.

Il bacio di Shannon era stato una ventata di Vita.

Quella stessa vita che non provava da troppo tempo.

Aprì la porta dell'attico e trovò Edward intento a parlare al telefono. La baciò sulla guancia e lei chiuse gli occhi quasi disperata.

Niente, non aveva provato nulla. Non un brivido, non una vertigine... niente. Come se a baciarla fosse stato un amico di cui non le importava nulla.

Come poteva vivere tutta una vita con lui?

Andò alla libreria deputata ai CD e ne tirò fuori uno che mise immediatamente nel lettore.

La batteria forte, pesante e senza limiti si espanse per la stanza facendo arrabbiare Edward che proprio non sopportava quel rumore.


I want to Fall,

I want to fall”


Si... voleva cadere Shanna.

Voleva cadere e non rialzarsi più.

Doveva prendere una decisione e guardando la neve, unica ed eterna testimone della sua storia con Shannon, si disse che non si sarebbe più guardata indietro.


Un anno dopo


Camminava ad Hyde Park. Non c'era molta gente, la neve scoraggiava sempre un sacco di gente. Guardò la luce nell'attico e sorrise. Quella quiete domestica era un raro lusso che ad entrambi piaceva concedersi.

Il nuovo libro l'aveva portata addirittura a fare una turneè in Asia, dove le giapponesine la veneravano. Sentiva spesso la testa girarle per la troppa felicità.

E poi lui... lui che non l'aveva abbandonata nonostante tutte le crisi isteriche che lei aveva avuto sia verso di lui che per il matrimonio. E ovviamente per il libro. Ma era rimasto, come un'ancora di salvezza.

Entrando a casa toccò il suo pletto dei C&C e sorrise.

“Finalmente sei qui.”

“Ho camminato lentamente, o sarei scivolata. Continua a nevicare.”

“E immagino che sarai tutta infreddolita...” Lo sguardo non prometteva niente di casto.

“Mi vuoi scaldare?”

Lui si limitò a sorridere, la prese in braccio e la portò verso il loro letto londinese.

“Vuoi che ti scaldi, Reneè?”

“Come sempre, Shannon. Come sempre.”

E fuori, la Neve faceva da testimone.

   
 
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