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Autore: LadyDenebola    21/12/2010    3 recensioni
Le impressioni di Robespierre e Robin durante la loro prima e vera conversazione prima di andare a Versailles. Buona lettura! ^__^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi blu profondo si posarono su di lui non appena entrò nella stanza. Non lo stava guardando direttamente, ma fissava il suo riflesso sul vetro della finestra.

Robin ricambiò lo sguardo solo per qualche secondo, prima di distogliere il proprio con non poco imbarazzo.

Ancora non si spiegava perché avesse accettato di seguire Maximilien Robespierre. O forse la risposta l'aveva già ma si rifiutava di accettarla.

<< La Pompadour metteva a disposizione questa stanza per le sue spie. Sentiti pure a tuo agio >>Robespierre sembrava così maledettamente calmo in confronto a lui. La sua voce risuonò melodiosa, fresca, alle orecchie di Robin, che a stento poteva riconoscere in lui l'uomo che aveva ucciso tanta gente. L'uomo che aveva dato loro la caccia, letteralmente.

Ma le sue parole indispettirono il giovane paggio.

<< Perché mi state aiutando? >>

<< E tu perché mi hai seguito? >>

Touché.

Robespierre si lasciò sfuggire un sorriso appena accennato nel sentire il ragazzo trattenere bruscamente il respiro. Sapeva di aver toccato un tasto dolente. Conosceva la fedeltà di Robin alla corona francese, sapeva quanto stava soffrendo dopo aver scoperto i cadaveri della sua amata regina e della dama di corte. Ed era per questo che non aveva esitato un secondo di più nell'arruolarlo fra le sue fila. All'inizio voleva semplicemente portare via a Lia l'ultimo alleato, ma poi non aveva saputo resistere davanti a quel ragazzino bagnato, con quell'espressione di dolore, delusione e rabbia che stringeva ancora il crocifisso con la sigla NQM. No, non avrebbe potuto lasciarlo solo.

<< Forse perché anche tu hai scoperto le qualità del nostro re? >>riprese Maximilien con tono suadente.

Robin abbassò lo sguardo. Sì, era stato questo ad averlo spinto dritto nelle braccia dell'ex cavaliere. Robespierre da tempo si era accorto della concezione di “cavaliere” del re: non un fedele servo della Francia, ma un semplice burattino da mettere a tacere una volta compiuta la missione.

La Regina Maria accasciata sul tavolo, il sangue che si allargava sul pavimento sotto Telliagory, Durand adagiato su una panca a Medmenham... Robin quasi non resistette sotto tutte quelle immagini che gli si sovrapposero nella mente.

Maximilien se ne accorse e fu per questo che non infierì oltre. Il dolore di Robin era necessario affinché capisse che i Salmi dovevano tornare nelle loro mani per poter dare inizio alla Rivoluzione.

<< Posso sapere cosa ti ha detto la regina Maria riguardo l'anima di Lia? >>

<< Se avessimo riportato i Salmi a Versailles, l'anima di madamigella Lia avrebbe finalmente trovato la pace >>

Maximilien sbuffò.

<< Hai visto anche tu che non è accaduto >>commentò voltandosi. << Lia è ancora su questa terra. Affinché trovi la pace è necessario che o il suo involucro o io moriamo. O la Francia o gli ideali della Rivoluzione >>. Ignorò l'espressione stravolta di Robin: morire non lo preoccupava. Se fosse successo, avrebbe potuto raggiungere la donna che amava. E per la Rivoluzione... aveva già designato il suo degno successore.

<< Vieni. Dovremo procurarti dei proiettili speciali >>

Non c'era altro modo, si disse Robin. Al momento, quell'uomo, quell'uomo che aveva odiato e temuto, era l'unico in grado di dargli una spiegazione. Non riusciva più a biasimarlo per aver ripudiato la sua fedeltà di cavaliere – tra l'altro, come avrebbe potuto? Lui stesso non aveva mai capito cosa significava essere cavalieri. Ma dopo aver visto con quanta noncuranza il re si era disfatto delle persone a lui più vicine come poteva giurargli ancora lealtà?

E forse, già Durand aveva in qualche modo voluto avvertirlo, donandogli l'orologio che ora Robin stringeva in tasca. Quello, e la preghiera di far riprendere alla Francia il suo scorrere erano il testamento che Durand gli aveva lasciato.

Durand che in qualche modo gli sembrava di rivedere nel volto di Maximilien.

 

 

Fin

 

 

 

Note: fanfic nata dopo che alcune espressioni di Robespierre mi hanno ricordato Durand. Era come se il fantasma di Durand rivivesse nel biondino. Ovviamente ho saltato alcuni dialoghi e modificato altri visto che volevo concentrarmi sulle impressioni sia di Robin che di Maximilien (ma anche perché non me li ricordo a memoria U____U). E poi dovevo scrivere qualcosa anche con Maximilien, altrimenti non avrei avuto la coscienza a posto! E pensare che all'inizio la storia era un'altra e doveva esserci D'Eon, ma poi mi sono accorta che Robin si lascia “scrivere” meglio. (O semplicemente sono io che mi rifiuto di dedicare a D'Eon una fanfic). ^___^ 

   
 
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