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Autore: Parsifal    21/12/2010    2 recensioni
\\E’ successo che mentre camminavo lungo la strada si avvicinò una bambina con un elenco di nomi in mano.
Mi chiese, sorridendo dolcemente, se potevo aiutarla a rintracciarli.
Avevano perso tutti la strada per essere felici\\
...che avreste fatto voi?...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La lista.

E’ successo che mentre camminavo lungo la strada si avvicinò una bambina con un elenco di nomi in mano.

Mi chiese, sorridendo dolcemente, se potevo aiutarla a rintracciarli.

Avevano perso tutti la strada per essere felici.

La guardai attentamente, per vedere se mi stava prendendo in giro.

Era molto seria, anzi, serissima.

Osservai di nuovo l’elenco di nomi che aveva in mano: c’erano nomi femminili e maschili, e accanto ad ognuno di loro c’era un’immagine disegnata a matita.

Allora mi inginocchiai accanto a lei e gli dissi di si.

Lei mi sorrise, luminosa.

Era sicura che avrei detto di si, glielo lessi nello sguardo e questo mi turbò profondamente.

Iniziammo dal primo nome della lista, e qui ebbi la prima sorpresa. Era mio padre.

Il mio cuore si fermò un attimo: Che cosa voleva dire questo?

Mio padre era l’uomo più sicuro di se che io abbia mai conosciuto.

Lei, senza dire una sola parola, indicò l’immagine disegnata accanto al suo nome: un paio di jeans.

E io capii.

Mio padre non aveva mai voluto che io indossassi un paio di jaens.

Era un uomo tutto d’un pezzo, di quelli di una volta.

Un uomo “antico”, sembrava che le rughe, sul suo volto, fossero nate con lui.

Un giorno, avevo undici anni, mi regalarono un paio di jeans.

Il mio primo paio di jeans.

A lui non piacevano affatto i jeans.

Mai piaciuti, erano un indumento rozzo per maleducati senza cervello.

Io, figlio di un generale, non potevo indossare cose del genere.

Li accettò per educazione troppo radicata in lui, ma appena soli li butto via, li diede alla Caritas, per i poveracci.

Io non ne avevo bisogno.

Non me lo dimenticai più e quel gesto cancellò in me l’immagine che io mi ero fatto di mio padre.

E li lui mi perse come amico e confidente.

Ero diventato solo suo figlio, lontano e irraggiungibile.

Un gesto banale come quello aveva cambiato così tanto in me.

In noi.

Appena pensai a come ero stato sciocco in tutti questi anni…a tutto il tempo che avevo buttato via e che adesso non sarebbe più ritornato perché lui non c’era più…i jeans scomparvero, come il suo nome dalla lista.

Il cuore fece un salto nel mio petto.

E la bambina sorrise, prendendomi la mano.

Ci ritrovammo in un’altra città, quella di mia madre.

Accanto al suo nome c’era disegnato uno scialle rosa.

E le lacrime si affacciarono ai miei occhi.

La vidi seduta davanti allo specchio con quello scialle la sera prima che morisse.

La vidi li mentre si pettinava i suoi lunghi capelli ormai candidi, vidi i suoi occhi sbiaditi dal tempo ancora così pieni d’amore…e provai l’impulso di entrare nella sua camera e di abbracciarla per stringerla forte a

me, per dirle quanto le volevo bene e come era ancora stupenda per me.

Ma non lo feci.

Perché mio padre mi aveva insegnato a non rivelare così i miei sentimenti.

Solo le donniciole lo fanno, e io, invece, ero un uomo.

Così uscii di casa senza fare quel gesto che sarebbe stato l’ultimo verso colei che mi aveva messo al mondo.

Appena sul mio viso comparve una lacrima… il disegno sparì.

Insieme al suo nome.

La bambina strinse più forte la mia mano e andammo avanti così.

Per tutto il giorno.

Nomi di amici che non vedevo da anni a causa di litigi sciocchi o seri… o a causa della pigrizia innata nell’essere umano.

E mentre ricordavo quanto futile fosse il motivo del litigio…quel nome spariva dalla lista.

E la pace scendeva in me.

Così arrivammo all’ultimo nome: il tuo amore mio.

Bè…pensai… questa volta ha toppato la bambina.

Io non ho nulla contro di te.

Poi vidi il disegno… un fiore.

Una rosa per essere esatti.

E li mi inginocchiai per terra, senza più forze.

Una rosa rossa…per tutte le volte che volevo regalartene una ma che poi non ho fatto perché… non è da uomini essere così romantici.

Una rosa rossa…per tutte le volte che non ti ho ascoltata, convinto che avessi ragione io.

Una rosa rossa…per le volte che mi sono addormentato voltandoti la schiena, chiuso nel mio rancore.

O per quando ero così stanco…da non avere la forza di rivolgerti nemmeno un sorriso.

Una rosa rossa…per tutte le parole che non ti ho detto, per tutte le volte che non ti ho amato.

Per le parole gratuite che ti ferivano.

Una rosa rossa per tutte le lacrime che ti ho fatto versare.

Io, che credevo di non averti mai fatto soffrire.

Mi ritrovai sotto casa mia, con una rosa rossa in mano.

Varcai quel cancello ed entrai in casa, accolto dalle grida dei nostri figli.

Papà è tornato presto stasera”…con una rosa.

E davanti al tuo sguardo stupito ed interrogativo risposi con un “grazie” appena sussurrato.

Grazie piccolo angelo dai capelli biondi.

Non dimenticherò mai il tuo sguardo…e la tua lista.

E non permetterò mai a me stesso di dimenticarmi che sono vivo.

Che esisto grazie ad un atto d’amore.

E che è per quello che continuo a vivere.

Come questa rosa rossa che stringo tra le mani, segno del mio amore per te.

   
 
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