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Autore: Valaus    21/12/2010    24 recensioni
"La giovane era completamente ammutolita. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
Malfoy odiava il Natale.
Malfoy odiava il Natale esattamente come lo odiava lei.

Di conseguenza, lei e Malfoy avevano qualcosa in comune.
Lei e Malfoy.
Assurdo.
Eppure, le parole pronunciate dal ragazzo erano esattamente le stesse che aveva pensato anche lei. Eccetto la faccenda del fare compagnia al suicida, quello non l’allettava particolarmente – ma nemmeno a Malfoy, ne era certa: tentava semplicemente di fare il melodrammatico, come suo solito."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Jup, Rea e Zab, le mie meravigliose Sex and the City Slytherin Girls.
A tutta la rinomata e nobilissima Mafia Potteriana Facebookiana.
A tutte le stupende lettrici di "October and April".
A tutti voi, perché per un Grinch come me questo è l'unico modo per augurarvi
Buon Natale
<3
















"Three of a kind"












Capitolo Uno
“Nightmare before Christmas”





Hermione Granger era una giovane Strega dai molti talenti, magici e non. Era intelligente, curiosa, assennata, scrupolosa, discreta, reattiva, diplomatica, sagace e sensibile. In molti traevano ispirazione dal suo buon esempio, ammirandola ed invidiandola più o meno apertamente.
Molly Weasley non aveva mai fatto mistero del suo spassionato – ed irrealizzabile – desiderio di avere dei figli un po’ più “HermioneGrangereschi”. Peccato che i rampolli dalla chioma rossa fossero teste calde tanto dal punto di vista cromatico quanto caratteriale. Eccetto Percy, che però negli ultimi tempi stava mostrando una discutibile inclinazione in puro stile Serpeverde che non mancava di preoccupare alquanto la madre. Certo, comprendeva che la politica fosse fondamentalmente basata su un sistema “cane mangia cane”, soprattutto in caso di candidatura a Ministro della Magia. Ma alcuni accorgimenti della campagna elettorale del figlio le parevano decisamente troppo subdoli, anche se evitava di sottolinearglielo in nome della pace e dell’armonia familiare – se Percy era piuttosto suscettibile normalmente, in vista delle elezioni diventava intrattabile quanto un Ungaro Spinato femmina in quel periodo del mese.
Dunque, molti encomiabili aggettivi potevano essere utilizzati per descrivere Hermione Granger.
Tuttavia, come ogni buona femmina che si rispetti, anche lei aveva i suoi scheletri nell’armadio. Segreti inconfessabili persino ai suoi due migliori amici, particolari inaspettati e sfumature insospettabili della sua inappuntabile morale.
In particolare, Hermione era un’eccellente dissimulatrice.
Ciò non significava che fosse una bugiarda o un’ipocrita. Al contrario, era praticamente incapace di mentire. E non per una questione di etica, o perché reputasse la sincerità un valore tanto imprescindibile da non discostarvisi mai.
Semplicemente, non sapeva raccontare le bugie. Poteva anche architettare la menzogna più credibile nella storia delle menzogne credibili, supportata da tanto di testimoni, date e riferimenti precisi e persino prove tangibili.
Inutile. Il suo corpo la tradiva sempre. Che fosse un tremolio nella voce, un rossore diffuso sul volto, un gesticolare inconsulto, un disperato tentativo di evitare lo sguardo dell’interlocutore in qualunque modo, in ogni caso qualcosa finiva sempre per smascherarla.
Una bugia di Hermione era più semplice da individuare di un Troll in mezzo ad una mandria di Thestral.
Tuttavia, la sua affabilità le consentiva di districarsi da situazioni spinose o sgradevoli senza necessariamente mentire. Per l’appunto, dissimulava.
Le bastava sorridere forzatamente, glissare con nonchalance di fronte a domande scomode, e focalizzarsi su qualche elemento piacevole che le consentisse di esibire una solarità non realmente sentita. Nel caso di molti noiosi ricevimenti del Ministero, faceva sì che tutte le sue conversazioni vertessero sulla magnificenza degli addobbi e sull’ottimo lavoro svolto dagli addetti all’arredamento della sala. Giusto per evitare l’ennesima estenuante discussione sui diritti degli Elfi o sul ruolo marginale delle donne all’interno del Wizengamot, due questioni per cui – si era resa conto – spesso finiva con l’inimicarsi l’interlocutore di turno. Del resto, le idee rivoluzionarie ed innovative di Hermione non erano neppure lontanamente condivise dai vecchi funzionari Ministeriali retrogradi e conservatori.
Ciò nonostante, c’erano due sole circostanze in cui le capacità dissimulative di Hermione venivano meno.
Nel primo caso, quando si trattava di festeggiare le odiate ricorrenze Natalizie, il suo aplomb vacillava pericolosamente sotto i colpi inferti dagli sgraziati coretti, le moleste nevicate, i fastidiosi riti dello scambio dei regali e l’insopportabile tortura degli interminabili cenoni.
Vacillava, ma non cedeva mai del tutto. Certo, tentava con ogni mezzo di risparmiarsi l’ennesima festa della Vigilia a casa Weasley – della Vigilia e del giorno dopo, perché non sia mai che Molly Weasley lasci andare via i suoi ospiti la sera del ventiquattro dicembre! – , sebbene adorasse la compagnia di quella chiassosa ed eccessivamente numerosa famiglia.
Ma quando non vi riusciva – ovvero sempre, perché non sia mai che Molly Weasley festeggi un Natale senza i suoi figli adottivi, come le piaceva definire lei ed Harry – partecipava comunque, per quanto il suo sorriso forzato fosse un po’ meno smagliante, il livello di sopportazione di fronte a fronzoli, vischi e lucine colorate ad una soglia pericolosamente bassa e la tentazione di attaccarsi ad una delle bottiglie di Whisky Incendiario “Riserva di nonno Septimus Weasley” e scolarsela d’un fiato praticamente irresistibile, nonostante l’alta probabilità di ritrovarsi nelle ore successive piegata in due sul gabinetto a rimettere anche l’anima.
Nel secondo caso, tuttavia, dissimulare era assolutamente impossibile.
In quella particolare circostanza, il suo savoir-faire, la sua morigeratezza, il suo autocontrollo, la sua pazienza e – soprattutto – la sua sanità mentale andavano a farsi benedire nel giro di pochi secondi.
Per quanto Hermione detestasse mostrarsi rude, scortese e sì, persino maleducata, non riusciva proprio a farne a meno, né a sentirsene in colpa in seguito.
Quella era in assoluto la situazione più insopportabile per lei, senza eguali né rivali.
O almeno, lo credeva fino a poche ore prima.
Ma quando nel tardo pomeriggio del ventiquattro Dicembre il neo-promosso Capo del dipartimento degli Auror Hestia Jones le comunicò con chi avrebbe dovuto pattugliare le strade di Diagon Alley quella sera, non solo il suo iniziale entusiasmo per il pretesto che le avrebbe permesso di scampare la cena a casa Weasley scemò del tutto, ma ebbe la certezza che al peggio non c’è mai fine.
E che se ci sono due circostanze nella tua vita capaci di farti sprofondare il morale a venti metri sotto terra ed al tempo stesso scatenare la tua ira più funesta, puoi star certo che prima o poi ti ritroverai a doverle affrontare entrambe contemporaneamente.
Vigilia di Natale e Draco Malfoy.
Insieme.
Era troppo persino per lei.




Settantadue.
Li aveva contati.
Settantadue sbuffi in un’ora.
Non aveva idea se si potesse considerare o meno una sorta di record mondiale, ma in ogni caso era davvero qualcosa di notevole.
Una media che si aggirava intorno ad uno sbuffo ogni due secondi, più o meno. Avrebbero dovuto darle una medaglia o qualcosa di simile, anche solo per il semplice fatto che nonostante tutte quelle emissioni di fiato non era ancora andata in iperventilazione.
< Credevo di avere a che fare con una donna, non con una locomotiva.> la punzecchiò, sarcastico.
A quel commento, Hermione rispose ringhiando.
Il che portò Malfoy a domandarsi se per caso non dovesse cominciare a tenere anche il conto dei ringhi, per quanto dubitasse di riuscire davvero a fare due cose contemporaneamente.
Il malumore della sua compagna non lo stupiva affatto. Sapeva bene di farle quell’effetto.
Era più forte di lei, ogni volta che s’incrociavano nei corridoi del Ministero, che si ritrovavano insieme nell’ufficio del Capo o che – disgrazia delle disgrazie – i loro turni coincidevano, la fanciulla si mostrava perennemente con un umore plumbeo, al punto che paragonato a lei, la buon’anima di Severus Piton sarebbe risultato un gaio giovincello affettuoso e sorridente.
Era evidente che, nonostante gli anni trascorsi dal loro periodo scolastico, Hermione non si era dimenticata delle spiacevolezze che quel ragazzino con la puzza sotto il naso le aveva procurato, seguitando a detestarlo apertamente ed a mal sopportare la sua presenza.
Non che fosse la sola. Per quanto, nei quasi sette anni trascorsi dalla fine della Guerra, Draco si fosse letteralmente dannato l’anima per riabilitare il suo nome e la sua reputazione, nonché riguadagnarsi la fiducia e la tolleranza del Mondo Magico, le animosità del passato erano ancora ben salde. Forse meno palesi, visto che la maggioranza delle persone con cui interagiva tentava di fare buon viso a cattivo gioco, ma in ogni caso era certo che non avrebbe mai vinto il premio per il Mago più amato dell’anno. E, del resto, neppure gli interessava.
Tutto sommato, ci teneva a quella sua sorta di “distacco” dal resto della popolazione magica. Non era un animale particolarmente socievole, e segretamente temeva di soffrire di una forma piuttosto molesta di agorafobia, visto il fastidio ed il prurito che la presenza di troppe persone gli causavano.
In ogni caso, si era impegnato con tutto se stesso per riuscire a venire considerato un membro rispettabile della comunità, nonostante i suoi discutibili trascorsi. Non perché desiderasse essere circondato da affetto e simpatia come nel caso di San Potter Dono del Cielo, piuttosto perché aspirava a poter condurre una vita normale e tranquilla, senza che il tarlo del sospetto e della sfiducia lo accompagnasse costantemente in ogni suo passo.
Aveva accettato di buon grado le pene inflittegli dal Wizengamot in seguito alla sconfitta di Voldemort, fortunatamente mitigate dal fatto di essere stato praticamente costretto da cause di forze maggiori ad unirsi ai Mangiamorte, per giunta ancora minorenne, e dall’entusiastica collaborazione fornita agli Auror a seguito della sua cattura. Qualcuno lo reputava un codardo per tutto ciò, lui semplicemente si definiva accorto.
Che senso avrebbe avuto continuare a giocare la parte del Mago Oscuro dall’incrollabile fede nel suo Signore, quando quest’ultimo era bell’e stecchito ed un simile teatrino gli avrebbe procurato solo innumerevoli svantaggi?
I suoi stessi genitori, che a differenza sua dovevano rispondere di accuse più gravi ed incriminanti, gli avevano consigliato di mostrarsi il più accondiscendente possibile, al fine di scampare il carcere e cavarsela con poco.
Con poco non era esattamente il termine giusto, visto che in ogni caso il Ministero gli aveva confiscato parte dei propri possedimenti, inflitto una multa pari alla metà del suo ricco fondo fiduciario – ridotto ormai ad un misero gruzzoletto di risparmi – e costretto ad un servizio socialmente utile nel dipartimento degli Auror. E nemmeno servizio socialmente utile era esattamente il termine giusto, dato che dubitava vi fosse alcuna utilità sociale nel portare ogni mattina il caffè al Capo, lavare le uniformi sporche, riordinare gli uffici e girare come una trottola su e giù per il Ministero a consegnare e ritirare messaggi, rapporti e fascicoli.
Ciò nonostante, Draco aveva sopportato stoicamente ogni privazione ed aveva svolto i compiti e le mansioni che gli venivano affidate il più diligentemente possibile, al punto che il suo periodo di servizio alla comunità era stato in seguito drasticamente ridotto per buona condotta . E, inoltre, si era guadagnato l’ammirazione del quasi ex-Ministro Shacklebolt, che impressionato dalla sua positiva disposizione d’animo e dalla sua solerzia, aveva sponsorizzato entusiasticamente la sua richiesta di arruolamento nel corpo degli Auror.
In molti erano rimasti quasi sconvolti dal desiderio del giovane di entrare a far parte delle squadriglie del Ministero. Alcuni ne furono positivamente colpiti, giudicandolo ravveduto e dunque degno di fiducia e stima.
Ma a differenza di quanto sospettavano i più, nessun nobile proposito figlio di una nuova e più luminosa coscienza aveva spinto Draco a compiere quella scelta.
In realtà, due ne erano i motivi principali.
La sua pena sociale gli aveva permesso di osservare molto da vicino l’operato degli Auror, nonché il loro impatto sull’opinione pubblica.
Oltre ad avere quasi totale carta bianca in materia di utilizzo della magia nei conflitti – il che, in parole povere, significava “lancia pure quanti più incantesimi e fatture preferisci, se fai dei danni la tua carica ti vale da giustificazione” – , gli Auror erano ammirati e rispettati da tutti indipendentemente da quale fosse il loro effettivo valore sul campo.
Suo padre gli aveva sempre detto che lo scintillio di un distintivo acceca l’occhio del Mago comune, e aveva avuto modo di assistere in prima persona all’effettiva conferma di tale sacrosanta verità. Draco, dunque, anelava la stima e le onorificenze che spettavano ad un Auror, nonché la loro discreta libertà d’azione “bacchetta in mano”.
E questo era il primo motivo.
Il secondo era da un certo punto di vista assai più frivolo, ma altrettanto influente.
E camminava di fianco a lui per le vie di Diagon Alley in quel preciso istante.
Hermione Jean Granger.




Che la Grifondoro non fosse mai stata indifferente al biondo Serpeverde era un dato di fatto, ampiamente testimoniato dai continui pungolamenti e battibecchi ai tempi di Hogwarts. Del resto, Malfoy era il tipo che tendeva ad ignorare le persone che considerava non degne di nota, dunque la sua aperta ostilità nei confronti della ragazza era la principale dimostrazione del fatto che, per un motivo o per l’altro, la Granger lo impensieriva.
Che, invece, Draco avesse una cotta per Hermione era una faccenda piuttosto recente, benché evidentemente radicata nel passato, ed altrettanto segreta, sebbene a detta dei più stretti amici del ragazzo fosse lampante come un Lumos sparato dritto sugli occhi.
La fine della Guerra aveva spazzato vie tutte le assurde convinzioni del giovane sulla purezza del sangue ed il mancato diritto dei Nati Babbani di esercitare la magia. Alla luce della sua rinnovata politica di pacata tolleranza – li sopportava e si tratteneva dall’offenderli, ma di certo non li salutava con calorosi abbracci e sorrisi a trentadue denti – nei confronti degli ex SangueSporco, aveva iniziato a guardare Hermione Granger con occhi diversi.
O meglio, ad ammettere a se stesso che il suo interesse per la fanciulla non aveva nulla a che fare con i suoi passati tentativi di affossarla ed umiliarla.
Nott sosteneva che, sotto sotto, a lui la Granger fosse sempre piaciuta, persino quando si aggirava per i corridoi di Hogwarts con lo sguardo saccente, i capelli ispidi e le braccia cariche di volumi polverosi. E Draco dovette convenire che probabilmente il suo migliore amico aveva persino ragione.
In effetti, per quanto ai tempi della scuola si fosse spesso accompagnato a fanciulle piuttosto disinibite, che si prodigavano con solerzia alla soddisfazione dei suoi piaceri carnali e la cui principale preoccupazione fosse evitare i carboidrati come la peste, ciò che realmente attraeva ed eccitava Draco Malfoy erano anima e cervello, molto più di tette e culo. E, a conti fatti, non esisteva ragazza al mondo con più anima e cervello di Hermione Granger.
Ovviamente, queste erano conclusioni a cui era giunto gradualmente, nel corso di quei sette anni passati dalla parte dei “buoni”. Di certo non si era svegliato una mattina riscoprendosi improvvisamente infatuato della sua antica nemesi scolastica.
Era stato un percorso lento e faticoso, ostacolato dalla sua stessa riluttanza nell’ammettere di provare dei sentimenti così positivi per qualcuno tanto diverso da lui, sia caratterialmente che come stile di vita. Ma, oltre a riscoprirsi irresistibilmente attratto da lei, si era pian piano reso conto che in fondo loro due non erano poi così dissimili.
Erano due facce della stessa moneta, a conti fatti. Tanto antitetici per un lato quanto somiglianti per l’altro.
Attualmente, Draco non aveva più alcuna remora nel riconoscere di essere invaghito di Hermione Granger. Era fin troppo riservato e geloso della propria intimità per sbandierarlo al mondo intero, ma nemmeno faceva chissà cosa per nasconderlo.
Certo, l’evidente ostilità della ragazza era un problema nel suo proposito di conquista.
Ed era esattamente per questo che aveva deciso di entrare a far parte del corpo degli Auror. Quale occasione migliore per tentare l’assalto a Fort Granger, se non lavorare a stretto contatto con lei?
Oltretutto, da quando quello che aveva giudicato come il suo principale rivale potenziale – per quanto l’idea della sua Mezzosangue e di Lenticchia Weasel insieme lo disgustasse – si era fatto incastrare da Lavanda “non ho un cervello e non ne sento la mancanza” Brown e dalle sue prolifiche ovaie, la strada verso la conquista del cuore della fanciulla si era fatta sgombra di ulteriori ostacoli.
Il suo era un progetto a lungo termine, perché sapeva fin troppo bene che far capitolare una testarda spocchiosa come lei richiedeva tempo ed impegno. Erano ormai quasi due anni che, lentamente, lavorava sottobanco nel tentativo di entrare nelle sue grazie.
Zabini, gran conoscitore del mondo femminile ed esperto tombeur de femme, sosteneva che il primo passo per ammaliare una donna fosse guadagnarsi la sua attenzione. Ed in questo, Draco poteva certamente vantare una vittoria schiacciante.
Sebbene l’attenzione di cui sopra fosse momentaneamente più orientata verso l’ostilità e l’istinto omicida, in ogni caso era innegabile che la Mezzosangue non fosse in grado di ignorare la sua persona.
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per Draco Malfoy.




Se Hermione avesse sospettato che dietro la sua allegra scampagnata natalizia per le vie di Diagon Alley assieme a Malfuretto ci fosse proprio lo zampino di quest’ultimo, probabilmente avrebbe festeggiato la nascita di Bambin Gesù banchettando sulla sua precedentemente martoriata carcassa.
Del resto, non avrebbe neppure compreso le reali motivazioni di Draco, giudicando il suo come un tentativo di dispetto. Lungi da lei poter immaginare che gli abili maneggi del giovane per far sì che loro due venissero accoppiati quasi costantemente nei turni di sorveglianza e ricognizione facessero parte del suo vasto ed ambizioso piano di seduzione.
Come, oltretutto, non avrebbe mai sospettato che in quel momento il ghigno di Malfoy non fosse un compiacimento della sua frustrazione e disappunto, quanto un’inevitabile e spontanea catalizzazione del gongolamento interiore per l’ennesima buona riuscita del proprio piano e, dunque, per la possibilità di trascorrere del tempo con lei.
Se fosse stata a conoscenza di tutto ciò, Hermione avrebbe persino mostrato contrarietà per le subdole tecniche di conquista del ragazzo. Lei preferiva i corteggiatori schietti, che le confessavano apertamente il proprio interesse e tentavano di guadagnarsi la sua approvazione secondo i metodi canonici.
Ma lui non era di certo un ragazzo comune. In primis, era un Serpeverde, e si sa che gli esponenti della Casata verde-argento tendono a lavorare nell’ombra e colpire alle spalle più che affrontare il nemico vis à vis. Secondariamente, era un Malfoy, sebbene al momento il suo cognome non risplendesse dell’autorevole luce di magnificenza del passato. E non sia mai che un Malfoy si abbassi a supplicare una fanciulla per ottenere la sua considerazione, magari tentando di lusingarla con fiori di campo e cioccolatini di quart’ordine come un Weasley qualunque.
Aveva i suoi metodi. Ed avrebbe continuato a fare riferimento ad essi, per quanto i tempi di riuscita fossero considerevolmente più lunghi ed estenuanti.
Tuttavia, al settantatreesimo sbuffo della fanciulla, la sua proverbiale pazienza cominciò a vacillare.
< Ti prego, non mostrarti così entusiasta della mia compagnia, Granger. Rischio seriamente di commuovermi!> commentò, ironico.
Hermione lo fulminò con lo sguardo.
< Taci, maledizione!> lo rimbeccò < Ti sopporto già a fatica quando stai zitto, se parli pure rischio di farmi venire una crisi isterica.>
Draco ghignò, rivolgendole un’occhiata.
< Santi numi, sarebbe una vera disdetta!> la punzecchiò.
La giovane sbuffò per la settantaquattresima volta, esasperata. Il suo odio per il Natale quella sera minacciava di raggiungere il suo picco massimo.
< Sai, dovresti mostrarti un po’ più, come dire... gentile, almeno stasera.> proseguì lui < Non siete voi Babbani i primi a sostenere che a Natale si è tutti un po’ più buoni?>
Lei storse le labbra in un’evidente smorfia di disappunto.
< Primo, io sarò anche nata tra i Babbani, ma sono comunque una Strega, quindi piantala con questo “voi Babbani”. Secondo, detesto i falsi buonismi e terzo, per essere gentile con te dovrei essere necessariamente sotto Imperius. O particolarmente ubriaca.>
< Lo terrò a mente, dunque. La prossima volta mi porterò dietro una bottiglia di Whisky Incendiario. Che oltretutto non guasterebbe, con questo freddo dannato.> aggiunse, stringendosi maggiormente nel cappotto nero.
Hermione inarcò un sopracciglio, evitando di sottolineare che, dopotutto, si trovava d’accordo con la sua ultima affermazione.
< La prossima volta? Col cavolo che mi faccio nuovamente fregare dalla Jones a fare coppia con te!>
Draco ridacchiò.
< Allora spero che tu abbia scritto “Ti prego, uccidi Malfoy” nella tua letterina a Babbo Natale, Mezzosangue, perché fin quando saremo entrambi Auror ci sarà sempre il rischio di ritrovarci a lavorare insieme.>
E finché non sarai capitolata, aggiunse tra sé e sé.
In risposta, Hermione emise il settantacinquesimo sbuffo della serata. Era una situazione già abbastanza sgradevole, senza che ci si mettesse anche Malfoy con la sua ironia da quattro soldi.
Certo, era comunque piuttosto soddisfatta di aver potuto rifilare a mamma Weasley una scusa inattaccabile ed incontestabile per assentarsi dall’odiosa cena della Vigilia alla Tana, ma avrebbe preferito che l’ex-Serpeverde non fosse compreso nel pacchetto.
Ma, del resto, era lo scotto da pagare. E, tutto sommato, poteva persino riuscire a sopportare una serata in compagnia di Malfuretto, se ciò significava niente chiassosi festeggiamenti e stucchevoli rituali. Non avrebbe retto l’ennesimo “amico” presentatole da Ginny che tentava di baciarla con la scusa del vischio.
Non riusciva a comprendere perché la più giovane degli Weasley non fosse in grado di godersi il suo fidanzamento ufficiale con Harry Potter senza preoccuparsi continuamente di tentare di accasare anche lei. Ginevra non aveva chiaro che Hermione stava benissimo per conto suo, e che non aveva la benché minima intenzione di cambiare il suo status di single.
Preferiva dedicare il suo tempo al conseguimento dei suoi obiettivi lavorativi, piuttosto che a procacciarsi un uomo. Poteva sembrare un ragionamento un po’ cinico, se ne rendeva conto, ma il naufragato tentativo di instaurare qualcosa di diverso dall’amicizia tra lei e Ron, nonché le sue dimenticabili e fulminee relazioni con Seamus Finnigan e Roger Davies, l’avevano portata a nutrire verso il mondo maschile una sorta di sfiducia a priori che le impediva di desiderare un rapporto più intimo con qualsivoglia ragazzo.
Oltretutto, se a frequentare un uomo rischiava di ritrovarsi come Lavanda, suo malgrado ingravidata e futura madre e moglie, preferiva evitare. Chiaramente desiderava un giorno metter su famiglia, ma a ventiquattro anni si riteneva davvero troppo giovane anche solo per pensarvi.
E poi, il suo istinto materno aveva bisogno ancora di tempo per svilupparsi, visto che al momento rasentava lo zero assoluto.
< Esattamente, quale sarebbe il motivo di questa perlustrazione?> domandò, osservando perplessa le strade deserte di Diagon Alley.
Malfoy inarcò un sopracciglio.
< Bella domanda. Tenendo conto che è la Vigilia di Natale, e che gli unici fessi a giro con questo freddo siamo noi, davvero non riesco ad immaginare quale terribile minaccia dovremmo sventare.> commentò, sarcastico.
Hermione sospirò, annuendo.
< Appunto.> disse < Si gela, ed è il ventiquattro Dicembre. Nemmeno il più incorreggibile dei furfanti deciderebbe di combinare qualcosa stanotte.>
Svoltarono un angolo, avvicinandosi all’ingresso di Nocturne Alley. Istintivamente, entrambi misero la mano destra in tasca, stringendo l’impugnatura della bacchetta.
Ciò che sosteneva la fanciulla era corretto e verosimile, ma in ogni caso era meglio non fidarsi troppo, soprattutto nei pressi di un luogo così evidentemente discutibile.
< Suppongo che quanto di più utile potremmo ritrovarci a fare stanotte sarebbe evitare che qualche ubriacone depresso si suicidi.> dichiarò il ragazzo, scrollando le spalle < Queste stupide feste tirano fuori il peggio della gente. Secondo me sono fatte apposta per invogliare a tagliarsi le vene, piuttosto che sorbirsi l’ennesimo coro di mocciosi gracchianti sulla porta di casa.>
Hermione si voltò di scatto verso Malfoy, osservandolo ad occhi sgranati.
< Anche se non sono del tutto sicuro che potrei effettivamente impedire a quell’ipotetico povero diavolo di farla finita.> proseguì lui < Anzi, casomai potrei considerare di fargli compagnia...>
Compì ancora un paio di passi, prima di rendersi conto che la Granger non era più al suo fianco. Si fermò, voltandosi indietro, e la vide impalata a qualche metro da lui. Lo fissava a bocca aperta e con uno sguardo talmente sbalordito che, per un secondo, Draco temette di avere qualcosa di strano in faccia, o in testa.
< Che c’è?> le fece, perplesso.
La giovane era completamente ammutolita. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
Malfoy odiava il Natale.
Malfoy odiava il Natale esattamente come lo odiava lei.

Di conseguenza, lei e Malfoy avevano qualcosa in comune.
Lei e Malfoy.
Assurdo.
Eppure, le parole pronunciate dal ragazzo erano esattamente le stesse che aveva pensato anche lei. Eccetto la faccenda del fare compagnia al suicida, quello non l’allettava particolarmente – ma nemmeno a Malfoy, ne era certa: tentava semplicemente di fare il melodrammatico, come suo solito.
< T-tu...> cominciò, ancora sconvolta dalla recente scoperta.
Draco fraintese il tentennamento della fanciulla, immaginando che fosse inorridita per quella dichiarazione macabra ed anti-Natalizia. Del resto, i Grifondoro erano tutti disgustosamente carini e coccolosi.
< Sì, Granger, sono il brutto e cattivo Grinch che detesta il Natale, bu-hu-hu.> commentò, sarcastico.
Hermione scosse rapidamente il capo.
< Non intendevo questo, io...> s’interruppe di colpo < Aspetta, tu conosci la storia del Grinch?>
Adesso era decisamente più sconvolta di prima.
Malfoy che cita un racconto Babbano?
Malfoy che conosce un racconto Babbano?
Non poteva essere vero, doveva per forza trattarsi di un sogno.
Anzi, in questo caso, di un incubo.
Che altro l’aspettava adesso?
Lavanda Brown che vince il premio Nobel? Mundungus che si trasforma in un onesto filantropo? Il povero Cedric Diggory che si reincarna in una fatina che sbrilluccica al sole?
Probabilmente, quello era uno dei primi segni dell’Apocalisse.
A ben pensarci, in effetti, il 2012 era ormai alle porte.
Draco la squadrò con un’occhiata eloquente, poi mosse la mano a mezz’aria in un gesto vago.
< Sono un uomo pieno di sorprese, io.> commentò, malizioso.
La ragazza si ritrovò a dover concordare con lui.
< Decisamente.> replicò ancora scossa, annuendo impercettibilmente.
Ghignando, il giovane si complimentò silenziosamente con se stesso. Era certo che l’avrebbe colpita, mostrando di possedere una minima cultura Babbana.
Per quanto odiose, le ore passate a studiare faticosamente quei triviali e rozzi usi e costumi si erano rivelate estremamente utili. L’aveva impressionata non poco, e senza ombra di dubbio si era appena guadagnato un bel po’ di punti.
Il tutto limitandosi a tirare in ballo l’omino verde di una storiella per bambini. Omino di cui, peraltro, si sentiva di sposare appieno la filosofia.
Dopo qualche ulteriore secondo di sconcerto, Hermione si ricompose, riprendendo ad incamminarsi. Malfoy attese che lo raggiungesse, poi proseguì al suo fianco.
< Comunque,> esordì lei, mentre l’ingresso a Nocturne Alley si faceva più vicino < non immaginavo che tu odiassi il Natale.>
Draco fece una smorfia.
< Ma non mi dire. Davvero non sospettavi che io potessi detestare una festa tanto ipocrita, buonista e sdolcinata?>
< No, dal momento che la penso esattamente come te.>
Stavolta, fu il turno del ragazzo di sbalordirsi.
< Mi prendi in giro?> fece, sbigottito.
Hermione scosse il capo in segno di diniego, per poi rivolgergli uno strano sorriso che fece schizzare il cuore di Draco in gola.
< Anch’io non sopporto il Natale. E per quanto ciò mi lasci indubbiamente basita, dunque, almeno su qualcosa andiamo d’accordo, tu ed io.>
Malfoy dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non sorridere a sua volta, certo che gli sarebbe venuta fuori un’espressione da ebete totale.
Ma non riusciva, tutto sommato, a non sentirsi felice.
Per la prima volta, lui e la sua Mezzosangue avevano condiviso qualcosa, senza che dietro vi fosse alcuna sua macchinazione o stratagemma. Qualcosa di spontaneo, di inaspettato, di imprevisto e di insospettabile.
Non aveva dovuto spiarla per scoprire le sue abitudini, né passare ore ed ore in biblioteca a raccogliere informazioni sui Babbani, o tantomeno somministrare di nascosto una pozione a quell’allocco di Weasley per farsi rivelare qualche particolare intimo della ragazza da usare a proprio vantaggio.
Si erano intesi naturalmente ed istintivamente.
E quello era davvero un enorme passo avanti.
Per entrambi.




Hermione non amava particolarmente doversi avventurare per Nocturne Alley, nemmeno quando poteva contare sulla rassicurante presenza di un ex Mangiamorte – il che, effettivamente, poteva sembrare un controsenso, ma almeno in quella circostanza doveva ammettere che avere affianco Malfoy la tranquillizzava non poco: lui conosceva quei vicoli molto meglio di lei, ed aveva assai più dimestichezza con i suoi abitanti.
Il fatto che le strade fossero completamente deserte, eccezion fatta per lei ed il suo compagno, non solo non riusciva a tranquillizzarla, ma anzi contribuiva ad accrescere ulteriormente il suo disagio. Istintivamente, si fece un po’ più vicina a Malfoy.
Notando la sua tensione, il ragazzo fu tentato di passarle un braccio dietro le spalle, ma si trattenne, temendo che se l’avesse fatto, lei avrebbe cercato di amputarglielo.
Optò quindi per una soluzione più consona, e molto più fedele al suo stile.
< Granger, se vuoi abbracciarmi non hai che da chiederlo.> la punzecchiò, ironico.
Allibita, Hermione gli scoccò un’occhiataccia.
< Tu deliri!> gli rispose, piccata.
Il ghigno sul viso del giovane si allargò ulteriormente.
< Allora ti sei avvicinata a me perché hai paura?> insinuò.
La fanciulla socchiuse pericolosamente gli occhi, fissandolo con astio.
< Ti piacerebbe.> sibilò < Figurarsi se io ho paura!>
< Perdona il mio scetticismo, Miss Granger Cuor di Leone.> ridacchiò lui.
In tutta risposta, lei gli rivolse un’imprecazione talmente colorita da fomentare ulteriormente la sua ilarità.
Indispettita, Hermione sollevò sdegnosamente il capo ed accelerò il passo, allontanandosi da lui.
Draco sorrise, osservando i suoi riccioli indomabili oscillarle lungo la schiena al ritmo delle sue falcate.
Era quasi incredibile quanto bene avesse imparato a conoscerla negli ultimi anni. Sapeva che, provocandola, l’avrebbe irritata al punto da far passare i suoi timori per il luogo in cui si trovavano in secondo piano. E del resto, considerò, quello era decisamente un gesto che ci si sarebbe aspettati da Draco Malfoy.
Lui non era certo il tipo che rassicurava con abbracci e carezze. Lui utilizzava la sua strafottenza, il sarcasmo e l’irrisione. Ma, in fondo, il risultato non cambiava più di tanto.
Dal suo passo spedito, era evidente che la fanciulla avesse riacquistato la sua solita baldanza e sicurezza.
Stava ancora riflettendo su tutto ciò, quando un rumore proveniente dalla sua destra lo mise in allerta.
Si bloccò di colpo, scrutando il buio in cerca della fonte di quel suono ovattato. Gli era sembrata una voce umana, anche se non poteva esserne del tutto certo.
Lentamente, tirò fuori la bacchetta dalla tasca, puntandola verso l’angolo oscuro con fare circospetto. Sempre mantenendo la propria arma dritta di fronte a sé, rivolse una rapida occhiata ad Hermione, che continuava a procedere come se nulla fosse.
Evidentemente, non si era accorta di nulla.
Decise di non richiamare la sua attenzione, temendo che il suono della propria voce potesse far fuggire – o peggio partire all’attacco – qualunque cosa fosse appostata nel buio.
Accese la punta della propria bacchetta con un incantesimo non verbale, ritrovandosi a fissare una fila di cassonetti chiusi.
Cercando di fare il minor rumore possibile – ed aiutato in questo dal manto innevato che ricopriva il suolo – si avvicinò cautamente, con l’orecchio sempre teso e pronto a cogliere un eventuale ennesimo rumore.
Aveva mosso qualche passo, quando lo sentì di nuovo. Era un suono flebile, quasi indistinto, che poteva rassomigliare quasi ad un miagolio. Ma era riuscito ad individuarne l’origine.
Raggiunse il cassonetto più largo, dipinto di un color verde sbiadito e graffiato sui lati. Di qualunque cosa si trattasse, era nascosta lì dentro.
Afferrò silenziosamente il manico presente sulla parte superiore e sollevò leggermente il braccio, così da rivolgere la punta direttamente verso l’interno del cubicolo.
Contò mentalmente fino a tre, pronto e reattivo nel caso che la cosa tentasse di attaccarlo.
Uno.
Due.
Tre.

Spalancò di colpo il cassonetto. E non appena vide ciò che conteneva, gli si mozzò il fiato.




Hermione impiegò qualche minuto prima di rendersi conto che Malfoy non era più dietro di lei.
Per l’esattezza, fu solo quando raggiunse un tratto di strada sgombero dalla neve e constatò che erano solo i suoi passi a risuonare nel silenzio spettrale del vicolo.
Si bloccò di colpo, rabbrividendo. Per un fugace istante, temette di essere rimasta da sola. E la cosa non le piacque affatto.
Per questo, quando si voltò e vide che Malfoy era rimasto molto più indietro rispetto a lei – ma che comunque c’era ancora – tirò un sospiro di sollievo, prima di avvertire la rabbia montare rapidamente dentro di sé.
Si mosse verso di lui a passo svelto, digrignando i denti per il nervoso e preparandosi mentalmente a fargli una lavata di capo coi fiocchi.
Quel dannato idiota le aveva fatto prendere un colpo, accidenti a lui!
Avvicinandosi, notò che stava impalato di fronte ad un cassonetto scoperchiato, con uno sguardo allucinato. Aveva tutta l’aria di chi si è appena risvegliato da un incubo terribile, ed ancora ne conserva il vivido ricordo. Le parve persino più pallido del solito, sebbene non fosse del tutto sicura che non si trattasse in realtà di una semplice illusione ottica dovuta alla poca illuminazione di quelle strade.
Si arrestò a qualche metro di distanza da lui, incrociando le braccia al petto.
< Malfoy, che diamine stai facendo?> lo rimproverò con tono acido < Ti sembra questo il momento di metterti a frugare nella spazzatura?>
In tutta risposta, Draco continuò a fissare l’interno del cassonetto con la stessa espressione sconvolta.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Per quale dannato motivo la mettevano sempre in coppia con degli psicopatici? Prima McLaggen col suo protagonismo da diva di Hollywood, poi la Midgen che aveva paura persino della sua stessa ombra ed infine Malfuretto, che era un vero e proprio incubo, e per più di un motivo.
< Malfoy!> lo richiamò nuovamente, esasperata.
A quel punto, il ragazzo si voltò verso di lei, evidentemente ancora turbato, e le fece segno con la mano di avvicinarsi.
La giovane aggrottò le sopracciglia, perplessa. Cosa accidenti c’era in quel cassonetto da traumatizzarlo a tal punto?
Dubbiosa, si diresse verso di lui.
< Mi dici che cavolo stai combinan...>
Le parole le morirono in bocca non appena il suo sguardo si posò sulla causa dello sconcerto di Malfoy. Sgranò a sua volta gli occhi, trattenendo il fiato e coprendosi la bocca con la mano destra.
< Oh santissimi numi!> mormorò sbigottita.
Lì, circondato da sacchetti d’immondizia e vecchi giornali, un bambino di pochi mesi se ne stava avvolto in una copertina bianca, ricambiando le espressioni allucinate degli Auror Granger e Malfoy con un largo sorriso sdentato.











NdA:


1) "Three of a kind" è il nome inglese del tris, cosa di cui credo chiunque conosca un minimo le regole del Poker sia informato. La scelta di questo titolo è una mia personale sottigliezza, definiamola così. Innanzitutto perché, è evidente, i protagonisti di questa storia sono tre, più o meno costretti a formare un trio. Ma oltre a questo, la mia scelta è stata condizionata anche dal termine "kind", che letteralmente significa "tipo, genere, sorta" (ovviamente mi riferisco al sostantivo, non all'aggettivo).
In inglese, l'espressione "one of a kind" sta ad indicare una persona (o tipo, più colloquialmente) unica, particolare, speciale, in senso tanto negativo quanto positivo. Il mio intento nello scegliere un simile titolo, dunque, oltre a voler evidenziare la trinità dei protagonisti della fict, è anche rivolta a sottolineare l'unicità di questi tre differenti individui. E, in una sfumatura ancora più sottile, al tempo stesso anche della loro somiglianza, dato che letteralmente "three of a kind" può essere tradotto con "tre dello stesso tipo".
Ma vi pregherei di sorvolare su questi particolari. Vorrei evitare che i miei allucinanti trip mentali di matrice linguistica vi sconvolgessero xD
Al tempo stesso, sottolineo una curiosa particolarità. Spulciando su - sempre sia lodata - Wikipedia, ho scoperto che "Three of a kind" è anche il titolo di un vecchio programma di sketch Britannico, trasmesso dalla BBC dal 1981 al 1983.
Ma non solo. Uno dei tre protagonisti dello show, tale Lenny Henry, viene "ricordato" per la sua intensa interpretazione (notare l'ironia xD) della testolina rinsecchita appesa allo specchietto retrovisore del Nottetempo in "Harry Potter ed il Prigioniero di Azkaban", dove in risposta alla domanda di Potty "Ma i Babbani non ci vedono?" dichiara "No, ma se l'infilzi con la forchetta sentono!". (Che amarezza, per citare il vecchio Cesare Cesaroni u.u)

2) Il titolo di questo capitolo è una chiara e lampante citazione all'omonimo capolavoro di quel gran geniaccio di Tim Burton. E chiunque tra voi non l'abbia visto merita di marcire all'Inferno, oh u.u

3) L'inclinazione in puro stile Serpeverde è un'interpretazione personale (ma neanche tanto) del mio adorato Perce, il pargolo Weasley con la maggiore percentuale di piastrine verde-argento nel sangue. In ogni caso, che Percy sia evidentemente molto ambizioso non è certo una mia invenzione, così come il fatto che possa essere disposto a tutto per raggiungere i propri scopi. Il che va detto, nell'ambiente politico non è poi così inconsueto. Nemmeno nel Mondo Magico.

4) La battuta del Troll in mezzo ad una mandria di Thestral è talmente triste che me ne vergogno da sola u.u
La spiegazione suppongo sia superflua, in ogni caso mi pare evidente che sia semplice individuare un coso enorme come un Troll, soprattutto se mescolatosi ad una mandria di animali invisibili.
Ovviamente questo vale nel caso in cui non abbiate visto la morte coi vostri occhi e dunque non siate in grado di vedere i Thestral, cosa di cui mi auguro caldamente ^^

5) L'odio di Hermione e di Draco nei confronti del Natale è - credo - farina del mio sacco. O, per meglio dire, una mia personale catarsi attraverso i "miei" (magari u.u) personaggi. Posso affermare che detesto il Natale esattamente quanto loro, che anch'io come Hermione cerco ogni scusa possibile immaginabile per sfuggire al ritrovo dei parenti e che nonostante - grazie al cielo - in Italia non esista l'usanza dei famosi coretti porta a porta di bimbi che cantano tutte le varie nenie Natalizie, mi basta vedere la pubblicità della Bauli per ringhiare peggio di una belva feroce u.u

6) Septimus Weasley non è una mia invenzione, mi sembra giusto sottolinearlo. Harry Potter Wiki lo indica come probabile padre di Arthur Weasley - perché ovviamente la Row ha pensato bene di non esprimersi su questo punto, come su tanti altri - per via di una frase pronunciata da Sirius nell'Ordine della Fenice sulla sua parentela con il capofamiglia dei rossi, che non ricordo e che dunque non starò a specificare.
Che invece si occupasse di imbottigliare il Whisky Incendiario è una mia personale interpretazione. Non so che dirvi, mi piaceva l'idea che uno degli Weasley fosse dedito alla produzione e distribuzione di alcolici. Forse perché, visto quanto figliano, devono consumarne parecchio, ed è sempre meglio avere qualcuno che te lo fornisce "aggratis", nevvero? xD

7) Hestia Jones è uno dei tanti personaggi secondari della Saga, citato casualmente perché per un breve e glorioso istante il suo cammino s'intreccia con la luminosa ascesa di San Potter da Privet Drive u.u
La cara Hestia è un membro dell'Ordine della Fenice, si occupa sia del trasferimento di Potty a Grimmauld Place nel quinto libro che della "fuga" dei Dursley nel settimo. Ho scelto di eleggere lei a nuovo capo del reparto Auror in primis perché cadrà la neve a Tahiti il giorno in cui eleverò lo stupido Pottah ad una simile carica, e secondariamente perché volevo che il Capo fosse un personaggio generalmente di sfondo e, soprattutto, una donna (perché il girl power è ancora vivo in me, nonostante lo scioglimento delle Spice Girls xD).

8) L'agorafobia è la paura degli spazi aperti e dei luoghi affollati, ma spesso viene utilizzata anche per riferirsi alla cosiddetta demofobia, ovvero la paura della folla. A ben vedere, non ha molto senso accusare Draco di soffrire di agorafobia, seppure in una forma particolare. Ma, ovviamente, dietro a questa scelta lessicale c'è un retroscena personale.
Anche qui, ammetto di aver messo del mio. Tuttavia, io non ho paura della folla nel vero senso del termine. Semplicemente, la detesto.
Una gran moltitudine di gente, che si tratti di una lunga fila, di un treno particolarmente affollato o di una strada percorsa da molte persone, ha sempre la capacità di irritarmi in maniera quasi incontrollabile. Il più delle volte tento di mantenere un contegno, giusto per non portare chi mi sta accanto a contattare immediatamente il CIM, ma spesso la presenza di troppe persone mi porta sull'orlo di una crisi isterica.
Ciò è risultato evidente durante una gita al liceo, quando per le strade di un'inaspettatamente affollata Granada ho cominciato a dare in escandescenza. Da lì, la mia professoressa di latino ha preso a scherzare dichiarandomi affetta da una forma assai molesta e violenta di agorafobia. E da lì, questo termine è entrato a far parte del mio vocabolario quotidiano ^^
Mi piaceva l'idea di dare a Draco qualcosa di mio (e qui Zab è autorizzata a leggerci tutti i doppi sensi che preferisce xD), e al tempo stesso la vedevo una caratteristica piuttosto calzante per uno tendenzialmente schivo, sdegnoso e quasi misantropo come lui.

9) Anche le pene inflitte a Draco dal Wizengamot sono una mia personale fantasia. A prescindere dal fatto che dubito seriamente che i Malfoy se la siano cavata con una stretta di mano ed una pacca sulla spalla dopo la fine della Guerra, confesso che necessitavo di un pretesto che ponesse Draco a stretto contatto con gli Auror e, soprattutto, con Hermione. Del resto, è stato poi questo stesso contatto a spingerlo ad unirsi a loro.
Spero che il biondo del mio cuore possa perdonarmi per averlo relegato per qualche tempo a fare l'inserviente e la segretaria xD

10) Vabbé, che ve lo dico a che fare, chi mi segue è ormai pienamente consapevole della mia ferma convinzione che, sotto sotto, Draco ed Hermione fossero segretamente cotti l'uno dell'altra già ai tempi di Hogwarts xD
La scelta di Zabini e Nott come migliori amici di Malfoy è uno dei tanti stereotipi del fandom, me ne rendo conto, ma dopotutto sto povero ragazzo dovrà pure avere degli amici che non si distinguano dalle scimmie solo per i pollici prensili, no? (ogni riferimento a Tiger e Goyle è volutamente voluto u.u)
Per quanto invece riguarda l'accoppiamento (in tutti i sensi xD) Ron-Ron/Lav-Lav... beh, in fin dei conti è così che le cose dovevano andare. Quei due sono fatti l'uno per l'altra. Due cuori, una capanna e mezzo cervello, olé olé xD

11) "Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per Draco Malfoy". Se non indovinate questa citazione vi considero tutti rimandati in storia seduta stante, e senza possibilità d'appello xD
Dite che è un pò troppo pretenziosa? Draco sostiene di no u.u

12) Vis à vis è la traduzione francese del nostro "faccia a faccia". E mi rendo conto che da quando ho ripreso a studiare francese, lo infilo costantemente in ogni mia storia xD

13) Sul "naufragato tentativo di instaurare qualcosa di diverso dall'amicizia" tra Hermione e Ron non mi esprimo u.u
Per quanto riguarda invece Seamus Finnigan e Roger Davies, la loro liason con la nostra bella è un mio delirio personale. Seamus suppongo lo ricordiate tutte, è uno dei Grifondoro dello stesso anno di Hermione.
Roger Davies, invece, è un Corvonero più grande di un paio d'anni, noto soprattutto per essere stato il fortunato accompagnatore di Mademoiselle Fleur Delacour al Ballo del Ceppo. L'ho scelto solo ed esclusivamente perché aspettavo da tempo un pretesto per infilarlo in qualche fict, lo ammetto xD

14) “Carini e coccolosi” è la geniale frase caratterizzante dei Pinguini di “Madagascar”, personaggi che amo alla follia di un film che a sua volta amo alla follia. Se notate in questa citazione una lieve stoccata al buonismo esasperante dei Grifoni... beh sì, avete visto bene u.u

15) Il Grinch, oltre ad essere probabilmente l'unico film di Natale che mi piaccia, è un racconto del Dr. Seuss, meglio noto come "How the Grinch stole Christmas" (Come il Grinch rubò il Natale). E', per l'appunto, la storia di un peloso coso verde che odia il Natale, e che decide di "rubarlo" agli abitanti del paese di Chinonso.
Se non avete mai visto il film con Jim Carrey, ve lo consiglio. E se io vi consiglio un film Natalizio, è tutto un dire xD
Peraltro, solo dopo aver scritto il riferimento mi sono resa conto che il Grinch è verde, e dunque color Serpeverde. ^^

16) "Lavanda Brown che vince il premio Nobel" è una chiara irrisione alla stupidità della bionda fanciulla.
"Mundungus che si trasforma in un onesto filantropo" è un riferimento alla ben nota disonestà di Mund, che ruba, sgraffigna e rivende in nero.
La battuta sul povero Cedric Diggory invece è un evidente riferimento alla saga di Twilight =P
“A ben pensarci, in effetti, il 2012 era ormai alle porte” in questo caso è evidente il mio tentativo d’irrisione della sciocca superstizione secondo cui, in base alle profezie Maya, il 21 dicembre del 2012 il mondo cesserà d’esistere, o qualcosa del genere. Bubbole, come direbbe il vecchio zio Scrooge xD

17) McLaggen direi che lo conosciamo tutti piuttosto bene, ed allo stesso modo il suo divismo. La Midgen invece è Eloise Midgen, la brufolosa Tassorosso che viene citata nei libri quale oggetto di scherno di molti ragazzi. Non vi è alcuna effettiva testimonianza della sua codardia, ma vista la Casa di appartenenza non mi pare una cosa tanto improbabile (sì lo so, sono fottutamente crudele xD).





Dunque dunque ^^
Innanzitutto, voglio rassicurare chi segue "October and April": la fict non verrà assolutamente abbandonata.
Questa storia non vuole sostituire l'altra long già in pubblicazione. Semplicemente, è un'idea che mi ha colta all'improvviso, in un momento del tutto inaspettato, e che mi ha travolta come un uragano, al punto che non ho potuto esimermi dal metterla subito su word.
E', diciamo, una sorta di mio "regalo" per voi in occasione delle meeeeravigliose (come no u.u) festività Natalizie.
Non so ancora che piega prenderà questa storia, in ogni caso sarà un racconto molto fluff e leggero, dai toni ben diversi rispetto ad "October and April" e, salvo contrattempi e/o colpi di testa della sottoscritta, sarà composta di sette capitoli.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, vorrei potervi assicurare che ne pubblicherò uno ogni settimana, ma conoscendomi non mi sembra il caso di alimentare false speranze u.u
In ogni caso, farò il possibile, promesso :)
Infine, come sempre, vi rimando alla mia pagina di Facebook per spoiler, commenti, offese, insulti, pernacchie e quant'altro xD
E sì, anche per gli auguri di Natale xD

Alla prossima!!


   
 
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