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Autore: Hi Ban    22/12/2010    3 recensioni
“Se non lo fai ti pesto.”
“Accomodati.”
“Ti faccio esiliare da Konoha!”
“Buon divertimento.”
“Ti uccido.”
“Ormai ho già rigenerato il clan.”
“Ti spedisco in missione a Oto!”
“E allora?”
“Uccido tua moglie!”
“Fa pure.”
“Uchiha! Vedi di darci un taglio o il divano diventerà il tuo migliore amico per i prossimi anni!” I toni soavi di Sakura giunsero forti e chiari, insieme alla sua minaccia.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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A strange Santa Claus



“Non lo farò mai.”
“Sì, invece!”
No, invece.”
“Devi farlo!”
“No.”
“Non puoi rifiutare!”
“Sì, invece.”
“Devi!”
“Non devo.”
“Devi, Sasuke!”
“No, che non devo, Naruto.”
“Dammi un buon motivo, allora.”
Sasuke sbuffò.
Naruto sbuffò più forte.
“Allora?”
“Non se ne parla.”
“Tu invece lo farai!”
“Chi sei, mia madre?”
“No, ho tua moglie dalla mia parte, però!”
“Tienitela.”
Il grugnito minaccioso di Sakura giunse dalla cucina.
“Sasuke, non fare il bambino piccolo e fa quel che ti ho chiesto.”
“No. Vuoi che ti faccia lo spelling della parola? N O.”
“Anche a Natale devi essere così stronzo?”
Sasuke grugnì.
Naruto sbuffò.
“Chiedetelo a Chouji.”
“Già prenotato.”
“Al padre.”
“Non arrampicarti sugli specchi!”
“Spaccatelo in testa, uno specchio.”
Silenzio.
“Fallo!”
“No.”
“Sì.”
“No.”
“Dai!”
“Non sta scritto da nessuna parte che io debba farlo.”
Naruto prese un pezzo di carta e una penna sul ripiano di legno lì vicino e vi scarabocchio qualcosa sopra. Glielo piazzò davanti agli occhi, in modo che Sasuke leggesse quel ‘tu devi!’ – con tanto di punto esclamativo – scritto in quella grafia illeggibile.
“Ora è scritto!”
“Ora non più.”
Sasuke gli prese di mano il foglio e lo strappò senza tanti complimenti.
“Teme!”
“Baka.”
“Ti prego!”
“No.”
“Per favore!”
“No.”
“Eddai!”
“No.”
Naruto sbuffò frustrato dalla poca collaborazione dell’amico e decise perciò di cambiare tattica.
“Se non lo fai ti pesto.”
“Accomodati.”
“Ti faccio esiliare da Konoha!”
“Buon divertimento.”
“Ti uccido.”
“Ormai ho già rigenerato il clan.”
“Ti spedisco in missione a Oto!”
“E allora?”
“Uccido tua moglie!”
“Fa pure.”
“Uchiha! Vedi di darci un taglio o il divano diventerà il tuo migliore amico per i prossimi anni!” I toni soavi di Sakura giunsero forti e chiari, insieme alla sua minaccia.
Sasuke borbottò qualcosa come ‘se te la porti mi fai anche un favore’.
Naruto ridacchiò delle sventure del compare.
“Altre minacce? Io avrei altro da fare.”
“Il giorno della vigilia di Natale?”
“Sì.”
“Come fare quel che ti ho chiesto?”
“No.”
“Uffa! Si può sapere che ti costa vestirti per un po’ da Babbo Natale per fare felici i nostri adorabili marmocchi?”
“Tutto.”
La risposta giusta sarebbe stata ‘orgoglio, dignità e sinonimi vari’.
“E poi i miei figli sopravviveranno senza vederlo. Per la tua ci puoi pensare tu.”
“Non si è mai visto un Babbo Natale biondo! E poi…”
Un sorriso poco incoraggiante si dipinse sul volto di Naruto.
“Non mi hai lasciato altra scelta, Sasuke teme!”
Corse verso la porta della stanza e si affacciò sul corridoio, chiamando a gran voce i figli di Sasuke.
Natsu, di sei anni, e Dayu, di quattro, entrarono come due furie nella stanza, osservando incuriositi Naruto.
“Voi due lo sapete che giorno è domani, vero?” Disse con un sorriso a trentadue denti.
“Natale!” Risposero in coro.
“Bene! E chi è che porta i regali?”
“Babbo Natale!”
“Benissimo! E voi volete incontrarlo?”
“Sì!” Esclamarono estasiati.
“Bene bene. Beh, dovete sapere che tutto dipende dal vostro papà! È lui che decide se può venire o no…”
I due bambini, con un movimento fulmineo, si voltarono verso il padre e poi gli saltarono letteralmente addosso.
Una nenia fatta di ‘ti prego, ti prego, ti prego’ convinse Sasuke, ormai allo stremo delle forze, a biascicare un basso sì.
“Sì! Così farò vedere a Yae che esiste!” Disse ancora più felice Natsu.
Poi i due uscirono felici dalla stanza.
“Sei uno stronzo.”
“Tu non mi hai lasciato altra scelta!” Rispose allegro Naruto.
“Bene, ora non hai più scelta! Il costume te lo porterò oggi pomeriggio!”
Sasuke grugnì infastidito e stizzito.
Naruto rise sguaiatamente alla sua vittoria.


***


Sasuke odiava quel costume.
Odiava il colore, quell’orribile cappello e tutto ciò di cui era composto.
Odiava colui che si professava il suo migliore amico e che, però, lo aveva incastrato in maniera subdola.
Odiava – troppo esagerato, meglio ‘mal sopportava’ – Sakura, che dopo averlo visto gli aveva letteralmente riso in faccia. Notando il suo sguardo, si era costretta a smettere, aveva pigolato uno scusa e si era eclissata in cucina. Sasuke aveva sentito chiaramente le sue risatine convulse.
Odiava il Natale, perché ogni anno la lunga fila di disastrose giornate non faceva che allungarsi.
Odiava di nuovo quel costume e i motivi erano sempre gli stessi.
Per farla breve, Sasuke Uchiha in quel momento era un concentrato di odio verso qualsiasi cosa/oggetto/persona gli capitasse sotto tiro.
Ed era la notte del ventiquattro dicembre, tra poco meno di un’ora sarebbe stato Natale, un giorno festoso, di gioia…
Non per Sasuke Uchiha.
Lanciò uno sguardo torvo allo specchio dinnanzi a lui, che rimandava la sua immagine vestita con un grosso ed ingombrante abito, tutto orribilmente rosso – Naruto gli aveva saggiamente proposto di attivare lo Sharingan, per fare pendant con il resto.
Non si vedeva nemmeno, la sua faccia. I capelli scuri erano totalmente coperti da un ammasso bianco e la barba gli arrivava fin sotto il naso. Si sentiva un deficiente così vestito.
Era… imbarazzante, ecco. Imbarazzante e potenzialmente dannoso per la sua psiche, perché era una cosa che lo avrebbe segnato fino alla morte.
Non voleva nemmeno ricordare come quei traditori lo avessero convinto a mettersi anche il cappello.
Il vestito era decisamente troppo grande per Sasuke, infatti ci sarebbero potuti entrare comodamente sia lui che Naruto, riuscendo anche a starci piuttosto comodi.
Fece un passo indietro, inorridito dalla visione che gli rimandava quella superficie riflettente, finendo per pestare qualcosa che fece un sonoro ‘crack’.
Abbasso lo sguardo stizzito, avendocela anche con quell’affare che si era ritrovato malauguratamente sul suo cammino.
Era la macchina fotografica che Naruto, qualche ora prima, aveva avuto il coraggio di introdurre in casa sua. Voleva immortalare quel momento, aveva detto sorridente e sventolando la macchinetta sotto il suo naso.
Non avrebbe permesso a nessuno di produrre qualsiasi prova che testimoniava che si fosse davvero vestito da Babbo Natale.
Con uno scatto repentino, perciò, aveva preso l’aggeggio dalle mani di Naruto e l’aveva distrutto sotto lo sguardo inorridito di Naruto.
La sua dignità era già stata distrutta abbastanza, non avrebbe permesso che le fosse inferto il colpo di grazia.
“Sasuke muoviti!” La voce ilare dell’Uzumaki, che doveva aver totalmente superato il trauma della macchinetta, lo riscosse dai suoi pensieri e gli rammentò quale sarebbe stato il suo destino di lì a poco.
Il ‘piano’ che gli altri tre avevano ideato – Sasuke si era dato al mutismo e di tanto in tanto aveva grugnito e borbottato esasperato alle idee stupide dell’Uzumaki – prevedeva che dopo cena, i suoi figli e la bambina di Naruto e Hinata, Yae, andassero di sopra a dormire.
Sapevano bene che al minimo rumore sarebbero scesi di sotto correndo, alla ricerca di Babbo Natale. Allora, Sasuke si sarebbe fatto trovare in soggiorno, vestito di tutto punto.
L’Uchiha aveva fatto presente che non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto fare una volta che si fossero presentati dinnanzi a lui e allora, il saggio Naruto, dall’alto della sua intelligenza confinata in un solo, minuscolo e poco funzionante neurone, aveva rispose che avrebbe dovuto dire soltanto ‘Buon Natale’.
E poi cosa faceva, se ne andava buttandosi giù dalla finestra? Si dava ad una scalata del camino? Usava lui come renna?
A dir poco riluttante uscì dalla stanza, lanciando un’altra occhiata malevola allo specchio.
Li trovò tutti e tre lì, ad aspettarlo. Sakura si tratteneva dal ridere alla visione del marito vestito come un deficiente; Naruto non ci provava nemmeno e ghignava spudoratamente in faccia all’amico; Hinata, l’unica che non rise come una psicopatica, gli fece un piccolo sorriso d’incoraggiamento, anche se lo fece scomparire subito alla vista della faccia torva di Sasuke.
“Buon Natale! Sai che dovresti vestirti così tutto l’anno? Stai meglio!” Disse Naruto, riprendendo a ridere.
“Naruto, abbassa la voce o scenderanno!” Lo ammonì Sakura, mentre l’ennesima risata lottava per essere liberata.
L’avrebbe fatta pagare a tutti, non avrebbe risparmiato nessuno. Forse Hinata e i bambini.
Ma alla sua vendetta non sarebbe scampati Sakura, Naruto, Babbo Natale – esistente o meno –, chi aveva fabbricato quello stupido costume, il costume, Chouji che non poteva rendersi ridicolo al posto suo, il celebrante che aveva unito lui e Sakura nel sacro vincolo del matrimonio e vari altri, anche se forse più della metà avevano poco a che fare con la motivazione iniziale.
“Ehi! E gli stivali?”
Sasuke, quei cosi enormi e orribili, si era rifiutato categoricamente di indossarli. Non lo avrebbe fatto mai e poi mai, avrebbe tenuto le sue scarpe, fine del discorso.
“Allora, sei pronto?” Chiese, beccandosi un’occhiata raggelante da parte di Sasuke.
Osava anche fare del sarcasmo?
“Ora dovresti andare in soggiorno…” Disse Sakura, che si stava torturando il labbro inferiore nel vano tentativo di non ridere.
La fulminò con uno sguardo e, senza dire nulla, si avviò in soggiorno.
Naruto lo seguì senza smettere di ridacchiare e Sasuke decise di prendersi almeno una piccola vendetta.
Si spostò un po’ di lato, facendo passare avanti Naruto e quando il biondo gli fu accanto tese il piede di lato. Lui, che non si era accorto di nulla, inciampò cadendo di faccia per terra.
“Brutto idiota! Mi hai fatto lo sgambetto!” Si mise a sbraitare verso di lui, ricevendo come risposta un semplice ghigno vittorioso.
“Naruto, non urlare o scend–”
I passi frettolosi che scendevano giù dalle scale la interruppe.
Naruto si affrettò ad alzarsi, andando a posizionarsi di fianco ad Hinata, che gli rivolse uno sguardo poco convinto.
Brava donna, pensò Sasuke, l’unica che aveva capito che quella stupidaggine sarebbe terminata in un colossale disastro. O forse era l’unica che si preoccupava per l’integrità morale dell’Uchiha.
“Buon divertimento, Sasuke!” Gli sussurrò Naruto giusto un attimo prima che i tre giungessero al suo cospetto.
Dayu, Natsu e Yae erano totalmente ammutoliti dalla visione di quello che loro credevano essere Babbo Natale in persona.
I due fratelli Uchiha si somigliavano abbastanza per quanto riguardava l’aspetto fisico ma dal punto di vista caratteriale erano totalmente diversi. Si erano distinti sotto quel punto sin dalla nascita.
Yae, invece, era una bambina calma, tratto che ovviamente non aveva ereditato da Naruto. Dal padre aveva preso i capelli, biondi identici anche a quelli del nonno. Gli occhi, invece, erano un misto tra quelli dei genitori. La sfumatura principale era quella degli occhi di Naruto, ma erano chiarissimi come quelli della madre.
Tutti e tre, quella sera, però, erano accomunati dall’espressione sul loro viso: di totale ed incondizionato stupore.
Beata innocenza infantile.
“Hai visto Yae, esiste!” Mormorò verso la bambina il primogenito, ricevendo come risposta un cenno d’assenso convinto.
Nessuno dei tre aveva staccato gli occhi da Sasuke, che li osservava di rimando, non dicendo assolutamente una parola.
Naruto allora decise di intervenire.
Arrivò al fianco di Sasuke, battendogli forte una manata sulla spalla, rischiando quasi di mandarlo a sbattere di faccia per terra. Sasuke si trattenne dal dire ad alta voce tutti gli insulti che gli stava affiorando alle labbra, perché erano decisamente scurrili e triviali. Avrebbe poi trasmesso ai bambini l’immagine di un Babbo Natale che aveva la finezza di uno scaricatore di porto e non sarebbe stato il massimo.
“Avete visto? È proprio lui! Un po’ smagrito e burbero, non molto intelligente come si descrive sia, ma è lui!” Disse Naruto con un sorriso.
I tre bambini finalmente si riscossero dallo stato di trance in cui erano caduti.
“Allora esisti davvero!”
“E sei venuto!”
“Papà ti ha dato l’autorizzazione!”
“Che regali mi hai portato?”
“Sono stato un bravo bambino, vero?”
“Come sei entrato?”
“Sei venuto davvero davvero!”
“Dove sono le renne?”
“E la slitta?”
“Come hai fatto ad entrare dal camino?”
Iniziarono a fare così tante domande che divenne persino impossibile capire chi fosse a chiedere cosa. Poi cadde nuovamente il silenzio. Babbo Natale/Sasuke non aveva ancora detto una parola e ciò aveva insospettito i bambini.
Che i loro genitori avessero dimenticato di dire loro che non parlava la loro lingua? Che era sordo? Che era muto?
“Forza Sasuke, di qualcosa.” Borbottò tra i denti Naruto, continuando a sorridere incoraggiante ai bambini e facendo in modo che non lo sentissero.
“Buon Natale.” Disse lapidario, senza una particolare enfasi o una qualsivoglia intonazione che facesse intendere che lui era Babbo Natale.
I bambini non dissero nulla, limitandosi ad osservare l’uomo davanti a loro; probabilmente non erano rimasti granché convinti dall’interpretazione di Sasuke, che forse era azzardato persino chiamare tale; probabilmente avrebbero ottenuto un risultato più natalizio se avessero ingaggiato Akamaru e gli avessero fatto intonare le carole abbaiando.
Di certo, non avrebbe avuto il tono depresso e mortuario con cui si era espresso Sasuke.
Poco dopo, però, sul volto dei bambini riaffiorò il sorriso felice ed emozionato e ripresero a fare domande a tutto spiano. Evidentemente per loro l’importante era che Babbo Natale esistesse, il resto contava relativamente poco.
A Sasuke venne quasi da sorridere – ma si trattenne bene dal farlo – quando i suoi due figli intrapresero una discussione su dove fosse, effettivamente, il loro papà.
Sakura, alla domanda sul perché non era lì, aveva risposto che stava riposando. Si era affrettata ad aggiungere che era davvero molto stanco e che era meglio non disturbarlo, visto che entrambi si erano lanciati in direzione della camera per andare a chiamarlo.
“Ma c’è Babbo Natale!” Aveva esclamato indignato Dayu.
Era dell’opinione che anche Sasuke dovesse vederlo, ovvio.
L’Uchiha, dal canto suo, non gradiva particolarmente rivedere la sua stessa immagine conciata in quel modo.
“Guarda che papà lo conosce già Babbo Natale, è grazie e lui che è qui!” Gli rispose Natsu, fiero.
Effettivamente, Dayu stravedeva più per Sakura, mentre Natsu ammirava incondizionatamente suo padre. “Posso farti una foto?” Pigolò piano ad un tratto Yae.
Oh, merda.
Cosa poteva dirle?
Nonostante fosse figlia di Naruto, quella bambina a Sasuke non dispiaceva, tutt’altro. Più volte aveva chiesto se fosse realmente figlia sua, suscitando le ire del biondino e l’imbarazzo di Hinata. Beh, effettivamente era come se le avesse dato della poco di buono.
“No, tesoro, ora Babbo Natale deve andare via!” Esclamò Naruto, sorridendo dolcemente alla figlia.
Da un lato Sasuke era più che felice che Naruto avesse agito in quel modo, salvandolo, ma dall’altro avrebbe voluto farlo fuori seduta stante. Ora era in debito con quel baka e, di certo, lui non sarebbe mancato di farglielo notare fino alla morte.
I tre non parvero particolarmente contenti di quella notizia e ripresero a parlare concitatamente verso Babbo Natale/Sasuke, chiedendogli di restare e, se proprio doveva andare via, se prima o poi sarebbe tornato.
Ad un tratto, però, quando quel supplizio stava per giungere al termine e Sasuke ringraziava i Kami per questo, avvenne l’inaspettato.
Mentre Dayu e Yae trotterellavano intorno a Sasuke, facendogli domande su domande a cui Sasuke non sapeva nemmeno che risposta dare, Natsu si era fermato di fronte a lui, osservandolo dalla testa ai piedi. Poi, l’espressione felice sul suo volto fu sostituita da una quasi spaventata.
Gli altri due smisero di parlare e saltellare e si voltarono verso di lui, che indicò di colpo Sasuke.
“Tu non sei Babbo Natale!”
“Cosa?”
L’espressione di Natsu Uchiha ora era infuriata, se non proprio oltraggiata.
Come poteva mettere in dubbio la sua identità, che non era esattamente la sua, me era comunque quella attuale?
“Tu non sei Babbo Natale, tu sei papà!”
La reazione fu pressappoco uguale per tutti i presenti.
Naruto sgranò gli occhi, Sakura sobbalzò e Hinata sbiancò.
Yae corse in braccio alla mamma e a Dayu cadde letteralmente la mascella per terra.
Oh.
Sasuke si limitò a pensare che aveva preso l’intelligenza di Sakura, senza dubbio.
“Cosa ti fa pensare che io sia tuo padre?”
Con un gesto deciso, indicò i suoi piedi e si lanciò in una brillante arringa: “Quelle sono le scarpe di papà. E Babbo Natale non porta le scarpe di papà. Perciò tu sei papà, papà.”
Yae lanciò un gridolino sconvolto si accucciò in braccio ad Hinata, Dayu, invece, ancora con la bocca aperta, iniziò a singhiozzare e si lanciò di corsa verso Sakura.
Visto che la situazione stava prendendo una piega che verteva sul tragico, Sakura e Hinata portarono Dayu, Natsu e Yae in cucina, tentando di risolvere la situazione disastrosa. Quello era un compito puramente da mamma, inutile negarlo.
Quando furono usciti tutti, Sasuke si voltò verso Naruto, che contro ogni aspettativa ricominciò a ridere. L’Uzumaki rideva per quella drammatica situazione che, se la si voleva mettere in termini disastrosi, avrebbe potuto traumatizzare a vita i loro figli.
“E bravo, Sasuke!”
“Te la farò pagare, razza di idiota che non sei altro.” Gli comunicò pacatamente Sasuke, senza scomporsi.
“Ma dai, che sei andato bene! Specialmente con quel ‘Buon Natale’ funereo! Sembravi un Babbo Natale a cui sono morte le renne!”
“Crepa.”
Naruto rise ancora di più all’espressione per nulla felice dell’amico, che l’avrebbe volentieri ucciso con le sue stesse mano.
“Anche tu, però, te l’avevo detto di cambiarti le scarpe! Se proprio potevi andare scalzo!” Lo canzonò allegramente.
Non sarebbe cambiato nulla, comunque, con o senza le scarpe. Natsu era troppo intelligente e perspicace; probabilmente avrebbe capito che era Sasuke riconoscendo il mignolo del suo piede.
Naruto rise.
Sasuke grugnì.
Mugugnò infastidito per ciò che gli era toccato fare, per la stupidità del biondino davanti a lui, per la piega che aveva preso la serata, per il disastroso finale, per l’ilarità immotivata che mostrava Naruto. Allegria di cui lui era la causa.
Soprattutto, però, grugnì perché in fondo doveva ammettere a se stesso che un po’ si era divertito.
Poco, eh.


***


“Natsu, ti posso parlare?” La voce bassa e dolce di Sakura riscosse il bambino, che si era appisolato sul tavolo.
Hinata e Sakura fino a quel momento avevano tentato di calmare gli altri due, che sembravano veramente tanto scossi da quanto era successo.
Avevano provato a convincerli che in realtà non era Sasuke, Babbo Natale; erano avvantaggiate dal fatto che l’Uchiha, dopo la rivelazione di Natsu, non aveva smentito, ma nemmeno confermato.
Alla fine sia Dayu che Yae parvero essersi convinti che Babbo Natale non era Sasuke, non poteva esserlo, e si calmarono, fino ad addormentarsi.
Natsu aveva finito con l’appisolarsi sul tavolo.
Aprì piano gli occhi, incontrando quelli della madre, molto simili ai suoi.
Sakura si sedette di fianco a lui, spostandogli qualche ciocca da davanti agli occhi, con fare materno.
Hinata, intanto, aveva portato sia Dayu che Yae di sopra, evitando accuratamente di passare vicino a Babbo Natale/Sasuke.
“So che ti ha turbato aver scoperto che Babbo Natale era papà e che forse ci sei rimasto male…”
“Ma io voglio bene lo stesso a papà!” Disse convinto Natsu, nonostante la voce ancora molto assonnata. “A me va bene così…” La sua voce fu soffocata da uno sbadiglio.
“Lo so” gli disse sorridendogli “ma tuo fratello e Yae ci sono rimasti male… Sono ancora piccoli… capisci quel che ti voglio dire, tesoro?”
“Sì, non vuoi che gli dica che Babbo Natale non esiste e che ‘sta sera era davvero papà travestito…”
“Esatto… ma ehi, chi ti ha detto che non esiste per davvero? Magari…”
“Non ti preoccupare mamma, io lo capisco che” e qui abbassò la voce, sporgendosi verso di Sakura “lui non esiste.”
Il tentativo di riparare il ‘danno’, se così lo si poteva definire, con Natsu non era servito. Il loro primogenito aveva da subito manifestato una grande intelligenza, che Sakura aveva attribuito al gene Uchiha. A volte, aveva constatato, Sasuke sembrava non possederlo un granché.
“Io sono grande!” Aggiunse fiero e sorridente, contagiando anche la madre, che si aprì in un grande sorriso. “Lo so, Natsu” e gli scompiglio affettuosamente i capelli “ma ora però devi andare a dormire! Su, di sopra!”
Lui sorrise e si avviò verso il piano di sopra.
Quando il silenzio riempì completamente la stanza, sulla soglia della porta apparve Sasuke, ancora vestito di rosso.
Anche Naruto se n’era andato a dormire e al piano di sotto vi erano solo Sasuke e Sakura.
“Hai fatto il lavaggio del cervello a Dayu e Yae?”
“Sì, ma con Natsu non ci sono riuscita.” Ripose con un sorriso quasi colpevole.
“Non mi stupisce.” Mormorò piano con l’ombra di un sorriso sulle labbra; anche lui era conscio che non era un ragazzino che si poteva ingannare facilmente.
“Sono felice che tu alla fine abbia deciso di travestirti…”
“Con deciso spero tu non intenda di mia spontanea volontà.” Borbottò con una nota di stizza nella voce. Lui non lo avrebbe mai fatto se non fosse stato che Naruto aveva giocato la carta dei figli e, per quanto Sasuke potesse essere impassibile e distaccato, non poteva non cedere se di mezzo c’erano Dayu e Natsu.
“Ho sposato Babbo Natale e non me ne sono nemmeno accorta!” Disse ilare Sakura con voce assonnata. Poi si alzò e andò incontro a Sasuke, che rimase appoggiato allo stipite della porta.
“Io ho sposato la Befana e non me ne sono nemmeno accorto.” Disse usando le sue stesse parole.
Contro ogni logica, forse grazie allo spirito del Natale, Sakura non si lanciò verso di lui con l’intento di ucciderlo nel peggiore dei modi.
Anzi, sorrise e gli arrivò a pochi millimetri dal volto.
“A Babbo Natale andrebbe di baciare la Befana?” Chiese abbassandogli la barba e avvicinandosi maggiormente.
Sasuke colmò la distanza, segno che, per quella volta, Babbo Natale, dall’alto della sua magnanimità, avrebbe fatto uno strappo alla regola.
I due, però, non si accorsero che giusto in quel momento Dayu era sceso alla ricerca della madre ed era passato proprio davanti alla porta della cucina.
E aveva visto tutto.
E poi era scappato silenziosamente al piano di sopra.


***


Il mattino seguente Sasuke si svegliò sentendo il materasso piegarsi sotto la pressione di un leggero peso. Aprì gli occhi, trovandosi davanti quelli scuri – ed in quel momento preoccupati – di suo figlio Dayu.
Si tirò su a sedere, constatando che Sakura era già in piedi.
“Che c’è, Dayu?” Chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
“Tu mi vuoi bene, papà?” Domandò in tono accorato e salendo letteralmente sulle ginocchia del padre.
Sasuke si ritrovò confuso da quella domanda, ma sapeva che c’era qualcosa sotto.
“Sì.” Rispose cauto, non staccando gli occhi da quelli del figlio.
“E vuoi bene anche alla mamma.” Questa, però, non era una domanda, ma un’affermazione.
Sasuke annuì piano, chiedendosi il perché di tutte quelle domande.
“Cosa succede, Dayu?” Chiese infine Sasuke, dal momento che il piccolo non accennava a dire nulla.
“Io… io te lo dico, ma tu fa’ finta di niente, ok?”
L’Uchiha, mentre annuiva, si chiese che senso avesse dirglielo, se poi doveva far finta di non sapere ciò che gli aveva rivelato.
“Ieri… Ieri…” Dayu ingoiò a vuoto, tentando di finire la frase.
Ad un tratto fece un lungo sospiro e abbracciò di colpo il padre, che si ritrovò spiazzato da quel gesto.
“Ieri sera mamma ti ha tradito con Babbo Natale, ma tu fa’ finta di non saperlo! Tu sei più bello di Babbo Natale!” Mormorò contro il suo collo, dopodiché si staccò da Sasuke e corse letteralmente fuori dalla stanza.
Sasuke rimase immobile ad osservare il punto in cui era scomparso il figlio, lasciandosi poi cadere pesantemente sul cuscino.
Di quel passo avrebbero allevato una manica di bambini traumatizzati: prima Babbo Natale era loro padre, poi non lo era più, poi la madre tradiva loro padre con Babbo Natale, che fino a cinque minuti prima non era quello vero.
Guai a chi quel giorno avesse osato augurargli Buon Natale.



Doverose precisazioni inutili: questa storia dovrebbe essere una sottospecie di prequel di Un risveglio traumatico che fa parte della raccolta Awakening.


Tornando a noi… Massalve!
Poteva forse mancare una mia storia natalizia? So che voi lo stavate sperando ardentemente, ma la mia adorabile risposta è no!:)
Non c’è molto da dire, se non che è destino che in mano mia quella famiglia non trascorrerà mai un Natale tranquillo!xD Ma nemmeno una giornata a caso, per carità, ho proprio un gene stronzo che si attiva incondizionatamente quando devo trattare Sasuke o Sakura. O tutti e due insieme!XD
Sakura la distruggo moralmente ogni volta, la faccio penare come una dannata e mentre scrivo rido compiaciuta; Sasuke mi limito ad umiliarlo in più e più modi!xD La prima mi sta sulle palle, perciò il mistero del perché la tratto così è svelato, ma Sasuke mi piace come personaggio, perciò la cosa è un tantino un controsenso…
Yae, Natsu e Dayu sono mie creazioni e posso affermare di andare fiera di quella piccolissime creature!U____U Che sto riuscendo comunque a far crescere traumatizzate, lo so!xD
Ma non lo faccio apposta, lo giuro, il gene demente si mette in azione insieme a quello che tortura Sakura e Sasuke, lo giuro!(:
E poi, Dayu… Beh, Dayu lo adoro incondizionatamente!<3
La faccenda delle scarpe è realmente successa, non a me, ma ad una mia compagna: la sorellina si è accorta che Babbo Natale non era quello vero ma lo zio (o il padre, non ricordo) proprio perché aveva riconosciuto le scarpe!xD Uhm... non so quanto il Natale c'entri con Naruto/mondo ninja/echipiùnehapiùnemetta, ma io mi sono permessa di prendermi una piccola (grande quanto una casa) licenza poetica.

Se leggete o recensite automaticamente vi sarà spedito un Sasuke/Babbo Natale che vi augura Buon Natale a suon di Sharingan!^____^

Buon Natale gente!^^


Oh… e Dio benedica l’America e l’ispirazione della domenica mattina né troppo presto né troppo tardi!ù____u
  
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