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Autore: ManuBach96    23/12/2010    4 recensioni
Georg Friedrich Händel e Johann Sebastian Bach si incontrano in Paradiso dopo la morte, dando vita a un dialogo fuori luogo tra due geni della musica barocca.
Recensite numerosi!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello era un luogo che ospitava tutti i defunti, ma non era un cimitero. Era un luogo situato ai confini del misterioso Universo, ma non era una stazione spaziale. Ebbene, per alcuni potrebbe non essere un piacere il tenere sulle spine, dunque vi confesserò che questo luogo era chiamato Paradiso. Qui si potevano incontrare persone che non avevano avuto la possibilità di conoscersi poichè troppo distanti per spazio e per tempo. E quivi si incontrarono, un giorno, due musicisti.

Georg Friedrich Händel si sedette su una sfarzosa panca ammorbidita da un cuscino, con un bicchiere di vino rosso adagiato sul tavolo adiacente; Johann Sebastian Bach, più raffinato, non aveva preso da bere, ma si mise comunque a sedere sulla panca di fronte a quella di Händel.
- Buongiorno, signore. - disse il primo. - Oggi avete una buona lucidità, mi pare di aver dedotto. Come state?
- Non male, vi ringrazio. Ho vissuto un'esistenza in mezzo alla lealtà, scrivendo opere e concerti, dunque non posso sentirmi in colpa per qualcosa. Ho sentito dire, a proposito di musica, che i vostri figli stanno seguendo le orme del padre.
- Figuratevi! Come vorrei essere in gamba quanto loro. Sono certo che mi avranno già superato, sia in virtuosismo sia in passione.
- Ma voi siete il migliore, non dovreste sentirvi meno importante a dispetto degli altri. Se i vostri figli hanno raggiunto una tale bravura, questo lo dovete a voi stesso, signore. Siete voi che li avete istruiti, mettendo molta passione in ciò che stavate facendo. La vostra autostima non dovrebbe essere così bassa, voi siete ricoperto di onori e riconoscimenti.
- Parlate voi, maestro Händel, voi che vi siete ricoperto in vita di gloria! Avete scritto delle opere che sono state apprezzate dal pubblico fin dalla prima teatrale, e siete annoverato tra i più illustri compositori del secolo. Io ho ricevuto fama soltanto dopo la mia morte.
- Suvvia, maestro, non abbattetevi. Vi ricordo che eravate preso dagli impegni per quasi tutto il giorno con la Chiesa, ergo tempo per comporre le opere che più vi aggradavano ve ne era assai poco. Tuttavia, quel poco di vostro che avete scritto con il cuore, e non per lavoro, ha fatto faville il giorno stesso della pubblicazione.
- Mio signore, io non ho mai voluto mettermi in condizione di contraddirvi, tuttavia la complessità della questione mi impone di farlo. Che siano nati i Concerti Brandeburghesi, per esempio, fu dovuto al decesso di mia moglie. Ero disperato, decisi dunque di rinchiudermi nella musica per dimenticare. Questi concerti non nacquero dalla mia volontà, ma proprio dal bisogno di non ricordare le disgrazie della mia vita privata. Voi invece, basta fare qualche nome che si è raccontata la musica. Serse, Rinaldo, Alessandro, Rodelinda... sono già quattro titoli di opere vostre, messere, di opere che hanno esaltato ai massimi livelli la vostra persona, e che vi hanno reso un musicista assai rispettabile.
- Ma voi che cosa mi dite delle vostre Fughe? Sono state una rivoluzione: lo stesso tema musicale che viene ripetuto da varie voci su diverse tonalità, mentre le altre vengono abilmente sviluppate. E l'armonia tiene, non si disfa. Ma basta che pensiate soltanto alla struggente bellezza di una sola delle vostre arie, maestro. Dice vostro figlio Carl Philipp Emanuel: "Un musicista non può commuovere gli altri se non è egli stesso commosso. È dall'anima che bisogna suonare". E, perdonate, ma voi ne siete davvero capace.
Bach e Händel continuarono a discutere su questioni riguardanti la musica, la famiglia e il vino, discorso quest'ultimo che soleva spesso fare il celebre operista.

Il Paradiso era, in fin dei conti, come un piacevole luogo di ritrovo per tutti i defunti. 

  
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