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Autore: Lady Antares Degona Lienan    23/12/2010    3 recensioni
Amavo la mia voce. Ero famosa per la mia voce. In un certo senso, io ero la mia voce. Non v’era null’altro di speciale in me, di magico, di inusuale, che non fosse la mia voce.
Ricordi lontani di un ultimo autunno.
Amen.
Fanfiction vincitrice del "Equinozio d'Autunno", indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Come what come may.'
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Fanfiction vincitrice del Equinozio d'Autunno, indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

Fanfiction Contest ~ Collection of Starlight

 

November Fall

 

Amavo la mia voce. Ero famosa per la mia voce. In un certo senso, io ero la mia voce. Non v’era null’altro di speciale in me, di magico, di inusuale, che non fosse la mia voce. Ero Helen, Lady Helen, solo perché sapevo cantare meglio degli altri. Ma questo mi bastava.

- Chi sei tu? -

- Mi chiamo Mary. Mary Collins, e non devi temere nulla da me. Sono qui per renderti speciale. -

Non avevo capito nulla, allora. La mente mi pareva estranea al corpo, ed io ero persa in un limbo opaco, priva di riferimenti. Mary era l’unica persona con cui riuscivo a comunicare. Ero immobile, eppure mi muovevo.

Il sentiero per Camelot attraversava delle foreste bellissime, e per la prima volta nella mia vita le foglie non risposero al mio canto, bensì alla mia mente. M’accorsi d’una magia nuova che si aggirava, come un refolo di nebbia, intorno al mio corpo. Era potere nuovo, un potere incredibile, che mi contraddistingueva dagli altri.

Lo sentivo scorrermi nelle vene. Gli alberi si piegavano dinanzi a me: prima mi ringraziavano per il canto, adesso mi onoravano come loro simile.

- Ti piace, vero? -

- Sì. -

- E’ una dote grande, quella che ti ho regalato. La userai bene, non è vero, Helen? -

- Sì, Mary. -

Non capii, sorda e cieca al richiamo della morte che lentamente si avvicinava a me. Incauta, mi limitavo a salutar gli arbusti senza notare come questi morissero, pavidi, appena dopo il mio passaggio. Le foreste di Camelot al mio richiamo involontario si spogliavano.

Eppure mi sentivo rinascere. Non bastava più essere famosi per quello che ero stata. La mia piccola, bellissima voce!, non bastava più. Desideravo che il mondo mi conoscesse per quella che ero, per tutto quello che ero, per la mia magia e la mia potenza. Mai nessuno fu più sciocco di me, ma questo lo compresi solo in seguito. Mi trastullavo nel fiume sperando che qualche soldato mi notasse e s’invaghisse di me, o che un capriolo mi si avvicinasse senza avere paura. Non avevo ancora capito che questi erano i momenti in cui l’immagine di Mary Collins si sovrapponeva alla mia, e spaventava tutto ciò che io, consciamente, attiravo.

Tuttavia, non collezionavo piccoli miracoli: m’era capitato di vedere un animale ferito e, pur con qualche rimorso, l’avevo lasciato a terra a soffrire. Volevo fare un dono alla bestiolina, il dono della salute, eppure qualcosa al di là della mia mente me lo impediva. Non sapevo ancora, non capivo, non credevo che già da tempo la mia mente ed il mio corpo erano entità estranee, e che un’altra morale, più forte, più violenta si era unita alla mia.

Tuttavia ringraziavo l’estate perché essa, col suo sacrificio, m’aveva donato una consapevolezza nuova di me stessa. Una consapevolezza migliore. E mi apprestavo ad accogliere tra le mie braccia un autunno carico di promesse. Promesse che non arrivarono mai.

Ancora prima d’imparare cosa fossi diventata e quale fosse il mio scopo, Arthur Pendragon aveva rischiato di essere ucciso – da me, da Mary, da un potere oscuro – e del mio corpo non era rimasto che cenere, distrutto da una persona che aveva capito con più solerzia di me quale fosse diventata la mia natura, e, soprattutto, il vero scopo della sua.

Nei suoi occhi vedevo la dedizione per uno scopo più alto, uno scopo meraviglioso che non era l’adorazione della gente, bensì la protezione della persona amata.

Mi sentii vuota. Avevo perso la mia completezza acquistando la magia nera, ma me n’ero accorta troppo tardi.

E così, di secondo in secondo, mi decomposi.

E l’anima, la mia piccola, tenera anima? E la mia voce, la mia vibrante, accurata voce?

- La do a te, giovane stregone, perché tu possa portarla con te e con essa conseguire il tuo scopo, e arricchirti dei miei sogni e delle mie speranze e della gentilezza della mia voce. -

- Merlin, porterai con te la mia anima? -

E lui, quando aveva visto il corpo bruciare in mezzo alle sterpaglie e accartocciarsi nel vuoto, aveva respirato l’aria e per la prima volta nella sua vita si era sentito completo. Aveva una missione, ora. Fece un inchino all’estate e le volse le spalle.

 




 

 

 

Ovvero sia: l’omicidio di Lady Helen la cantante perpetrato da Mary Collins e l’improvvisa crescita della prima. Ho pensato che la magia nera, agli occhi di una persona onesta, non fosse un gran danno, ma anzi, un arricchimento: con l’unico problema che, in questo caso, gli scopi di Mary Collins la strega erano assai poco incoraggianti.

Ja ne,

Ross

   
 
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