Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Bibismarty    23/12/2010    4 recensioni
Lie, una ragazza senza padre e in fuga da una madre drogata, si imbatte in un quartetto piuttosto speciale. Come un fulmine si ritrova a vivere con i Tokio Hotel, conosce la loro amica Erika e comincia a provare un affetto particolare che non aveva mai provato prima. Riuscirà a sentirsi in famiglia tra un Bill romanticone, un Tom innamorato, un gustav silenzioso, un georg allegro e Erika orfana di madre e padre? Cosa potrebbe succedere se Lie si accorgesse di amare Bill, per il quale prima provava solo indifferenza e potrebbe essere corrisposta? E se si trovassero a dormire nello stesso letto per mancanza di una camera doppia? E se molte verità venissero nascoste? Come potrebbero vivere nascondendosi dietro un muro di silenzio?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Carissime lettrici! Sniff sniff è l'ultima volta che vi scriverò! Siamo giunti alla fine di questa fantastica storia :( mi mancheranno le vostre recensioni e il vostro affetto! Pubblico questo capitolo con l'emozione che mi avvince. Mie care è un addio il nostro? No, dai scrivetemi da qualche parte mi farebbe piacere! Se si può fatemi sapere che siete lettrici di The reason of my life, perchè potrei non accettarvi!

Voglio fare un ringraziamento articolare a tutte le persone che hanno letto questa storia (8123), o quelle che hanno messo tra i preferiti/seguite la mia storia (22/11) :) Vi sono totalmente grata :)

Vorrei avere altre parole, ma non avendone meglio non tergiversare! Vi lascio a questo ultimo capitolo che mi ha sempre emozionato. Spero che riuscirà a intenerire anche i vostri cuori, soprattutto a Natale :)

PS: L'immagine è una creazione della straordinaria Kyara Agatha Mainlander, che ha deciso di farmi questo regalo meraviglioso per concludere la storia :)


Ringraziamenti speciali alle mie adorate:

Layla: Ciao carissima! Poteva mancare il tuo commento nel penultimo capitolo? Ma certo che no!

Ci sono rimasta malissimo alla fine. Lei finalmente si dichiara e quel carciofo di Bill la lascia andare così?” Si Bill è proprio un carciofo! Però sai è anche comprensibile. A volte quando un sogno si realizza si fa fatica a crederci! :) Ma certo che va bene il finale! Pensi che sia così cattiva! Praticamente la storia si basa sul loro amarsi inconsapevolmente. Quando scoprono di amarsi, la storia non ha senso di continuare. Anche perchè con molta grazia bisogna lasciare le persone alla loro privacy ;) Chissà magari potrebbe esserci il ritorno di un solo capitolo questa volta, come inserzione speciale :) ti piacerebbe come idea? :) Anche se devo ancora pensare di che cosa si potrebbe parlare! Ti auguro buone feste! Ah se ti arriva sotto l'albero un Bill parlante è merito mio XD Spero di sentirti ancora :) ciaoooooooooo un bacione! :) ps: Tom e Erika sono ben più che navigati ormai :)


Kyara Agatha Mainlander: Oddio oddio oddio ho imparato il tuo nome a memoria! Casca il mondo! Salviamociiiiiiiiiiiiiiii ti giuro l'ho scritto senza guardare! Kyara Aghata Mainlander! Ah no ok ho messo l'H nel posto sbagliato hahahahahahXD Ma che bellezza :) la mia personale web designer :) è morta la coscienza? XD Ti ringrazio perchè grazie a te ho una foto fantastica nel mio ultimo capitolo :) Mmm credo che Gollum non si farà vivo, è stato stirato da un'auto l'altro ieri, l'avevano scambiato per una vecchietta. Povero i suoi funerali si terranno domani alle 4.

Cooomunque non sono cattiva cattiva cattiva! Ma cattivissima me! Oddio che cazzate!

Ancora grazie per tutto e buon Natale e felice anno Nuovo! Ah ci vedremo alla festa della Epifania, mi riconoscerai per i vestiti lerci e una sagoma indefinita di paglia che brucia (la befana!) ahhahahaha XD No dai a parte gli scherzi XD Ciaooooooooooo


Capitolo 24: The reason of my life


Image and video hosting by TinyPic


Bill. Nei pressi di Roma.

Non mi era mai capitato di sentirmi impassibile di fronte ad un evento, che avevo desiderato con ardore. Non avevo mosso un muscolo, le mie gambe non avevano risposto. Le mie mani tremavano convulsamente, non erano riuscite a dirigersi verso la pelle morbida di Lie e incastrarsi tra i nodi dei suoi capelli.
Fu come cadere da un'altezza eccessiva e sentirsi dentro le ossa scricchiolare. Tutto quello che la mente aveva bruciato in pochi secondi, il corpo non lo riusciva a ingranare.
Ogni singola fibra protestava sotto la pressione dell'ansia, ma nulla riusciva a smuovere le membra ghiacciate. Si, erano congelate, come eterni stalagmiti alla parete di una caverna.
Blackout. Mi sembrò, solo per qualche istante, di essere arrivato nella sala di un cinema, dove lo schermo, che aveva trasmesso un film di cui non avevo colto nessuna immagine, ora mi mostrava solo muti titoli di coda. E io inerme fissavo i nomi scorrere, pensando di non essere stato in grado di fermare la pellicola prima che questa volgesse a termine, e senza udire alcun suono.
Non mi ero accorto che la verità era sotto i miei occhi, e che l'orgoglio e la paura mi avevano cancellato le tracce, per non farmele trovare.
Il cuore protestava tumultuosamente nel petto, gridando: Seguila! O la perderai!
Sobbalzai. Il torpore svanì, lasciando posto ad una crescente apprensione. Lie stava fuggendo, all'alba, al freddo. Forse, sarebbe scomparsa dalla mia vista per sempre.
Come un'automa mi diressi verso la porta. Raccolsi le chiavi, che mi caddero poco dopo dalle mani.
Lente lacrime rigarono il mio viso. Mi svuotarono di tutto quello che avevo dentro. Cercavo di salvare qualcosa, ma tutto scorreva tra le dita senza sosta. Poi quando fui vuoto, capii.
Per accettare Lie dovevo essere libero. L'avrei potuta accogliere nel mio cuore con la maggior intensità che potevo. Si. Ora sapevo cosa dovevo fare.
E fu allora che cominciai a correre: mi precipitai giù dalle scale con il cuore che usciva fuori dal petto mentre una paura folle mi attanagliava il cuore e mi appesantiva le gambe.
Avevo perso dalla fretta la giacca senza mettere sotto la camicia, non avevo nemmeno allacciato le scarpe e temevo di cadere, ma la paura di non trovare più Lie sorgeva sovrana a capo della gerarchia.
Corsi attraversai la hall, aprii con forza la porta d’entrata, quando mi raggiunse una voce non nuova.
“Le scarpe signore! Inciamperà” urlò il ragazzo della sera prima.
“Non ho tempo scusi…Mia sorella sta scappando…” risposi uscendo dall’hotel.
Cazzo piove! Merda! Be’ è lo stesso! Mi buttai in strada cercando di scorgerla correre da qualche parte. Niente. Cazzo cazzo cazzo!
Corsi lungo il litorale protetto da un parapetto che divideva il marciapiede dalla spiaggia.
Più correvo più sentivo che stava scivolando via da me…Non ne sentivo più la presenza nel cuore. Lentamente sarebbe scomparsa.
Ma non volevo. Dovevo trovarla. Sotto questa pioggia infernale avrebbe potuto ammalarsi. Corsi più forte che potevo e…
Mi ritrovai per terra. Non ci voleva! I lacci di quelle maledette scarpe. Me le levai di tutta fretta e continuai a correre con le calze che si bagnarono velocemente.
Oddio! Le lacrime mi cadevano sempre più copiosamente e il vuoto al cuore si stava espandendo. Il corpo era dolorante sia dal punto fisico che psichico.
Poi vidi una strada. Un cartello. Vi era scritto: centro.
Imboccai la via a perdifiato. Cazzo cazzo cazzo!
Arrivai in una piazza. Vidi delle donne ferme ad una fermata di un autobus.
“Scusate avete visto una ragazza che correva? Era senza giacca…bella…castana…senza un ombrello…”
Loro non capirono. Oddio e chi lo sa l’italiano? Pensai, sempre più disperato.
“Io l’ho vista!” urlò una ragazza seduta accanto a loro in un tedesco perfetto.
Il mio cuore fece un capogiro. “Ti prego, sai dirmi dove è andata?” chiesi disperato.
“Si certamente. Mi ha chiesto dove poteva prendere la fermata per Roma” spiegò lei con un tono e una pronuncia melliflui.
Voleva andarsene. Era chiaro come il sole. Lie nella confusione di una capitale sarebbe scomparsa. Avrebbe preso un aereo e non l'avrai più rivista. Non riuscivo a credere a quelle assurde parole.
No lei si doveva sbagliare. Non poteva cercare un bus. Forse era tornata all'hotel, visto il tempo burrascoso.
La ragazza che sembrava non capire cosa stesse succedendo, improvvisamente parlò: “Mi aveva avvertito di non dirlo al cantante dei Tokio Hotel…Mi è sembrata una richiesta un po’ strana ma…”
Bill capì. Era Lie. Non poteva essersi inventata tutto questa ragazza. Lie doveva essere passata di lì in cerca di un autobus che la conducesse in città per tornarsene a casa.
“Ti prego, dimmi dove è la fermata!” chiesi al limite della disperazione.
“Non posso! Mmm...Però te lo posso far capire. Tutte le cose dritte e curve verso destra portano a Roma”
La strada da percorrere era dritta e poi dovevo svoltare a destra. Perfetto!
“Ti faranno santa prima o poi! Grazie!” risposi ripartendo di corsa.
“Ehi Bill aspetta! Non…”
Mi dispiacque moltissimo, ma non potevo fermarmi. Le feci segno di no con la testa e la salutai, ottenendo per fortuna una calorosa risposta.
La via era lunghissima. E se non ci fosse stata una piazza? No dovevo fidarmi.
Poco più tardi trovai il bivio e svoltai a destra, poi eccola. Mi apparve davanti un enorme spazio aperto con miliardi di fermate. “Cazzo!” urlai con il cuore a pezzi.
Cominciai a cercare i tabelloni e controllare le destinazioni. Correvo da una fermata all’altra, senza guardare l'asfalto così beccai un tombino messo male e mi ritrovai per terra per la seconda volta. No no no!
“Tutto bene?” domandò una voce da uomo.
“No, ho fatto soffrire la ragazza che amo, ora sta scappando e non ho la forza per alzarmi…”
L'uomo Mi stese una mano davanti al naso. “Forza su o se ne andrà senza di te…”
L’afferrai. E sono in quel momento collegai che aveva parlato in tedesco. Una volta in piedi lo osservai meglio. Era un omone armadio. Si alzò il cappello e apparve Saki. “Saki!” lo strinsi forte per riconoscimento.
“Muoviti pulce! Ero venuto a cercarvi perché non siete tornati a dormire e non avete telefonato…”
Ora ricordavo. “Oddio scusa…Vai all’Hotel Stella e paga la camera, mentre io corro da Lie…”
E ripartii nella mia lunga ricerca. Appena avessi avuto un po' di respiro lo avrei ringraziato a dovere.
Attraversai la strada e per poco non mi feci investire da un autobus, mentre il tempo scorreva inesorabile. E io giravo in lungo e in largo senza risultato. Ogni passo diventava pesante, ogni respiro mi pareva fosse l’ultimo. Tutto me stesso gridava pietà, ma non volevo arrendermi.
E fu allora che la vidi.
Persa, sola, aveva la testa china, le mani incrociate al petto, i capelli fradici, come i vestiti.
Mi avvicinai piano.
Alzò la testa. Sorrise.
Aprii la giacca e la protessi al suo interno accostandola al mio petto per riscaldarla.
Le mia braccia l’avvolsero affettuosamente e le lacrime dalla gioia non smisero di rigarmi il volto.
Le sue lacrime calde bagnavano il mio petto.
“Non scappare più. Ora che ti ho trovato non voglio perderti. Scusa se non te l’ho detto mai, io ti amo…”
Si intirizzì a quelle parole. “Davvero?” domandò piano.
Scostò il viso per vedermi in volto. “Si. Ti ho amato dal primo giorno che ti ho visto sul tuo letto. Ti amo adesso qui. E ti amerò con tutto me stesso fino alla fine dei miei giorni. Perché tu sei stata capace di darmi quello che nessun’altra mi ha dato” Gli occhi di Lie si ingrandirono per lo stupore.
“Non c’è nessuna ragazza che mi piace. Era un’invenzione. Perché avevo paura di dirti che mi piacevi, il mio stupido orgoglio me lo vietava. Ma appena ho avuto la consapevolezza che i miei sentimenti erano ricambiati be’ non potevo lasciarti andare. Lo senti il mio cuore ora? Batte all’impazzata solo per te…Perché mi lasci un vuoto dentro, quando non ti ho vicino e mi riempi di felicità appena ti posso vedere. Sei il motivo per cui vivo. Non c’è altro che abbia più importanza di te. Si certo c’è anche mio fratello” dissi ridendo “Ma lui non lo amo come amo te. Tu mi fai mancare il respiro e allo stesso tempo me lo dai, solo con la tua presenza. Sei tu che mi dai un motivo per aprire gli occhi ogni giorno per vivere. Sei ciò che mi sorregge, ciò che illumina e mi protegge. E io non valgo nemmeno un centesimo di te. Sei una tempesta selvaggia, che mi piace osservare, mi ammali, mi affascini.
Vorrei stringerti e dirti che t’amo in modo che tu possa essere felice, perché non c’è null’altro che m’importa. Sei la ragione della mia vita”
L’avevo detto finalmente!
I suoi occhi smisero di lacrimare. Si alzò piano sulle punte dei piedi, i nostri nasi si sfiorarono e le sue labbra furono a pochi centimetri dalle mie. “Ti amo, Bill Kaulitz”.
E mi baciò.




Qualche giorno più tardi...

Quel bacio poteva godere della lettera maiuscola! Si perchè finalmente Lie si era mossa, rispondeva ai miei baci, e mi accarezzò i capelli più volte, passando poi sul viso.
Il suo sorriso era stata la cosa che più mi aveva maggiormente colpito. Era così piccola e indifesa!
Piccola come la mano che tenevo nella mia in quel momento. La sua mano mentre dormiva.
Stavamo tornando a casa, in Germania, dopo un po’ di peripezie.
Questi giorni erano stati difficili.
Eravamo andati a leggere il testamento dal notaio e Lie si era trovata proprietaria di una somma da capo giro, peggio dei petrolieri arabi. L’unica spiegazione veniva dall’annotazione: una casa in Austria, la casa di una sua trisavola, degna della dinastia reale. Senza rendersene conto era stata predestinata a ottenerne il possesso quando la sua trisavola aveva espresso il desiderio che casa sua fosse data a quel/la suo/a discendente che sarebbe rimasto orfana. Una richiesta che aveva spiazzato Lie. Che sua mamma sapesse della clausola? Allora perchè era morta? Era stato un gesto volontario?
In ogni caso non li ha voluti. I soldi, intendo. Ha fatto un assegno e l’abbiamo portato ad una associazione africana. Abbiamo pernottato per due giorni in sud Africa e abbiamo visitato il luogo, esterrefatti. Abbiamo fatto conoscenza con alcune persone del posto e giocato con i bambini. Non credo davvero che l’avrei mai fatto se non avessi conosciuto Lie. Mi faceva fare cose strane ma belle, tanto belle.
La nuvole scorrevano fuori dal finestrino dell’aereo ed ero felice. Lie poi come promesso alla fine mi aveva detto che le era piaciuto il bacio che le avevo dato prima di partire per il mare. E io avevo ammesso che mi era piaciuto il suo sotto la pioggia.
Di questi giorni parlavamo molto di noi, del passato, del presente, ma mai ci eravamo spinti a parlare del futuro. Volevamo che le cose accedessero perché dovevano accadere e non volevamo che fosse manovrato.
Mi aveva ringraziato per la lettera che le avevo scritto e riposto nell’album. Ma le feci notare che non si era accorta che vi erano due lettere all’interno. Una per l’amicizia, una per l’amore. Lie si era accorta solo di quella dell’amicizia. Così gli avevo fatto leggere quella per l’amore dove mi ero dichiarato e avevo espresso tutti i mie sentimenti a cuore aperto. La strinse al petto e mi baciò. “Grazie…” era affiorato dalle sue labbra e il mio vuoto fu completamente sanato.
Quando ormai mari e monti erano passati sotto la pancia del nostro velivolo e fu in vista l’aeroporto di Magdeburgo fu come un soffio di aria fresca.
Tornare a casa era sempre un dolcissimo piacere.


Qualche anno più tardi...

Una ciocca di capelli mi cadde sul viso. La sistemai dietro l’orecchio e cominciai a servire piatti e posate di plastica. Erika mi sorrise felice mentre rivoltava le salsicce. Le risposi con altrettanta grazia, mentre Georg mi sfrecciò davanti.
Poi notai la testolina riccioluta e castana di Toby che fuggiva, evidentemente aveva fatto qualche danno e Georg, che come tutti i buoni papà lo rincorreva. Aveva 5 anni. Una piccola peste nella tranquillità di tutti i giorni.
Sua mamma, Klarissa, stesa sul grande telo adibito per il pic-nic rideva in compagnia di Karin e suo figlio Mike. Il piccolo giocava con un aereoplanino facendo il suono dei motori, mentre Gustav gli dava corda con un altro finché Mike non rideva e il biondo lo strapazzava dal solletico.
Finito di sistemare il telo, mi sedetti e raccolsi il Book fotografico, che racchiudeva le foto più belle della mia vita, tra cui vi erano quelle che aveva recuperato Bill della mia famiglia.
Al pensiero di Bill alzai lo sguardo verso il prato. Eccoli là! Giocavano.
Io e Erika avevamo avuto due gravidanze in contemporanea. A me era nata una femminuccia mentre a Erika un maschietto.
Tom e Bill erano diventati papà a tempo pieno. Bill teneva per manina la piccola Ally, che cercava di tenere il passo del papà nella enorme salopette di jeans, con le sue scarpine slacciate.
Mentre Thomas, il figlio di Erika e Tom, sedeva nel prato sorridente alle smorfie del suo buffo papà.
Sospirai. L'ultima pagina del libro, che stringevo tra le mani, era stata decorata con una calligrafia elegante. Quelle ultime parole erano chiare: The End.
Con un sorriso, feci scorrere le pagine indietro, poi con delicatezza chiusi il libro.
Mi sarebbe servito un nuovo libro d'ora in poi da riempire. C'erano un sacco di momenti che avrei voluto immortalare. Finalmente avevo una famiglia.



˚* The End *˚…


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Bibismarty