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Autore: candidalametta    23/12/2010    6 recensioni
Buon compleanno Costance
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy b-day Mom

 

 

 

Alle madri.

Ai figli.

 

“mamma, a cosa servono i compleanni?”

Constance smise di impilare i piatti appena lavati sul tavolo per guardare suo figlio formulare la domanda, seduto in bilico sulla sedia troppo alta per lui.

“per festeggiare la nascita delle persona a cui vogliamo bene” gli spiegò la donna con tranquillità.

Shannon aveva quattro anni.

Occhi attenti e guance rotonde.

Il bambino la guardò concentrato, osservò la torta appena uscita dal forno raffreddare sul tavolo.

Gli piacevano tanto le candeline da accenderci sopra.

“io ti voglio bene” gli sorrise soddisfatto, “è per questo che festeggiamo il tuo compleanno?”.

Un uomo appoggiato allo stipite della porta dietro di loro sbuffò divertito.

 “anche” gli rispose la madre allegra.

Il bambino la guardava dubbioso, i passi dietro di lui indicavano che l’uomo dietro le sue spalle si era mosso.

Stava venendo verso di loro.

“c’è un altro motivo?”, chiese più a se stesso che a sua madre.

L’uomo lo superò scombinandogli i capelli con una carezza distratta prima di abbracciare la madre da dietro posandole un bacio sul collo.

Shannon li osservò un altro secondo prima di capire.

“perché anche papà ti vuole bene?” domandò, quasi sicuro della risposta.

L’uomo le sussurrò qualcosa in un orecchio e la donna soffocò una risata con una mano davanti le labbra.

Sul penultimo dito un cerchietto d’oro.

Guardò affettuosamente il bambino prima di voltarsi verso l’uomo sfiorando il suo profilo.

“papà mi ama”.

 

 

 “tu non mi vuoi bene!” gli urlò il ragazzo dai capelli troppo lunghi.

Strani orecchini nei lobi martoriati delle orecchie e la maglietta strappata di un gruppo rock addosso.

Constance alzò lo sguardo su di lui con aria addolorata ma ferma.

“è proprio perché ti voglio bene che ti impedisco di farlo Shannon”.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.

Gli occhi del ragazzo, per una volta monocolore, erano fissi sulla torta mangiata a metà sopra il tavolo ingombro di briciole.

Una festa interrotta.

L’ombra di un uomo sconosciuto restava ferma davanti la porta. Come ogni volta che loro litigavano, e anche stavolta Shannon decise di ignorarlo.

“tu non capisci, io non ho la possibilità che hai tu, io devo ritrovarlo, ne vale della mia felicità!” gli urlò esasperato.

La madre rivolse uno sguardo al profilo oltre le spalle rigide del figlio facendogli un cenno di intesa.

Shannon ancora immobile, i pugni stretti in una morsa ferrea.

“io non sono come te, non posso consolarmi con qualcun altro, non posso smettere di amarlo solo perché ci ha abbandonati”.

Uno schiaffo, secco e rapido colpì la sua guancia.

Constance davanti a lui aveva gli occhi inondati di lacrime e il portamento fiero.

Impassibile nella sua fragilità.

“il tuo dolore è il mio dolore Shannon”.

Le sue labbra non tremavano come la mano che lo aveva colpito per la prima volta nella sua vita.

“e non si smette mai di amare una persona, se la si è amata veramente”.

Shannon guardò sua madre.

Nei suoi occhi c’era tutto l’amore del mondo.

Nei suoi occhi c’era anche il suo rancore.

Nei suoi occhi, a chiare lettere, vi era ancora impresso il suo nome.

Shannon guardò sua madre soffiare sulle candeline.

Le guance gonfie in un atteggiamento buffo.

Sembrava ancora più piccola di quanto non fosse in realtà.

Con gli anni era tornata bambina e adesso era davvero la sua compagna di giochi.

Constance gli sorrise schermendosi dell’applauso degli amici per aver spento tutte le piccole fiammelle, lo guardava negli occhi chiedendogli il regalo migliore del mondo.

Shannon si avvicinò a lei dimenticando il pacchetto accuratamente incartato su un tavolo li vicino.

Non ne aveva bisogno.

Sul profilo della porta la sagoma di un uomo rise ma Shannon non si fermò a controllare chi fosse.

Aveva gli occhi di suo padre e il cognome di un altro uomo.

Ma non importava.

Non importava più.

Constance gli si avvicinò timorosa come sempre, lasciandosi catturare dalla presa sempre più stretta di suo figlio.

“buon compleanno mamma” gli mormorò abbracciandola.

“ti voglio bene”.

  
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