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Autore: Josephine_    24/12/2010    9 recensioni
– Granger, dove stavi andando? - la voce strascicata di Draco Malfoy le arrivò dalla porta del bagno.
Hermione si girò lentamente, conscia di essere stata colta con le mani nel sacco. Draco Malfoy indossava un paio di pantaloni neri a sigaretta, un paio di mocassini scuri, e una camicia bianca abbottonata solo per metà. I capelli erano bagnati, il viso rilassato. Lo sguardo era un misto di cattiveria e divertimento.
– Avevo sete. - rispose lei prontamente, cercando di sostenere lo sguardo del marito.
– Ovvio. Chi non avrebbe fame, dopo essersi abbuffato di biscotti? - ghignò.
– Non mi sono abbuffata. Ne ho preso uno. - si giustificò lei, stringendo i denti.
– Ma hai macchiato il vestito. -
SEGUITO DI "MONGOLFIERA".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Pinguino.

Non era convinta di quello che stava facendo. Non ne era per nulla convinta.
Hermione Granger era ferma davanti al grande letto a baldacchino che troneggiava al centro della stanza e guardava con un misto di indecisione e scetticismo i tre vestiti che vi erano posati sopra. Il primo era un abito blu notte lungo fino ai piedi, ed Hermione lo escluse subito perchè sapeva che l'avrebbe fatta somigliare ad una balena arenata. Il secondo era un vestito a palloncino verde, lungo fino a metà coscia, ma con quello addosso sarebbe sembrata una gigantesca e goffa bomboniera, quindi lo mise da parte. Rimaneva quello rosso. Lo prese con delicatezza squadrandolo un po', dubbiosa. Poi lo indossò infilando prima la testa e poi le braccia, poi sistemò la sottoveste. Si voltò verso la porta-finestra che dava su un giardino inglese perfettamente curato sul quale la luna riversava i suoi raggi perlacei, e osservò il proprio debole riflesso.

Il vestito non era male. Era un abito rosso con le spalline sottili, tagliato proprio sotto il seno, dove un fiore nero con un diamante al centro catturava l'attenzione. La stoffa, lucida, le cadeva morbidamente addosso arrivandole fin sopra al ginocchio. Il risultato complessivo non era male, considerando che la faceva sembrare una normalissima donna incinta all'ottavo mese di gravidanza e non una sottospecie di cetaceo mutante.
Si ravvivò i capelli -rigorosamente sciolti e tenuti a bada da un fermaglio nero- e si passò un leggero strato di cipria sulle guance. Accettabile.

Adesso mi merito un premio, pensò, dirigendosi verso il comodino sul quale stavano ammucchiati un paio di biscotti al cioccolato -i pochi sopravvissuti alla sera prima. Ne addentò uno e una briciola le scivolò sul vestito, macchiandolo.
Bacchetta, serve la bacchetta. Niente panico.

Dov'è che l'aveva lasciata? Ah, giusto, in soggiorno. Mosse un passo verso la porta, verso la salvezza, ma questa si chiuse cigolando davanti ai suoi occhi prima che lei potesse impedirlo.
Oh, Merlino.

    Granger, dove stavi andando? - la voce strascicata di Draco Malfoy le arrivò dalla porta del bagno.

Hermione si girò lentamente, conscia di essere stata colta con le mani nel sacco. Draco Malfoy indossava un paio di pantaloni neri a sigaretta, un paio di mocassini scuri, e una camicia bianca abbottonata solo per metà. I capelli erano bagnati, il viso rilassato. Lo sguardo era un misto di cattiveria e divertimento.

    Avevo sete. - rispose lei prontamente, cercando di sostenere lo sguardo del marito.

    Ovvio. Chi non avrebbe fame, dopo essersi abbuffato di biscotti? - ghignò.

    Non mi sono abbuffata. Ne ho preso uno. - si giustificò lei, stringendo i denti.

    Ma hai macchiato il vestito. -

Hermione non rispose. E adesso?

    Cercavi questa? - chiese innocentemente Draco, facendole oscillare la bacchetta davanti agli occhi.

    Sì, esatto. Non lo sai che il furto è punito nella comunità magica come in quella babbana? -

    Vogliamo parlare delle torte, degli yogurt, dei muffin che rubi ogni giorno dalla cucina pensando che io non me ne accorga? - ridacchiò, vittorioso. Oddio, quanto odiava il ghigno di vittoria di Malfoy.

    E' diverso. - affermò semplicemente Hermione, sapendo che non è furto quando si prende qualcosa da mangiare a casa propria senza chiedere il permesso al proprio marito.

Draco agitò la bacchetta e la macchietta marrone sparì dal vestito della ragazza, che guardò Malfoy come un perdente onesto guarda un vincitore sleale.

    Hai intenzione di venire scalza? Lo sai che non è uno dei tuoi soliti pigiama party a casa della Weasley, vero? -

    Lo so. E tu, vieni senza con la camicia sbottonata? - ribattè lei, felice di riguadagnare terreno.

    Tecnicamente potrei permettermelo. Ma non voglio fare troppe stragi di cuori, stasera. - scrollò le spalle e continuò ad abbottonarsi la camicia, mentre con gli occhi esaminava le varie cravatte sistemate sul letto. Ne scelse una verde scuro, e verde fu anche il mantello che prese dall'armadio.

Hermione sbuffò, poi si diresse verso le grandi scale in marmo che portavano al piano inferiore, con Draco che la seguiva a pochi metri di distanza. Arrivati in soggiorno, entrambi si assicurarono di aver preso tutto l'occorrente, poi Malfoy mise una mano sulla spalla di lei e senza una parola si smaterializzarono.

Quando Hermione riaprì gli occhi, Malfoy aveva già ripreso a camminare e si stava dirigendo verso il maestoso cancello in ferro battuto che segnava l'entrata della grande dimora Greengrass.
Eccoci qua. La tana del lupo.
La villa doveva avere all'incirca quattro piani più una soffitta, e sul tetto vi era uno spazioso terrazzo all'aperto che era stato addobbato per l'occasione con festoni magici ed era illuminato a giorno. Il viale che conduceva al portone principale era circondato ai lati da aiuole perfettamente curate, mentre un po' più a sinistra si intravedeva l'entrata del roseto curato personalmente dalle due sorelle Greengrass. Hermione notò che non erano i soli ad entrare in quel momento. Accanto a lei notò quello che doveva essere Blaise Zabini che, fatto un breve cenno con il capo a Malfoy, si allontanò velocemente da loro. Un po' più avanti invece camminavano due suoi colleghi del Ministero, ma non ricordava i loro nomi e decise di non salutarli.

Arrivata a qualche metro dalla porta, Hermione vide Draco sparire tra gli invitati.
Oh, perfetto. Dieci a uno che è andato da Astoria-la-puttana-ho-una-villa-gigante Greengrass.
Anche Hermione entrò, mise il suo mantello nel guardaroba e si diresse insieme agli altri invitati verso la stanza nella quale si svolgeva la festa, un'immensa sala da ballo ai lati della quale erano stati sistemati dei tavoli tondi e dei carrelli sui quali erano posate portate di ogni tipo e dimensione.
Ora Hermione ricordava come si era lasciata convincere ad accompagnare lì Draco: lui aveva pronunciato le parole magiche "potrai mangiare quanto vuoi" e lei aveva abbassato ogni difesa.

La donna si guardò intorno e si rese conto di conoscere solo pochi degli invitati presenti quella sera. La maggior parte di loro erano ex Serpeverde o Corvonero che vivevano grazie alle cospicue eredità di genitori e parenti o che occupavano posizioni di prestigio al Ministero.
Hermione intravide di nuovo Blaise Zabini che osservava gli invitati dalla parte opposta della sala e si diresse a passo fermo verso di lui, convinta che sarebbe stata l'unica persona che le avrebbe rivolto la parola.

    Zabini, buona sera. - lo salutò, raggiungendolo da destra.

Zabini non si scompose, rimase fermo a fare quello che stava facendo. Forse non l'aveva sentita o più semplicemente aveva deciso di ignorarla. Hermione rimase ferma e attese una risposta che arrivò solo dopo qualche minuto.

    Granger, anche tu qui? - il tono era evidentemente ironico.

    Sì, ho deciso di accompagnare Draco. - disse semplicemente lei.

    Oh, certo. Scommetto che non vedevi l'ora di venire. - aggiunse, ghignando.

Hermione stette zitta e pensò a qualcosa da dire per portare avanti il discorso, ma non le venne in mente niente.

    Bel vestito. - disse Zabini senza nemmeno averle dato un'occhiata veloce.

    Ma se neanche mi stai guardando. - si lasciò sfuggire lei, che non aveva la stessa pazienza e lo stesso autocontrollo dell'interlocutore.

    Lo so. Ma, conoscendo Draco, so che non ti avrebbe mai fatta uscire di casa se tu non indossassi qualcosa di sufficientemente decoroso. -

Hermione sbuffò, poi guardandolo dritto negli occhi -cosa molto difficile visto che il suo sguardo guizzava da un invitato all'altro alla velocità della luce- disse:

    Bella cravatta. -

    E' un cravattino. - la corresse lui, ghignando. Oh Merlino, Blaise Zabini era tutto fuor chè umano. Era una combinazione di fascino, calma, cinismo, cattiveria, precisione e razionalità, ed ogni volta che lei gli rivolgeva la parola finiva irrimediabilmente col perdere la pazienza.

    Come prosegue il tuo lavoro? - chiese Hermione sforzandosi di essere gentile.

    Uno Zabini non lavora. - la corresse nuovamente lui, una nota irritata nella voce.

    Okay, hem... come prosegue la tua occupazione? - riformulò la domanda. Aveva dimenticato quanto Zabini odiasse sentire le parole "lavoro", "stipendio" e "licenziamento". Blaise, infatti, soleva ripetere quasi come fosse un mantra che uno Zabini non lavorava mai per guadagnare, ma solo per tenersi occupato e perchè la vita da ereditieri può essere terribilmente noiosa senza qualcosa da fare.

    L'ho abbandonata. Ho deciso che è molto più facile e appagante fare l'ereditiero. - affermò. - E tu Granger? Quando deve nascere il pargolo? -

    Tra un mese. Poi potrò tornare a lavorare. -

    Lavorare, che brutta cosa. Non invidio per niente quelle persone che sono costrette a lavorare per poter sopravvivere al giorno d'oggi. Provo quasi pena per loro. Quasi. Farei un po' di beneficenza, se non fosse diventata una cosa così fuori moda. - detto questo fece una smorfia e si mosse verso uno degli invitati seduti attorno al tavolo tondo accanto all'entrata, lasciando Hermione sola ad un lato della stanza.

Dopo aver cercato per un po' Draco tra la folla, Hermione decise di prendere qualcosa da mangiare, ma non appena mosse un passo verso il tavolo del buffet, qualcuno la urtò facendole perdere per un momento l'equilibrio.

    Mi scusi... - disse Hermione di riflesso, ma le parole le morirono sulle labbra non appena la donna che l'aveva involontariamente spinta si voltò verso di lei.

    Non fa niente, ma la prossima volta dovresti fare più attenzione Granger. - la voce squillante di Astoria Greengrass aveva un chè di maligno.

    Astoria... hem, buonasera. Grazie per l'invito, bellissima festa. -

Bhè, almeno adesso so che non sta facendo sesso con Draco in soffitta.

    Di niente, ma sono sorpresa che tu abbia deciso di venire. - disse la donna. Indossava un vestito verde scuro lungo fino ai piedi, aderente, con uno scollo profondo che le metteva in risalto le forme. Ai piedi aveva dei tacchi vertiginosi con i quali riusciva a muoversi con disinvoltura. I capelli neri, sciolti, le ricadevano morbidamente sulle spalle e sembravano una marea nera pronta a sommergere e distruggere qualsiasi cosa.

    Oh, bhè, ha insistito Draco. - affermò Hermione.

Esatto, stronza, perchè Draco è mio marito e quando ha una festa vuole che io vada con lui.

    Davvero? - Astoria sembrava sorpresa – Che strano, a me aveva detto che non saresti venuta vista la difficoltà che hai ad integrarti con i suoi amici. - ghignò sadicamente.

    Ti sbagli, io non ho alcuna difficoltà. Proprio qualche minuto fa stavo scambiando qualche parola con... Zabini. - l'aver indugiato un poco prima di pronunciare il nome di Blaise le costò un'occhiata scettica da parte della Greengrass.

    Con Blaise? - chiese infatti lei – non sapevo foste amici.

    Oh, hem... Siamo abbastanza intimi. - spiegò Hermione – Blaise, hey Blaise! - lo chiamò poi, sperando che lui si voltasse nella sua direzione, le andasse incontro e la salvasse dalle grinfie di Malefica Greengrass. Ma ciò non accadde. Blaise le indirizzò uno sguardo a metà tra lo scocciato e il divertito per poi voltarsi di nuovo verso l'uomo col quale stava parlando. Oh, perfetto.

    Stai per andare via? - chiese Astoria.

    No, perchè? -

    Non è uno sforzo un po' eccessivo partecipare ad una serata di gala come questa, per una donna nelle tue condizioni? - chiese con aria apparentemente innocente.

    No, è del tutto normale. - ribattè Hermione duramente.

    Come vuoi. Ma allora ti consiglio di stare più attenta quando cammini, potresti colpire accidentalmente qualcuno e fargli del male, come è successo prima. Non sei esattamente un figurino, Granger.

    Bhè, Astoria, tu senza dubbio sei molto più snella di me, ma non sei incinta del figlio di Draco Malfoy. - quella era la sua piccola vittoria, Hermione lo sapeva.

    Bel vestito. - disse Astoria facendole la radiografia con lo sguardo. Dal tono con cui lo disse, sembrò quasi un insulto.

    Anche il tuo. - disse Hermione, ma non lo pensava veramente.

    Sì, lo so. Elegante ma non scontato. Verde come il guadagno, come la speranza... -

    Come l'invidia. - aggiunse Hermione, sorridendo amabile.

Astoria le lanciò uno sguardo carico di rancore prima di dire:

    Oh bhè, Granger, sono contenta che tu sia venuta. La festa di mezza Estate di casa Greengrass è uno degli eventi più importanti dell'anno, e non credo che i tuoi amichetti Grifondoro abbiano avuto l'onore di ricevere un'invito. Adesso devo andare, Draco mi stava cercando, mi ha chiesto di vederci in privato... tu sai cosa vuole? - le domandò, sapendo di aver colpito nel segno.

    No, non lo so. Conoscendolo, si tratterà di lavoro. - affermò senza intonazione.

    Si vede proprio che non lo conosci come lo conosco io. - ridacchiò Astoria, per poi voltarle le spalle e andarsene verso l'uscita.

Hermione rimase immobile al centro della sala da pranzo, incurante degli invitati che la squadravano e la spintonavano senza chiederle neanche scusa, le mani appoggiate delicatamente sul pancione e una lacrima che premeva per uscirle. Non avrebbe dovuto accettare di accompagnare Malfoy a quella stupida festa. Non avrebbe dovuto permettergli di seminarla subito all'entrata, e non avrebbe dovuto consentire ad Astoria Greengrass di umiliarla in quella maniera. Una parte di lei voleva tirare fuori la bacchetta dalla borsa e scagliare una fattura Orcovolante ad Astoria o lanciarle un incantesimo che avrebbe rovinato il suo magnifico vestito Verde Vomito. Una parte di lei invece voleva soltanto prendere il mantello, nascondere qualche tartina al tonno sotto i vestiti e tornare a casa, al sicuro. E un'altra parte di lei voleva trovare Malfoy, urlargli contro quanto lo detestava, pietrificarlo e poi andarsene a casa e continuare a mangiare quei deliziosi biscotti al cioccolato. Hermione optò per una via di mezzo: decise di andarsene, ma non prima di aver trovato Malfoy. Aveva bisogno di sapere cos'è che doveva dire ad Astoria, aveva bisogno di conoscere se tra di loro vi era effettivamente qualcosa di più -come la Greengrass sosteneva da ormai cinque anni- o se era tutto frutto della sua immaginazione -come le diceva Draco da altrettanto tempo.

Hermione salì le scale che portavano al secondo piano e fece un incantesimo di localizzazione per trovare il marito. Nessuna traccia di lui. Con il fiatone e le gambe che le dolevano salì un'altra rampa di scale, e li trovò. Erano dentro a quella che Hermione sospettò essere una camera da letto; Astoria, con la sua solita voce squillante, aveva appena fatto una domanda a Draco, che rispose sbuffando.

    Non credo che riusciremo ad andare avanti a lungo, se continuiamo così. - disse Draco con voce stanca.

Hermione si avvicinò ulteriormente alla porta socchiusa e avvicinò l'orecchio alla parete.

Ma cosa...?

    Perchè? - chiese Astoria.

    E' difficile, Astoria, te l'ho detto. Ho troppe cose da fare, ed Hermione mi ruba un sacco di tempo. -

Hermione non riuscì a cogliere il tono in cui Draco lo disse. Forse era scocciato, forse arrabbiato, forse rassegnato.

    Sei tu che glielo dedichi, il tempo. In realtà lei potrebbe farcela benissimo da sola. -

Puttana. No, stai zitta.

    Ti sbagli. Non posso abbandonarla adesso, sarebbe un colpo troppo basso. Dammi tempo. - le disse Malfoy, ed Hermione lo immaginò mentre si passava una mano tra i capelli e fissava lo sguardo su un punto indefinito davanti a lui. Abbandonarmi? Quasi le mancò il fiato, ma non si mosse di un millimetro. Voleva andare in fondo a quella storia una volta per tutte.

    Quanto? Un mese, due? Ho bisogno di saperlo. - Astoria era irritata ma nella sua voce compariva una nota di speranza.

    Due mesi. Poi potremo partire, te lo prometto. - disse Draco. Partire. Partire. Draco se ne sarebbe andato con Astoria, era questa la dura verità. Il respiro le mancò di nuovo e prese a girarle forte la testa, cosìcchè dovette aggrapparsi forte allo stipite della porta per evitare di cadere.

    Non possiamo mollare. -

    Lo so. - disse semplicemente Draco. Hermione povrò a immaginarseli abbracciati mentre si giuravano amore eterno, e il risultato fu che le venne da piangere e da vomitare contemporaneamente.

    Dove vai adesso? -

    Torno giù da Hermione. -

    Okay. Ma ricordati che è importante chiarire questa cosa con il Ministro giapponese prima di tre mesi. Lo so che vuoi stare con quella mezz... con la Granger, – si corresse – ma è una questione che va risolta il prima possibile e tu sei l'unico in grado di tenere testa ai giapponesi, lo sai. -

    Hai ragione. La situazione è critica, vedrò di fare il possibile ma non posso lasciare sola Hermione, questo mi pare fuori discussione. -

Hermione Granger, da dietro la porta, tirò un sospiro di sollievo e sorrise. Draco Malfoy non l'aveva tradita, Draco Malfoy non voleva lasciarla, Draco Malfoy non sarebbe partito con Astoria Greengrass alla volta di un'isola caraibica. Hermione bussò piano alla porta, che si aprì cigolando. Astoria la guardò con sospetto e disapprovazione, Draco con freddezza, come sempre.

    Malfoy, io torno a casa. - disse, forte di non essere una comune donna incinta tradita.

    Così presto? - civettò Astoria – non avevi detto di poter sostenere benissimo serate come questa? -

    Sono un po' stanca. - si giustificò fissando negli occhi Malfoy.

    Come vuoi. Ti accompagno. - Malfoy salutò con un cenno del capo Astoria ed uscì dalla stanza.

Lui ed Hermione camminavano a pochi metri di distanza, lei davanti e lui dietro, senza parlare. Fu Draco a rompere quel silenzio:

    So cosa pensavi. - ghignò.

 Hermione non rallentò. Beccata, di nuovo.

    Non sei esattamente la persona più silenziosa del mondo. - aggiunse.

Hermione continuò a camminare. 

    E allora? - non le veniva niente di più intelligente da dire.

Malfoy rise. Non ghignò, non sorrise. Rise.

    Che c'è? - chiese Hermione, voltandosi di scatto e rischiando di perdere l'equilibrio per l'ennesima volta. Draco le afferrò prontamente un braccio e la tirò a sè, togliendole il respiro. Qualcosa le diceva che stava ridendo proprio di lei.

    Quando cammini... - iniziò lui, ma lei lo interruppe:

    Sì, lo so, sembro una papera. Allora? -

    No, non una papera. Sembri un pinguino. - affermò, ghignando.

    Non ti facevo così esperto di fauna babbana, Malfoy. -  ribattè lei.

    Animali molto carini in pinguini. Un po' ridicoli. - continuò lui.

    Quindi io sono ridicola. -

    Esatto. Sono contento che tu l'abbia ammesso, finalmente. - ghignò ancora, tenendo Hermione stretta a sè. Le loro bocche erano a pochi centimetri di distanza, le braccia di lui a circondare il ventre di lei.

    Comunque i pinguini sono neri, non rossi. - ribattè Hermione, aggrappandosi a quell'unica scusa. - E nella loro società, sono gli uomini che covano l'uovo, non le donne. -

    E quindi? Rimani comunque un gigantesco pinguino rosso. -

    Stai abbracciando un pinguino. - lo riprese lei.

    I pinguini non parlano. - disse Malfoy, sornione. Hermione smise di ribattere e si lasciò andare all'abbraccio di Draco, poggiando il volto nell'incavo della sua spalla. Malfoy le baciò i capelli, poi il collo e su fino alla tempia. Poi le lanciò uno sguardo che poteva voler dire qualsiasi parola, e le diede un bacio vero. Hermione lasciò che la lingua di Draco si facesse largo nella sua bocca e le accarezzasse il palato, per poi cominciare a muoversi con la propria. Hermione gemette quando Malfoy la spinse verso la parete, ma lui non le chiese scusa -non lo faceva quasi mai- e si limitò a posarle delicatamente una mano sul pancione. Hermione lo strinse più forte a sè e gli mise una mano tra i capelli mentre lui le schioccava piccoli baci sul collo, sospirando e dicendole nell'orecchio parole e frasi senza un nesso logico.

    Quanto sei... - lasciò la frase in sospeso, per tornare a baciarle il lobo destro. 

    Quanto sono cosa? - chiese Hermione, sospirando.

    Non so. Qualsiasi cosa. Sei. -

    Un pinguino? - Hermione rise.

    Un pinguino. - ghignò Malfoy prima di tornare a baciarla con foga.  

  
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