Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Mary vs Kiara    24/12/2010    19 recensioni
Shampoo fa un patto con un'orrenda creatura per far sparire Akane. La ragazza viene trasportata in una strana dimensione, abitata da leggendarie figure, e dimora di orribili segreti.. Sulla terra, intanto, Ranma cerca disperatamente un modo per salvare la sua fidanzata, ma stavolta sarà davvero in grado di riuscirci?
Una storia di sentimenti e avventura, mito e magia, amore e vendetta.
WARNING: This ff belongs to Krista Perry and it's translated by Mary and Kiara with author's permission.
ATTENZIONE: Questa ff appartiene a Krista Perry ed è tradotta da Mary & Kiara con il permesso dell'autrice.
Aggiornamento del 24/12/10 - **Online l'undicesima parte**
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.


Per riprendere il filo: Senza volerlo, Akane ha origliato una conversazione tra la Signora delle Nevi e il maestro Masakazu, e ha finalmente compreso: colei che in principio l’aveva amorevolmente accolta in casa propria, promettendo di spezzare l’Incantesimo di Sangue e aiutarla a tornare sulla terra, è in realtà una donna egoista intenzionata a tenerla bloccata sulla Piana degli Dei per sempre. Intanto, sulla terra, l’incantesimo inizia a far sentire uno dei suoi più tragici effetti: Akane sta lentamente svanendo dalla mente di famigliari e amici, come se la ragazza non fosse mai esistita. L’unico che ancora serba ricordo di lei, grazie alle voci dell’incantesimo, è Ranma. Ma ciò sembra creargli non pochi problemi.



CUORI DI GHIACCIO





Parte undicesima: Piani ben progettati




Cologne fissò con aria contemplativa la pergamena srotolata davanti a sé, leggendola alla luce del fuocherello il cui bagliore e calore addolcivano la fredda notte primaverile della foresta cinese che la circondava. Leggeva quella pergamena ogni poche ore in quegli ultimi tre giorni, da quando aveva lasciato il Giappone, secondo le istruzioni scritte con la sua stessa calligrafia. Soltanto adesso stava iniziando a comprendere perché avesse scritto tali istruzioni a se stessa.

La pergamena era una descrizione accurata e dettagliata degli eventi della settimana trascorsa.

Dall’Incantesimo di Sangue che Shampoo aveva lanciato, usando il sangue ottenuto dall’Antico, per spedire Akane Tendo in un luogo in cui Ranma Saotome non potesse sperare di raggiungerla, e per collocare nella sua testa delle voci incantate che consolidassero l’inutilità di ogni tentativo di salvarla.

Al ritorno al Nekohanten, dove avevano scoperto che Ranma sapeva che erano state loro a lanciare l’incantesimo, e che solo loro erano responsabili della scomparsa di Akane e delle voci che adesso gli tormentavano la mente.

A come lo avevano ingannato con la menzogna che, mentre erano in Cina, Shampoo era stata rapita da un dragone che la desiderava in moglie, e che l’incantesimo era stato lanciato dal dragone per far sì che Ranma odiasse Shampoo, facendogli credere che quest’ultima fosse responsabile della sparizione di Akane.

Ai ricatti di Nabiki Tendo, e la registrazione della confessione che la ragazza aveva ottenuto mettendo delle microspie nel ristorante senza farsi alcuno scrupolo.

A quando aveva usato l’Incantesimo del Vero Amore su Ranma, e la rivelazione che Akane era intrappolata nella Piana degli Dei.

Alla partenza di Cologne con la promessa che sarebbe ritornata con l’Occhio degli Dei, il quale avrebbe permesso a Ranma di salvare Akane dalla Piana.

La Piana degli Dei.

Cologne chiuse gli occhi, percependo il lieve calore del fuoco tremolare contro la pelle rugosa del viso. Conosceva l’effetto che la Piana degli Dei aveva su quei mortali che rimanevano intrappolati entro i suoi confini. E l’effetto che aveva sui familiari, gli amici e i conoscenti che rimanevano sulla terra. Era un piccolo frammento della vasta conoscenza di ciò che è insolito, che aveva appreso in tre secoli di vita.

E adesso sapeva per certo, per esperienza, che quella conoscenza era corretta.

Perché non riusciva assolutamente a ricordare nessuno che si chiamasse Akane Tendo.

Eppure quella ragazza esisteva. A quanto pareva, era stata il principale ostacolo al cuore del futuro marito, impendendogli di sposare Shampoo secondo la legge della tribù amazzone. Ma per quanto si sforzasse, si concentrasse o meditasse, Cologne non riusciva a ricordarla.

La memoria le suggerì che Ranma aveva altre due ragazze, Ukyo Kuonji e Kodachi Kuno, che lo reclamavano come loro fidanzato, e che una delle due sorelle Tendo era un’altra potenziale fidanzata, secondo un accordo fatto dai loro stupidi genitori. La memoria le disse che Ranma non era innamorato di nessuna di loro; che lui era più interessato alle arti marziali e a trovare una cura per la sua maledizione, che a decidere chi delle spasimanti sarebbe stata sua moglie.

La memoria le raccontò che Shampoo aveva lanciato l’Incantesimo di Sangue per costringere Ranma a un’esperienza traumatica così grande che, quando la ragazza fosse stata al suo fianco per dargli sostegno e conforto, lui si sarebbe innamorato di lei di sua spontanea volontà. La mente le precisò che avrebbe quasi funzionato se non fosse stato per l’intromissione di Nabiki Tendo, che aveva registrato una loro conversazione e le aveva minacciate di farla sentire a Ranma se non avessero spezzato l’incantesimo.

Infine la memoria le disse che il suo primo tentativo di rimuovere le voci dell’incantesimo dalla testa di Ranma era fallito, ma che era riuscita a guadagnare tempo per andare in Cina a prendere una cura amazzone nota come l’Occhio degli Dei.

Cologne scosse il capo per lo stupore. La sua memoria eguagliava la storia della pergamena, però senza tutti i riferimenti ad Akane Tendo. Su un solo punto la sua memoria era salda. Non esisteva alcun Occhio degli Dei. Si era trattato di un semplice stratagemma per potersi allontanare per un po’ mentre…

“…raccolgo gli ingredienti per una pozione che libererà Ranma dalle voci dell’incantesimo…

No. Questo era ciò che la mente le suggeriva, ma secondo la pergamena, lo stratagemma serviva a prendere tempo. Tempo perché la Piana degli Dei estendesse la sua sottile magia e cancellasse tutti i ricordi di Akane Tendo dalle menti della sua famiglia, dei suoi amici e compagni.

Se la sua memoria era una valida indicazione, la magia della Piana degli Dei stava funzionando. Quando avrebbe fatto ritorno, nessuno avrebbe più ricordato che Akane esisteva, tanto meno che doveva essere salvata dalla Piana.

Nessuno eccetto Ranma.

Cologne sospirò, sporgendo le piccole mani grinzose verso il fuoco. Il problema stava nelle voci dell’incantesimo. Quelle sussurravano continuamente a Ranma che Akane era viva, ma che non l’avrebbe mai trovata. C’era la possibilità che i suoi ricordi di Akane sarebbero scomparsi nonostante le voci, che quindi avrebbero semplicemente smesso di avere un senso per lui. Ma c’era anche il rischio più grande che, invece, le voci avrebbero tenuto vivo in lui il ricordo di Akane.

Doveva trovare il modo di eliminare le voci dell’incantesimo. Doveva assicurarsi che Ranma si dimenticasse completamente di Akane.

Un modo c’era, ma…

Cologne aggrottò la fronte, e usò il suo bastone per ravvivare le fiamme morenti del fuoco. Quello non era il momento per i ripensamenti. Lei aveva preso un impegno. Nell’istante in cui Shampoo aveva lanciato l’Incantesimo di Sangue, il corso delle sue azioni era stato come inciso su una pietra. Ma adesso, il gioco si era fatto troppo pericoloso, troppo complicato.

Per lei e Shampoo era tempo di ridurre le perdite e correre.

Non era in grado di eliminare le voci dell’incantesimo. La sola maniera per farlo era spezzare l’incantesimo stesso, e ciò andava oltre le proprie abilità.

Ma… sapeva preparare una pozione che avrebbe intorpidito la mente di Ranma al punto di non fargli più sentire le voci dell’incantesimo nella testa. Lo svantaggio era che, mentre il futuro marito avrebbe conservato le sue abilità marziali, la pozione lo avrebbe privato delle funzioni cerebrali e di parte della memoria. In pratica, gli avrebbe ridotto la mente a quella di un neonato.

Certo, con Ranma in uno stato simile, sarebbe stato facile prenderlo per mano e condurlo docilmente al villaggio delle Amazzoni, lontano da Nabiki Tendo e dai suoi ricatti, lontano dalle altre ragazze che lo reclamavano come consorte. Una volta tornati a casa, sarebbe diventato il marito di Shampoo e avrebbe dato degli eredi sani che avrebbero rafforzato la tribù delle Amazzoni. Il suo stato mentale non era un vero problema, dal momento che Shampoo sarebbe stata comunque la capofamiglia…

Cologne emise un sospiro. All’inizio Shampoo si sarebbe arrabbiata un po’ per gli effetti della pozione sul futuro marito. La bisnipote aveva lanciato l’Incantesimo di Sangue prima di tutto perché Ranma s’innamorasse di lei spontaneamente. Ma le probabilità che ciò accadesse ora erano praticamente nulle. Shampoo avrebbe dovuto accontentarsi del corpo di Ranma. Non avrebbe mai avuto la sua mente. Non se quello che la pergamena diceva era vero, e lei sapeva che lo era. Lo aveva scritto lei, dopotutto…

Un sorriso passò sul viso di Cologne mentre considerava il corso, ormai deciso, delle proprie azioni. Un Ranma bambinesco, con pochi ricordi del suo passato, si sarebbe adattato bene all’immagine del perfetto uomo amazzone. “Tutto sommato” pensò, “è un piano con pochissimi inconvenienti”. Tutto quello che doveva fare, adesso, era trovare gli ingredienti necessari per la pozione…

--------------------

Akane emise un sospiro tremante, il viso e gli occhi umidi, tutte le sue lacrime esaurite ore prima. Sedette sul futon e aspettò, sapendo che sarebbe venuto. Divertente, e un po’ inquietante, il modo in cui sapeva leggerle la mente…

« Akane-chan ».

Akane si voltò a guardare il tengu. « Masakazu… sensei » disse.

Gli occhi del tengu brillarono brevemente di un sorriso poiché, da come gli si era rivolta, Akane aveva riconfermato di volere essere ancora la sua allieva. Poi il suo sguardo si fece serio. « Cos’hai intenzione di fare? » chiese.

Akane si avvolse le braccia intorno alle ginocchia. « Io… Io non lo so. Sono… arrabbiata con lei » disse piano. « Mi ha tradito. Eppure non posso fare a meno di star male perché so che non intendeva ferirmi… » Ripensò alle tante notti in cui si svegliava al suono di dolore etereo mentre la Signora delle Nevi piangeva per i suoi bambini perduti, e il cuore le faceva male a causa di emozioni contrastanti. Guardò il tengu, con gli occhi marroni scintillanti. « Sta… sta pensando di fare del male a Ranma? »

Il tengu chiuse gli occhi. « Non lo so. Forse. Da quando sei diventata la sua guardia del corpo e lei ha potuto rimuovere la barriera attorno al suo regno e ridurre l’uso dei suoi poteri, ha mantenuto i suoi pensieri strettamente cauti. Io so che lo odia perché lo ritiene responsabile del tuo continuo desiderio di tornare a casa ».

Akane scosse la testa e si premette le mani sugli occhi. « Vuole tenermi qui. E l’Incantesimo di Sangue? Non ha senso che cerchi di spezzarlo ogni giorno da due anni, se vuole che io resti ».

« A questo non posso rispondere » ammise Masakazu solennemente.

Akane si tolse le mani dagli occhi e gli rivolse uno sguardo penetrante. « Non puoi o non vuoi? » domandò, sapendo che tutto quello che il tengu diceva era la verità, ma che spesso la lasciava nell’inconsapevolezza per ragioni note soltanto a lui. Di sicuro sapeva delle intenzioni della Signora delle Nevi da molto prima di lei. Era stanca di essere lasciata all’oscuro.

Il tengu la guardò battendo le palpebre. « Non posso » rispose. La sua voce era sorprendentemente triste. « Vorrei poterti dare la risposta che desideri, ma mi è… proibito ». I suoi impenetrabili occhi neri incontrarono quelli di lei, e Akane si sentì attraversare da un brivido al vedere qualcosa che non aveva mai notato prima negli occhi del sensei. Ansia. Tensione. Akane sbatté gli occhi sorpresa.

« Posso dirti questo » continuò il tengu sommessamente, quasi con urgenza. « Parte dell’Incantesimo di Sangue che ti lega alla Piana degli Dei ti ha anche protetta in qualche misura dall’incantesimo che la Piana lancia su tutti i mortali che valichino i suoi confini. La Piana degli Dei è sensitiva, in un certo senso. È totalmente conscia della tua presenza umana fra i suoi abitanti immortali. È consapevole anche del fatto che non hai ceduto al suo incantesimo, ed è… frustrata. A causa di ciò, mi sono stati imposti dei severi… limiti nell’aiuto che posso darti. Persino l’incidente di oggi, quando ti ho permesso di sentire la conversazione tra Yuki-onna e me, è stato… come dire? Forzare la mia fortuna ».

Akane deglutì duramente. « Capisco… » fece, tentando di mantenere salda la voce. Aveva vissuto lì per due anni in relativa pace – be’, non contando gli attacchi quasi giornalieri dei demoni – eppure adesso la Piana degli Dei diventava ogni momento più terrificante.

« Puoi fare ciò che vuoi di quest’informazione » riprese il tengu. « Ma non chiedermi di più. Sappi solamente che, se rientrerà in mio potere farlo, ti aiuterò ».

Akane sentì spuntarle le lacrime agli occhi. Era bello sapere di non essere completamente sola… « Ti ringrazio, sensei » disse. Sentì una nuova determinazione riempire il vuoto dentro di lei. Si alzò dal futon.

« Dove vai? » chiese Masakazu.

« A parlare con Yuki-san » rispose.

--------------------

Yuki-onna fissava lo specchio ghiacciato. Nelle ultime settimane aveva trascorso gran parte del tempo a spiare il suo odiato nemico del mondo mortale, quando la dilatazione temporale tra i due mondi prese gradualmente a mutare. Nella Piana degli Dei, il tempo, che di giusta regola scorreva più veloce di quello della piana dei mortali, stava rallentando considerevolmente in relazione al suo compagno mondano. Era passato un solo mese nella Piana degli Dei, e tre giorni sulla terra, mentre prima i mesi sembravano volare in poche ore mortali.

Era come se adesso il tempo del mondo mortale stesse eguagliando minuto per minuto quello della Piana degli Dei, e questo le rendeva più difficile catturare ogni momento della vita di Ranma. Perciò la Signora delle Nevi controllava attentamente nello specchio ogni volta che poteva, per essere sicura che quel ragazzo non avesse fatto progressi per mantenere la promessa di ritrovare Akane. Sospirò. Era scomodo, ma senza dubbio il tempo della Piana avrebbe ripreso presto la sua regolare corsa…

Una scena interessante si stava svolgendo davanti a lei. A quanto pareva, l’influenza della Piana degli Dei si stava finalmente facendo sentire nel mondo mortale. Akane era completamente svanita dalle menti dei suoi famigliari e amici. Eccezion fatta per Ranma, ovviamente, a causa di quel dannato filo di sangue di dragone che fungeva da legame transdimensionale fra lui ed Akane. In quel momento il ragazzo stava scoprendo di essere assolutamente l’unico a credere nell’esistenza della ragazza.

« Senti, Ranma » giunse ovattata la voce di Nabiki dallo specchio, « non so da dove vengano tutte queste cose. Forse le hai sistemate qui sotto l’influenza dell’Incantesimo di Sangue. Forse l’incantesimo stesso ha creato una sorta di evidenza materiale per persuaderti. Non ha importanza. Non cambia il fatto che nessuno di noi è stato toccato dall’Incantesimo di Sangue, mentre tu sì. Devi accettarlo, o finirai col diventare matto preoccupandoti di una ragazza scomparsa che nemmeno esiste ».

Un sorriso glaciale illuminò il volto della Signora delle Nevi. Quella… era una scena che avrebbe voluto rivedere. Poteva quasi scorgere la stabilità mentale del ragazzo cominciare a vacillare, mentre la sorella di Akane sfruttava la lacerante, quanto errata, logica di distruggere la sua convinzione che tutti loro avessero dimenticato Akane a causa dell’Incantesimo di Sangue. Lui era stato quello colpito dall’incantesimo, ergo, lui era quello con la mente illusa.

Era fin troppo perfetto. Se le cose fossero andate avanti così, Yuki-onna non avrebbe avuto alcun bisogno d’interferire.

Non poté trattenere una lieve risata di fronte all’espressione ferita sul viso di Ranma, che pian piano si rendeva conto che Nabiki poteva avere ragione.

Con glaciale piacere, osservò Ranma dirigersi in camera propria, con le spalle curve di disperazione. Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle, s’inginocchiò davanti all’armadio e aprì il cassetto inferiore. Usando una mano per spingere i vestiti da un lato, con l’altra tirò fuori una piccola scatola di cartone. Si sedette a gambe incrociate e aprì la scatola con mani tremanti.

Poi, con attenzione estrema, quasi reverenziale, ne estrasse una ciocca di capelli scuri legati con un fiocco.

Il viso di Ranma era pallido, e i capelli neri gli adombravano i tormentati occhi blu che brillavano di lacrime di sconforto. Con le dita tremanti accarezzò le ciocche setose.

« Akane… » mormorò. E cominciò a singhiozzare sommessamente.

La Signora delle Nevi rise.

Un altro singulto, straziante e carico di dolore.

Un attimo…

Yuki-onna sollevò di scatto la testa. Quel suono non proveniva dallo specchio…

La Signora della Nevi si voltò, e lo specchio tornò scuro dietro di lei…

E si trovò a fronteggiare Akane.

La ragazza stava al centro della stanza, e fissava lo specchio ora nero. Aveva il volto rigato di silenziose lacrime, e gli occhi marroni spalancati in un misto di incredulità e dolore…

…e rabbia.

Yuki-onna indietreggiò scioccata, appoggiandosi allo specchio per impedirsi di accasciarsi a terra, dal momento che la forza alle gambe le venne meno. « Akane… » mormorò con voce rauca. « Da… quanto tempo sei… »

« Abbastanza » replicò Akane. Le sue parole erano spettrali, appena udibili, prive di qualsiasi vigore, eppure Yuki-onna barcollò come se avesse ricevuto un colpo fisico.

« Akane ». Il suo tono era supplichevole. « Posso spiegarti… »

« Tu… » la voce della giovane era bassa. Il lieve bagliore blu della sua aura combattiva prese a brillare intorno alla sua figura tremante. « Tu hai riso di lui. Sapevo che non lo sopportavi, ma… Come hai potuto gioire della sofferenza altrui? Come hai potuto ridere, quando chiaramente lui… soffre… » La voce di Akane s’incrinò, e lei dovette trattenere le lacrime che già le offuscavano la vista, e scosse il capo a destra e a sinistra, la mascella duramente serrata, come a voler negare quello che aveva appena visto coi propri occhi.

« Ti prego, cerca di capire, Akane… »

« Capire?! » Akane rise amaramente tra le lacrime. « La mia famiglia » continuò, alzando il volume e l’intonazione della voce, « mi ha dimenticata. Mi hanno dimenticata! Ranma è l’unico che si ricorda ancora di me, e per questo crede di stare diventando matto, e tu hai riso di lui! » Adesso la sua aura combattiva sfavillava intensamente.

« Akane ». La voce della Signora delle Nevi era disperatamente pacata.

« Tu sapevi che sarebbe accaduto! Per due anni hai spiato Ranma e la mia famiglia attraverso il tuo specchio! Lo sapevi e non me l’hai mai detto! Mi hai mentito! » Akane tremava di collera.

Yuki-onna sobbalzò, e un’espressione di angoscia si delineò sul suo liscio viso bianco.

Akane parve placarsi di colpo, e la sua aura combattiva si dissolse mentre guardava la Signora delle Nevi. Sollevò le mani per asciugare, senza successo, le lacrime che continuavano ad uscirle dagli occhi.

« Io mi fidavo di te » mormorò. « Ti credevo mia amica. Ti consideravo persino una… una… » Deglutì e fissò il pavimento.

Yuki-onna avrebbe voluto dire qualcosa… qualsiasi cosa… per riparare quanto si stava sgretolando intorno a lei, per cancellare l’asprezza dallo sguardo e dalle parole di Akane, per riconquistare l’amore e la fiducia del suo spirito affine, della sua… figlia…

Ma non le uscì una sola parola.

Quando Akane alzò lo sguardo, i suoi occhi erano umidi, ma determinati. « Me ne vado » disse piano, con voce rauca. « Troverò qualcuno nella Piana degli Dei che spezzerà l’Incantesimo di Sangue, così potrò… tornare a casa. D’ora in poi dovrai trovarti un altro animaletto mortale ».

E detto ciò, si voltò e se ne andò rapidamente.

La Signora delle Nevi, impietrita per lo shock, sollevò una mano. “No…” « Akane… »

Akane, non lasciarmi…

Ma la ragazza era già svanita.

Tutto in un giorno. Masakazu se n’era andato, e adesso anche Akane. Li aveva persi entrambi.

La Signora delle Nevi sedette in silenzio a fissare il nulla, mentre lacrime di ghiaccio scivolavano inosservate sul suo viso.

--------------------

« R-Ranma! F-fermati! Aspetta un attimo! »

Ranma fermò la corsa per guardarsi alle spalle. Nabiki era senza fiato, la cartella premuta sul petto con entrambe le mani mentre prendeva boccate d’aria. Lo guardò torva quando si rimise lentamente diritta, poi fece una smorfia per il dolore al fianco.

« Non… devi correre… così veloce » disse, con il petto che si alzava e si abbassava nel tentativo di recuperare fiato. « Inoltre siamo già in ritardo. Un paio di minuti in più non ci uccideranno ».

Ranma la guardò. Non aveva mai dovuto rallentare con Akane…

Akane…

Strinse gli occhi e scosse la testa. “No. Non posso pensarci”. I suoi pensieri avevano turbinato in cerchi caotici tutta la mattina, mentre tentava di riconciliare i suoi ricordi di Akane con la realtà che lo circondava – una realtà che diceva che lei non esisteva – e tutto quello che era riuscito a fare era stato sviluppare un colossale mal di testa, come pure un forte dubbio riguardo allo stato della sua salute mentale.

Una parte di lui voleva rinunciarci. Sarebbe stato molto più facile credere a Nabiki. Sarebbe stato molto più semplice per lui accettare la possibilità che Akane non fosse altro che un’invenzione dell’Incantesimo di Sangue, un intruglio magico progettato per manipolare i suoi ricordi e le sue emozioni. Se l’avesse fatto, allora avrebbe potuto rassegnarsi ad apprendere di più di quella realtà sconosciuta che si trovava ad abitare, sapendo che i suoi ricordi… e i suoi sentimenti… erano stati magicamente indotti.

Ma un’altra, più profonda parte di lui gli urlava che quei ricordi erano veri. Che Akane, e i suoi sentimenti per lei, erano le cose più reali che avesse mai conosciuto.

E ciò lo turbava più di qualsiasi cosa. Significava che aveva ragione lui riguardo ad Akane, e che tutti gli altri avevano torto? O significava che non era più in grado di distinguere tra se stesso e l’Incantesimo di Sangue che lo aveva invaso?

« Ranma? » Nabiki lo stava osservando preoccupata con la fronte lievemente corrugata. Ranma sembrava un po’ assente. Gli angoli della bocca le si abbassarono quando si rese conto che forse non era stata un’idea brillante farlo venire a scuola con lei quel giorno.

Ranma sbatté le palpebre, e i suoi occhi si concentrarono su di lei. « Scusa » mormorò piano. « Sono abituato a correre con… Rallenterò ».

A Nabiki non sfuggì la sua correzione. “Quel dannato Incantesimo di Sangue…” « Credi di star bene? » gli chiese, con voce sorprendentemente gentile. « Puoi andare a casa, se non te la senti di venire ».

Ranma scosse il capo deciso. « No. Non posso star seduto a non fare niente ». Gli angoli della bocca gli si piegarono in un mezzo sorriso carico d’ironia. « Se lo facessi, diventerei realmente matto ».

Nabiki lo scrutò con espressione critica per un istante, poi il suo sguardo si addolcì. « D’accordo » disse, arrendendosi. « Andiamo, allora. Ma camminiamo, va bene? »

Ranma parve sul punto di voler protestare, ma poi sospirò. « Va bene » rispose.

Immediatamente Nabiki desiderò non avergli chiesto di camminare. Sebbene le avesse dato fastidio il fatto che lui l’avesse lasciata nella polvere, la corsa sembrava aver rianimato un po’ dell’antica scintilla in Ranma. Comunque qualunque cosa era meglio che guardare Ranma deprimersi a casa e soffrire la mancanza della sua ragazza immaginaria dell’Incantesimo di Sangue. Eppure, dire a Ranma di camminare era come… come tarpare le ali ad un’aquila.

Stava per dirgli qualcosa, dirgli di andare avanti senza di lei, ma poi si accorse che lui non le era più accanto. Spaventata, si guardò intorno e lo vide camminare in equilibrio sulla rete vicino alla diga. Dopo, con un agile balzo, stava camminando sul muro dell’altro lato del marciapiede. Poi fu di nuovo al suo fianco, solo per saltare sulla rete un momento dopo. Nabiki capì che stava tenendo il passo con lei, ma nel frattempo stava percorrendo molta più strada.

Nabiki sorrise. Era tipico di lui. Avrebbe dovuto sapere che Ranma non si sarebbe limitato semplicemente a camminare. Il ragazzo col codino atterrò nuovamente accanto a lei sul marciapiede, solo per venire colpito in pieno viso da un mestolo colmo d’acqua.

« Glaahh! » sbottò quando la maledizione ebbe effetto. Come al solito, l’anziana donna non lo notò e continuò a pulire il suo marciapiede.

Per un istante Ranma si guardò scioccato il corpo da donna, poi sospirò pesantemente. « Ah, accidenti » mugugnò, un’ottava più alta del solito. « Perché Jusenkyo non può far parte della mia memoria confusa? »

Nabiki scosse la testa, cercando di nascondere un sorriso che, prima di quel pasticcio dell’Incantesimo di Sangue, sarebbe stato di compiacimento. « Onestamente, Ranma, pensavo che un artista marziale come te avesse ormai imparato ad evitare quella vecchietta ».

Ranma le rivolse un’occhiata torva mentre stringeva la cintura per adattarla alla vita sottile e si scuoteva l’acqua dalle ciocche rosse inzuppate. « Già, be’, ero distratto » grugnì mesto.

Nabiki soffocò una risatina. « Andiamo » disse. « Ti troveremo dell’acqua calda a scuola ».

Quando raggiunsero la scuola, comunque, Nabiki notò un giovane, che sembrava avere l’età da studente universitario, in piedi in un punto appartato del cortile. Si rivolse a Ranma. « Va’ avanti senza di me » disse, mantenendo il tono leggero. « Devo occuparmi di alcuni affari ».

Ranma guardò il giovane con sospetto. « Che genere di affari? » chiese, sollevando un sopracciglio sottile.

« Nulla di cui tu debba preoccuparti ». Quando Ranma continuò a rivolgerle un’occhiata malevola, lei sospirò. « Senti, Ranma, è tutto a posto, sul serio. È per una giusta causa, anche. Ora vai, prima che tu perda tutte le lezioni mattutine e la professoressa Hinako decida di prosciugarti malgrado le tue scuse ».

Ranma annuì… riluttante. « Be’, devo trovare dell’acqua calda comunque » disse.

« D’accordo. Ci vediamo a pranzo, Ranma ». E detto ciò, Nabiki si allontanò in direzione dello sconosciuto.

Ranma li guardò incamminarsi. “Che diamine stai architettando questa volta, Nabiki? ” si chiese.

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti quando venne improvvisamente agguantato da dietro, le braccia fermamente premute ai fianchi. « Oh, bellissima Ragazza con il codino! Quanto ho sperato di posare di nuovo i miei occhi sul tuo volto divino! Quando queste mie nobili orecchie hanno appreso l’ignobile voce che quel vile stregone di Saotome era stato giustamente incantato, pur sapendo che così aveva legato la tua vita alla sua con le sue magie oscure, ho temuto che non ti avrei rivisto mai p--! »

Ringhiando di rabbia, Ranma si contorse disperato nella ferrea stretta di Kuno e riuscì a liberarsi un braccio snello. Portandolo indietro, afferrò Kuno per il bavero della camicia e lo strattonò con forza, sollevando il lottatore di kendo sulla testa e sbattendolo duramente a terra, mozzandogli il respiro e interrompendo efficacemente il suo discorso.

« Sta’ lontano da me, Kuno » ringhiò Ranma, sovrastandolo e serrando i piccoli pugni ai fianchi. « Non sono in vena di trattare con te oggi, quindi lasciami in pace, o dovrò ridurti in poltiglia ».

« Ma Ragazza con il codino! » ansimò Kuno. « Non sono venuto solo per rallegrarmi del tuo ritorno, ma per implorare perdono ai tuoi piedi! Più comodo, dato che sono disteso qui, e per mano tua ».

Ranma sbatté le palpebre, stordito, e guardò Kuno con occhi sgranati. Era un’espressione che avrebbe consapevolmente evitato nella sua forma femminile, se solo avesse saputo quanto lo faceva sembrare carino. Kuno ne era assolutamente incantato.

« Cos…? Perdono? Di che diavolo stai parlando, idiota? » “Perché sto qui a parlare con Kuno?” pensò Ranma incredulo. “Piuttosto dovrei dargli un colpo in testa e farla finita”. Eppure, per quanto odiasse ammetterlo, c’era una familiarità confortante nella ripugnante ossessione di Kuno. Ecco qualcosa che non era cambiata con l’assalto dell’Incantesimo di Sangue e, per quanto fosse irritante, era qualcosa che riconosceva come parte della sua vita precedente.

Era bello picchiare Kuno di nuovo.

Kuno era sdraiato sulla schiena con le braccia incrociate sul petto e lo guardava con occhi adoranti. « Ahimé, il dilemma del vero amore! Sappi ora che il mio cuore appartiene a te, mia dea con il codino. E pur tuttavia, proprio questa mattina, quando mi sono destato dal sonno, i miei occhi hanno avuto una visione molto più sorprendente! Perché, accanto alle tue sacre immagini sulle pareti della mia camera da letto, ho trovato immagini di una creatura più bella! Delicata e incantevole come un giglio in fiore, eppure feroce e potente come una tigre. Davvero, non vedo altra spiegazione di come quelle immagini siano finite sulle mie pareti se non che la ragazza stessa, desiderando da tempo la mia persona, abbia abbandonato le sue paure di un rifiuto e si sia introdotta in camera mia di notte, entrando con tale silenziosa grazia da non svegliarmi. Quindi abbia messo le sue immagini vicino alle tue, pensando di non competere con la tua avvenenza, ma sperando di suscitare le ardenti passioni di questo cuore devoto ».

Kuno serrò i pugni, con le lacrime che gli scorrevano dagli occhi. « Oh, l’amore puro e la feroce beltà di questa misteriosa fanciulla, che deve ancora farsi conoscere da me! » Si rivolse a Ranma. « E tuttavia, come posso abbandonare te, che sei così bella, agli orribili inganni del perfido Saotome? » Kuno si alzò a sedere e sollevò un pugno in aria. « Oh, tu sia dannato, Fato crudele, per aver imposto un simile dilemma ad un’anima fedele! Vorrei uscire con entrambe! »

La mascella di Ranma si era abbassata, e la sua bocca era asciutta per lo stupore. Sfortunatamente, Kuno scambiò la sua espressione per una di risentito tradimento. Cosa che avrebbe fatto anche se Ranma avesse danzato di gioia estasiata.

« Non temere, mia amata. Non devi essere gelosa di questa dolce e innocente ammiratrice. Il mio grande e nobile cuore ha spazio a sufficienza per tutt’e due ».

Di solito, quello era il pretesto di Ranma per spedire Kuno nella stratosfera. In realtà Ranma era così sbalordito che aveva mancato quel pretesto già diverse volte.

« Tu… tu hai ancora delle foto di Akane… » mormorò. “Nabiki ha detto che l’Incantesimo di Sangue, per convincermi, potrebbe aver creato un’evidenza fisica che s’intoni con il mio ricordo, ma… anche con le foto di Kuno?

Prima che potesse pensarci ulteriormente, le voci dell’incantesimo scelsero quel momento per spezzare le sue difese mentali. Si gonfiarono dolorosamente dai recessi della sua mente. « Agghh… » gemette Ranma e si afferrò la testa, affondando su un ginocchio.

Immediatamente Kuno fece per raccoglierla in un abbraccio. « Ragazza con il codino! Cos’è che ti affligge, mia am--- » Il suo viso incontrò il pugno di Ranma, e lui si accasciò di nuovo a terra.

Ranma strinse gli occhi e cercò di concentrarsi, lieto di essere almeno riuscito a fermare le avance di Kuno per il momento. Sapeva di non potersi concentrare a spingere indietro le voci dell’incantesimo con Kuno che gli si avventava addosso…

Kuno giaceva sul pavimento con lo sguardo al cielo senza nuvole. « Oh, la mia indecisione ha causato un tale dolore alla mia amata dea con il codino! Misteriosa fanciulla, io ti giuro! Fino a quando non ti mostrerai a me faccia a faccia, io non potrò amarti! Davvero la mia bella dai capelli roventi ha visto bene di mostrare la sua devozione… »

Ranma ignorò i discorsi sconnessi di Kuno. Chiamando a raccolta le forze, costrinse le ottuse voci oscure dell’incantesimo ad allontanarsi. Quelle si ritirano riluttanti, artigliando con affanno per rimanere al centro dei suoi pensieri. Ma si ritrassero, con sommo sollievo di Ranma.

Si alzò tremante e gettò un’occhiata a Kuno, che era ancora sdraiato sulla schiena a monologare. Ranma grugnì. « A dopo, Kuno » borbottò, e corse verso la scuola in cerca d’acqua calda, tentando d’ignorare il sibilo nelle orecchie lasciato dalle voci dell’incantesimo.

--------------------

Nabiki si fermò dopo aver girato l’angolo dell’edificio scolastico, quando fu certa che nessuno potesse vederli o sentirli. Si rivolse al giovane. « D’accordo, Shiotani. Cos’hai da riferirmi? »

Il ragazzo di nome Shiotani fece un inchino profondo. « Sta succedendo… qualcosa di strano, Tendo-san. È solo una sciocchezza, probabilmente non è nulla, ma dal momento che hai chiesto di essere informata su ogni cosa insolita… »

« Vai al punto » tagliò corto lei.

« Be’ » il ragazzo tirò fuori un foglio di carta piegato in tre. « La lista d’istruzioni che hai lasciato a ciascuno dei distributori… Ci siamo resi conto che alcune non hanno senso. Nessuno l’ha notato prima, ma adesso… Pensavamo che dovessi saperlo, e ci chiedevamo se vuoi che rilasciamo la registrazione… »

Nabiki aggrottò la fronte, gli occhi socchiusi, mentre prendeva il foglio di carta dalle mani del giovane e lo spiegava. Lo esaminò brevemente.

Di colpo spalancò gli occhi e il sangue le defluì dal viso.

« Tendo san? Va tutto bene? »

Nabiki deglutì e alzò lo sguardo. « Io… »

« Vuoi che rilasciamo la registrazione? »

« No! » Nabiki chiuse gli occhi e ritrovò la calma. « No. Non rilasciatela ancora. Devo pensarci, scoprire come sia potuto succedere. C’è ancora una possibilità che sia solo… Devo esserne sicura ». Riaprì gli occhi e restituì il foglio a Shiotani. « Grazie per avermelo fatto notare ».

Il giovane guardò Nabiki e sollevò esitante un sopracciglio. « Sei… sei sicura che non vuoi rilasciare la registrazione? Avevi detto… »

« Ne sono sicura » replicò brusca. Poi si raddrizzò e recuperò il suo atteggiamento freddo. « Ti richiamerò entro ventiquatt’ore » disse. « Fino ad allora, tieni la registrazione. Potrebbe… fare più danno che bene se dovessi rilasciarla ora ».

Il giovane s’inchinò, ma la sua espressione era confusa. « Molto bene, Tendo-san. Provvederò ad informare gli altri ».

--------------------

Tornato uomo e leggermente bagnato, Ranma entrò in classe senza la minima preoccupazione. La professoressa Hinako s’interruppe nel bel mezzo della propria lezione e gli rivolse uno sguardo disgustosamente cortese mentre, con un brusco movimento della mano, esibiva una moneta da cinque yen perfettamente sistemata tra l’indice e il medio.

« Ranma Saotome, brutto delinquente! » parlò con la sua infantile vocetta stridula. « Non solo hai marinato la scuola per quattro giorni, ma ti presenti in classe con un’ora di ritardo! Devi essere punito! Attacco Happo dei Cinque Yen! »

« Aspetti, aspetti! » urlò Ranma quando lei cominciò a prosciugargli l’energia. Frugò in tasca e ne estrasse le note di suo padre e del dottor Tofu. « Non ho marinato la scuola, ero… malato. Vede? Ho persino un certificato del mio medico ».

Hinako si fermò per esaminare le note. « Mmh » disse infine. « Molto bene. Vai al tuo posto, signor Saotome ».

Ranma emise un sospiro di sollievo e si sedette al suo banco, cercando di ignorare gli sguardi dei compagni. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era lasciarsi privare del suo spirito combattivo. Gli costava uno sforzo quasi enorme tenere a bada le voci dell’incantesimo. Ciò lo preoccupava. Si chiedeva se quelle non stessero diventando più forti, o se non fosse lui che stava diventando più debole.

« Ehi, Ranma ». Il ragazzo col codino si voltò a quel bisbiglio e vide Daisuke, il compagno che sedeva accanto a lui, piegato sul banco. « Eri malato sul serio? Abbiamo saputo che Shampoo ti ha lanciato un qualche strano incantesimo cinese ».

« Già » aggiunse Hiroshi, che sedeva dietro di lui. « Abbiamo sentito dire che ti ha fatto completamente innamorare di lei, e che stavate per fuggire in Cina ».

Ranma li fulminò con lo sguardo. « Non fate gli stupidi » rispose. « Shampoo non mi ha fatto niente. È stato un dragone in Cina. Ed io non sono innamorato di lei » concluse.

« Allora che ti ha fatto l’incantesimo? »

« Sì, abbiamo sentito che eri davvero fuori di testa ».

Ranma li guardò con ferocia. « Diamine, siete dei ficcanaso! È mai possibile che uno non possa avere un po’ di privacy? »

« Andiamo, Saotome. Non puoi lasciarci all’oscuro. Che ti ha fatto? »

« Non sono affari vos-»

Whap!

All’improvviso Ranma si trovò a tossire per la polvere del gesso del cancellino che gli aveva appena colpito un lato della testa.

« Signor Saotome, per aver parlato in classe, starai in piedi in corridoio ». Il viso infantile della professoressa Hinako era contratto in un cipiglio severo.

« Ma… ma io… » balbettò Ranma. Con un senso di vuoto e smarrimento, si rese conto di aver alzato la voce nel tentativo di togliersi gli amici dai piedi.

Ma prima che potesse protestare oltre, la monetina di Hinako lampeggiò tra le sue dita. « Subito, signor Saotome ».

Il giovane sospirò. « Sissignora ».

Maledizione, avrei fatto meglio a restare a casa”.

--------------------

In corridoio, in piedi e con i secchi in mano, Ranma si appoggiò alla parete. Questo, come il suo incontro con Kuno, era familiare. Ma all’epoca, secondo la sua memoria, di solito accadeva per aver litigato con Akane.

Akane…” Gli occhi gli si velarono di frustrazione. Lei era reale o no? Era una creazione dell’Incantesimo di Sangue, o la sua… la sua fidanzata, intrappolata sulla Piana degli Dei, ad attendere che lui mantenesse la promessa di trovarla? Tutte le domande, le paure e i dubbi di quella mattina affiorarono nuovamente in lui. Ripensò a Kuno e alle foto misteriose. Era più facile credere che Kuno avesse dimenticato Akane, che non che l’Incantesimo di Sangue avesse creato delle foto che combaciassero con i ricordi di Ranma…

O era solo un suo pio desiderio…?

Ranma gemette in silenzio. Si trattava di definire cosa fosse più plausibile – che l’incantesimo avesse creato delle evidenze fisiche che collimassero con la sua memoria, o che avesse cancellato Akane dalla mente di tutti quelli che la conoscevano. Entrambe le possibilità sembravano inverosimili, eppure doveva essere l’una o l’altra… No?

Se l’Incantesimo di Sangue non era responsabile di quanto stava accadendo, a lui o a tutti gli altri, cos’altro poteva esserlo?

Era troppo complicato. Troppe domande, e nessuna risposta. Ranma chiuse gli occhi e cercò di liberare la mente. Le voci dell’incantesimo gli solleticarono la coscienza, nel tentativo di farsi strada tra i suoi pensieri. Le ignorò.

Invece pensò ad Akane. Non gli importava se i suoi ricordi erano veri o meno.

Con gli occhi chiusi, riusciva quasi ad immaginarla accanto a sé nel corridoio. Un sorriso gli increspò le labbra quando se la figurò, ardente d’indignazione, che lo minacciava di rovesciargli addosso il secchio d’acqua dopo che lui l’aveva presa in giro su chissà quale frivolezza…

Il sorriso svanì. L’aveva presa in giro tante di quelle volte, aveva parlato senza riflettere, quando avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Tutto perché aveva maledettamente paura di ammettere che… teneva a lei. Che sarebbe morto per lei. Che il pensiero di perderla per sempre lo faceva impazzire di dolore…

Sapeva di averla ferita. Di avere esagerato con gli insulti, o di essersi fatto beffe delle sue abilità di artista marziale o della sua cucina…

Avrebbe mangiato una stanza intera delle sue pietanze se ciò avesse significato poterla rivedere.

Ripensò al breve momento in cui l’aveva vista nella Piana degli Dei. Quanto… quanto era bella, anche mentre piangeva. E come le brillavano i profondi occhi marroni, mentre gli diceva che… lo amava.

Ranma sentì il cuore tremargli nel petto. Nonostante tutto quello che le aveva fatto, tutto il dolore che le aveva causato perché aveva troppo timore a mostrarle ciò che provava davvero, lei lo amava.

E adesso poteva non aver più l’occasione di dirle la verità. Perché lei era bloccata sulla Piana degli Dei, lontana da lui, oppure perché non esisteva affatto.

Ranma guardò il pavimento mentre la vista gli si appannava di lacrime, e strinse forte i pugni intorno ai manici dei secchi. “Non è giusto. Perché queste cose succedono sempre a me? Prima questa stupida maledizione, e ora…

La campanella suonò, e gli studenti del Furinkan si riversarono dalle aule nei corridoi.

« Ehi, guarda, Ranma è tornato ».

« Davvero? Ho sentito che gli hanno lanciato un incantesimo, o qualcosa del genere ».

« Non dirmelo. Di nuovo? Quante volte può essere maledetto uno? »

« Ehi, Ranma, è vero? »

« Che gli prende? Perché fissa il pavimento? »

« Forse è in trance… »

« No, sta fingendo. Vuole solo attirare l’attenzione ».

« Come se non avesse abbastanza… »

« No, non è così. Ho sentito dire che gli è stato fatto un incantesimo per farlo innamorare di una ragazza immaginaria che si è costruito nella sua testa ».

« Accidenti. È roba da malati ».

« Sta’ zitto, idiota. Vuoi che ti senta? »

Ranma mise giù i secchi, senza alzare la testa, il viso nascosto dai capelli scuri. Se tutti avessero visto le lacrime non versate nei suoi occhi, si sarebbero fatti l’idea sbagliata. Ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto affrontare.

Era stato un errore tornare a scuola…

« Oh cavoli, l’hai visto? Ranma è appena saltato fuori dalla finestra ».

« Dal terzo piano ».

« C’era da aspettarselo. Esibizionista… »

« Ah, sei solo invidioso… »

In un lampo, Ranma attraversò di corsa il cortile scolastico e lasciò l’edificio, non sapeva dove stava correndo, e non gli importava.

--------------------

Nabiki si alzò sulle punte dei piedi e perlustrò la folla intorno alla mensa. Nessun segno di lui. Il che era strano in sé, dal momento che Ranma riusciva quasi sempre ad accaparrarsi il cibo che voleva, e di solito dava spettacolo di sé quando lo faceva. Vide uno dei ragazzi che bazzicava e lo prese per il braccio.

« Ehi, Hiroshi ».

Questi si voltò e, quando la vide, sbiancò. Stava pensando senz'altro al denaro che le doveva.

Lei sorrise con aria predatoria. « Non preoccuparti, Hiroshi. Non sono qui per riscuotere il tuo… sostanzioso debito. Sto cercando Ranma. L’hai visto? »

Hiroshi si portò una mano dietro la testa, sollevato. « Be’, ecco, Nabiki, l’ultima volta che l’ho visto è arrivato in ritardo a lezione, e poi Hinako lo ha costretto a reggere i secchi in corridoio per punizione ».

« Non hai sentito? » intervenne Daisuke, comparendo dietro Hiroshi. « Ranma è saltato giù dalla finestra ed è filato via dopo la prima lezione. Quelli che lo hanno visto dicono che si comportava in modo davvero strano ». Guardò Nabiki con aria interrogativa. « Allora, tu lo sai cosa gli è successo? Voglio dire, lui vive con la tua famiglia, quindi devi saperlo, no? » Sapendo come convincere Nabiki a divulgare l’informazione, cercò il portafoglio in tasca.

Te lo dirò per 1.000 yen”. Aveva le parole sulla punta della lingua, ma non le disse. Invece, gli rivolse uno sguardo pacato. « Non puoi permetterti quest’informazione » disse. « Credimi. Il prezzo è davvero troppo alto ».

I due ragazzi la fissarono con stupore quando lei si voltò e andò via.

Perché l’ho fatto? Avrebbero pagato, tutti e due. Muoiono dalla voglia di sapere cosa sta succedendo…

Mise da parte quei pensieri mentre un’ansia non familiare le riempiva il petto. Lasciò l’edificio ed esplorò il cortile affollato della scuola. Non c’era traccia di Ranma, nessun lampo di camicia cinese rossa, nessun guizzo di un codino scuro.

Ranma, dove sei finito? Per favore, cerca di star bene…

Doveva parlargli, assicurarsi che fosse sano… e salvo. Benché non fosse sicura di quanto sarebbe giovato parlargli, esattamente. Lei stessa si sentiva sconnessa e confusa. Non capiva cosa stesse accadendo, e ciò la spaventava.

I suoi pensieri continuavano a ritornare alle istruzioni che aveva dato a ciascuno dei suoi prezzolati “distributori” pochi giorni prima.

Ripensò a come, quando aveva riletto le istruzioni quel giorno, aveva scoperto l’istruzione molto precisa che Ranma doveva ascoltare la registrazione se a lui o a qualcun altro fossero stati misteriosamente alterati i ricordi riguardanti una certa Akane Tendo, la sua sorellina.

E le istruzioni erano scritte nella sua stessa calligrafia…

Una sorella. Una sorella di cui non sapeva nulla, perché non era nient’altro che una creazione dell’Incantesimo di Sangue nella mente di Ranma.

Una sorella che Ranma amava…

Se Akane era reale, allora Ranma era fidanzato con lei

No. Non può essere. È solo un’altra evidenza fisica creata dall’Incantesimo di Sangue” ragionò. “Come la stanza. Tutto qui. Se avessi una sorella minore, la ricorderei, ne sono sicura”.

Ma quella spiegazione, che aveva avuto molto senso prima, adesso sembrava vuota e forzata. Il dubbio era lì, che le pesava sullo stomaco. E Nabiki perlustrò la calca di studenti, in cerca di Ranma, con una nuova comprensione di come potesse sentirsi lui dal momento che, per la prima volta, lei stessa dubitava della validità del mondo che la circondava…

« Nabiki! »

La giovane si voltò per vedere chi la stava chiamando, e vide Ukyo correrle incontro. La ragazza dai capelli castani indossava un lungo maglione color crema che risaltava la sua figura e un paio di collant neri, e in equilibrio su una mano reggeva una scatola quadrata.

« Nabiki » disse quando la raggiunse. « Hai visto Ranchan? Ho sentito che è tornato a scuola oggi, e volevo portargli il pranzo ».

Nabiki guardò la graziosa e allega cuoca di okonomiyaki, e avvertì delle fitte di… irritazione dentro di sé. « Non lo vedo da stamattina » rispose sbrigativa. “E se sapessi dov’è, non te lo direi comunque”.

Ukyo si accigliò. « Andiamo, Nabiki. A quanto pare, tu sai sempre tutto quello che accade da queste parti. Non puoi dirmi che l’hai perso. Okay, quanto vuoi? »

Nabiki si irritò e sentì di stare perdendo la calma. « Non voglio il tuo denaro » dichiarò tesa. « Non so dov’è. Non sono la sua balia, sai ».

Ukyo sbatté le palpebre sorpresa. « Scusa… Pensavo solo… »

« Pensavi male ».

Ukyo fissò Nabiki. Il gelo emanato dai suoi occhi per poco non la congelò fino al midollo. “Accidenti, che le è preso??

« Dov’è Lanma? » Il grido che squarciò l’aria annunciò l’arrivo di Shampoo, mentre la sua bici atterrava vicino ad un’Ukyo spaventata e a Nabiki. In una mano, l’amazzone dai capelli color lavanda teneva per il manico un contenitore per cibi da asporto.

Shampoo scese dalla bici e rivolse un’occhiata torva ad Ukyo e alla sua scatola di okonomiyaki. « Tu, antipatica! Cosa fare con Lanma? Shampoo ha portato lui pranzo ».

Ukyo assunse una posa di combattimento, stringendo gli occhi. « Oh, nient’affatto. Io gli ho già portato degli okonomiyaki ».

« Ragazze ». Il richiamo fu debole, ma pungente, ed effettivamente mise a tacere le due combattenti. Quelle si voltarono a guardare Nabiki, che se ne stava con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sul petto. « Lui non è nemmeno qui, dunque state entrambe perdendo il vostro tempo ». Aprì gli occhi e rivolse a Shampoo un’occhiata malevola. « Specialmente tu » disse. « Hai una bella faccia a tosta a correre dietro a Ranma ».

Shampoo impallidì, sapendo che Nabiki aveva ancora la sua confessione registrata, ma si mantenne salda, poiché sapeva anche del patto che la ragazza aveva fatto con Cologne di non farla ascoltare a Ranma fino a quando non avessero trovato il modo di spezzare l’incantesimo. La bisnonna aveva ancora un giorno e mezzo per far ritorno dalla Cina con una cura. « Quello che Shampoo fa per Lanma non è affare tuo » disse.

« Ti sbagli, Shampoo. Nabiki ha ragione » intervenne Ukyo, fulminando l’amazzone con lo sguardo. « È tutta colpa tua se Ranma sta soffrendo con quest’Incantesimo di Sangue. Anche se sei stata davvero catturata da un dragone – cosa di cui dubito seriamente, devo ammettere – Ranma non sarebbe in questa situazione se tu non ti fossi ostinata ad affermare che era tuo marito ».

Nabiki sollevò un sopracciglio. A quanto pareva, Ukyo non era ingenua come pensava. In fin dei conti, aveva dei buoni motivi per non fidarsi di Shampoo…

L’amazzone digrignò i denti mentre di colpo le spuntavano le lacrime agli occhi, e guardava ora Nabiki ora Ukyo. « A Shampoo non importa cosa pensare voi » disse piano, lottando contro il profondo senso di colpa che le sorgeva dentro. « Lanma crede a Shampoo. Conta solo questo ».

« Ranma crede a Shampoo » la imitò Nabiki, fissandola con espressione di pietra. « Ma per quanto ancora? »

Shampoo sbiancò. Nabiki avrebbe mantenuto la promessa, no? Se non l’avesse fatto, Shampoo avrebbe perso ogni cosa. Ma allora la bisnonna non sarebbe stata costretta a lasciare in pace la famiglia Tendo…

No. Nabiki amava troppo la propria famiglia per infrangere la parola data. « Shampoo non capisce perché a te importare, ragazza scaltra » disse. « Tu non ama Lanma. Tu usa lui. Tu vende foto di lui ragazza per fare soldi a sua insaputa ».

Nabiki non si rese conto di aver chiuso le mani a pugno. “Ho usato Ranma per trarne qualche profitto, e allora?” pensò. “Serve per pagare il cibo che lui e quello scroccone del padre consumano. Ciò non significa che io non…

« Bene, allora » replicò, con una calma nella voce che contraddiceva il bianco delle sue nocche. « Ti interesserà sapere che proprio questa mattina i nostri genitori hanno ufficializzato il fidanzamento tra Ranma e me. Adesso è il mio fidanzato, ed io sono la sua legittima fidanzata, dal momento che l’accordo stipulato tra i nostri padri precede tutti gli altri fatti da Genma. E la tua ridicola legge amazzone non conta neanche, ovviamente ».

Shampoo ed Ukyo la fissarono sbalordite.

« Tu… non fai sul serio » asserì Ukyo. « Tu non intendi davvero sposare Ranma, vero? Cioè, tu non… Tu nemmeno… »

Nabiki rivolse ad Ukyo il suo sguardo glaciale. « Io credo che sia una cosa tra me e Ranma, e non affar tuo ».

L’espressione sbalordita di Shampoo lasciò lentamente il posto all’ira. Pochi giorni prima, quella sfrontata di Nabiki Tendo aveva praticamente distrutto ogni sua possibilità di essere felice con Ranma, e adesso aveva l’ardire di rivendicarlo quale suo fidanzato? Di deridere le antiche leggi delle Amazzoni? I suoi occhi viola scintillarono, e Shampoo si raddrizzò per affrontare la rivale. « Tsk » fece aspramente. « Se ragazza furba crede che Ranma sposa lei, è più stupida di quanto io pensa. Ranma non sposerà mai ragazza così fredda e senza cuore ».

Ukyo spalancò gli occhi e guardava ora Nabiki ora Shampoo, con apprensione. Notò che il loro piccolo incontro stava attirando sguardi da parte di tutta la scuola. Trattenne il fiato, e si domandò se dovesse di intervenire a favore di Nabiki nel caso in cui la situazione si fosse messa male, il che era una possibilità, considerando le aure combattive che improvvisamente le due ragazze sprigionavano. D’altronde, Nabiki non era un’esperta di combattimenti…

Nabiki rimase un attimo in silenzio, sostenendo lo sguardo di Shampoo. La sua espressione non cambiò, ma i suoi occhi lampeggiarono con ferocia. « Io e Ranma non abbiamo ancora deciso se onorare o meno l’accordo dei nostri padri » dichiarò a voce bassa. « Ma posso dirti questo: Ranma non ti sposerà mai, Shampoo. Ha sempre pensato a te solo come ad un’amica. E presto non penserà più nemmeno quello. Quindi farai meglio ad abituarti all’idea ». Shampoo gridò di rabbia, poi si accovacciò ringhiando. « Tendo Nabiki! Ti ucciderò! »

Ukyo s’irrigidì, pronta ad intercettare Shampoo…

« Ricordati del nastro » disse Nabiki duramente, ma senza muovere un muscolo.

Shampoo si bloccò. Rimase tremante in posizione d’attacco, i pugni serrati, lo sguardo carico di frustrazione mentre fissava Nabiki con ostilità.

Poi, senza preavviso, la sua rabbia si dissolse e l’amazzone si lasciò sfuggire un lieve singulto. Si voltò, raccolse la bici da terra e partì a tutta velocità, lasciandosi alle spalle Nabiki, Ukyo e il ramen in una nube di polvere.

Rimasero un istante in silenzio. « Ehm… » fece Ukyo. “Che diamine è successo?!” « Senti, Ukyo » le disse Nabiki. Perspicace come sempre, non le era sfuggito che la ragazza aveva tentato di intercedere a suo favore. Guardò la cuoca di okonomiyaki, con espressione serena. Eppure gli occhi le brillavano di un’emozione non meglio identificata.

Ukyo batté le palpebre sorpresa quando capì che Nabiki era sull’orlo delle lacrime.

« Ranma sposerà chiunque vorrà scegliere » affermò Nabiki. « Non ho intenzione di obbligarlo ad onorare l’accordo che i nostri stupidi genitori hanno preso quasi diciassette anni fa. Inoltre, non sono mai stata il tipo cui piace rispettare tradizioni arcaiche come i matrimoni combinati. Perciò, se Ranma deciderà di sposare te, a me starà bene. Gli darò il mio sostegno ».

L’espressione neutrale di Nabiki mutò, e gli angoli della bocca le si sollevarono in un piccolo, auto-denigrante sorriso che s’intonava con l’umidità nei suoi occhi. « Ma, se per qualche strana ragione che faticherei a comprendere, decidesse di rispettare l’accordo dei nostri padri, non penso che mi lamenterò più di tanto. Spero che tu non me ne vorrai ».

Ukyo la guardò ad occhi sgranati per l’incredulità. Poi si ritrovò a ricambiare il sorriso, trattenendo anch’ella le lacrime, mentre la sua espressione si ingentiliva di comprensione. « Avrei dovuto immaginarlo » disse. « Ha conquistato anche te, non è vero? »

Con suo immenso stupore, Nabiki arrossì e abbassò lo sguardo. Ukyo emise una risatina un po’ triste. « Il mio Ranchan » sospirò. « Una calamita umana per fidanzate. E adesso ne ha pure una immaginaria, grazie a quell’orribile Incantesimo di Sangue ».

« Già » fece Nabiki, rifiutandosi di pensare a… quell’altra possibilità. Almeno per il momento. Sollevò la testa. « È questo ciò di cui dovremmo preoccuparci per ora. Ranma non sarà in grado di fare alcunché se quell’Incantesimo di Sangue non viene spezzato. L’ultima volta che l’ho visto, stamattina, sembrava stesse bene, ma mi hanno detto che è scappato dopo la prima lezione ».

L’espressione di Ukyo si fece improvvisamente preoccupata. « Bene, allora andiamo a cercarlo, ti va? » E fece un gesto in direzione del quartiere.

Nabiki annuì. « D’accordo ». Si diressero insieme verso il cortile della scuola. « Spero che... » S’interruppe esitante.

« Già » fece Ukyo. « Anch’io ». Nabiki la guardò, domandandosi se Ukyo sapeva veramente cosa lei stesse per dire.

Sorrise appena quando si rese conto che non aveva importanza.

--------------------

Ranma sedeva sotto il ponte sulla sponda del canale, a fissare senza vederle le chiatte che passavano galleggiando, incurante del gentile sciabordio dell’acqua contro la riva.

Era così difficile pensare. Niente aveva più un senso. Sentì la propria mente chiudersi gradualmente per difendersi contro le voci dell’incantesimo e i paradossi della realtà che lo stavano assaltando. Non sapeva nemmeno da quanto tempo era seduto lì, immobile, a fissare il nulla, a ritirarsi sempre più in se stesso, dove era al sicuro.

Da molto, probabilmente. Si sentiva le gambe un po’ indolenzite.

« Ranma Saotome? »

Ranma sbatté le palpebre e lentamente si voltò verso il giovane che gli si era appena avvicinato. Una parte della sua mente lo aveva vagamente riconosciuto come l’uomo con cui Nabiki si era eclissata quella mattina. Sbatté di nuovo gli occhi, per metterlo a fuoco, ma fu inutile.

Il giovane gli si inginocchiò accanto. « Ecco » disse, porgendogli un pacchetto. « Ho ricevuto istruzioni di darlo a te. Se Tendo-san dovesse replicare, dille che stavo semplicemente seguendo alla lettera le sue istruzioni originarie, tra le quali è inclusa quella di ignorare ogni istruzione da lei impartita dopo e che sembri sospettosa, o che contraddica la disposizione iniziale ».

Ranma fissò con sguardo vacuo il pacco che aveva in grembo.

« Ehi, stai bene? »

« Sto bene » rispose meccanicamente. Senza vita.

L’uomo aggrottò la fronte. « Non vuoi aprirlo? » Quando Ranma non si mosse, il giovane sospirò. « Okay, non importa. Sono stato incaricato di assicurarmi che tu lo ascoltassi, quindi dallo a me ». Prese il pacchetto dalle mani flaccide di Ranma e lo aprì, rivelando un piccolo registratore con cuffie. Mise le cuffie alle orecchie del ragazzo col codino e premette il tasto “play”.

« Fatto » disse. « Il mio lavoro è finito. Ci vediamo, ragazzino ». L’uomo se ne andò, sapendo per esperienza che, meno sapeva del contenuto di quella registrazione, meglio era.

Ranma rimase seduto, all’inizio la mente assediata registrò a mala pena le parole che gli risuonavano alle orecchie.

Per fortuna era un nastro lungo, e Nabiki aveva fatto sì che fosse interamente riempito con la parte essenziale della conversazione, ripetuta più e più volte…

Poco a poco, gli occhi di Ranma cominciarono a schiarirsi…

--------------------

La Signora delle Nevi stava al confine del proprio reame. Alle sue spalle si apriva una distesa di bianco cristallino; sopra la sua testa un cielo notturno inesorabilmente freddo e limpido. Le stelle scintillanti la fissavano senza pietà.

Due settimane, e Akane non aveva ancora fatto ritorno. Yuki-onna sollevò le esili mani bianche e le premette contro la frizzante energia della sua barriera. Al di là di questa, giacevano le foschie degli Dei che separavano i differenti reami l’uno dall’altro. Era in quelle stesse foschie che Akane si era avventurata due settimane prima, senza guardare indietro alla sua precedente amica e protettrice.

Tutto per colpa di quel ragazzo…

Le foschie di fronte a lei presero a muoversi.

Ah” pensò. “Finalmente è arrivato”.

Le foschie vorticarono e si diradarono. Dalle tenebre emersero un paio di stretti occhi gialli con le pupille verticali, e la vibrazione di un’energia oscura. A passi felpati, Shadowcat si avvicinò al limite della barriera davanti alla Signora delle Nevi.

« « Eccomi, Signora delle Nevi » ». Comunicava con lei mentalmente. « « Sono curioso di sapere perché proprio tu, che a lungo hai disprezzato la mia specie, mi hai fatto giungere un così cortese invito » ».

La Signora delle Nevi sorrise al demone, un lampo negli occhi blu-ghiaccio. « Ho una proposta da farti » rispose in un sussurro.


FINE PARTE UNDICI




Note della traduttrice
Cari lettori, mi auguro che abbiate gradito questo regalo anticipato di Natale! Immagino non ci speravate più! Non vi tedierò con i motivi che mi hanno spinto a tanto ritardo nell’aggiornare. Dico solo che, per farmi perdonare, m’impegnerò perché le cose cambino: non vi garantisco la costanza degli aggiornamenti, ma state certi che stavolta ho ripreso in mano la traduzione con determinazione, non voglio mollarla a nessun costo, e farò l’impossibile per postare i rimanenti capitoli.

Per chi ancora non lo sapesse, il 20 giugno 2009 è accaduto il tanto agognato miracolo: Krista ha finalmente concluso Hearts of ice! Vi lascio un link in cui potrete aver conferma di quanto ho detto: questa pagina del topic di Hearts of Ice su N di Nibunnoichi, dove troverete maggiori info (più o meno a metà pagina).

Tornando al capitolo, spero vi sia piaciuto. È stata una traduzione relativamente semplice, ma spero comunque di non aver fatto errori. In particolare, mi sono divertita un mondo a tradurre i monologhi di Kuno!

La situazione sta lentamente prendendo pieghe inaspettate. Akane s’è resa conto degli inganni della Signora delle Nevi, e ha lasciato il suo regno, ma riuscirà a cavarsela, da sola, nella sconfinata Piana degli Dei? E Ranma crede di star diventando matto, poverino, mentre Cologne ha in mente di trasformarlo in una specie di bambolotto senza desideri né volontà. E lo scagnozzo di Nabiki ha rilasciato la registrazione…! Chissà come andrà a finire?
Lasciatemi le vostre impressioni al riguardo.

Auguro a tutti i miei lettori e amici un sereno Natale e felicissimo Anno Nuovo!

A presto, spero!

Marichan
   
 
Leggi le 19 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Mary vs Kiara