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Autore: pachelbel90    24/12/2010    3 recensioni
Fanfic natalizia tutta dedicata a Roberta!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre odiato il Natale.
Non so per quale motivo, ma così, improvvisamente, da un anno all’altro, ho iniziato a non sopportare più tutto questo. Non sopporto la città piena di luci, non sopporto la gente che gira per strada con un sorriso ebete stampato in faccia, non sopporto i sorrisi forzati e gli auguri fatti perché è così che va fatto.

Un tempo invece amavo tutto del Natale, ogni singola cosa, dal fare l’albero alle calze appese sul camino, dalla cena della Vigilia al pranzo di Natale, dalle carole ai film.

Forse mi è capitato perché sono cresciuto. Diventando grande ti rendi conto di quanto tutto questo spirito natalizio sia in realtà falso, che la gente usi questa festa come incentivo al consumismo.
Per di più non sono religioso, non credo che il giorno di Natale si debba festeggiare la nascita del bambin Gesù.

Ho potuto constatare inoltre che il Natale rende tutti più stressati; corri di là, prepara di qua, compra gli ultimi regali dall’altra parte. È una cosa che non sopporto, lo stress. Né il fatto che si debbano fare gli auguri a qualcuno che non si conosce e di cui non importa nulla.

Ma forse provo tutto questo perché sono geloso… sono geloso marcio.
Sono geloso, invidioso delle altre persone. Invidio la gente che può trascorrere il Natale con la persona che ama, che può mostrarsi felice col proprio compagno affianco.

Vorrei che Robert fosse qui.
Vorrei che fosse qui con me.
E invece lui è a Malibu con la sua famiglia, giustamente.

È vero, anche io ho una famiglia con cui stare ma non sono proprio in vena di stare con loro. Se già odio il Natale, gli ultimi due anni sono stati i peggiori Natali di sempre, a causa di Robert… del fatto che non fosse qui con me.

Non chiedo tanto, no? Mi accontenterei di una sua telefonata ora, mi accontenterei di sentire la sua voce, anche se a chilometri di distanza.
La verità è che voglio che lui mi auguri Buon Natale, che mi abbracci e stringa tra le braccia, trasmettendomi il suo calore.
Perché per me Natale significa calore, significa avere vicino la persona che ami, molto più di altre serate.

Mi sdraio sul divano e chiudo gli occhi, cercando di non far caso alle voci che vengono dalla strada, ai bambini che cantano stupide canzoni natalizie. Voglio dormire. Voglio passare questi due giorni dormendo, senza rendermi conto di nulla.

Scivolo nel sonno, sognando il mio Natale perfetto: io e Robert, seduti sul divano, sotto una coperta che ci litighiamo, ridendo guardando un vecchio film a cui in realtà non prestiamo poi così tanta attenzione, troppo presi da noi stessi per soffermarcisi più del dovuto.

*

Driiin
Driiin

Mi tiro a sedere, stropicciandomi gli occhi.
Chi è che chiama? Spero tanto non sia qualcuno che voglia augurarmi Buon Natale perché giuro che gli sbatto il telefono in faccia!
Mi alzo dal divano e vado a rispondere.

“Pronto?” dico, con tono sospettoso.
“Ciao…”

Boccheggio, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Non ci credo, è la sua voce, è la sua voce!

“Hei…” sospiro, lasciando che una lacrima solitaria mi scivoli lungo la guancia.
Ma mi vedo? Sono un bambino che piange per niente.

“Esca da casa Watson, c’è una sorpresa che l’aspetta.”
Cosa?
Oddio e se c’è lui?
No, non è possibile, non può aver abbandonato la sua famiglia per venire da me!

“Robert, aspetta cosa…”
Non faccio in tempo a finire di parlare che mi attacca il telefono in faccia.

Corro alla porta e la spalanco, sperando che ci sia lui ad attendermi, fuori dalla porta, col suo sorriso e i suoi grandi occhi scuri, il suo profumo inebriante e i suoi capelli spettinati, le sue battute pungenti e le sue premurose attenzioni.
Ma fuori non c’è nessuno. O meglio, non c’è lui.
Robert non c’è.

Mi si dipinge in volto un’espressione delusa, ma poi trovo un pacchetto per terra; lo raccolgo.
È un biglietto. Dentro, scritto con una calligrafia che conosco bene, c’è scritto.

Prendi il cappotto, il cellulare e cammina fino in fondo alla strada.

Rientro in casa, afferro il cappotto, il cellulare e le chiavi ed esco; corro verso la fine della strada e mi fermo di botto, sorpreso.
C’è una carrozza che mi aspetta.
Il vetturino mi guarda dall’alto e mi sorride.
“Immagino che lei sia il signor Law. Prego, salga.”

Salgo, sempre più stupito, non riuscendo a capire quale sia il gioco di Rob. Sul sedile trovo un altro biglietto; lo apro alla velocità della luce.

Il vetturino ti porterà a Trafalgar Square. Nascosto tra le fauci del secondo leone troverai un altro biglietto.

Trafalgar Square… il secondo leone. Ricordo cosa è successo in quel preciso punto. È stato prima che scoprissimo di essere innamorati, anche se io lo ero, anche piuttosto palesemente.
In quel punto preciso gli avevo detto che tenevo tanto a lui.
Ovviamente aveva frainteso, o aveva fatto finta.

Arriviamo in Trafalgar Square, e mi precipito al secondo leone, trovando il biglietto. Apro anche questo, col sorriso sulle labbra: dentro, oltre a un biglietto scritto anch’esso di sua mano, c’è una foto. Una nostra foto.
Stiamo chiacchierando tranquillamente, seduti su un divano, vestiti da Holmes e Watson. Non so quando sia stata scattata questa fotografia, non l’avevo mai vista prima; ma abbiamo gli occhi che brillano, entrambi.
Resto imbambolato a fissare la foto, poi, con un po’ di fatica, porto lo sguardo sul biglietto.

So che odi il Natale, Jude. Ma non devi…
Ora vai a Baker Street. C’è bisogno che ti dica il numero?

Ridacchio divertito, raggiungo il vetturino e salgo, dicendogli: “221B di Baker Street, grazie.”
“Il museo, signore?”
“Sì, il museo.”

Arriviamo lì in circa venti minuti, e riesco a vederlo anche da lontano. Un biglietto in carta argentata, che brilla al buio, un po’ più grande degli altri.

Salto di nuovo giù dalla carrozza e scarto il pacco. Tra le mani mi ritrovo un maglione verde… il suo maglione verde, quello dell’ intervista*.
Lo stringo addosso a me, inspirando l’odore, l’odore di Robert, che da esso proviene. Mi è sempre piaciuto questo maglione.
Apro anche il biglietto che era posato sul pacco.

Questo maglione ti è sempre piaciuto… te lo regalo, anche se credo ti starà un po’ grande…
Prima dicevo che non devi odiare il Natale… non sai mai cosa Babbo Natale potrà portarti per regalo!
Ora, l’ultima tappa: il London Eye.

Il London Eye?!
Ma è chiuso la vigilia di Natale!

Non capisco proprio cosa abbia in mente.
Salgo e do l’indirizzo al vetturino, perso nei miei pensieri.
Una parte di me, una parte che sto cercando di reprimere, spera che lui sia sotto il London Eye ad attendermi; ma sto cercando di reprimere questa idea, perché so che non ci sarà. L’idea che Robert abbia potuto andar via da Malibu, da Susan, da Indio solo per passare la Vigilia con me non ha senso. Mi piacerebbe tantissimo, davvero, ma… non credo che l’abbia fatto.

Durante il percorso sono quasi tentato dal dire al vetturino di tornare indietro, di riportarmi a casa. Ma sono curioso di sapere cosa mi attende ora.

Siamo sotto al London Eye adesso.
Scendo, seguito, questa volta, dal vetturino.
Mi si avvicina con passo felpato, tirando fuori dalla tasca un pezzo di stoffa nera.
“Hei, cosa ha intenzione di fare?”
Ma con uno scatto, riesce a bendarmi gli occhi.
“Mi scusi signore, ma ho avuto indicazioni ben precise di bendarla. Mi dia la mano ora, e si lasci guidare.”
Gli tendo la mano, titubante.
Cominciamo a camminare, sempre più avanti, fino a che mi fa salire un gradino abbastanza alto. Molla la presa, mi lascia andare, e io barcollo, senza equilibrio.

Sento una mano sfiorarmi da dietro, accarezzarmi i capelli, sfilandomi la benda.
Ciò che si presenta davanti ai miei occhi, me li fa spalancare dalla sorpresa. Sono in una cabina, e davanti a me c’è un tavolo coperto da una tovaglia bianca, una candela accesa al centro tavola e una bottiglia di champagne; un vassoio di quelli con le ruote, grandi, che usano i camerieri. Sopra ci sono dei piatti, coperti però da coperchi. Degli addobbi natalizi coprono infine la ringhiera.
È uno spettacolo meraviglioso.

Ma mai quanto quello che mi invade ora il campo visivo.
Robert.

Senza pensarci due volte mi butto tra le sue braccia, un po’ perché sono felice di vederlo, un po’ perché non voglio che mi veda piangere. Stringo ancora il suo maglione tra le braccia.
Lui mi stringe a sé, cominciando ad accarezzarmi i capelli e a darmi piccoli baci lungo la tempia. Nascondo il viso nell’incavo del suo collo, nel posto che sembra quasi appartenermi, che considero totalmente mio.
Inspiro il suo odore, lo stesso che sento sul maglione, lo stesso che vorrei sempre sulla mia pelle.

Comincio a singhiozzare, vergognandomi come un bambino.
Vorrei chiedergli cosa diamine ci fa qui, perché ha deciso di regalarmi tutto questo, ma resto in silenzio; ci sarà tempo dopo, più tardi. Ora voglio solo concentrarmi sulle sue parole.

“Buon Natale Jude.” Mi sussurra nell’orecchio. Sembra che anche lui sia commosso.
Mi scosto da lui per guardarlo in volto e vedo che ha gli occhi lucidi.
Gli sorrido, predendo il suo volto tra le mani, e lo bacio.

“Buon Natale Robert.”

 

 

NOTE:
Questa one shot è dedicata al mio Holmes personale, a Roberta… sappi che ho aggiunto l’ultima parte della foto appena adesso, quando mi ha scritto!! =) Ti voglio bene cara! Non ti abbattere… =)

   
 
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