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Autore: Shinalia    25/12/2010    7 recensioni
Estratto capitolo:
Non appena la notizia le fu comunicata, Isabella scoppiò in un pianto convulso, attanagliata dal terrore di ciò che il suo bambino stava subendo e temendo di esserne stata lei stessa la causa, per una sua disattenzione. «Qualunque cosa accada pensate al bambino!» sussurrò debolmente al dottor Cullen prima di abbandonarsi all’effetto dell’anestesia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buon nataleeeeee! Spero che abbiate trascorso una bellissima vigilia e che il vacchio pancione dall'abito rosso vi abbia portato tante belle cose! ahahah Io speravo di trovare David Gandy sotto l'albero, ma purtroppo non ho avuto fortunaa! ahahahaahha Bhe questo capitolo scritto ieri pomeriggio e ieri sera, visto che non avevo granchè da fare ve lo posto oggi con l'obiettivo di farvi gli auguri in questo giorno speciale e come mio piccolo regalino per voi che sempre mi seguite e mi spronate a continuare a scrivere nonostante i dubbi! *O* detto questo vi lascio alla lettura. Ancora tanti auguri ♥

Capitolo 4
 
«Non avresti dovuto.» la rimproverò tremando per la furia. Bella, la sua Bella, in compagnia di quel vampiro. Da soli, mentre il loro bambino era nelle mani di un branco di vampiri.
Non riusciva a comprendere cosa fosse accaduto, cosa la trasformazione avesse portato con sé distruggendo tutto ciò che era la sua Isabella. Lei era responsabile, per lei la vita di Daniel era al primo posto, la sua salute e i suoi bisogno erano la priorità.
E lui, Jacob, lui era l’amore della sua vita.
Quante promesse si erano scambiati su quella spiaggia su cui ormai si rifugiava da solo, quando la malinconia lo assaliva, quante parole dolci, baci e tenerezze che ormai gli apparivano come un lontano ricordo. Qualcosa di evanescente che poteva rammentare ma a cui ormai era consapevole di non poter più aspirare.
Bella era viva, ma non era più la sua Bella.
Ciò che ne era emerso era una persona nuova che non serbava per lui nulla di quel calore che un tempo trasmettevano i suoi occhi, quando quello sguardo color cioccolato, ormai perduto, si posava su di lui.
Nulla.
«Jacob, smettila di comportarti come uno sciocco. – lo ammonì lei, passandosi stancamente le mani sul volto. Quelle liti continue erano estenuanti ed era stanca di dovergli spiegare quanto in realtà quella natura di vampira non fosse qualcosa da aborrire. Almeno non per i Cullen.  - Loro sono buoni e adorano Daniel.» gli rammentò per l’ennesima volta, fissandolo in volto, quel volto un tempo tanto amato che in quell’istante rifletteva solo astio e paura.
Paura di lei.
Paura di ciò che accadeva.
Paura di perdere tutto.
Delle paure che lei condivideva, che l’avevano afflitta… ma che ogni giorno si impegnava di superare.
Malgrado tutto non osava lamentarsi, la sua vita aveva ricevuto forti scossoni che avevano destabilizzato i suoi equilibri, forse per sempre. Ma versare inutili lacrime non le avrebbe permesso di tornare indietro anche perché, se anche avesse saputo ciò che sarebbe accaduto, non avrebbe mai rinunciato a Daniel.
Il suo bambino.
Quindi non le restava che guardare avanti, richiudendo il passato in una scatola da conservare in un angolo del suo cuore, dalla quale talvolta cogliere qualche frammento di emozione perduta, qualche ricordo andato. Nulla di più.
«Voglio che lui venga a vivere con me alla riserva.»
Il fiato le si mozzò in gola, udendo quella parole, mentre il loro significato si faceva largo con forza nella sua mente.  «È mio figlio.» obiettò scossa, scrutandolo incredula, troppo sorpresa per riuscire a ribattere come avrebbe meritato.
Non poteva credere fosse serio, non voleva credergli.
«È anche mio figlio, e ora come ora condivide una natura più simile alla mia che alla tua.»
No!
«Stai delirando! – esclamò in un ringhio sommesso. – Non sai quello che dici, tornatene a La Push, calmati e poi ne riparleremo.»
«Lo porterò via con me, ora.» sibilò, sottolineando con la voce quell’ultima parola, come un ordine.
Come se potesse dare ordini a lei.
Lì non erano nel suo branco, quello non era il suo territorio e lei non era uno dei suoi sottoposti.
Il suo sguardo si indurì, mentre i suoi occhi si scurivano pericolosamente. La collera la stava assalendo con la velocità di un lampo, colmandola, saturandola. Non lo avrebbe permesso. «Vai via, Jake.» ringhiò, snudando le zanne, al limite della sopportazione.
Non avrebbe retto a lungo, non percependo la sua presenza come una minaccia. Avvertiva la sua nuova natura scalciare dentro di lei, pronta ad emergere, a reclamare ciò che era suo, ciò che intendeva difendere. Stava accettando che quella parte, che tanto l’aveva spaventata e che tanto aveva combattuto, emergesse per allontanare Jacob. Per suo figlio.
«Ha il sangue di licantropo, appartiene al branco.»
Mio. «Ed io sono quella che sono ora, quella che tu definisci un mostro, perché ho dato alla luce quel bambino e perché tu non ti ritenevi in grado di crescerlo da solo. Perché sei un dannato egoista, non hai pensato minimamente a ciò che io potessi desiderare. Noi hai ipotizzato che forse perdere la mia anima e tutto ciò che conoscevo, la mia famiglia, il branco che era la mia casa… non hai pensato a nulla. Solo a ciò che desideravi tu.»
Sibilò ogni parola con furia, stringendo i pugni per impedirsi di attaccare. Ci vedeva rosso, letteralmente rosso.
Quelle affermazioni non erano totalmente vere, o almeno lo erano in parte. Si era risvegliata vampira senza che potesse volerlo, si era vista additare come nemico da molti di coloro che riteneva amici. Il suo mondo ne era uscito distrutto.
Ma aveva Daniel.
Lui era la sua forza, la sua ragione per combattere nonostante le avversità, perché lui aveva bisogno di lei. Un giorno si sarebbe trasformato in un licantropo, a questo aveva pensato, un giorno forse l’avrebbe odiata… ma per il momento lui aveva bisogno di lei. E Bella ci sarebbe sempre stata.
«Io l’ho fatto perché ti amo, perché credevo che saremmo riusciti ad andare avanti… ma non è così.»
L’ennesimo ringhio le salì dal petto.
Fu allora che comprese.
« È per questo vero? – mormorò con la voce colma di disgusto. – tutto questo non è altro che un modo per vendicarti, perché non ti amo, non più.»
«Non dire idiozie.» sbottò caustico, voltando lo sguardo abbastanza per non scontrarsi con i suoi occhi accusatori.
Una bugia.
Lui aveva compreso, era ormai consapevole che quell’amore di un tempo era svanito, si era eclissato, lasciando dietro di sé solo briciole… nulla più che misere briciole.
Una risata sarcastica traboccò dalle labbra di Bella mentre scuoteva il capo. Tutto era sin troppo chiaro. «Ma certo, vuoi prenderti Daniel per una tua vendetta personale, senza considerare che sei stato tu a farmi questo.»
«Sei viva.»
«I tuoi amici del branco non mi definiscono tale e neanche tu consideri vivi coloro che condividono questa mia stessa natura.» obiettò, con un sorriso di scherno dipinto in volto.
Quante volte aveva udito quelle parole, durante la sua infanzia, la sua adolescenza e… dopo, in seguito alla sua trasformazione. Lei era cresciuta con loro, lei era consapevole dell’astio che intercorreva tra licantropi e vampiri, del disgusto con la quale si riferivano ai succhiasangue. Bella sapeva.
«Tu non lo hai scelto… non sei stata tu a scegliere di diventare così, non ave…»
«Già. Sei stato tu a scegliere per me.»
Il silenzio pesante che calò tra di loro parve quasi saturare l’aria, mentre la tensione cresceva.
Jacob sapeva. I sensi di colpa non gli davano pace, ma non poteva permettersi di lasciarlo con loro. Si disse che l’unico motivo a spingerlo ad agire in quel modo era il bene del suo bambino, la consapevolezza che per un licantropo era assurdo crescere con dei vampiri, che questo avrebbe pregiudicato senza dubbio un suo possibile rientro nel branco, tra quelli della sua specie.
O almeno questo è ciò di cui tentava di auto convincersi, perché si sa… l’egoismo è spesso un effetto collaterale dell’amore, alimentato dalla paura, dai timori, dalla sofferenza.
E lui stava soffrendo.
Un ringhio si levò dal petto del licantropo ormai fremente di rabbia. Perché la rabbia era il suo ultimo appiglio.
«Non importa, ho sbagliato e ne sono consapevole, ma Daniel non pagherà per un mio errore.»
«Vai via…»
«Bella smet…»
Una figura si frappose tra di loro, ponendosi in difesa di Isabella ormai completamente sconvolta. Quella lite non avrebbe mai avuto fine, nessuno dei due intendeva cedere.
«Siete entrambi scossi e in questo modo finirete solo per spaventare il bambino.»
Edward fissò da lontano suo padre cercare di mitigare i dissapori, sebbene nella sua mente potesse leggere l’indignazione per quella presa di posizione oltremodo assurda. Eppure non si abbandonò alle emozioni, controllato come sempre, riuscendo con risolutezza a deviare l’attenzione del licantropo su di lui.
«Jacob, sei l’alfa, devi considerare il bene del tuo branco. -  cercò di rammentargli risoluto. – Oltretutto mi duole ricordarti che questo è il nostro territorio e che il salvacondotto è stato concesso fino a quando non fossero sorti problemi.»
Il licantropo sibilò tra i denti un’imprecazione, prima di annuire solenne. «Perfetto. Il banco porterà il bambino a La Push, è uno di noi e saremo noi a crescerlo come deve. Questo non potrai cambiarlo, lui è un licantropo. Non è come te…»
Pronunciò quelle poche parole fissando il suo sguardo su Bella, prima di correre via, inoltrandosi nella foresta.
Non si arrendeva ed il branco lo avrebbe appoggiato.
Isabella si lasciò cadere in terra, preda della disperazione, con il volto tra le mani e le lacrime, che avrebbe desiderato versare, a bagnarle il volto. Come poteva essere accaduto? Perché Jacob non la reputava in grado di prendersi cura del loro bambino quando era lei che gli era stata accanto sin dall’inizio. A causa della sua scelta che in realtà non aveva mai biasimato aveva avuto la possibilità di crescere il suo piccolo, ma se gli fosse stato strappato cosa le sarebbe rimasto? A cosa sarebbe valsa quell’eterna esistenza nel vuoto che avrebbe lasciato il suo Daniel?
Il nulla.
Come poteva permetterlo?
Alice si chinò accanto a lei, lasciandole scorrere lentamente la mano sulla schiena, tentando di confortarla. Jasper percepiva il suo dolore, straziante, dilaniarle il corpo e la mente e tentò in vano di tranquillizzarla tramite il suo potere.
La sofferenza era troppo forte per poterla realmente mitigare.
«Non può portarmelo via, io sono sua madre.» mormorò alzando lo sguardo afflitto su Carlisle, in cerca di un aiuto, di un consiglio. Lui era un vampiro saggio, la sua razionalità era la sua unica speranza. O almeno era ciò che credeva.
«I licantropi sono estremamente territoriali e molto legati alla loro prole. Credo che averlo visto con noi, a causa della forte diffidenza che nutriamo rispettivamente per natura, lo abbia scosso.»
«Anche noi vampiri siamo territoriali. – sbottò Rose, stringendo tra le mani il piccolo. – E poi se non erro lui ha voluto trasformarla, per non farla morire. È stato egoista!» sentenziò rammentando le parole di Bella.
Tutti loro avevano udito la conversazione, nonostante non tutti avessero intenzione di origliare. La forza di quelle accuse ed il risentimento li aveva sbalorditi, ma in fin dei conti avevano compreso le parole di quella ragazza che nell’ultimo periodo aveva visto la sua vita stravolgersi.
Appariva tanto calma, tanto posata. Il suo carattere dolce e condiscendente era stata una sorpresa, considerando la sua natura di neonata, per non parlare della capacità di passare del tempo accanto ad un licantropo.
L’avevano ammirata, ma tutti loro si erano soffermati semplicemente all’esteriorità, a quello che lei desiderava mostrare. Nessuno si era domandato se lei avesse accettato realmente ed in pieno quella natura, se avesse condiviso la decisione del marito, senza rimorsi.
Al suo risveglio era ovviamente parsa spaventata, ma una volta appreso che il suo bambino era vivo e che, se fosse stata cauta, presto avrebbe potuto rivederlo… si era placata.
Come poteva quel licantropo pensare di sottrarle la sua ragione di vita, senza battere ciglio, a causa di un suo sciocco impulso? Era questa la domanda che Edward leggeva nella mente dei suoi cari, che fissavano sofferenti la straziante scena dinanzi ai loro occhi.
«Aiutiamola a rientrare.» propose Esme, con lo sguardo velato dalla preoccupazione, accostandosi a lei.
Alice annuì immediatamente, cercando di farla alzare con delicatezza, sorreggendola.
Fragile.
Ad Edward parve immensamente fragile.
La osservò camminare a passo incerto verso la casa, mentre i singulti scuotevano il suo corpo ed i suoi occhi seguivano Rosalie con il suo bambino tra le braccia.
Avvertì l’ira sommergerlo, esaminando quella povera ragazza che si spezzava sotto il peso della consapevolezza che potevano portarle via la sua vita e che se si fosse opposta avrebbe potuto perdere ogni speranza anche per il futuro.
Edward non comprendeva, non accettava un tale egoismo… una moltitudine di gesti assurdi rendeva quel licantropo ai suoi occhi come l’essere più abietto che avesse mai conosciuto. Le avrebbe strappato tutto, conscio delle conseguenze, ma troppo preso da sé stesso per potervi dare attenzione.
Lui era entrato nella sua mente, aveva visto quel cumulo di sofferenza che sommergeva i suoi pensieri, la sua razionalità, ma aveva anche notato quanto forte fosse il bisogno di rivalsa che covava.
Si era sentito mortificato quando aveva visto Bella fare il suo ingresso insieme a lui, mentre Daniel giaceva tra le braccia di una vampira sconosciuta.
Gli era parsa una famiglia.
Una grande famiglia dove lui non aveva un ruolo perché era certo che Bella lo stesse volutamente escludendo.
Non poteva accettarlo, questa era la realtà.
Una parte di lui forse sperava di convincerla ad amarlo nuovamente, con quel gesto estremo, a riavvicinarla a lui per stare con il piccolo.
Forse… forse… tanti forse che stavano distruggendo la vita di Isabella.
Studiò il suo viso contratto in una smorfia di dolore, mentre faceva dondolare Daniel sulle sue ginocchia, mentre il piccolo scuoteva energicamente un pupazzetto di gomma.
«Sarà stata la rabbia del momento, sono certo che non intendeva realmente ciò che ha detto. – tentò di rassicurarla Carslie, poggiando una mano sulla sua spalla, per confortarla. – E se anche fosse troveremo un modo di risolvere, non ti lasceremo sola.»
Lei scosse il capo con vigore, stringendo con veemenza il bambino tra le sue braccia. «Non posso permetterlo, il branco non aspetta altro.»
Il suo non fu che un flebile sussurro, appena percepibile. Era terrorizzata.
«Non sarà necessario giungere alla lotta. – la corresse ragionevole. – Gli anziani del branco non suggeriranno mai uno scontro, considerando che molti tra loro sono licantropi trasformati da poco. Sono forti, ma anche molto inesperti, non potrebbero molto contro vampiri centenari.»
«La mia forza è al tuo servizio madamigella!» confermò Emmett con un sorriso sornione, cercando di smorzare la tensione, eppure nella sua mente stranamente non vi era alcun accenno di sorriso o di allegria.
Era furioso, maledettamente furioso, per ciò a cui stava assistendo.
Ma quelle frasi di conforto non furono in alcun modo accolte, non da Bella che ben conosceva il branco, la loro furia e le loro capacità. Non avrebbe mai posto volontariamente in pericolo i Cullen, non avrebbe mai permesso all’eventualità di allontanarsi da Daniel di realizzarsi.
No… non poteva.
«Scapperò via, con lui.»


   
 
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