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Autore: Beth21    25/12/2010    2 recensioni
Una storia che prende spunto dal film "Scontro tra Titani".
"Talia, mai nessun dio ha avuto l’onore di avere una ragazza consacrata con le tue doti. Per me averti come mia unica Sacerdotessa è un onore perché mai nessuna fanciulla è stata così fedele ad un dio come tu lo sei stata con me.
Mi sei stata fedele nei momenti in cui eri piccola e il tempio ti spaventava e mi sei stata fedele ora che la mia distrazione mi ha fatto perdere di vista l’unico essere umano che merita la vita su questa terra"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questa storia, come già detto, è nata dopo la visione del film "Scontro tra Titani" e l'idea della Sacerdotessa di Ade mi è venuta principalmente perchè quando ti parlano della mitologia greca si dice che ogni dio aveva il proprio tempio con il proprio sacerdote e magari facevano anche una lista, lista che non includeva mai Ade. Quindi mi sono chiesta: e il/la sacerdote/sacerdotessa di Ade? Chissà come sarebbe stato/a.. e quindi mi sono messa dietro a scrivere.
I personaggi non appartengono a me, a parte la protagonista, e se mai ci fosse una storia simile alla mia sappiate che non era mia intenzione copiare (anche perchè non ho mai letto una fanfiction sulla mitologia greca)
Spero che vi piaccia e... buona lettura! (spero)  


Capitolo 1

La Sacerdotessa di Ade

 
Non ci sono molte sacerdotesse dedite al culto di Ade, in realtà io ero e sono l’unica in questi anni. Sono stata consacrata a lui non appena nacqui e venni istruita nel suo tempio, qui ad Argo. Non conoscevo la mitologia perfettamente, come le altre sacerdotesse perché il mio unico compito era quello di servire Ade, solo e soltanto lui. Dovevo pregare per lui, pregare per chi gli chiedeva un favore e intercedere per chi voleva un segno dal mio dio. Dovevo anche presenziare ad ogni sacrificio di pecore o tori neri, gli unici animali che accettava, oltre alle numerose offerte di sangue che mi chiedeva.
Però ero felice: dovevo controllare che tutto al tempio andasse bene ma la mia vita tranquilla, riempita dal mio culto, mi bastava. Poterlo servire era tutto ciò che volevo, mi bastava quello e, prima o poi, l’avrei anche visto. Si diceva che sarebbe comparso alla sacerdotessa consacrata una volta che la sua morte fosse stata vicina, quindi aspettavo con pazienza la mia fine, dato che vivevo un rapporto privilegiato con la morte avendola sfiorata svariate volte per lui.
Mi guardai in giro, per vedere se il tempio era perfetto e notai con piacere che nulla avrebbe potuto intaccare la pace di quel luogo. Marmo bianco fuori e dentro nessuna luce, tranne quella di poche finestre poste in alto a illuminare il viso della statua, coperto dal velo di marmo, e qualche candela. Nessuno specchio, nessun vaso, nessuna decorazione. Spoglio e imponente. Come la morte.
Andai ai piedi della statua e accesi i lumi, pregando per le persone che avevano perso la fede negli dei e li avevano fatti infuriare. Più di tutti era la sua furia che mi spaventava: se avesse liberato la sua forza nessuno si sarebbe salvato, nemmeno io.
Accesi la candela ed ebbi appena il tempo di prendere in mano l’incenso che sentii urla feroci provenire da poco lontano, così mi avvicinai all’uscita del tempio e vidi il più grande errore che un uomo potesse fare: la profanazione di una statua di Zeus. La stavano rompendo: più di quindici metri di marmo stavano per cadere giù dal dirupo, dritti in mare.
Rimasi bloccata a quella vista quando l’enorme statua cominciò a rompersi e cadde definitivamente in mare.
La guerra stava cominciando ed il cielo si addensò di nubi, nere come se stesse per arrivare un orrendo temporale e l’acqua acquistò il colore della notte. Ci fu un secondo di silenzio eterno e improvvisamente delle creature nere e alate, delle Arpie probabilmente, cominciarono a spaccare la superficie del mare per dirigersi verso i soldati armati. La lotta durò poco, i soldati perirono, uno ad uno.
Non guardai la lotta, era evidente che avrebbero perso, mi soffermai piuttosto sulle creature che, in mezzo al cielo, si stavano raggruppando, fondendo in una forma che si rivelò la più amata, per me.
Il mio dio, Ade.
Guardai con occhi sgranati tutto ciò che servivo, il motivo della mia vita, li, davanti a me anche se molto lontano, infuriato per l’affronto che era stato fatto agli dei. Scatenò la sua rabbia su una povera nave che, sola, solcava le acque sotto il dirupo e non si era cappottata per le onde provocate dalla caduta della statua.
Sperai che in qualche modo la famiglia si fosse salvata ma sapevo che non era possibile, così tornai nel mio tempio. Sebbene fossi triste e scossa capii che dovevo continuare il mio lavoro di sacerdotessa, così cominciai ad accendere l’incenso nel mio tempio solitario. Tentavo di non pensare ad Ade ma un sorriso inconsapevole mi solcò le labbra fino a quando…
“Sacerdotessa di Ade – disse una voce viscida – come fai a stare sola in questo tempio? Non hai paura?” mi girai e vidi un soldato dell’esercito accompagnato da una ventina di uomini che riconobbi come suoi compagni: cosa ci facevano qui?
“No, Ade mi protegge” risposi sicura di quello che dicevo: fino a quando rimanevo nel tempio niente poteva toccarmi o ferirmi, solo Ade. Un sorriso viscido gli incurvò le labbra, rendendolo ancora più repellente: avevo sempre odiato i soldati del re, non facevano altro che rovinare tutto ciò che gli dei avevano amorevolmente costruito per noi.
“Vedremo… Distruggete il tempio e… divertitevi con la sacerdotessa”
Solo in quel momento capii cosa intendevano fare e feci per precipitarmi ai piedi della statua di Ade per prendere il mio pugnale, tuttavia non feci in tempo perché uno degli uomini si aggrappò alla mia vita tirandomi su di peso. Tentai di liberarmi più  e più volte, prendendolo a pugni, morsicandolo… Non mi sarebbe importato se mi avessero ucciso ma avevano intenzione di violarmi e violare la mia castità, promessa ad Ade assieme alla mia vita.
Mi buttarono per terra e vidi il tempio distrutto, tutto messo in disordine, rovinato. Tutto ciò per cui vivevo. Sentii, traditrici, le lacrime e il capo di quel manipolo di soldati mi tirò su il viso prendendomi per i capelli, per guardarmi negli occhi.
“Il tuo dio non verrà a salvarti, stupida” mormorò prima di approfittare del mio corpo, della mia debolezza di donna. Ogni spinta era una lacrima, ogni lacrima un lamento, ogni lamento una preghiera per Ade, ogni preghiera per Ade una richiesta disperata di aiuto… aiuto che non arrivò.
Mi lasciarono dopo qualche minuto, in balia delle lacrime, della disperazione e del tempio profanato… come lo ero stata io. Feci per alzarmi ma non riuscivo a farlo, non avevo nemmeno la forza di pensare. Non so per quanto tempo rimani così, in lacrime, con la tunica vergognosamente alzata sulle gambe in mostra.
Ade… perché non mi aveva salvata? Perché? Ero la sua unica sacerdotessa, non gli stavo minimamente a cuore?
Sentii dei passi leggeri avvicinarsi e chiusi gli occhi: se fossero stati ancora i soldati? Una mano gentile mi prese il viso e lo alzò. Davanti ai miei occhi lo vidi, splendido e terribile come solo lui avrebbe potuto essere. Era inginocchiato davanti a me, con un’espressione indecifrabile, forse gentile. Con un dito asciugò le lacrime sul mio viso e mi avvicinò a lui, stringendomi forte al petto.
“Talia, mai nessun dio ha avuto l’onore di avere una ragazza consacrata con le tue doti. Per me averti come mia unica Sacerdotessa è un onore perché mai nessuna fanciulla è stata così fedele ad un dio come tu lo sei stata con me. Una fanciulla vergine mi è stata consacrata e io ho ancora la verginità di quella fanciulla, sebbene non risieda più nel suo corpo. Mi sei stata fedele nei momenti in cui eri piccola e il tempio ti spaventava e mi sei stata fedele ora che la mia distrazione mi ha fatto perdere di vista l’unico essere umano che merita la vita su questa terra. Perdonami se non sono riuscito a salvarti da questi soldati, ma sappi che sono già nel mio regno, negli Inferi. Nessuno può permettersi di toccare la mia Sacerdotessa” mi disse con un mormorio perfetto. Mi prese in braccio e mi dovetti aggrappare al suo collo, così nascosi la testa nell’incavo della sua spalla respirando il suo profumo. Attraversò tutto il tempio con passi lenti e arrivammo nella piccola stanza che ospitava il mio letto e la piccola toeletta. Mi posò sul letto , facendomi stendere e lui si sedette accanto a me.
Mi sfiorò il viso e io rabbrividì a quel contatto. Mi guardò enigmatico e la sua mano cominciò a carezzare tutto il viso con una delicatezza che mai avrei creduto possibile. Non smettemmo un momento di guardarci negli occhi e io mi persi nei suoi, per questo non riuscivo a parlare.
Guardai i suoi occhi azzurri… non pensavo fossero azzurri, li credevo neri, e vidi una dolcezza che bruciava per la guerra che era stata proclamata. Guardai la sua bocca perfetta, dalle labbra sottili, circondata dalla  barba, il naso perfetto, dritto, gli occhi grandi, terribili e decisi, i lunghi capelli castani. Mai avevo visto un uomo così bello, così… così. 
“Tornerò domani sera” disse infine prima di farmi cadere in un sonno profondo.




Ok, allora, cosa ne pensate? Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto!
Vorrei fare un ringraziamento a
Secret, che mi ha spinta a mettere la storia sul sito dato che non ero poi così sicura! 
Vorrei inoltre ringraziare tutti quelli che lasceranno un commento, sia positivo che negativo, con scritto se vi piace la storia, se la trovate stupida, fantasiosa, se scrivo bene o male, se avete consigli... tutto ciò che volete dirmi a proposito di storia e come scrivo sarà sempre ben accetto! 
Un'altra cosa! Se in questi 10 minuti in cui sto aggiungendo la storia non mi è cambiato il nick, vorrei farvi sapere che da Cipollina992 cambio il mio nome in Beth21.


Baci
Beth

  
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