Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: poison spring    25/12/2010    35 recensioni
Sono passati cinque anni, dalla fine della Bellezza del Demonio: il figlio di Draco ed Hermione è un bambino vivace ed ha un desiderio per Natale. Riuscirà a realizzarlo? La mia Storia di Natale, per uno e per tutte voi. Auguri!
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo della Bellezza' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non mi serve un motivo per regalarti una storia,
ma se proprio devo dartene uno,
ecco: la finestra sul nostro futuro
si è aperta per te.

A VERY MALFOY CHRISTMAS

Rudolph, the Red Nosed Reindeer,
had a very shiny nose
and if you ever saw it,
you could even say it glows.

In un luogo molto lontano, oltre le colline, le montagne e l’oceano, nella terra dei ghiacci eterni, vive un uomo molto saggio e molto buono. Il suo nome è Santa Claus e nella notte di Natale, Egli prende la sua slitta incantata, trainata da nove renne volanti, e solca i cieli di tutto il Mondo per portare doni a tutti i bambini.

Ora, questa storia parla di un tempo in cui le renne che trainavano la slitta erano ancora otto e del motivo per cui se n’è aggiunta una. A quel tempo infatti, tra le giovani renne del branco, ce n’era una molto, molto speciale. Il suo nome era Rudolph e il suo più grande sogno era quello di accompagnare Santa Claus la notte della Vigilia. Sì, Rudolph aveva davvero un grande cuore e desiderava con tutto se stesso partecipare a quella notte speciale, ma purtroppo era anche timido e si vergognava del suo naso. Perché il naso di Rudolph era speciale proprio come lui: era rosso e luminoso, come una luce natalizia. Non era affatto brutto a vedersi, ma poiché la gente spesso si prende gioco di ciò che non capisce e in questo le renne non sono da meno, il povero Rudolph veniva spesso additato come bersaglio di continue prese in giro.

Un giorno, Santa Claus in persona lo trovò che singhiozzava triste in un angolino e gli chiese cosa mai avesse da essere così triste. “Natale è alle porte” gli disse, “è tempo di felicità”. Allora la giovane renna raccontò tutto al vecchio saggio e gli confidò il suo sogno di volare con lui la notte di Natale. Santa Claus sorrise bonariamente e accarezzò il muso di Rudolph per consolarlo, promettendogli che prima o poi, il suo sogno si sarebbe realizzato. Rinfrancata da quelle parole, la renna tornò nella stalla, sognando il suo momento di gloria.

Accadde tuttavia che quell’anno, nella notte di Natale, si sollevasse una grande tormenta di neve. In quelle condizioni, volare era difficile persino per renne esperte come quelle di Santa Claus, perché il forte vento e i turbini di neve rendevano quasi impossibile distinguere la via da seguire: il Natale era in pericolo. Ma Santa Claus, che la sa più lunga di tutti, si ricordò di Rudolph, che stava un po’ disparte e lo chiamò vicino alla sua slitta. “Ecco” proclamò, “sarà lui a guidarci! Il suo naso sarà la nostra luce e grazie a lui, potremo portare i doni ai bambini! Quindi salutate tutti il Salvatore del Natale! ”.

Rudolph era al settimo cielo. Mente tutte le renne si congratulavano, lui prese posto in cima al traino e Santa Claus disse ai suoi elfi…

- Santa Claus ha degli elfi? -.

Oh, no, ci risiamo!

Hermione e corrugò la fronte, fissando negli occhi il figlioletto di quattro anni, il quale sostenne il suo sguardo più fermamente di quanto ci si sarebbe aspettato da un bambino di quell’età.

- Sì, tesoro - sospirò, pronta a gettarsi nell’ennesima diatriba.
- Allora perché ti arrabbi con papà, quando dice che ce ne serve uno? -.
- Vedi, - tentò di spiegargli, rimboccandogli le coperte, - il fatto è che gli elfi di Santa Claus sono elfi molto, molto speciali. Il loro lavoro è fabbricare i doni, capisci? - il bambino annuì, con gli occhi sgranati. - Se non stessero con Santa Claus, dove altro potrebbero andare? -.
- Qual’è il lavoro degli altri elfi? - domandò il piccolo, mordicchiandosi il pollice.
- Beh, - replicò lei, con il presentimento di chi stesse andando a cacciarsi nell’ennesima serie di domande imbarazzanti, - il lavoro degli altri è sbrigare le faccende -.
- E se nessuno li vuole, cosa fanno? - il bambino la guardò, un po’ smarrito.

Accidenti.

- Tesoro, - Hermione sospirò, - avranno sempre un posto dove andare -.
- Papààààà! -.

Hermione si volse istintivamente verso la porta.

- Che succede, piccoletto? -.

Draco si palesò di lì a poco, come sempre pronto ad accorrere alla prima intemperanza del figlioletto, il quale in quel momento lo stava letteralmente implorando con lo sguardo.

- Papà, perché non possiamo prendere un elfo senza casa qui con noi? Fuori c’è la neve e fa freddo! - protestò veementemente il bimbo.

Il giovane sollevò un sopracciglio interrogativo all’indirizzo della moglie, che allargò le braccia, rassegnata.

- Facciamo così, piccoletto - disse alla fine, avvicinandosi al letto e accosciandosi di fianco ad Hermione, - se troveremo un elfo senza casa convinceremo la mamma a tenerlo con noi. - concluse, ignorando l’occhiataccia che lei gli lanciò. - Ora dormi però -.

Il bimbo annuì e si stropicciò gli occhi pieni di sonno con i pugnetti chiusi.

- Buonanotte papà - mormorò, quando Draco gli scompigliò i riccioli biondo cenere. Hermione sorrise e gli posò un bacio sulla fronte. - ‘Notte, mamma - aggiunse, con un filo di voce, voltandosi su un fianco.

Dormiva come lei, con il pugno davanti alla bocca imbronciata, tutto raggomitolato su se stesso. Era praticamente l’unica cosa che non avesse preso dal padre, a parte i capelli, che erano più che altro un miscuglio bizzarro: per il resto, era il ritratto di Draco. Stessi occhi, stessa carnagione, stesso atteggiamento.

Hermione seguì il marito fuori dalla stanza e lui le passò un braccio attorno alla vita, mentre scendevano le scale, conducendola alla finestra del soggiorno. Fuori, un manto immacolato di neve ricopriva il giardino e la campagna fuori dal muro di cinta. Draco l’abbracciò di lato, posandole un bacio sullo zigomo.

- Che succede se troviamo un elfo domestico disperso nella neve? - gli domandò, critica, sollevando il viso a guardarlo.
- Mezzosangue, - il giovane scosse il capo, sollevando gli occhi al cielo, - quei cosi non si perdono. Possiedono un senso dell’orientamento assolutamente perfetto. Piuttosto, com’è che gli sono venuti in mente gli elfi? -.
- Gli ho raccontato la storia di Santa Claus. Mi ero dimenticata che c’erano anche gli elfi che fabbricano i giocattoli - Hermione sorrise, perdendosi negli occhi di lui per qualche istante.
- Mh? - Draco le sollevò il mento, accarezzandole lentamente il collo. - Elfi che fanno giocattoli? -.
- Sì - lei rise piano. - Mai sentito parlare di Santa Claus? -.
- No - il giovane scosse la testa. - Dovrai raccontarla anche a me, la favola della buonanotte -.
- Allora - esordì lei, facendo finta di pensarci sù, - c’è questo signore con la barba bianca, tutto vestito di rosso che… -.

Lui la sorprese, sollevandola tra le braccia e spingendola delicatamente contro la parete, per poi chiuderle la bocca con un bacio profondo, che le diede il capogiro.

- Ho detto favola della buonanotte, mezzosangue - disse, a bassa voce. - Non stiamo andando a dormire. Almeno - aggiunse, percorrendo il suo collo con le labbra schiuse, - non subito -.
- Dopo, allora - acconsentì lei, lasciandosi trasportare.
- Sì, - convenne lui, insinuandole una mano sotto il maglione. - Dopo -.

Waited till I'm cold and blue
just to get a kiss from you
I'm hangin' 'round the mistletoe,
waitin' for you dear.

***

We've wandered mony a weary fit
Sin' auld lang syne.

23 Dicembre

Quando era nato il suo primo nipote, Lucius Malfoy aveva nascosto dietro una calcolata indifferenza un sentimento non molto dissimile dall’orgoglio. Quel piccoletto di tre chili scarsi, in effetti, piangeva in modo così imperioso da togliere qualsivoglia dubbio sulla questione dello stabilire da chi avesse preso. La soddisfazione di nonno Luc, come lo definiva il più giovane maschio di casa Malfoy, era cresciuta di pari passo con il nipotino, dal momento che, escludendo quei capelli così insoliti, che comunque non stonavano nel quadro generale, il bimbo era in tutto e per tutto un degno figlio di suo padre.

Nonostante cercasse di mascherarlo, Lucius adorava suo nipote; questo, peraltro, gli rendeva impossibile essere meno che cortese con la nuora, soprattutto da quando lei, con un bel sorriso, gli aveva messo in braccio il figlioletto di due giorni, dicendogli che si chiamava Lucas. In quel momento, vuoi per l’implicito omaggio, vuoi per l’espressione tranquilla che aveva mantenuto affidando il proprio figlio tra le braccia di un uomo al qualche, fino a poco tempo prima, non avrebbe affidato neppure un vermicolo, Hermione aveva cominciato la lenta conquista di ciò che molti ritenevano inesistente: il cuore di Lucius Malfoy.

Narcissa, che il cuore di suo marito lo possedeva da molto tempo prima, stravedeva apertamente per la nuova famiglia del figlio e non perdeva occasione per andare a far visita alla villetta che i due novelli sposi avevano acquistato, nel cuore della campagna londinese. Per l’appunto, era appena rientrata da una di quelle visite e si stava scuotendo la neve dal cappotto.

- Tuo nipote vuole un elfo domestico - Narcissa sorrise, arricciando il naso elegantemente voltato all’insù.
- Oh bene - Lucius esibì un’espressione soddisfatta. - Regaliamogliene uno. Anzi, dieci -.
- Dubito che sua madre approverebbe - Cissy scosse la testa, andandogli incontro per posargli un bacio sulla guancia.
- Cissa, Cissa - replicò lui, scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, - quel bambino è un Malfoy, ha diritto a vivere secondo le sue possibilità -.
- Oh, Lucius, caro, a quel bimbo non manca proprio nulla. Ha più giochi lui di quel nuovo negozio a Diagon Alley - la donna si accomodò tranquillamente sul divano. - Lo so che adori viziarlo, ma... -.
- Mia cara, qui non si tratta di viziarlo - Lucius si sedette accanto alla moglie, - ma di fornirgli ciò che meglio si confà al suo status -.
- Sarà come dici tu, caro - commentò lei, neutra, agitando la bacchetta. Sul tavolino del salotto si materializzò un vassoio con due tazze, una piena fino all’orlo di tè fumante e l’altra ricolma di cioccolata. - Ci hanno invitati, per Natale -.
- Che pensiero gentile - Lucius sospirò, rimescolando il tè con un movimento a spirale della propria bacchetta. - Ci saranno anche i babbani? -.
- Dovresti essere gentile con loro, - lo rimproverò Narcissa, con un’occhiata di disapprovazione, - oramai sono di famiglia -.
Cissa, sai benissimo che sarei felice di passare il Natale con mio nipote… -.
- E con tuo figlio… - soggiunse lei, con l’indice sollevato.

L’uomo socchiuse gli occhi e annuì brevemente.

- E con tua nuora - il sorriso di Narcissa parlava da sé.
- Ora non esagerare, Cissy - la interruppe Lucius.
- Come vuoi, caro - acconsentì lei, sorseggiando la cioccolata. - Spero, se non altro, che tu abbia pensato ad un bel regalo per tuo nipote -.

Lucius bevve un sorso di tè e si alzò, avvicinandosi alla finestra, per contemplare lo spettacolo della tenuta innevata.

Certo che ci aveva pensato.

***

24 Dicembre

- Perché devo andare a dormire? - Lucas contemplava imbronciato il volto di sua madre.
- Perché altrimenti Santa Claus non può venire a portarti i regali - Hermione lo prese in braccio e lui si dibatté per qualche istante, prima di appoggiarle la testolina sulla spalla.
- E come fa a sapere se dormo? -.
- Lui sa tutto, tesoro - rispose lei, - perché lui è magico -.
- Come te e papà? - domandò il bimbo, reprimendo uno sbadiglio.
- Quasi - Hermione sorrise, mettendolo a sedere sul letto.
- Non so se riesco a dormire - tentò di protestare lui, mentre sua madre gli rimboccava le coperte.
- Chiudi gli occhi e pensa a qualcosa di bello. Vuoi che ti legga una storia? -.
- No, voglio papà - Lucas tirò su col naso. - Perché non c’è? -.
- Papà è al lavoro, cucciolo - Hermione gli accarezzò la testa, scostandogli un ricciolo dalla fronte. - Stasera torna tardi -.
- Allora lo aspetto - il bimbo chiuse i pugnetti e corrugò la fronte.

Sua madre sospirò, poi sorrise e gli baciò teneramente la testolina bionda.

- Aspettalo qui buono buono, allora - gli disse, spegnendo la luce con quello strano bastoncino con cui faceva le magie. - Buonanotte, tesoro -.
- Te l’ho detto, mamma, - protestò lui, strofinandosi gli occhi. - Non… non ho sonno - ribadì, inframmezzando le parole con uno sbadiglio.

Sua madre uscì dalla stanza, ridendo di gusto.

Stoicamente determinato a rimanere sveglio, Lucas incrociò le braccia sul petto e si costrinse a tenere gli occhi aperti. Per un po’, fissò la neve che scendeva ininterrottamente fuori dalla finestra, ma gli faceva venire ancora più sonno. Avrebbe voluto guardare uno dei suoi libri illustrati, ma la mamma aveva spento la luce. E Lucas, che non mancava di fantasia, pensò che tra guardare un libro e immaginare di guardarlo non c’era poi tanta differenza e che sicuramente quello lo avrebbe aiutato a tenersi sveglio. Mentre fantasticava di scope volanti, elfi e centauri, sbadigliò un’altra volta e le palpebre si abbassarono. Il bimbo sorrise nel dormiveglia. A papà non sarebbe dispiaciuto se avesse fatto un pisolino.

In fondo, pensò, ad occhi chiusi si sogna meglio.

Si ridestò qualche ora dopo, disturbato da uno strano tramestio che proveniva dal salotto: sembravano passi di una persona molto piccola, seguiti da scricchiolii un poco sgradevoli per la sua fantasia di bambino. Poi si rammentò di Santa Claus e sebbene paresse alquanto incongruente persino ai suoi occhi infantili che un omone rubizzo e panciuto potesse possedere piedi tanto leggeri, la sua curiosità ebbe la meglio. Scese dal letto e si diresse in soggiorno, scendendo i gradini a piedi scalzi.

Giunto alla porta, sbirciò dentro spalancando gli occhi. Il rumore proveniva da dietro l’albero di Natale, sotto il quale erano ammassati dei doni, che prima non c’erano. Lucas trattenne il respiro e si alzò in punta di piedi, cercando di scorgere, al di là dell’abete decorato con le luci magiche, la figura in movimento la cui ombra si proiettava contro il muro. Mosse un passetto incerto, ma l’ombra non diede cenno di accorgersi di lui: continuò piuttosto a rovistare sul pavimento e Lucas, incoraggiato, avanzò ancora, trovandosi ad inciampare su un pacchetto regalo fasciato di verde. Ruzzolò per terra e si sarebbe anche messo a strillare, se non si fosse ricordato che, in assenza di papà, era lui l’uomo di casa, e dunque piangere sarebbe stato alquanto fuori luogo. Stava ancora indulgendo in queste considerazioni, quando si trovò a fissare un paio di occhi rotondi e acquosi, che sormontavano un buffo naso a patata. L’essere di fronte a lui sbatté le palpebre e si schiaffeggiò rumorosamente la fronte con la mano ossuta.

- Oh, no, no, no - cantilenò quella buffa creaturina, - il signorino non doveva vedere Puck, nessuno doveva vederlo! -.
- Chi è Puck? - domandò il bimbo.
- Puck è il servo indegno del suo padrone - l’esserino si colpì di nuovo in testa, - Puck è un elfo cattivo, ecco! -.

Gli occhi di Lucas si illuminarono di comprensione.

- Tu sei un elfo di Santa Claus! -.
- Sandy Claws? Puck non conosce questo mago, signorino - l’elfo scosse veementemente il capo, facendo ondeggiare comicamente le orecchie.
- Ma hai portato i regali! - insistette il bimbo.
- Puck doveva portare i regali, il padrone l’ha ordinato - la creatura annuì, ansiosa, - ma il padrone ha anche detto che nessuno doveva vederlo. Puck ha combinato un disastro! -.

Nel pronunciare quelle parole, l’elfo si lanciò contro il muro, schiantandovisi con una violenza che lasciò di sasso il suo interlocutore. Lucas aprì la bocca per tranquillizzarlo e rassicurarlo che lui avrebbe mantenuto il segreto, quando si udì un forte crack provenire dall’ingresso, seguito da un rumore di passi in corridoio. Nel frattempo, Puck stava tentando di schiacciarsi un piede tra le ante del balcone: Lucas lo fermò appena in tempo e lo spinse nell’angolino vicino al caminetto. Stava cominciando a pensare che se la sarebbe cavata, quando, sollevando gli occhi verso l’alto, incrociò quelli identici del padre, che lo scrutava a braccia conserte con un’espressione a metà tra il divertimento ed il rimprovero.

- Che cosa stai combinando, piccoletto? -.

***

- Non c’è niente là dietro -.

Draco scosse miseramente il capo e si accosciò per terra, all’altezza di Lucas che, con le manine tese in avanti, cercava di distogliere la sua attenzione dalla zona d’ombra nei pressi del camino.

- Qualcuno deve insegnarti a dire le bugie, - commentò, dando un buffetto affettuoso sulla guancia del figlio. - No, forse è meglio di no, ripensandoci. Come mai sei alzato? -.
- Volevo aspettarti sveglio, ma poi mi sono addormentato e poi c’era un rumore e ho visto i regali e - il bimbo si voltò di scatto, indicando l’angolino buio - c’è un elfo, papà! Un elfo vero! - soggiunse, come se si aspettasse di non venire creduto.
- Un elfo, eh? - Draco aguzzò la vista, - io non vedo nulla. Lumos! -.

La luce che scaturì dalla punta della sua bacchetta illuminò la zona in ombra, rendendo visibile un musetto verde dai tratti scaltri, su cui era dipinta in quel momento una buona dose di paura.

- Esci da lì - lo esortò, senza tante cerimonie.
- Puck non voleva, giovane signore - esordì timidamente l’elfo, lasciando il proprio nascondiglio, - Puck aveva ricevuto ordini dal padrone di non farsi vedere -.

Puck si scusa, Puck chiede umilmente perdono.

Draco si lasciò scappare un sorrisetto, al ricordo, e i lineamenti tesi della creatura si rilassarono quasi istantaneamente.

- Ah, sei tu, piccola canaglia. Che diavolo ci fai qui? -.
- Puck ha portato i regali di Natale al signorino - replicò l’elfo, sgranando gli occhi rotondi, - ma il signorino ha sentito Puck e ora Puck è nei guai -.
- Per la verità, sgorbietto, nei guai ci siamo un po’ tutti - replicò Draco, fulminando con lo sguardo l’esserino, che tentò immediatamente di farsi piccolo piccolo.
- Tu conosci gli elfi di Santa Claus? - si intromise Lucas, che lo guardava con un misto di rispetto e adorazione.
- Questo non è… - Draco si bloccò, per correggersi precipitosamente, - questo non è niente, piccoletto. Il tuo papà conosce un sacco di persone importanti -.

Conosce anche il padrone di questo elfo, che non somiglia affatto a SanComeSiChiama. E dubito che si vestirebbe mai di rosso.

- Comunque - riprese, rivolto al figlioletto - adesso devi andare a letto, Lucas. Se la mamma scopre che sei ancora in piedi, si arrabbierà con tutti e due -.
- E lui? - il piccolo lo fissava, mordicchiandosi alacremente il pollice, mentre con la mano libera indicava l’elfo tremebondo.
- Tornerà da dove è venuto - replicò lui, con una minaccia nella voce che certo la creatura non poté ignorare.
- Puck finirà nei guai se il padrone scopre quello che è successo stanotte - squittì l’elfo, angosciato. - Se Puck potesse restare qui per un po’, agli ordini del padroncino... -.
- Non pensarci neppure. Sparisci -.
- Non può stare con noi fino a domani, papà? - lo implorò Lucas, - È Natale! -.
- Aspetta che lo sappia tua madre. Sai cosa pensa sulla questione degli elfi - Draco assestò un buffetto leggero alla nuca del figlio.
- Mamma dice che gli elfi vanno aiutati - Lucas trasse un gran respiro.

Il giovane annuì.

- Quindi se lo aiutiamo, lei sarà contenta - concluse il bimbo.

Draco rise sommessamente e prese il figlioletto in braccio.

- Sei proprio figlio mio - commentò, con un sorriso orgoglioso. Poi si volse a guardare l’elfo, che stava in piedi tutto tremante vicino all’albero di Natale - E va bene - gli disse, - puoi restare. Vai a dormire in cucina -.
- Oh, grazie, padroncino, Puck le deve la vita - la creatura si esibì in profondi inchini, sfiorando con il naso il pavimento di legno, e poi si defilò.
- Andiamo a dormire anche noi, giovanotto? - Draco si avviò verso la cameretta del bambino, che nel frattempo gli aveva poggiato la fronte sulla spalla. Raggiunto il letto, vi posò Lucas, che lo trattenne per la manica non appena lui indietreggiò.
- Papà? -.
- Sì? - rispose Draco, scostandogli un ricciolo biondo dalle fronte.
- Pensi che nonno Luc verrà al pranzo di Natale? - Lucas strizzò gli occhietti assonnati.
- Non lo so, piccoletto - il giovane sospirò, - tuo nonno è piuttosto restio a questi pranzi di famiglia -.
- Non gli piacciono? -.

Più che altro, non apprezza la compagnia.

- No - Draco sorrise, - ma tu gli piaci un sacco. Se ti avesse visto stasera, sarebbe stato fiero di te. Ti prometto che andremo a trovarlo - lo rassicurò. - Ora dormi - aggiunse, preparandosi a lasciare la stanza.
- Papà? - lo richiamò il bimbo, quasi timidamente.
- Sì? -.
- Ti voglio bene -.
- Anch’io, piccoletto -.

***

Natale

Hermione e sua madre, intente a preparare il pranzo di Natale, chiacchieravano allegramente in cucina. Jane era rimasta stupefatta, contemplando le pignatte e i tegami che orbitavano attorno alla figlia, rimestandosi da soli.

- Mamma, vorresti prendere il pane per le tartine? - la giovane fece compiere un movimento aggraziato alla propria bacchetta e una delle pentole si spostò sul tavolo, facendo spazio per un’altra. - È nello scaffale in fondo -.
- Ma certo, cara - Jane aprì lo sportello. - Hermione, tesoro, avete preso un animale? - domandò, ancora china a guardare verso il basso.
- Animale? - la ragazza si alzò in punta di piedi, per dare un’occhiata, e, oltre la sagoma della madre, intravide qualcosa che, inizialmente, scambiò per due strane sfere luminose. - Spostati, mamma - disse, protendendo in avanti il braccio teso che reggeva la bacchetta.

Jane si fece da parte, permettendole di passare, ed Hermione si ritrovò a fissare gli occhi liquidi e spalancati di quello che riconobbe immediatamente come un elfo domestico.

- E tu cosa ci fai qui? - gli domandò, incerta se arrabbiarsi o meno.
- Dormo in cucina, come mi ha detto il padroncino - la creaturina uscì dallo scomparto angusto, e fece un inchino. - Io sono Puck, signora -.
- Signora? - Jane ridacchiò, - Oh, ma che simpatico! -.
- Non è simpatico - Hermione aggrottò la fronte. - È un disastro -.
- Puck può aiutare con il pranzo, magari? - l’elfo sbatté le palpebre, esibendo un’espressione implorante.
- No! - sbottò la ragazza.
- Oh, Hermione, ma perché no - si intromise Jane, - è così carino! -.
- Scusa un momento, mamma, devo andare di là per qualche minuto - Hermione ripose la bacchetta in tasca e lanciò uno sguardo minaccioso all’elfo. - Tu non muoverti -.

La giovane donna uscì velocemente dalla cucina, attraversò il soggiorno, dove suo padre si stava riscaldando di fianco al caminetto, e raggiunse il giardino. Si soffermò per qualche istante a guardare la scena: Lucas zampettava gioiosamente nella neve, cacciando urletti di gioia. Quando si accorse della sua presenza, la salutò con la mano, poi si lanciò con tutta la forza che aveva contro le ginocchia del padre, in un placcaggio perfetto. Draco piombò a terra, ridendo, e lo abbracciò, iniziando a fargli il solletico.

- Ehi, voi due - Hermione si avvicinò, - perché non venite dentro? -.
- Io e papà giochiamo con la neve - Lucas si alzò e si spazzolò diligentemente i pantaloni.
- Lo vedo, tesoro, ma io devo parlare con papà - rispose lei, incrociando lo sguardo del marito. - Perché non vai dal nonno? -.
- Va bene, mamma - il bambino corse verso la porta di casa. Hermione lo guardò spalancarla ed entrare, poi l’uscio si richiuse dietro di lui.
- Che succede? - Draco le passò un braccio attorno alle spalle.
- Malfoy, - lo interpellò lei, - hai idea del perché ci sia un elfo domestico nella mia cucina? -.

Lui scoppiò a ridere.

- Si chiama Puck - puntualizzò, - è un elfo del Manor -.
- Come mai è qui? - domandò Hermione, stizzita.
- È venuto a portare i regali. Non li hai visti, sotto l’albero? -.
- Giusto - la giovane annuì, - grossi pacchi fasciati di verde. Credevo li avessi portati tu. Ma perché è ancora qui? -.
- Tuo figlio lo ha visto e lo ha scambiato per un elfo di San… qual era il nome? -.
- Santa Claus -.
- Precisamente - convenne lui.
- Comunque, dovresti rimandarlo al Manor - Hermione sospirò. - O dargli un vestito -.
- Quante volte devo ripetertelo, mezzosangue - Draco sogghignò, - gli elfi non vogliono essere liberati. Magari essere trattati meglio - soggiunse, incamminandosi verso l’ingresso, sempre tenendola vicina a sé, - ecco quello sì. Ed è appunto quello che sto cercando di fare. Credevo saresti stata fiera di me, visto che sto tentando di fare una buona azione - concluse, baciandole la tempia.
- E come, di grazia? - domandò lei, critica.
- Se fosse tornato al Manor ieri notte, dopo essersi fatto scoprire, avrebbe passato un brutto quarto d’ora - spiegò Draco, impassibile. - E, come tuo figlio ha giustamente sottolineato, tu dici sempre che bisogna aiutare quelle creaturine così indifese -.
- Stai dicendo che stiamo dando asilo politico ad un elfo in fuga? - Hermione lanciò al marito un’occhiata in tralice.
- Solo temporaneamente. Dai, rientriamo - le aprì la porta, cedendole cavallerescamente il passo, e la seguì all’interno della villetta. - E comunque, può fare comodo. Non hai idea di quanto siano bravi con le faccende -.
- Invece sì - lo contraddisse Hermione. - Ho frequentato Hogwarts, te lo ricordi? -.
- Ricordo anche che lasciavi vestiti in giro per liberare gli elfi clandestinamente - precisò lui, seguendola in cucina.
- Questo come lo sai? - la ragazza sgranò gli occhi, stupefatta.
- Voci di corridoio - Draco diede un’occhiata all’interno della cucina, dove le pentole avevano smesso di bollire e Jane rimestava dentro l’unica padella che era ancora sul fuoco. Nell’angolino, l’elfo domestico era immobile come una scultura verde pistacchio.
- Malfoy, perché il nostro ospite sta giocando alla bella statuina? -.
- Gli hai detto di non muoversi? - Draco sollevò un sopracciglio.
- Non intendevo letteralmente! - protestò lei. Jane scoppiò a ridere.
- Tu no - il giovane esibì un sorriso spavaldo, - ma lui sì -.
- Puck, ehm - Hermione si chinò, - fa’ qualcosa. Muoviti! -.
- Uh, oh - l’elfo si riscosse, - Puck ringrazia la signora. Puck stava cominciando a sentire i crampi -.
- Oh, cielo, mi dispiace - si scusò lei, imbarazzata.
- La padroncina si scusa con Puck? - il labbro inferiore della creaturina iniziò a tremare e i suoi occhi si fecero lucidi. - No, no! Puck è un elfo cattivo, Puck ha fatto dispiacere alla padroncina! - esclamò, cozzando il capo contro il marmo del lavello.
- Oh, mio Dio, ma perché fa così? - la madre di Hermione era scioccata.
- Non lo so! - la ragazza si voltò verso il marito. - Malfoy, fermalo! -.
- Basta così, sgorbietto - intervenne Draco. L’elfo obbedì immediatamente. - Vai da Lucas, voleva giocare con te stamattina -.

La creatura annuì e si smaterializzò all’istante, con uno schiocco di dita.

- Ecco - il giovane fece un gesto eloquente, - questo è come ci si comporta con un elfo domestico -.

***

All I want for Christmas
is You.

Se c’era una cosa sicura, in quel bizzarro Natale, era che tra tutti i doni che aveva ricevuto, Lucas Altair Malfoy prediligeva senza dubbio il suo nuovo compagno di giochi. Dopo essersi rimpinzato a dovere - senza dimenticare di allungare sostanziosi bocconi al suo amico verde sotto il tavolo - e aver schiacciato un pisolino, il pargoletto di casa si era scatenato in ogni tipo di attività ludiche: al momento in effetti, stava in camera sua, a cavalcioni sulle spalle di Puck e gli tirava le orecchie, che trovava oltremodo buffe. Si poteva dunque desumere che quello fosse il Natale migliore della sua vita e benché avesse ben pochi termini di paragone, Lucas avrebbe senz’altro concordato, anche senza sapere quello che sarebbe successo di lì a poco. Così, quando vide il pezzo mancante della sua famiglia comparire magicamente di fronte ai propri occhi, il bimbo pensò di stare sognando.

- Ciao, piccolino -.

Lucas smontò dalla sua cavalcatura improvvisata e corse incontro a nonna Cissy, che si chinò ad abbracciarlo. Da nonno Luc, invece, ricevette una pacca leggera sulla testolina.

- Siete venuti a trovarmi? - domandò, posando su di loro due occhioni ansiosi e pieni di aspettativa.
- Quest’impiastro, qui - rispose suo nonno, indicando l’elfo - ha dimenticato un pacco -.

Ciò detto, estrasse un grosso involto da sotto il mantello e lo porse al nipotino. Lucas gli rivolse un sorriso e prese ad armeggiare con la carta che avvolgeva il suo regalo. Quando vide ciò che conteneva, il suo sguardo si illuminò. Si precipitò giù per le scale, con il suo dono in mano, urlando di felicità.

- Mamma, papà! Guardate cosa mi ha portato il nonno! -.

Passò come un fulmine dinnanzi agli occhi stupefatti dei genitori, rischiando di incespicare quando si arrestò bruscamente. Non vi badò, sollevando invece le braccia tese, che reggevano un manico di scopa perfettamente funzionante, seppure più piccolo del normale.

Sua madre rivolse uno sguardo atterrito al suo nuovo regalo.

- Non era con i regali che ti ha portato il nonno, - obiettò dopo un po’, - dove l’hai presa? -.
- Te l’ho detto - ripeté il bimbo, - me l’ha data il nonno -.
- Ma non è possibile. Come avrebbe fatto, mio padre a procurarsi una Nimbus 3000? -.
- E a rimpicciolirla, pure - Draco impugnò la scopa. - Gran bella Nimbus. Ma non credo sia stato tuo padre, sai, non è nel suo stile -.
- Per l’appunto, ma allora chi… - .

Lucas osservò affascinato suo padre che sollevava delicatamente il mento di sua madre, sfiorandola appena con un dito, con un’adorazione che era evidente persino ai suoi occhi di bambino. Poi lo vide sorridere e accennare con il capo verso l’alto.

- Il mio, ovviamente -.

***

Se una decina d’anni prima, qualcuno avesse detto a Lucius che avrebbe avuto un nipote mezzosangue, probabilmente avrebbe evitato il problema alla radice, relegando il figlio in un luogo in cui l’affluenza di femmine fosse pressoché pari a zero. Se, spingendosi più in là, il nostro ipotetico veggente gli avesse pronosticato che avrebbe adorato il suo nipotino oltre ogni previsione, Lucius lo avrebbe preso per matto, o lo avrebbe semplicemente mandato all’altro mondo con una maledizione opportunamente assestata. Tuttavia, il destino è tipo da giocare scherzi di dubbio gusto, si sa, e dunque le due cose si erano puntualmente avverate, ma nell’udire gli schiamazzi gioiosi del piccolo Lucas che provava la sua Nimbus nuova di zecca sotto la guida orgogliosa del padre e lo sguardo commosso della madre, Malfoy senior si disse che le cose non gli erano andate tanto male, nonostante il sangue non esattamente immacolato di sua nuora.

Poiché, come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene, Lucius accettò persino di sedere in veranda con i babbani, osservando quasi con occhio benevolo la sua Narcissa che conversava educatamente con la consuocera e godendosi lo spettacolo del nipote che imparava ad usare il suo primo manico di scopa.

- Non sono pericolosi, quegli affari? -.

Era stato il babbano a parlare; constatandolo, Lucius rimase alquanto sorpreso, quasi quanto lo fu qualche secondo dopo, trovandosi a rispondergli.

- Non più di tanto. Ci penserà suo padre ad insegnarli -.
- È proprio un piccolo fenomeno, vero? - commentò il babbano, in tono palesemente soddisfatto.

Lucius seguì per qualche secondo le evoluzioni rasoterra del nipote e si concesse un sorriso orgoglioso.

- È un Malfoy - disse infine, - non potrebbe essere diversamente -.

And what happened then...?
Well...in Who-ville they say
That the Grinch's small heart
grew three sizes that day!

***

Fahoo fores dahoo dores
Welcome Christmas bring your light.

Draco afferrò al volo suo figlio, reduce dalla prima impennata della sua scopa: il bambino rise felice e lo abbracciò, arpionandogli il collo con le braccia.

- Per oggi basta, piccoletto - il giovane recuperò la Nimbus e andò incontro alla moglie, con il bimbo in braccio. Quando la raggiunse, l’abbracciò alla vita e lei gli posò la testa riccia sulla spalla. - Andiamo dentro, mezzosangue, - le sussurrò all’orecchio.
- Aspetta - mormorò lei trasognata.
- Cosa? -.
- Guarda là - la giovane donna gli indicò la veranda, - il nostro miracolo di Natale -.

Lui guardò e fu spettatore di un qualcosa di talmente inaspettato da avere il potere di gelarlo più del rigore invernale. Nel vedere suo padre seduto di fianco ai genitori della sua bella moglie mezzosangue - seduto in disparte, a lasciar cadere qualche commento isolato ostentando indifferenza, ma pur sempre lì, dannazione - Draco rimase a bocca aperta, poi abbracciò Hermione più stretta che poté e fece lo stesso con Lucas.

- Siete voi due, il mio miracolo - sussurrò, sentendosi la gola improvvisamente troppo arida per poter parlare più forte. - Ma che è successo, laggiù? - domandò, più a se stesso che alla moglie.
- Beh - lei sorrise dolcemente, - pare proprio che il cuore del Grinch sia aumentato di ben più di tre taglie -.
- Che storia è questa, mezzosangue? -.
- Chi è il Grinch? - gli fece eco Lucas, forse pregustando l’ennesima favola di Natale.
- Un tizio tutto verde - Hermione sorrise.
- A me piace il verde - asserì Lucas, convinto.
- Vedi? - Draco sorrise trionfante. - È proprio figlio mio -.

Christmas day will always be,
just as long as ve have ve.

 

***

O beautiful star the hope of life
Guiding the pilgrims through the night.

Gli ospiti erano andati via da qualche ora e Lucas si era addormentato sul divano. L’avevano messo a letto senza svegliarlo e Puck era rimasto nella sua camera a vegliarlo. Hermione aveva deciso di permettergli di restare per qualche giorno, in attesa che i suoi timori si disperdessero. Faceva di tutto per metterlo a suo agio, ma più ci provava e più l’elfo si dimostrava teso: forse non era tagliata per relazionarsi con quelle creature. Mentre rifletteva, accoccolata tra le braccia del marito che leggeva La Gazzetta del Profeta e le accarezzava i capelli di quando in quando, Hermione sollevò gli occhi sull’albero di Natale e rimase incantata per qualche istante a contemplare il puntale luminoso che brillava sulla cima, contornato da tante piccole luci colorate. Draco se ne accorse e interruppe la lettura, per seguire il suo sguardo e mettersi a sorridere.

- È bellissimo - disse lei.
- Sì - concordò suo marito. - Hai fatto un lavoro eccellente -.
- Credevo fossi stato tu - obiettò Hermione, perplessa.
- No - Draco scosse la testa. - Non penso siano stati i miei, comunque… -.
- Credi che possa essere opera del nostro piccolo ospite? - lo interrogò lei, curiosa.
- Improbabile. Gli elfi domestici non prendono iniziative - spiegò il giovane, ripiegando il giornale. - Obbediscono e basta -.
- Ma non può essere stato che lui - Hermione si alzò e gli fece cenno di seguirla. - Andiamo a chiederglielo, vieni -.

Lucas era sveglio, quando raggiunsero la sua stanza, e li fissava con gli occhi sgranati e l’espressione fintamente innocente di chi ha appena combinato un grosso guaio.

- Che succede qui dentro? - lo interpellò Draco.
- Niente - il bimbo scosse precipitosamente la testa.
- Lucas... -.
- Aveva freddo - Lucas si spostò di lato, rivelando la figuretta tremante dell’elfo Puck, che stringeva in mano un maglioncino e guardava a tratti prima il bambino, poi i due adulti e viceversa con un’espressione smarrita.
- Oh, tesoro - Hermione sospirò.
- Perché fa così? -.
- Ecco… - esordì lei, incerta.
- Puck non ha più dove andare ora che il padroncino gli dato… un vestito! - esclamò la creatura, ad un passo dalle lacrime.
- Mi correggo, mezzosangue - commentò Draco a voce bassissima. - È anche un po’ figlio tuo -.
- E ora che ne facciamo? - domandò la giovane donna, ansiosa.
- Ti devo ricordare una certa promessa sull’accogliere un elfo senza casa? -.
- Sei diabolico - bisbigliò Hermione sottovoce.
- Lo dici come se fosse una brutta cosa -.
- Puck, ehm - la ragazza si avvicinò all’elfo, - puoi restare con noi, se vuoi. Potresti badare a Lucas e… -.
- Oh, mamma, davvero? Possiamo tenerlo? - saltò sù il bimbo, entusiasta. - Allora il mio desiderio ha funzionato! -.
- Quale desiderio? - domandarono Draco ed Hermione all’unisono.
- Quando ho acceso la stella in cima all’albero, ho espresso un desiderio - rispose il piccolo, tutto fiero.

Stupefatta, Hermione aprì la bocca per parlare, ma le uscì solo un pigolio sommesso.

- Hai acceso… -.
- … la stella? - terminò per lei il marito, impressionato quanto lei.
- Sì - Lucas li gratificò di un sorriso smagliante. - È stato facile. Ora però vado a dormire, sono stanco -.

Il bimbo si arrampicò sul lettino e si infilò sotto le coperte, che Puck si affrettò a rimboccare diligentemente.

- Puck resterà qui con il padroncino, sissignore - disse la creatura, quasi con tenerezza.

Usciti dalla stanza, dopo aver dato la buonanotte al loro bimbo, i due sposi si guardarono negli occhi.

- Vedila così, mezzosangue - Draco prese la moglie tra le braccia. - Avremo più tempo per noi -.
- E lui avrà qualcuno da tormentare - lei rise piano.
- E una mano in più per le faccende può fare comodo -.
- Ora non esagerare - lo ammonì la giovane donna, senza smettere di sorridere.
- Allora, quella stella… -.
- La sua prima magia... - Hermione era commossa. - È straordinario -.
- Certo che lo è - replicò suo marito. - È… -.
- Lo so, lo so. È proprio figlio tuo - lo scimmiottò lei, con gli occhi ancora lucidi dall’emozione.
- No - la contraddisse Draco, avvicinando le labbra alle sue. - È nostro -.

Poi la baciò ed ogni parola inutile e superflua che lei avrebbe voluto dire, svanì nel nulla, lasciando il posto al silenzio profondo di quella sera incantata.

I need a Silent Night
A little peace right here
to end this crazy day
with a Silent Night.

 

Questa storia è una sorta di epilogo bis della Bellezza del Demonio, in cui si apre una piccola finestra sul futuro di Draco, Hermione e del piccoletto, che, sorpresa sorpresa, si chiama Lucas. È superfluo dire che alcuni comportamente possono apparire molto OOC, se non si legge la prima storia. Il rischio comunque, permane.

In ogni caso, Buon Natale a tutti e a tutti, Buona Notte.

Se vi è piaciuto Lucas e volete leggere ancora di lui andate QUA


NOTE DELL'AUTRICE:
- I brani in corsivo, allineati a destra, sono tutte citazioni. In ordine da Rudolph the Red Nosed Reindeer, Hangin' round the mistletoe, Auld Lang Syne, All I want for Christmas, How the Grinch Stole Christmas, Star of Betlehem e I need a Silent Night.
- Sandy Claws è la versione originale di Babbo Nachele, da Nightmare Before Christmas.
- La battuta sul Grinch, per quanto ovvia, è dedicata a chi si sente un po' Grinch, come me.
- Altair, il secondo nome di Lucas, non viene da Assassin's Creed, ma dal nome dell'omonima stella. Poiché è la stella del falco, che poi è il patronus del suo papà, ho scelto quella.


Noticina di servizio: ho una pagina autore su FB. Per aggiornamenti, scleri vari e per il puro gusto di sfottermi quando non trovo il modo di scrivere qualcosa... seguitemi QUA!

   
 
Leggi le 35 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: poison spring