Non mi serve un motivo per regalarti una storia, A VERY MALFOY CHRISTMAS Rudolph, the Red Nosed Reindeer, In un luogo molto lontano, oltre le colline, le montagne e l’oceano, nella terra dei ghiacci eterni, vive un uomo molto saggio e molto buono. Il suo nome è Santa Claus e nella notte di Natale, Egli prende la sua slitta incantata, trainata da nove renne volanti, e solca i cieli di tutto il Mondo per portare doni a tutti i bambini. Ora, questa storia parla di un tempo in cui le renne che trainavano la slitta erano ancora otto e del motivo per cui se n’è aggiunta una. A quel tempo infatti, tra le giovani renne del branco, ce n’era una molto, molto speciale. Il suo nome era Rudolph e il suo più grande sogno era quello di accompagnare Santa Claus la notte della Vigilia. Sì, Rudolph aveva davvero un grande cuore e desiderava con tutto se stesso partecipare a quella notte speciale, ma purtroppo era anche timido e si vergognava del suo naso. Perché il naso di Rudolph era speciale proprio come lui: era rosso e luminoso, come una luce natalizia. Non era affatto brutto a vedersi, ma poiché la gente spesso si prende gioco di ciò che non capisce e in questo le renne non sono da meno, il povero Rudolph veniva spesso additato come bersaglio di continue prese in giro. Un giorno, Santa Claus in persona lo trovò che singhiozzava triste in un angolino e gli chiese cosa mai avesse da essere così triste. “Natale è alle porte” gli disse, “è tempo di felicità”. Allora la giovane renna raccontò tutto al vecchio saggio e gli confidò il suo sogno di volare con lui la notte di Natale. Santa Claus sorrise bonariamente e accarezzò il muso di Rudolph per consolarlo, promettendogli che prima o poi, il suo sogno si sarebbe realizzato. Rinfrancata da quelle parole, la renna tornò nella stalla, sognando il suo momento di gloria. Accadde tuttavia che quell’anno, nella notte di Natale, si sollevasse una grande tormenta di neve. In quelle condizioni, volare era difficile persino per renne esperte come quelle di Santa Claus, perché il forte vento e i turbini di neve rendevano quasi impossibile distinguere la via da seguire: il Natale era in pericolo. Ma Santa Claus, che la sa più lunga di tutti, si ricordò di Rudolph, che stava un po’ disparte e lo chiamò vicino alla sua slitta. “Ecco” proclamò, “sarà lui a guidarci! Il suo naso sarà la nostra luce e grazie a lui, potremo portare i doni ai bambini! Quindi salutate tutti il Salvatore del Natale! ”. Rudolph era al settimo cielo. Mente tutte le renne si congratulavano, lui prese posto in cima al traino e Santa Claus disse ai suoi elfi… - Santa Claus ha degli elfi? -. Oh, no, ci risiamo! Hermione e corrugò la fronte, fissando negli occhi il figlioletto di quattro anni, il quale sostenne il suo sguardo più fermamente di quanto ci si sarebbe aspettato da un bambino di quell’età. - Sì, tesoro - sospirò, pronta a gettarsi nell’ennesima diatriba. Accidenti. - Tesoro, - Hermione sospirò, - avranno sempre un posto dove andare -. Hermione si volse istintivamente verso la porta. - Che succede, piccoletto? -. Draco si palesò di lì a poco, come sempre pronto ad accorrere alla prima intemperanza del figlioletto, il quale in quel momento lo stava letteralmente implorando con lo sguardo. - Papà, perché non possiamo prendere un elfo senza casa qui con noi? Fuori c’è la neve e fa freddo! - protestò veementemente il bimbo. Il giovane sollevò un sopracciglio interrogativo all’indirizzo della moglie, che allargò le braccia, rassegnata. - Facciamo così, piccoletto - disse alla fine, avvicinandosi al letto e accosciandosi di fianco ad Hermione, - se troveremo un elfo senza casa convinceremo la mamma a tenerlo con noi. - concluse, ignorando l’occhiataccia che lei gli lanciò. - Ora dormi però -. Il bimbo annuì e si stropicciò gli occhi pieni di sonno con i pugnetti chiusi. - Buonanotte papà - mormorò, quando Draco gli scompigliò i riccioli biondo cenere. Hermione sorrise e gli posò un bacio sulla fronte. - ‘Notte, mamma - aggiunse, con un filo di voce, voltandosi su un fianco. Dormiva come lei, con il pugno davanti alla bocca imbronciata, tutto raggomitolato su se stesso. Era praticamente l’unica cosa che non avesse preso dal padre, a parte i capelli, che erano più che altro un miscuglio bizzarro: per il resto, era il ritratto di Draco. Stessi occhi, stessa carnagione, stesso atteggiamento. Hermione seguì il marito fuori dalla stanza e lui le passò un braccio attorno alla vita, mentre scendevano le scale, conducendola alla finestra del soggiorno. Fuori, un manto immacolato di neve ricopriva il giardino e la campagna fuori dal muro di cinta. Draco l’abbracciò di lato, posandole un bacio sullo zigomo. - Che succede se troviamo un elfo domestico disperso nella neve? - gli domandò, critica, sollevando il viso a guardarlo. Lui la sorprese, sollevandola tra le braccia e spingendola delicatamente contro la parete, per poi chiuderle la bocca con un bacio profondo, che le diede il capogiro. - Ho detto favola della buonanotte, mezzosangue - disse, a bassa voce. - Non stiamo andando a dormire. Almeno - aggiunse, percorrendo il suo collo con le labbra schiuse, - non subito -. Waited till I'm cold and blue *** We've wandered mony a weary fit 23 Dicembre Quando era nato il suo primo nipote, Lucius Malfoy aveva nascosto dietro una calcolata indifferenza un sentimento non molto dissimile dall’orgoglio. Quel piccoletto di tre chili scarsi, in effetti, piangeva in modo così imperioso da togliere qualsivoglia dubbio sulla questione dello stabilire da chi avesse preso. La soddisfazione di nonno Luc, come lo definiva il più giovane maschio di casa Malfoy, era cresciuta di pari passo con il nipotino, dal momento che, escludendo quei capelli così insoliti, che comunque non stonavano nel quadro generale, il bimbo era in tutto e per tutto un degno figlio di suo padre. Nonostante cercasse di mascherarlo, Lucius adorava suo nipote; questo, peraltro, gli rendeva impossibile essere meno che cortese con la nuora, soprattutto da quando lei, con un bel sorriso, gli aveva messo in braccio il figlioletto di due giorni, dicendogli che si chiamava Lucas. In quel momento, vuoi per l’implicito omaggio, vuoi per l’espressione tranquilla che aveva mantenuto affidando il proprio figlio tra le braccia di un uomo al qualche, fino a poco tempo prima, non avrebbe affidato neppure un vermicolo, Hermione aveva cominciato la lenta conquista di ciò che molti ritenevano inesistente: il cuore di Lucius Malfoy. Narcissa, che il cuore di suo marito lo possedeva da molto tempo prima, stravedeva apertamente per la nuova famiglia del figlio e non perdeva occasione per andare a far visita alla villetta che i due novelli sposi avevano acquistato, nel cuore della campagna londinese. Per l’appunto, era appena rientrata da una di quelle visite e si stava scuotendo la neve dal cappotto. - Tuo nipote vuole un elfo domestico - Narcissa sorrise, arricciando il naso elegantemente voltato all’insù. L’uomo socchiuse gli occhi e annuì brevemente. - E con tua nuora - il sorriso di Narcissa parlava da sé. Lucius bevve un sorso di tè e si alzò, avvicinandosi alla finestra, per contemplare lo spettacolo della tenuta innevata. Certo che ci aveva pensato. *** 24 Dicembre - Perché devo andare a dormire? - Lucas contemplava imbronciato il volto di sua madre. Sua madre sospirò, poi sorrise e gli baciò teneramente la testolina bionda. - Aspettalo qui buono buono, allora - gli disse, spegnendo la luce con quello strano bastoncino con cui faceva le magie. - Buonanotte, tesoro -. Sua madre uscì dalla stanza, ridendo di gusto. Stoicamente determinato a rimanere sveglio, Lucas incrociò le braccia sul petto e si costrinse a tenere gli occhi aperti. Per un po’, fissò la neve che scendeva ininterrottamente fuori dalla finestra, ma gli faceva venire ancora più sonno. Avrebbe voluto guardare uno dei suoi libri illustrati, ma la mamma aveva spento la luce. E Lucas, che non mancava di fantasia, pensò che tra guardare un libro e immaginare di guardarlo non c’era poi tanta differenza e che sicuramente quello lo avrebbe aiutato a tenersi sveglio. Mentre fantasticava di scope volanti, elfi e centauri, sbadigliò un’altra volta e le palpebre si abbassarono. Il bimbo sorrise nel dormiveglia. A papà non sarebbe dispiaciuto se avesse fatto un pisolino. In fondo, pensò, ad occhi chiusi si sogna meglio. Si ridestò qualche ora dopo, disturbato da uno strano tramestio che proveniva dal salotto: sembravano passi di una persona molto piccola, seguiti da scricchiolii un poco sgradevoli per la sua fantasia di bambino. Poi si rammentò di Santa Claus e sebbene paresse alquanto incongruente persino ai suoi occhi infantili che un omone rubizzo e panciuto potesse possedere piedi tanto leggeri, la sua curiosità ebbe la meglio. Scese dal letto e si diresse in soggiorno, scendendo i gradini a piedi scalzi. Giunto alla porta, sbirciò dentro spalancando gli occhi. Il rumore proveniva da dietro l’albero di Natale, sotto il quale erano ammassati dei doni, che prima non c’erano. Lucas trattenne il respiro e si alzò in punta di piedi, cercando di scorgere, al di là dell’abete decorato con le luci magiche, la figura in movimento la cui ombra si proiettava contro il muro. Mosse un passetto incerto, ma l’ombra non diede cenno di accorgersi di lui: continuò piuttosto a rovistare sul pavimento e Lucas, incoraggiato, avanzò ancora, trovandosi ad inciampare su un pacchetto regalo fasciato di verde. Ruzzolò per terra e si sarebbe anche messo a strillare, se non si fosse ricordato che, in assenza di papà, era lui l’uomo di casa, e dunque piangere sarebbe stato alquanto fuori luogo. Stava ancora indulgendo in queste considerazioni, quando si trovò a fissare un paio di occhi rotondi e acquosi, che sormontavano un buffo naso a patata. L’essere di fronte a lui sbatté le palpebre e si schiaffeggiò rumorosamente la fronte con la mano ossuta. - Oh, no, no, no - cantilenò quella buffa creaturina, - il signorino non doveva vedere Puck, nessuno doveva vederlo! -. Gli occhi di Lucas si illuminarono di comprensione. - Tu sei un elfo di Santa Claus! -. Nel pronunciare quelle parole, l’elfo si lanciò contro il muro, schiantandovisi con una violenza che lasciò di sasso il suo interlocutore. Lucas aprì la bocca per tranquillizzarlo e rassicurarlo che lui avrebbe mantenuto il segreto, quando si udì un forte crack provenire dall’ingresso, seguito da un rumore di passi in corridoio. Nel frattempo, Puck stava tentando di schiacciarsi un piede tra le ante del balcone: Lucas lo fermò appena in tempo e lo spinse nell’angolino vicino al caminetto. Stava cominciando a pensare che se la sarebbe cavata, quando, sollevando gli occhi verso l’alto, incrociò quelli identici del padre, che lo scrutava a braccia conserte con un’espressione a metà tra il divertimento ed il rimprovero. - Che cosa stai combinando, piccoletto? -. *** - Non c’è niente là dietro -. Draco scosse miseramente il capo e si accosciò per terra, all’altezza di Lucas che, con le manine tese in avanti, cercava di distogliere la sua attenzione dalla zona d’ombra nei pressi del camino. - Qualcuno deve insegnarti a dire le bugie, - commentò, dando un buffetto affettuoso sulla guancia del figlio. - No, forse è meglio di no, ripensandoci. Come mai sei alzato? -. La luce che scaturì dalla punta della sua bacchetta illuminò la zona in ombra, rendendo visibile un musetto verde dai tratti scaltri, su cui era dipinta in quel momento una buona dose di paura. - Esci da lì - lo esortò, senza tante cerimonie. Puck si scusa, Puck chiede umilmente perdono. Draco si lasciò scappare un sorrisetto, al ricordo, e i lineamenti tesi della creatura si rilassarono quasi istantaneamente. - Ah, sei tu, piccola canaglia. Che diavolo ci fai qui? -. Conosce anche il padrone di questo elfo, che non somiglia affatto a SanComeSiChiama. E dubito che si vestirebbe mai di rosso. - Comunque - riprese, rivolto al figlioletto - adesso devi andare a letto, Lucas. Se la mamma scopre che sei ancora in piedi, si arrabbierà con tutti e due -. Il giovane annuì. - Quindi se lo aiutiamo, lei sarà contenta - concluse il bimbo. Draco rise sommessamente e prese il figlioletto in braccio. - Sei proprio figlio mio - commentò, con un sorriso orgoglioso. Poi si volse a guardare l’elfo, che stava in piedi tutto tremante vicino all’albero di Natale - E va bene - gli disse, - puoi restare. Vai a dormire in cucina -. Più che altro, non apprezza la compagnia. - No - Draco sorrise, - ma tu gli piaci un sacco. Se ti avesse visto stasera, sarebbe stato fiero di te. Ti prometto che andremo a trovarlo - lo rassicurò. - Ora dormi - aggiunse, preparandosi a lasciare la stanza. *** Natale Hermione e sua madre, intente a preparare il pranzo di Natale, chiacchieravano allegramente in cucina. Jane era rimasta stupefatta, contemplando le pignatte e i tegami che orbitavano attorno alla figlia, rimestandosi da soli. - Mamma, vorresti prendere il pane per le tartine? - la giovane fece compiere un movimento aggraziato alla propria bacchetta e una delle pentole si spostò sul tavolo, facendo spazio per un’altra. - È nello scaffale in fondo -. Jane si fece da parte, permettendole di passare, ed Hermione si ritrovò a fissare gli occhi liquidi e spalancati di quello che riconobbe immediatamente come un elfo domestico. - E tu cosa ci fai qui? - gli domandò, incerta se arrabbiarsi o meno. La giovane donna uscì velocemente dalla cucina, attraversò il soggiorno, dove suo padre si stava riscaldando di fianco al caminetto, e raggiunse il giardino. Si soffermò per qualche istante a guardare la scena: Lucas zampettava gioiosamente nella neve, cacciando urletti di gioia. Quando si accorse della sua presenza, la salutò con la mano, poi si lanciò con tutta la forza che aveva contro le ginocchia del padre, in un placcaggio perfetto. Draco piombò a terra, ridendo, e lo abbracciò, iniziando a fargli il solletico. - Ehi, voi due - Hermione si avvicinò, - perché non venite dentro? -. Lui scoppiò a ridere. - Si chiama Puck - puntualizzò, - è un elfo del Manor -. La creatura annuì e si smaterializzò all’istante, con uno schiocco di dita. - Ecco - il giovane fece un gesto eloquente, - questo è come ci si comporta con un elfo domestico -. *** All I want for Christmas Se c’era una cosa sicura, in quel bizzarro Natale, era che tra tutti i doni che aveva ricevuto, Lucas Altair Malfoy prediligeva senza dubbio il suo nuovo compagno di giochi. Dopo essersi rimpinzato a dovere - senza dimenticare di allungare sostanziosi bocconi al suo amico verde sotto il tavolo - e aver schiacciato un pisolino, il pargoletto di casa si era scatenato in ogni tipo di attività ludiche: al momento in effetti, stava in camera sua, a cavalcioni sulle spalle di Puck e gli tirava le orecchie, che trovava oltremodo buffe. Si poteva dunque desumere che quello fosse il Natale migliore della sua vita e benché avesse ben pochi termini di paragone, Lucas avrebbe senz’altro concordato, anche senza sapere quello che sarebbe successo di lì a poco. Così, quando vide il pezzo mancante della sua famiglia comparire magicamente di fronte ai propri occhi, il bimbo pensò di stare sognando. - Ciao, piccolino -. Lucas smontò dalla sua cavalcatura improvvisata e corse incontro a nonna Cissy, che si chinò ad abbracciarlo. Da nonno Luc, invece, ricevette una pacca leggera sulla testolina. - Siete venuti a trovarmi? - domandò, posando su di loro due occhioni ansiosi e pieni di aspettativa. Ciò detto, estrasse un grosso involto da sotto il mantello e lo porse al nipotino. Lucas gli rivolse un sorriso e prese ad armeggiare con la carta che avvolgeva il suo regalo. Quando vide ciò che conteneva, il suo sguardo si illuminò. Si precipitò giù per le scale, con il suo dono in mano, urlando di felicità. - Mamma, papà! Guardate cosa mi ha portato il nonno! -. Passò come un fulmine dinnanzi agli occhi stupefatti dei genitori, rischiando di incespicare quando si arrestò bruscamente. Non vi badò, sollevando invece le braccia tese, che reggevano un manico di scopa perfettamente funzionante, seppure più piccolo del normale. Sua madre rivolse uno sguardo atterrito al suo nuovo regalo. - Non era con i regali che ti ha portato il nonno, - obiettò dopo un po’, - dove l’hai presa? -. Lucas osservò affascinato suo padre che sollevava delicatamente il mento di sua madre, sfiorandola appena con un dito, con un’adorazione che era evidente persino ai suoi occhi di bambino. Poi lo vide sorridere e accennare con il capo verso l’alto. - Il mio, ovviamente -. *** Se una decina d’anni prima, qualcuno avesse detto a Lucius che avrebbe avuto un nipote mezzosangue, probabilmente avrebbe evitato il problema alla radice, relegando il figlio in un luogo in cui l’affluenza di femmine fosse pressoché pari a zero. Se, spingendosi più in là, il nostro ipotetico veggente gli avesse pronosticato che avrebbe adorato il suo nipotino oltre ogni previsione, Lucius lo avrebbe preso per matto, o lo avrebbe semplicemente mandato all’altro mondo con una maledizione opportunamente assestata. Tuttavia, il destino è tipo da giocare scherzi di dubbio gusto, si sa, e dunque le due cose si erano puntualmente avverate, ma nell’udire gli schiamazzi gioiosi del piccolo Lucas che provava la sua Nimbus nuova di zecca sotto la guida orgogliosa del padre e lo sguardo commosso della madre, Malfoy senior si disse che le cose non gli erano andate tanto male, nonostante il sangue non esattamente immacolato di sua nuora. Poiché, come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene, Lucius accettò persino di sedere in veranda con i babbani, osservando quasi con occhio benevolo la sua Narcissa che conversava educatamente con la consuocera e godendosi lo spettacolo del nipote che imparava ad usare il suo primo manico di scopa. - Non sono pericolosi, quegli affari? -. Era stato il babbano a parlare; constatandolo, Lucius rimase alquanto sorpreso, quasi quanto lo fu qualche secondo dopo, trovandosi a rispondergli. - Non più di tanto. Ci penserà suo padre ad insegnarli -. Lucius seguì per qualche secondo le evoluzioni rasoterra del nipote e si concesse un sorriso orgoglioso. - È un Malfoy - disse infine, - non potrebbe essere diversamente -. And what happened then...? *** Fahoo fores dahoo dores Draco afferrò al volo suo figlio, reduce dalla prima impennata della sua scopa: il bambino rise felice e lo abbracciò, arpionandogli il collo con le braccia. - Per oggi basta, piccoletto - il giovane recuperò la Nimbus e andò incontro alla moglie, con il bimbo in braccio. Quando la raggiunse, l’abbracciò alla vita e lei gli posò la testa riccia sulla spalla. - Andiamo dentro, mezzosangue, - le sussurrò all’orecchio. Lui guardò e fu spettatore di un qualcosa di talmente inaspettato da avere il potere di gelarlo più del rigore invernale. Nel vedere suo padre seduto di fianco ai genitori della sua bella moglie mezzosangue - seduto in disparte, a lasciar cadere qualche commento isolato ostentando indifferenza, ma pur sempre lì, dannazione - Draco rimase a bocca aperta, poi abbracciò Hermione più stretta che poté e fece lo stesso con Lucas. - Siete voi due, il mio miracolo - sussurrò, sentendosi la gola improvvisamente troppo arida per poter parlare più forte. - Ma che è successo, laggiù? - domandò, più a se stesso che alla moglie. Christmas day will always be,
*** O beautiful star the hope of life Gli ospiti erano andati via da qualche ora e Lucas si era addormentato sul divano. L’avevano messo a letto senza svegliarlo e Puck era rimasto nella sua camera a vegliarlo. Hermione aveva deciso di permettergli di restare per qualche giorno, in attesa che i suoi timori si disperdessero. Faceva di tutto per metterlo a suo agio, ma più ci provava e più l’elfo si dimostrava teso: forse non era tagliata per relazionarsi con quelle creature. Mentre rifletteva, accoccolata tra le braccia del marito che leggeva La Gazzetta del Profeta e le accarezzava i capelli di quando in quando, Hermione sollevò gli occhi sull’albero di Natale e rimase incantata per qualche istante a contemplare il puntale luminoso che brillava sulla cima, contornato da tante piccole luci colorate. Draco se ne accorse e interruppe la lettura, per seguire il suo sguardo e mettersi a sorridere. - È bellissimo - disse lei. Lucas era sveglio, quando raggiunsero la sua stanza, e li fissava con gli occhi sgranati e l’espressione fintamente innocente di chi ha appena combinato un grosso guaio. - Che succede qui dentro? - lo interpellò Draco. Stupefatta, Hermione aprì la bocca per parlare, ma le uscì solo un pigolio sommesso. - Hai acceso… -. Il bimbo si arrampicò sul lettino e si infilò sotto le coperte, che Puck si affrettò a rimboccare diligentemente. - Puck resterà qui con il padroncino, sissignore - disse la creatura, quasi con tenerezza. Usciti dalla stanza, dopo aver dato la buonanotte al loro bimbo, i due sposi si guardarono negli occhi. - Vedila così, mezzosangue - Draco prese la moglie tra le braccia. - Avremo più tempo per noi -. Poi la baciò ed ogni parola inutile e superflua che lei avrebbe voluto dire, svanì nel nulla, lasciando il posto al silenzio profondo di quella sera incantata. I need a Silent Night
|
Questa storia è una sorta di epilogo bis della Bellezza del Demonio, in cui si apre una piccola finestra sul futuro di Draco, Hermione e del piccoletto, che, sorpresa sorpresa, si chiama Lucas. È superfluo dire che alcuni comportamente possono apparire molto OOC, se non si legge la prima storia. Il rischio comunque, permane. In ogni caso, Buon Natale a tutti e a tutti, Buona Notte. Se vi è piaciuto Lucas e volete leggere ancora di lui andate QUA
Noticina di servizio: ho una pagina autore su FB. Per aggiornamenti, scleri vari e per il puro gusto di sfottermi quando non trovo il modo di scrivere qualcosa... seguitemi QUA! |