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Autore: Ceci Princessofbooks    25/12/2010    6 recensioni
Il viaggio dell'Enterprise è giunto al termine, e Leonard McCoy attende di cominciare il proprio con Spock. Ma a Dicembre la nebbia è densa e fredda, e solo le speranze più forti sopravivvono.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è un omaggio al Natale, ai meravigliosi personaggi per cui ho plasmato questo racconto, e a tutto ciò che questi giorni rappresentano per me: alla rivincita dell'amore, alla bellezza della felicità, al diritto di sperare, ad ogni costo e con ogni mezzo. Allo splendore invincibile di un happy end.

December Hope

Non ricordava più che i cieli della Terra fossero così vicini.
Nel tardo pomeriggio del deserto, il bagliore sbiadito delle nubi feriva quasi lo sguardo, invadendo i volumi nitidi ed efficienti della Stazione, inghiottendo ogni altezza e ogni luce; era un cielo esausto e greve, ancorato alla terra fino a confondersi con le sue nebbie: non precipitava da vette siderali e incorporee, ma sembrava esalare dalle grotte e dalle caligini del mondo stesso Dopo tanto tempo, quel cielo tanto tangibile e imperfetto, così accessibile, così umano, gli pareva opprimente, e segretamente alieno.
Non era rimasto più nessuno, ormai: la piattaforma d'atterraggio era vuota e nuda, sospesa in un silenzio assente e paurosamente immobile; gli orli opachi dei magazzini, smussati dalla pesante, bianca foschia, si confondevano nella lontananza. La strada alle sue spalle, l'ampia via sinuosa che conduceva all'aeroporto e al resto del mondo, era deserta e muta da ore.
In piedi sull'orlo dell'asfalto, Leonard respirava il pallore gelido dell'aria, osservando il quieto gigante di acciaio abbandonato al di là del campo.
Dopo cinque anni, l'Enterprise, l'immensa nave che era stata il suo rifugio, la sua certezza e la sua esistenza, aveva compiuto la sua ultima discesa, adagiandosi con un fruscio poderoso e gentile sulla vasta piazza d'armi della Base. Gli uomini che aveva chiamato amici, confidenti, alleati erano scrosciati fuori, in un fiotto incontrollabile che aveva svuotato improvvisamente quella grande madre di metallo e l'aveva indotto a pensare a tremuli rivi di sangue che abbandonano il corpo cui appartengono, come se il mondo li pretendesse troppo in fretta, con troppa violenza. I parenti si erano abbattuti in un tumulto fragoroso su ognuno di loro, sommergendoli nei pianti e nelle braccia e trascinandoli via in un unico sciame festoso. Molti erano venuti a salutarlo: Uhura gli aveva affettuosamente ma fermamente intimato di trascorrere al più presto qualche giorno dalla sua famiglia, posandogli le sue labbra calde e sicure sulla fronte, in un saluto lieve e materno che sembrò quasi una benedizione; Scotty l'aveva avviluppato singhiozzando in una stretta spaventosamente energica, sistemandogli poi tra le mani una bottiglia del brandy scozzese che avevano portato i suoi zii; Jim gli aveva proibito con solenni, bonarie minacce di chiamare quel momento un addio, e l'aveva abbracciato a lungo, senza aggiungere altro, ma permettendogli di percepire sulla pelle le lacrime che gli annebbiavano gli occhi. Tutti avevano riso, si erano scambiati promesse e rassicurazioni, si erano stretti ancora un istante negli intrecci che avevano tessuto in quel tempo, ed infine si erano allontanati, sciogliendo dolcemente i vincoli, avviandosi quietamente verso il nuovo ruolo delle loro vite.
Il dottor McCoy aveva aspettato per due ore.
Avevano deciso di ritrovarsi lì, dopo lo sbarco, non appena Spock avesse portato a termine le sue ultime incombenze di Primo Ufficiale; avevano stabilito di incontrarsi in quell'angolo, di concedersi un momento privato per confermare ciò che avevano discusso, per lasciare il campo insieme, per infondersi forza l'un l'altro nel loro modo silenzioso e segreto. Non era stata un' intenzione improvvisa: come quasi tutto nel loro legame, l'avevano deciso gradatamente, accuratamente, con quella naturale, accorta delicatezza che nessuno avrebbe mai sospettato in loro; l'avevano stabilito durante le nascoste, complesse conservazioni in cui scivolavano nell'infermeria, mentre lui si dedicava con sereno disinteresse al caos delle sue pratiche, o nel familiare candore dei laboratori, quando si ritrovavano a lavorare fino ad ore impossibili per qualche oscura, inderogabile ricerca. Avevano parlato a lungo, nelle lente notti mormoranti dell'Enterprise, degli anni che li attendevano, di dove sarebbero andati dopo la fine della missione, dei progetti che avrebbero potuto realizzare;con una voce sorridente e insolitamente vulnerabile, appena arrochita dal suo molle accento del Sud, gli aveva descritto gli azzurri, lucenti acquitrini della sua patria, le sue primavere opulente e grevi di fiori, le piane immense e dorate di sole della terra in cui era cresciuto: e lui lo aveva ascoltato, con la compostezza sciolta e fiduciosa che si concedeva forse solo con Leonard, ed era stato un piacere struggente e prodigiosamente intimo condividere di nuovo con qualcuno le memorie e le visioni che aveva difeso selvaggiamente durante tutti i suoi viaggi.
Poi una sera, mentre osservavano le vampe scintillanti di una galassia nel gentile rollio della nave, gli aveva proposto di venire ad abitare con lui sulla Terra, in Georgia, e gli era quasi sembrato che, davanti al suo energico, emozionato gesticolio, gli occhi del Vulcaniano si fossero riempiti dell'affetto inestirpabile e teneramente rigoroso che gli aveva visto rivolgere a sua madre e a pochi altri. Lui aveva aggiunto subito che certamente sarebbe stato difficile trasferirsi in un mondo così differente e bizzarro, che non aveva la minima intenzione di costringerlo ad alcun sacrificio, che avrebbe compreso perfettamente se avesse voluto invece ritornare a Vulcano e a tutte le opportunità che incarnava; ma Spock si era limitato a guardarlo un istante, con la sua assorta, silenziosa concentrazione, e ad annuire infine con un singolo cenno solenne, domandandogli semplicemente di cominciare a fornirgli informazioni sulla sua città e il suo mondo. E finalmente, Leonard McCoy si era permesso di iniziare ad indugiare in vaghe fantasticherie di quotidianità, di immaginare i lavori con cui avrebbero dovuto sistemare una casa, di cominciare a delineare con dita delicate, esitanti le architetture e le coordinate di una vita in comune. Dopo tanto tempo, aveva intrecciato ancora il suo futuro a quello di un altro individuo; dopo tanto tempo, i suoi sogni appartenevano anche a qualcun altro. Era una sensazione sconvolgente, terrificante e spaventosamente azzardata, ma al contempo aveva sciolto il nodo doloroso e tenace che gli aveva avvolto il cuore fin dal suo divorzio, perché sapeva che le braccia austere e accorte a cui aveva affidato quei sogni li avrebbero custoditi con ogni stilla della loro stoica, incrollabile lealtà.
Ma ora, ora che doveva nascere davvero tutto ciò che avevano immaginato, intorno a lui non c'era nessuno; non c'era nessuna slanciata, fiera figura che camminasse a passi discreti e compassati verso di lui, nessun profilo alieno e familiare pronto a voltarsi al suono della sua voce. Nel giorno in cui un ciclo si esauriva e un altro doveva cominciare, nel momento sospeso e senza significato in cui si sentiva più perduto e più vulnerabile, intorno a lui non vi era che l'asfalto opaco del campo, e nebbia fredda e lontana.
Con gli occhi invasi dal grigio, ricordò la sera in cui si era ritrovato in una casa improvvisamente sola, spenta di suoni e di odori, il biglietto breve e rabbioso gettato sul tavolo della cucina , il mazzo di calie, comprato in un fiducioso, lieve gesto di riconciliazione, che si infrangeva al suolo nei suoi stessi petali. E quella sensazione, quel vuoto atroce e smarrito che gli aveva gridato nelle tempie e nel sangue, quell'assenza muta e brutale che ora gli stava strappando il respiro. Era stato ingenuo, a quel tempo, e lo era stato anche ora. Spock era un Vulcaniano, una creatura che aveva conosciuto luoghi straordinari e apparteneva ad un mondo remoto e leggendario, un futuro ambasciatore che avrebbe incontrato genti inimmaginabili e viaggiato fra distanze vertiginose: non avrebbe mai potuto vivere tra i dolci confini di granturco e terra della sua Georgia, chiamare casa una solida villa bianca con qualche colonna di legno e un dondolo sul portico; non avrebbe mai potuto essere disposto a combattere le insidie dello spazio, a sfidare i pericoli che lo aspettavano solo per tornare a quel suo piccolo sogno testardo. La stessa desolata, sofferente amarezza di quella notte lontana gli bruciò improvvisamente la gola, come un' ombra avvelenata e vischiosa, come un grumo di lacrime marcite: vide Jocelyn, e vide Spock, mentre si allontanavano, inesorabili, irraggiungibili, con le loro schiene indistinte così differenti, e tuttavia gemelle nell'amore che lui vi infondeva e nel rifiuto di ghiaccio con cui lo spezzavano. Vide cupi occhi profondi indurirsi nella rinuncia calma e senza compassione che aveva scorto sul volto del suo primo amore, mani agili e snelle, solide come legno, contrarsi gelosamente, per impedirgli anche un ultimo tocco. Scorse passi lenti, mortalmente civili che lo abbandonavano piano, riecheggiando gli schiocchi di tacchi di molti anni prima. Di nuovo, nonostante tutto il suo dimenarsi e il suo sbraitare, non era riuscito a proteggere ciò che aveva salvato dalla pioggia e dalla polvere; di nuovo, la sua illusione si sarebbe infranta, precipitando, e le sue schegge gli si sarebbero conficcate nella carne.
In quel momento, una parte profonda di lui, un frammento intangibile ma necessario quanto le sue ossa e i suoi organi, crollò: il dottor McCoy si accasciò sull'orlo del campo, abbandonò il volto tra le mani, e pianse.
Pianse, perché si era lasciato beffare ancora dalla dolcezza feroce di una speranza.
Pianse, perché i progetti vaghi e vividi che erano sbocciati in quei mesi nella sua mente, e che quasi non aveva confessato a sé stesso, ora sarebbero avvizziti fino a spegnersi.
Pianse, perché non era riuscito ad accarezzare un'ultima volta quelle ciocche folte e pesanti come seta grezza.
Pianse, perché di nuovo qualcuno aveva deciso che il suo cuore non era un motivo sufficiente per cui combattere.
Uno scricchiolio di passi risuonò alle sue spalle. -Dottore, sebbene io sia ormai ampiamente avvezzo alle inspiegabilmente illogiche reazioni umane, posso chiederle come mai stia piangendo?- .
Il volto di Leonard si sollevò di scatto, con un sussulto sospeso che parve raggelare anche i suoi singhiozzi. Quella voce; quella voce fluida, nitida, tersa come il turchese spoglio del cielo di un deserto e che però, per pochi, poteva trasformarsi nella carezza rigenerante e preziosa di un vento caldo. Non era possibile che l'avesse di nuovo sentita; non l'avrebbe più udita, da quando ne aveva colto il garbato, corretto ringraziamento sul ponte della nave, prima che il loro equipaggio si infrangesse in centinaia di vite, prima che quel timbro inconfondibile sfumasse nel brusio multiforme e senza volto del mondo. Eppure quella cadenza aveva appena scalfito l'aria gelida di Dicembre, modellandola in arabeschi familiari, e danzava ancora nel freddo, e sulla sua pelle.
Bones si voltò d'improvviso, spalancando i grandi occhi insanguinati; e quando incontrarono l'alta figura ritta contro le nebbie, fu come se tutto il cosmo si mescolasse, e lo incastonasse in un' altra geometria.
-Spock!- gridò, il viso sconvolto da uno sbalordimento quasi violento:-Sei...sei proprio tu?- .
Il sopracciglio del Vulcaniano si sollevò nella sua proverbiale espressione di sconcerto; ma dietro il tono beffardamente clinico trasparì un sorriso lieve, l'ombra di un affetto che intiepidì la curva della sua bocca, e avvampò dolcemente nelle polle severe del suo sguardo. - Conosce molti altri mostriciattoli dal sangue verde, Dottor McCoy?-.
Leonard schiuse le labbra in un sorriso vacillante, e una risata tentò di traboccargli dalla bocca; ma sotto la percezione concreta della figura che gli stava davanti, sotto il peso del primitivo, stordente riconoscimento che gli attanagliava il sangue e le ossa, d'improvviso si spezzò, infrangendosi in un turbine di secchi singhiozzi brutali, trasformandosi inaspettatamente in una tempesta di singulti troppo elementare e troppo viscerale per essere pianto. Scosso da sussulti irrefrenabili, sgraziati, furiosamente vivi si slanciò in piedi, e si avvinghiò al collo del Vulcaniano con il bisogno terribile del primo respiro di un naufrago riemerso dal mare, stringendolo con forza selvaggia. Inspirando in rapidi strattoni frenetici, per qualche istante poté solo percepire, come altrettante inconfondibili carezze, il lento, costante sollevarsi del petto premuto contro il suo volto, il sentore sbiancato e fragrante, quasi di sabbia, di quel corpo, tutti i dettagli che gli strappavano quei tremiti devastanti, ebbri di conforto, ciechi e atterriti quanto quelli di un uomo ferito a morte.
-Dannazione, Spock, dannazione...- mugolò, mentre lunghe braccia snelle, come scivolando in impronte invisibili plasmate per loro, si posavano sulla sua schiena. -Dannazione, sei qui, maledetto goblin. Sei qui.- .
I tratti affilati del Primo Ufficiale, fino a quel momento soffusi di un'impalpabile preoccupazione, si incresparono ora in un vago cipiglio di confusione :- Dottore,vi sono forse altri luoghi nei quali dovrei trovarmi?-.
-Bé, in qualunque posto stessi andando dopo che...-Leonard si interruppe un istante, sforzandosi di deglutire, come se le parole gli si fossero raggrumate dolorosamente nella gola: -...dopo che non ti ho più visto sulla nave.- .
L'uomo aggrottò per un momento la fronte, perplesso; quando nella sua spiegazione riconobbe l'inconfondibile, Vulcaniana innocenza che tanti, e forse Spock stesso, scambiavano per algida praticità, Bones ebbe l'impressione che l'aria gli penetrasse nei polmoni più facilmente: - Mi sono semplicemente recato dal Capitano per salutarlo in modo appropriato, e riferirgli il nostro recapito.- .
Per la seconda volta, il mondo intero sembrò fiammeggiare di bagliori improvvisi, e vacillare sotto la pienezza della loro luce. McCoy sollevò lentamente il viso, con circospezione, con un bagliore guardingo nello sguardo, quasi temendo che la realtà uccidesse di nuovo la speranza che sentiva premergli nel petto: – Il-il nostro recapito?- .
Il Primo Ufficiale annuì con prontezza: - Certamente. Basandomi sulle conclusioni raggiunte durante le nostre numerose discussioni serali, mi era sembrato che avessimo ormai stabilito di ricercare una sistemazione nella zona meridionale di questo Stato, che mi hai vividamente descritto come “ il luogo più dannatamente splendido che abbia mai visto, e in cui mi piacerebbe proprio invecchiare insieme alla persona che amo”.- .
Quando terminò di parlare, nuove lacrime annebbiarono la vista di Leonard, squassandogli il volto; ma queste erano lacrime limpide ed impetuose, vive come torrenti, e avvampavano di quella luce fiera e radiosa che apparteneva visceralmente agli occhi di Bones; e scivolandogli lungo le guance, travolsero scintillando le impronte di quelle che prima aveva versato.
-A-allora non te ne andrai da solo, non hai cambiato idea? Non vuoi ritornare a vivere su Vulcano?- domandò, senza che il suo tono, seppur bruciando di una sincerità quasi dolorosa, perdesse la sua schietta, familiare fermezza.
Il sopracciglio di Spock si inarcò un'altra volta: -Mi pare un quesito superfluo, considerato che attualmente...- .
Nello sguardo di McCoy guizzò lo sfarfallio della sua celeberrima esasperazione, e al tempo stesso, curiosamente, sembrò risorgere anche il coraggioso, indomito celeste della sua forza: in un brusco slancio, il dottore gettò le mani tra le ciocche del Primo Ufficiale, e sospinse insieme i loro volti con un'urgenza disperata ed esultante:- Sta' zitto e baciami, orecchie a punta.- .
Il suo bacio fu rude e generoso e ansioso e vulnerabile, ma tuttavia risplendette di una tenerezza insospettabile e inesauribile, di un affetto sconfinato e colmo di rispetto che fluiva prepotentemente, irrimediabilmente nella gola e nello spirito di chi condivideva con lui quel tocco segreto; e le sue labbra vennero insospettabilmente accolte dall'eco di un'intimità vertiginosa, solenne e candida come devozione, ed ad un tempo incommensurabilmente più umana e più profonda.
Quando infine si separarono il volto di Bones parve più saldo, come se, nonostante i suoi tratti fossero ancora nudi e accesi, spossati dalla loro stessa intensità, i nodi che li avevano contratti si fossero sciolti, dissolti dall'assenso muto e assoluto che aveva ricevuto da quella bocca severa. Raddrizzando le spalle, sollevò piano il viso.
-Credevo che te ne fossi andato. Credevo che alla fine avessi cambiato idea, che avessi rinunciato a tutta questa faccenda.- mormorò, catturando lo sguardo del Primo Ufficiale nell' implacabile azzurro del suo; la sua voce, soffusa della qualità chiara e preziosa, scevra di ogni irritazione ed ogni giudizio, che concedeva solo ai veri amici, tremò appena.
Le sopracciglia di Spock si sollevarono fin a lambire la frangia, in un'espressione quasi oltraggiata; ma un tepore nascosto, una dolcezza segreta che indugiava negli angoli degli occhi, ad un tempo mitigò e addensò il significato delle sue parole: - Dovresti sapere ormai che le dichiarazioni di un Vulcaniano non sono molte, ma non vengono mai tradite, Leonard- lentamente strinse le lunghe dita magre sulle sue spalle, avvolgendolo nel calore che sprigionavano come stelle, e non abbandonando mai il suo viso. -E se riteniamo che le nostre scelte potrebbero condurre a circostanze estremamente auspicabili per noi e per altri, allora ci applichiamo con duplicata intensità per rispettarle.- .
Fu in quel momento che il Dottor McCoy capì di non poter più essere toccato dal suo passato; fu quello l'attimo in cui comprese che quel volto asciutto, quelle braccia austere e abili erano state in grado di liberare la sua vista e il suo cuore dai brandelli scabri dei ricordi, scrupolosamente, pazientemente. Fu in quell'istante, che ancora una volta scelse di consegnare il suo cuore alle mani di un altro: ma ora sapeva che erano mani troppo gentili e troppo accorte per lasciarlo cadere nel fango.
Il suo dono fu offerto, e gli parve che uno scintillio impalpabile, quasi un bagliore di consenso, balenasse nello sguardo vigile dell'uomo di fronte a lui.
-Bé, questo sembrava quasi romantico.- ridacchiò, le cicatrici nei suoi occhi sembrarono quasi scomparire.
D'un tratto, un rombo squarciò l'aria, precipitando dal cielo in una furiosa, livida cappa di pioggia; prima che potessero anche solo accorgersene, pallidi scrosci si infransero sul campo deserto, crepitando sulle lamiere opache, avvizzendo in densi fiotti lacrimosi nel grigio svuotato e spento della stazione abbandonata.
Spock scrutò brevemente le pesanti raffiche del temporale, con un compito dispetto che arcuò un lieve sorriso sulle labbra di Leonard; dopo aver folgorato la tempesta con un ultimo lampo di disapprovazione, il Primo Ufficiale riportò la propria attenzione su di lui:- Consiglierei, considerate le attuali condizioni meteorologiche, di avviarsi senza indugi al mio veicolo, se non ci sono obiezioni.-.
Il ghigno di Bones minacciò solo per un attimo di incrinarsi in un singhiozzo di commozione:- No, non ci sono obiezioni- replicò, mascherando il tono vacillante con un gesto debolmente stizzito – basta allontanarci da questo stramaledetto acquazzone prima di trasformarci in due dannati pesci!-.
Il contegno del Vulcaniano rimase impeccabile, ma un guizzo di divertimento allentò impercettibilmente la sua espressione: - Non posso che dichiararmi d'accordo, Dottore; allora credo che sia preferibile avviarci.- .
Il suo interlocutore annuì con decisione, perché le gocce lo stavano percuotendo come minuti spilli feroci e la sua leggera divisa da Medico non poteva molto contro il gelo umido improvvisamente traboccato dal cielo; stringendosi i gomiti con un brivido, si tese in avanti, pronto ad una corsa selvaggia e spiacevole attraverso la pista nebbiosa. E allora una pressione familiare gli avvolse la schiena, sospingendo la sua testa nell'incavo spigoloso e insospettabilmente confortevole di una spalla, e proteggendolo dal freddo pungente della pioggia.
McCoy sollevò appena il mento, sorpreso; ma quando scorse il profilo del Primo Ufficiale, fiero e levigato contro il groviglio rabbioso delle nubi, inconsapevole del suo gesto come di un riflesso inconscio ed istintivo, si limitò a continuare a camminare, nascondendo un quieto, insopprimibile sorriso in quel rifugio di pelle tiepida che così pochi avevano conosciuto, e che pareva quasi plasmarsi sotto la sua guancia per accoglierla meglio.
E Leonard si augurò, con una speranza tanto intensa da diventare una certezza, che sarebbe accaduto ancora mille volte.

   
 
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