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Autore: Faust_Lee_Gahan    26/12/2010    5 recensioni
"Spalancò gli occhi. La luce del comodino era fioca, ma gli diede fastidio lo stesso."
Seguito di 'Being There'
Sherlock/John
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Still Being There

Summary: Spalancò gli occhi. La luce del comodino era fioca, ma gli diede fastidio lo stesso.

Pairing: Sherlock/John

Rating: Giallo

Words: 700

Disclaimers: Non mi appartengono e bla.

Notes: Seguito di Being There. Ah, Buon Natale e, se non ci sentiamo prima, Buon Anno! ^_^







Still Being There


Tu sai difendermi e farmi male

Ammazzarmi e ricominciare

A prendermi vivo.”

    - Subsonica -

Metti in ordine i tuoi pensieri.(1)

<< John, svegliati! >>

La voce familiare gli giungeva da lontano, quasi indistinta.

Spalancò gli occhi. La luce del comodino era fioca, ma gli diede fastidio lo stesso.

Aveva sudato freddo e il cuore gli batteva frenetico.

Le mani fredde di Sherlock gli imprigionavano il viso. Appena lo mise a fuoco, non poté evitare di toccare il suo, per accertarsi che fosse reale.

Vi affondò i polpastrelli, quasi fosse l'unica cosa reale al mondo.

<< Sherlock... >>

<< Sta' tranquillo. Sono qui. >>

Era curioso come la paura, che era la sensazione che più gli rimaneva appiccicata addosso, riusciva a sparire se solo Sherlock era presente, meglio ancora se gli parlava. Bastava anche una stupida frase.

Con molte probabilità, avrebbe creduto a qualsiasi cosa se solo l'avesse detta lui.

Prima che se ne rendesse conto, l'aveva messo a sedere, si era posizionato accanto a lui e l'aveva abbracciato, la testa di John sul suo petto.

La gabbia toracica di Sherlock era più larga di quanto potesse sembrare. Era enorme eppure accogliente. Sembrava avere un anfratto fatto apposta per la testa di John. Sentiva il suo cuore battere – sì, a quanto pare anche Sherlock Holmes ne aveva davvero uno – le sue mani addosso, il suo calore. Seguiva i movimenti di quel petto gigantesco ad ogni respiro.

Si sentiva infinitamente più piccolo. Forse era proprio così, o forse era Sherlock a essere troppo alto, oppure era John a essere regredito a quando era bambino e sognava streghe e fantasmi.

Non era cambiato molto da allora. Li sognava ancora, in un certo senso.

E Sherlock era sempre lì a svegliarlo.

Lo strinse e chiuse gli occhi, godendosi quel calore assurdo e rassicurante.

<< Vado a prepararti qualcosa per calmarti, se vuoi. >>

<< No! … No. Resta qui. >>

Ho bisogno di te.

Si rese conto di avergli stretto la camicia, proprio come un bambino spaurito.

Forse sarebbe meglio dire che gli aveva artigliato la camicia, proprio come un bambino spaurito.

Quella camicia viola. Quella straordinaria camicia viola.

Gli venne quasi voglia di ridere.

Forse parlarne avrebbe risolto qualcosa.

<< Era... >>

<< Non ha importanza. E' finito. Sono qui. >>

John si chiese quando era stato il momento in cui il suo coinquilino – collega, amico – era diventato il mondo per lui.

Fondamentale. Basilare. Indispensabile.

John non sapeva dove apparteneva. Non sapeva qual era il suo mondo. Non l'aveva mai saputo.

Pensava di essere utile nell'esercito. E lo era. Poi era diventato un fottuto invalido, e tutto era tornato come prima.

Non ci servi più, Johnny Boy!

In Afghanistan sognava di tornare a casa. Anche se a casa non c'era nessuno. (2)

A pensarci adesso, però, non avrebbe potuto definire cosa volesse davvero dire per lui, casa.

Ma con Sherlock era diverso. Era tutto diverso.

Sherlock era casa. Sherlock era il suo mondo.

Perché riusciva a capirlo. Riusciva a capire tutto prima di tutti. Sempre prima di tutti. A volte anche prima di lui.

Perché Sherlock era così e basta.

Lo guidava e lo faceva sentire sicuro.

Lo guardava e sentiva una botta di adrenalina scorrere ovunque.

Era un'ancora, un appiglio, un porto sicuro.

Un porto incasinato dove approdavano le navi più improbabili; un appiglio alto un metro e ottantatré o più, con le dita fottutamente lunghe e il torace fottutamente largo; un'ancora fatta di irritabilità, irrequietezza, genialità e capelli impossibili.

Era impossibile. Era dannatamente impossibile, come uomo, come coinquilino, come collega, come amico.

Ma era lì. Era sempre lì.

E lui? Dov'era lui in tutto questo?

Non era forse piccolo ed insignificante? Un uomo di cui avrebbe potuto tranquillamente privarsi? Era un peso morto? (3)

E se quel mondo che si era affannato per avere non volesse avere lui?

L'avrebbe mollato, un giorno dicendogli, che non aveva più bisogno di lui, del suo Blogger?

Fu preso dal panico. Gli venne quasi voglia di piangere.

<< Sherlock... >>

<< Va tutto bene. Sono qui. >>

Decise di non pensarci. Lo teneva stretto e pace.

Non poteva continuare da sé. Si chiese cosa c'era di sbagliato in lui. (4)

<< Non ti lascio andare. Sono qui. >>

Se mettessi in ordine i tuoi pensieri?






Notes, again:

Citazioni moment: (1) ormai lo sappiamo...; (2) “She wants to go home/ But nobody's home” da Nobody's Home di Avril Lavigne; (3) è colpa di nacchan e della sua Weight; (4) “I can't hold on to me/ Wonder what's wrong with me” da Lithium degli Evanescence.

Dei Subsonica, stessa canzone usata per Being There (ovvero Tutti i miei sbagli).

Divertitevi a cercare i riferimenti a Being There! :D

Stessa sensazione. Mi sembra di aver detto poco. Anche se non credo... Bah! Ai poster l'ardua sentenza, ovvero voi!

Grazie a tutte, sempre. Buone Feste! :D


  
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