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Autore: VaniaMajor    26/12/2010    0 recensioni
Seguito de Lo Scettro dei Tre: Raistlin Majere convoca la sorella ritrovata per mettere in atto il suo piano contro il Conclave. Non ha fatto però i conti con Takhisis, che sta addestrando una setta di maghi per uccidere i Majere e conquistare il mondo. Una nuova battaglia inizia e anche stavolta saranno necessari dei sacrifici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Gemelli'
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PROLOGO

Il sole stava per tramontare su Palanthas, mentre Dalamar ricontrollava mentalmente di aver raccolto sul tavolo del laboratorio tutti gli ingredienti necessari all’incantesimo. Annuì, soddisfatto, poi sospirò e gettò un’occhiata distratta fuori dalla finestra. Stava aspettando che il suo Shalafi lo raggiungesse per dare inizio all’esperimento magico e cominciava a sentire una certa fame. Corrugando la fronte, rifletté se fosse o meno il caso di rimediare prima di iniziare i lavori, ma ritenne che si trattasse di un appetito del tutto controllabile e lo ignorò. L’esperimento era molto più importante della cena. Una lieve fitta gli attraversò il petto e Dalamar si passò una mano sulla veste, in corrispondenza delle cinque ferite suppuranti che testimoniavano il suo tradimento allo Shalafi.
Fece una smorfia. Un tempo, Dalamar aveva tramato con il Conclave dei Maghi per fermare le ambizioni del suo maestro e per questo aveva pagato. Ovviamente lo Shalafi non aveva fatto il minimo tentativo di curargli le piaghe create con la magia. Quello era un monito che lo avrebbe seguito fino alla morte. Era quasi divertente che ora stesse invece lavorando con lo Shalafi per minare il Conclave dall’interno. Dopotutto, quella era un’ambizione che poteva condividere…
Un fruscio cartaceo in una tasca interna lo fece sorridere lievemente. Dalamar lanciò un’occhiata attorno per controllare che non vi fossero occhi indiscreti, quindi estrasse da una tasca nascosta un foglio di carta ripiegato più volte. Lo dispiegò e sul suo volto aitante si distese in un’espressione di ammirazione e rapimento. Davanti a lui, c’era un ritratto a grafite di Katlin Ym ‘Adoonan…o per meglio dire Katlin Majere, sorella gemella dello Shalafi. Dalamar l’aveva conosciuta, insieme a tutti gli altri, l’anno precedente, durante un’impresa atta a distruggere il Portale. Katlin era una donna di Yolta, un pianeta oltre le lune, ma a missione ultimata era stato loro rivelato che Katlin non era altri che la terza gemella Majere, morta e rinata sotto quella forma per riunirsi ai fratelli. Per Dalamar era stato uno shock, soprattutto a causa del fatto che durante quei mesi di viaggio si era innamorato della donna.
Questa rivelazione, per Dalamar, era stata un freno…ma da un certo punto di vista, aveva anche aggiunto un che di stuzzicante alla faccenda. Le aveva fatto un dono, quando lei era partita, e Katlin aveva ricambiato con la cartellina di disegni che l’aveva seguita passo passo per mezza Krynn. Tra i vari ritratti, Katlin ne aveva fatto anche uno di se stessa, decisamente somigliante. Dalamar lo portava addosso, pur sapendo di essere puerile e sciocco come un ragazzino alla prima cotta, ma d’altronde era solo un innocuo segreto che gli rendeva più sopportabile l’assenza di lei. Katlin era lontana da un anno, ormai. Seguì con lo sguardo le linee di quel volto, immaginando il brillio degli occhi chiari, la sericità dei boccoli scuri…
«Dalamar.»
Dalamar trasalì e quasi fece cadere il foglio. Si voltò di scatto, tenendo la mano impegnata dietro la schiena con un atteggiamento che rivelava una qualche colpevolezza. Si trovò davanti lo Shalafi che lo fissava, sardonico.
«Ti spiace darmi la tua attenzione per un attimo, Dalamar?- chiese Raistlin, mellifluo- Oppure ti disturbo?»
«Ovviamente no, Shalafi. Dite pure.» disse Dalamar, rigido come un pezzo di ghiaccio. Chissà perché, aveva il sentore che lo Shalafi sapesse cosa nascondeva dietro la schiena. Quegli occhi dorati sembravano capaci di giungere ovunque.
«Sto andando a Solace ad accogliere Katlin.» disse Raistlin, sfiorando con le dita i componenti sul tavolo.
«Cosa?!- sbottò Dalamar, prima di riprendersi- Immagino allora che l’esperimento sia rimandato…»
«Portalo avanti tu.- tagliò corto Raistlin- Io e Katlin andremo a Wayreth. Ti farò sapere quando raggiungerci.»
«Dunque non verrò con voi?» chiese l’elfo oscuro, contrariato. Katlin tornava, i giochi iniziavano e lui doveva restarsene alla Torre ad aspettare?
«Preferisco non palesare ancora tutte le mie mire. Resta qui fino a nuovo ordine.» disse Raistlin.
«Come desiderate, Shalafi.» mormorò Dalamar. Raistlin lo scrutò, poi fece un sorrisetto contorto.
«Le porterò i tuoi saluti, Dalamar.- mormorò, con voce sottile come il sibilo di un serpente- Mia sorella gradirà sapere che la sua arte trova la tua approvazione.» Con una risata leggera, Raistlin scomparve lasciando solo il suo apprendista.
«La sua…» mormorò Dalamar, perplesso, poi avvampò. La mano quasi gli si chiuse a pugno sul ritratto di Katlin. Aveva visto giusto. Lo Shalafi si era accorto chissà da quanto tempo che portava il ritratto di Katlin sul cuore. Conosceva quindi i suoi sentimenti? Soprattutto…gli avrebbe dato la sua approvazione oppure avrebbe usato quella consapevolezza per rendergli la vita un inferno?

***

«Tas! Kyara! TAS!»
Il grido riverberò lungo la costa del lago Crystalmir, tra il frinire delle cicale, ma non ricevette risposta.
Caramon Majere tirò un lungo respiro seccato, passandosi una mano sulla fronte sudata e tirandosi indietro i lunghi capelli ricciuti. Era un magnifico pomeriggio di sestomese e il sole picchiava come un nano con un martello in mano. L’arrivo di Katlin era previsto per l’ora di cena al più tardi ed erano già le sei. Caramon sapeva che la sorella sarebbe stata felice di rivedere subito quei due matti dei kender e che Tasslehoff non l’avrebbe mai perdonato se si fosse perso il ritorno di Katlin su Krynn, ma ormai aveva cercato quei due fedifraghi in tutti i posti che gli erano venuti in mente, senza trovarli, e a quel punto era stufo.
«Si arrangeranno.- sbuffò, dando le spalle al lago per tornare a casa- Se sto sotto questo sole ancora un po’ sarò buono da mangiare per cena.»
Tornò a passo lesto verso Solace e presto il suo cipiglio si trasformò in un sorriso. Caramon stava vivendo un momento della sua vita che rasentava la felicità assoluta. Era diventato padre da poco meno di un anno e ciò lo rendeva orgoglioso. Inoltre, l’anno prima era avvenuto un doppio miracolo che aveva riunito tutte le persone che amava attorno a lui. Suo fratello gemello Raistlin era tornato alla vita e aveva scoperto di avere una sorella: la dolce e fiera Katlin ‘Ym Adoonan, la Donna con Tre Anime, reincarnazione di quella che avrebbe dovuto essere la sua gemella. Era invece una sorella più piccola di quasi sei anni che dopo una breve parentesi in cui aveva seriamente rischiato la pelle si era di nuovo involata per quel suo Paese assurdo, ma oggi sarebbe tornata su Krynn definitivamente, diventando Katlin Majere a tutti gli effetti.
Non riusciva ancora a capacitarsi di essersi legato alla sorella così tanto in così poco tempo, ma riusciva a capire che il sangue non mentiva mai. Perfino Raistlin, che ad un livello profondo era parecchio cambiato, aveva instaurato con lei un legame forte. Chi l’avrebbe mai detto, quando soltanto un anno prima al suo fianco era rimasta solo la sua dolce Tika?
«Caramon! Dove ti eri cacciato?» chiese Tika Waylan Majere, affacciandosi alla finestra della casa sopra il vallenwood. Caramon si coprì gli occhi dal riverbero accecante del sole e guardò sua moglie, sorridendo. I riccioli rossi di Tika ardevano quando il sole li toccava trapelando dalle fronde dell’albero. Tika sorrideva, ma sembrava un po’ stanca. Stare dietro al piccolo Sturm, che cominciava ad avere manie di conquista su tutti gli oggetti di casa e tentava di camminare non appena lo si lasciava un attimo, cominciava ad essere una prova ardua.
«Cercavo i kender.- disse, sorridendo a sua volta- Hai idea…»
«Ciao Caramon!- esclamò una vocetta conosciuta- Non fa un po’ troppo caldo, là fuori? Tika sta preparando una limonata, se la bevi ti rinfrescherà!»
Tasslehoff si affacciò alla finestra accanto a Tika. Caramon fece una smorfia.
«Da quanto tempo sei in casa?!» sbottò.
«Oh, almeno mezz’ora.- disse Tas, allegro- Stasera arriva Kat, non te ne sarai dimenticato?»
«Dimenticato?! Stavo cercando te e Kyaralhana, testa di…» esclamò Caramon, mettendosi i pugni sui fianchi.
«Ho mandato Kyara alla Taverna a prendermi un paio di cose.- disse Tika, roteando gli occhi nelle orbite in maniera plateale- Spero che alla fine non si porti dietro mezza cucina.»
«Insomma, ho girovagato per niente.- sbuffò Caramon- Adesso vengo su.»
L’anta di una finestra si aprì con uno schianto e il viso cupo di Raistlin Majere si affacciò dalla stanza più esterna della casa.
«Se avete finito di fare chiasso come un branco di kender in gita a Palanthas, sto cercando di approntare i segnali per far tornare quell'imbranata di Katlin.» disse, e la sua voce fu sferzante.
«Scusa, Raistlin, non stavamo pensando…» borbottò Caramon. Raistlin fece una smorfia sprezzante.
«Appunto. Voi non pensate!- sibilò, di pessimo umore- Ma se preferite che Katlin si perda nel cosmo durante l’incantesimo, continuate pure.»
Ciò detto, richiuse la finestra con un altro schianto. Caramon si sorprese di non vedere il vetro spaccarsi in mille pezzi e cadere a pioggia fino a terra.
«Dovrò rinforzare quella finestra.» borbottò, iniziando a salire verso casa. Tasslehoff lo sentì e dovette coprirsi la bocca con una mano per non ridere. Tika invece non sembrava molto divertita.
«Va e viene come gli pare. Un attimo fa non era in stanza e adesso eccolo che sbraita.- mormorò, seccata- Si sta prendendo un po’ troppe libertà. Dopotutto questa è casa nostra!»
«Ma dai, Tika…non c’è quasi mai. Porta pazienza.» disse Caramon, aprendo la porta di casa ed entrando. Il piccolo Sturm lo accolse con le braccia spalancate e un gorgoglio di gioia, e il grosso guerriero lo alzò in aria, facendolo strillare felice.
«Tu gli perdoni sempre tutto.» borbottò Tika.
«Non sempre e non tutto.- disse Caramon, baciandole i riccioli rossi per placarla- E’ irritato perché l’abbiamo disturbato mentre opera la magia. Non ha tutti i torti.»
Tika non sembrò affatto convinta. Era vero, Raistlin faceva loro visita pochissime volte ed era quasi sempre gentile…gelidamente gentile, ma meglio che niente. A Tika però dava i brividi che comparisse sempre dalla sua camera, a cui aveva evidentemente fatto qualche stregoneria, quando uno meno se l’aspettava, invece di usare la porta d’ingresso come tutti i comuni mortali.
«Meno male che stasera arriva Kat. Almeno rivolgerà la parola solo a lei e sarò più tranquilla.» borbottò Tika, versando della limonata fresca al marito.
«Non vedo l’ora!- sospirò Tasslehoff- Quest’anno è stato veramente noioso! Sì, lo so Caramon che sono andato a fare un giro a Pax Tarkhas con Kyaralhana, ma non abbiamo trovato niente di davvero interessante e non potevamo andare troppo lontano se non volevamo perderci il ritorno di Kat, quindi sono pieno di noia fino alla punta dei capelli!»
«Penso che la tua noia continuerà, visto che Kat se ne dovrà andare a Wayreth insieme a Raistlin.» disse Caramon, facendo dondolare il figlio divertito sul ginocchio.
«Beh, andremo anche io e Kyara!- sbottò Tas- Lei non ha mai visto la Torre di Wayreth e io ormai la conosco a menadito e potrò…»
«E potrai fare finalmente colpo su di lei.» finì per lui Caramon, facendo arrossire il kender.
«Caramon! Cosa stai insinuando?! Io…» protestò.
«Sono tornata!» strillò in quel momento Kyara, entrando in uno svolazzare di borse e trecce scure e reggendo in mano un orcio di vino.
«Ssh!» le fecero tutti in coro, bloccandola sulla porta con aria perplessa, poi si guardarono e si misero a ridere. Kyara sorrise, incerta. «E’ un nuovo gioco?» chiese, facendoli ridere ancora di più. In quel momento Raistlin attraversò la stanza fulminandoli con lo sguardo.
«Ho finito. Fate pure tutto il chiasso che volete, ora.» disse, acido, aggirando Kyaralhana e uscendo nel sole pomeridiano. Tutti ripresero a ridere, cercando di non farsi sentire troppo per non scatenare altri accessi d’ira. Caramon consegnò il piccolo Sturm a Tika e andò alla finestra. Raistlin stava disegnando dei simboli magici sul terreno con estrema precisione.
L’arcimago era così concentrato che quasi non si accorse di essere raggiunto dal gemello. Continuò a tracciare le rune, scrutando di quando in quando la posizione del sole che tramontava. Solo quando si sollevò aiutandosi con il Bastone di Magius e si scrollò la polvere dalle mani, Caramon osò parlare.
«E’ un incantesimo per riportare qui Katlin?» chiese il guerriero, osservando quei caratteri per lui privi di senso.
«No, è un semplice circolo. Reagirà alla magia di Katlin, fornendole indicazioni precise di dove ricomparire.» rispose Raistlin, distratto, mentre ricontrollava il proprio lavoro. Tossì piano, corrugando la fronte nello scrutare una runa che non lo convinceva pienamente.
«Come…come una specie di faro per i naviganti?» chiese Caramon, perplesso. Raistlin gli scoccò un’occhiata sarcastica.
«Mi sorprendi per il tuo acume, Caramon.- disse, sardonico- Sì, è proprio così. Viaggiare da un mondo all’altro non è una delle cose più facili. Sarebbe molto semplice andare a finire in mezzo al Mare di Sangue di Istar se non si eseguono tutti i giusti calcoli.»
«Per gli Dei, Raist!» sbottò Caramon, subito preoccupato. E se Katlin avesse sbagliato qualcosa nel suo incantesimo?
«Non preoccuparti. Seguendo l’aura magica del circolo non si perderà.- disse Raistlin, scrollando le spalle magre- E se lo facesse, dovrei ritenere di avere per sorella una perfetta idiota.»
Caramon fece una smorfia, contrariato, mentre Raistlin annuiva soddisfatto.
«E’ tutto pronto.- annunciò- Sarà meglio mettersi comodi, Caramon. Io non ho voglia di aspettare Katlin stando qui in piedi.»
Risultò che Caramon prese due sedie e le portò alla base del vallenwood per lui e Raistlin. Tika si mise a preparare la cena, sbirciando ogni tanto dalla finestra il circolo magico, che riluceva a mano a mano che la sera calava. I kender fecero una continua spola tra la casa e i due gemelli, ma ogni volta che cercavano di avvicinarsi al circolo per guardarlo meglio venivano fulminati da un’occhiata malevola degli occhi a clessidra di Raistlin. La calma della sera era scesa su Solace come una coperta dolce e confortante, leggermente speziata dagli odori invitanti di cibo. Finalmente, quando il sole lambì le montagne, il circolo si illuminò di una forte luce azzurra.
«Sta arrivando.» annunciò Raistlin, calmissimo, mentre Caramon balzava in piedi.
«Dov’è?» chiese Tika da sopra, precipitandosi alla finestra.
«Non c’è ancora!» disse Tas, eccitato, fissando il cerchio luminoso insieme a Kyara. Il circolo quasi esplose di luce, costringendo tutti a chiudere per un attimo gli occhi. Quando li riaprirono, in mezzo ad una grande chiazza bruciata si ergeva una donna vestita di rosso, con i capelli scuri sciolti sulle spalle e due ciocche bianche a incorniciarle il volto. La donna alzò le braccia al cielo.
«Sono tornata, mia Solace!» esclamò in tono gioioso, spezzando il silenzio. Un istante dopo era accasciata a terra, priva di forze.
«Kat!» esclamò Caramon, correndo avanti insieme ai kender. Raistlin si alzò con tutta calma, mentre sopra di lui Tika usciva sbattendo la porta e scendeva le scale di corsa con Sturm in braccio. L’arcimago guardò con un sopracciglio sollevato gli abbracci dei kender a Katlin, che rideva nonostante fosse esausta, mentre Caramon la prendeva tra le braccia e la sollevava da terra.
«Caramon, ho fatto un viaggio spaventoso! E’ ovvio che…» stava cercando di protestare.
«E’ ovvio che non puoi camminare!- la rimbrottò Caramon, poi sorrise- Sono contento di rivederti, sorella.»
«Anch’io, Caramon.- disse Katlin, circondandogli il collo con le braccia, poi si dedicò a Tika e al bambino- Fammi vedere quanto è cresciuto mio nipote! Ciao, Sturm, piccolo amore!»
Caramon fu costretto a mettere giù Katlin, che si mise a chiacchierare con Tika mentre Sturm scopriva il piacere di tirare i capelli alla zia. Raistlin scosse la testa di fronte a tutto quel pandemonio, ma un debole sorriso gli nacque sulle labbra. Aveva trascorso così tanti anni oscuri che quel poco di luce già gli feriva gli occhi. Nonostante ciò, stava imparando a goderne. Il piccolo gruppo chiassoso si fece dappresso alla casa, con Katlin ancora sorretta da Caramon. Gli sguardi di lei e di Raistlin, identici, si incontrarono.
«Ben trovato, fratello mio.- disse Katlin, con un sorriso perplesso e sospettoso- Si può sapere in quali trame vuoi coinvolgermi, stavolta?»
Raistlin si concesse un sorrisetto.
«Rifocillati e riposati, sorella mia.- disse, facendole cenno di salire la scala- Ne parleremo a fondo. Questa sera.»

   
 
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