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Autore: gemellina    26/12/2010    11 recensioni
“Chi ti scrive, Draco?!”
“Oh solo… ehm… pubblicità… sì, sapete madre… hanno aperto una nuova gelateria a Diagon Alley…”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Narcissa Malfoy, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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I ventinove anni di Draco Malfoy!
 

-Qualcuno… aveva grossi problemi.-

 
 
 
Narcissa Malfoy aveva un problema… un gigantesco problema.
Draco Malfoy aveva un problema… un gigantesco problema.
 
 
“Buongiorno madre!”, salutò garbato, posandole un lieve bacio sulla guancia nivea.
“Buongiorno a te.”, rispose amabile lei, facendo segnale all’elfo di versare il tè nelle tazze, senza scomporsi più di tanto.
Il ragazzo prese posto di fronte la genitrice, ma ciò che guardava era il colore dell’acqua che diventava sempre più scura grazie al contatto della bustina.
Come gliel’avrebbe detto?
Aveva bisogno di un colpo di genio, e anche immediato!
“Dra… ehm… Draco… Domani compi 29 anni… come mai non hai organizzato alcuna festa? Insomma, non hai intenzione di festeggiare?”, domandò con quel tono distaccato, anche se inizialmente si stava un po’ tradendo.
Draco, dal canto suo, pensò che sua madre era molto furba.
 Lei, quasi sicuramente aveva capito che c’era qualcosa che attanagliava le viscere del suo pargolo, e con infinita bravura nelle torture psicologiche stava riuscendo nell’intento.
Ma lui sarebbe stato un degno avversario. Non avrebbe mollato così presto.
“No, madre…”
Astuta. Terribilmente astuta.
Nessuna festa in programma, nessuna cena con gli amici. E Narcissa sapeva che allora il suo figliolo aveva una fidanzata, e se davvero era così, quella fidanzata aveva un nome e se aveva un nome era legittimo che lei lo sapesse.
Ma la questione non era così semplice.
“E se mi è concesso chiedere… come mai non hai nulla in programma? Non avrai per caso una ragazza…”
Bevve un sorso di tè, e si scottò parte della lingua.
“No, madre…”
Narcissa Malfoy si morse la lingua.
Lei aveva un’unica via di fuga. Ma per far sì che il suo piano funzionasse, aveva un estremo bisogno di trovare il suo adorato figlio in una posizione compromettente.
E la situazione compromettente idilliaca, sarebbe stato trovare il suo Draco fidanzato con una delle sciacquette che gli piacevano tanto.
 Una di quelle che lei avrebbe passato a distruggere torturandole.
E una volta riuscita nell’intento, Draco si sarebbe sentito un vero idiota e lei sarebbe passata dal lato della mammina che protegge e tutto sa.
Ma quella mattina del 4 Giugno, la conversazione non sembrava avere risvolti positivi.
Né per l’uno. Né per l’altra.
 
***
 
Quella stessa mattina del 4 Giugno, nella gelateria di Florian Fortebraccio, due vecchi amici stavano facendo colazione con una gigantesca coppa di gelato.
 
 
Hermione Granger aveva un segreto… un gigantesco segreto.
Ronald Weasley aveva fame… una fame gigantesca.
 
“Sai Herm… credo che una chiacchierata non ci farà male…”
La suddetta Hermione deglutì nervosamente.
Se anche il suo migliore amico, non propriamente perspicace, aveva capito… allora per lei non c’erano davvero più speranze di sopravvivenza.
“Ah sì?! E di cosa vuoi parlare?”
Sembrava normale, tranquilla e rilassata. E non lo era.
Ron la guardò come se fosse scema, ma dopo pochi secondi si buttò sui pasticcini che erano arrivati al tavolo per ingannare il tempo.
“Voglio parlarti di Harry, mi sembra chiaro…”
La ragazza trasse un sospiro di sollievo e prese anche lei un pasticcino, visibilmente più rilassata.
“Beh ovvio…Harry… di chi altro avremmo potuto parlare?”, si sforzò di sorridere, ma ciò che ne uscì, beh… non era neppure vagamente rassomigliante ad un sorriso.
“Herm, io sono preoccupato. Si comporta in modo strano, è molto evasivo... e magari azzardo troppo, ma lo trovo enigmatico… e tu sai bene, che l’aggettivo enigmatico non appartiene ad Harry!”, ingollò un sorso d’acqua e soddisfatto si ributtò sui pasticcini.
“Beh… su dai, enigmatico può essere anche da Harry…”, sì, sapeva anche che la sua teoria non stava propriamente in piedi.
“Dai Herm… il furetto rimbalzante era enigmatico ad Hogwarts, Silente lo era… lo è perfino Grattastinchi, ma non puoi dirmi che Harry è enigmatico. Ed è per questo che io sono seriamente preoccupato!”
Hermione sospirò, non sapeva cosa dire.
Lei era presa da altro da ormai due mesi, e il fatto che ormai il suo segreto andava svelato, la stava letteralmente mandando in crisi.
I suoi migliori amici l’avrebbero diseredata, l’avrebbero cruciata.
Le avrebbero fatto di tutto, ma non sarebbero stati felici per lei; d’altro canto però, il fatto che Ron fosse preoccupato per l’amico comune, le dava una speranza in più.
Ron non si era accorto delle sue stranezze, quindi ne deduceva che era in una botte di ferro e che qualunque cosa fosse successa, la colpa sarebbe andata al fantastico Harry Potter.
“Uh il gelato!”, esclamò felice con la bava alla bocca.
Il cameriere porse la coppa ad Hermione. E mentre in pochi secondi lui s’era fatto fuori metà del contenuto, lei cogitabonda, giocava svogliata con la ciliegina che decorava la punta della spruzzata di panna.
Forse non avrebbero più parlato di Harry.
“E’ strano da poco più di un mese…”
Si sbagliava.
“Sicura di non aver captato nulla?!”, domandò, alzando lo sguardo sull’amica.
Non aveva neanche avuto modo di chiedersi cosa le stava accadendo, figurarsi se si accorgeva dell’enigma di Harry.
“Sicura… ma sai com’è… il lavoro mi stressa…”, sorrise di nuovo, ma non appena accortasi che risultava poco credibile, decise che era meglio tenere la bocca occupata con il gelato.
“Effettivamente in questo periodo stai lavorando tanto… praticamente non fai altro che straordinari…”, si portò un cucchiaino di gelato alla bocca, poi ebbe come un’illuminazione, “Senti… ti va se domani organizzo una cena?”, chiese con un sorriso a 32 denti.
Hermione sorrise imbarazzata.
“Caz… ehm… certo!”
Cazzo!!!
Ron la guardò torvo. “Perfetto, allora! Adesso mando un gufo a Harry. Ovviamente non sarà una semplice cena… ho qualcosa da dirvi.”, divenne rosso, segno inconfutabile di un Ronald Weasley imbarazzato.
“Davvero?! Hai una faccia strana Ronald… non puoi anticiparmi nulla?!”
“Beh… sappi solo che sono molto felice e che… mi sento finalmente un uomo maturo!”
L’espressione che le regalò, le riscaldò il cuore. Il suo Ronald era cresciuto (?)  sul serio (?!). Presa da uno slancio nato dal profondo del suo cuore, lo stritolò in un abbraccio soffocante.
“Ti voglio bene!”
“Ti voglio bene anch’io!”, le posò un bacio sulla guancia ed aggiunse: “Io adesso devo scappare che il lavoro chiama, ma ti mando al più presto un gufo per darti i dettagli di domani sera, ok?!”
“Ok!”
Si salutarono, ma lei invece di smaterializzarsi sul posto di lavoro, decise di farsi una bella passeggiata in completa solitudine. Aveva un disperato bisogno di meditare.
 
 
 
**
 
La colazione a Villa Malfoy era finalmente finita.
Entrambi i Malfoy erano presi dal panico più totale, ma essere un aristocratico purosangue, imponeva anche che durante  le crisi di panico, non entrassero nel panico.
Draco, frettolosamente, abbandonò la sala da pranzo, dicendo che doveva controllare delle scartoffie prime di recarsi al suo posto di lavoro.
Lei andò a rinchiudersi in biblioteca senza alcuna spiegazione.
Entrambi però nel medesimo istante, guardarono una foto di Lucius Malfoy, e dopo un sospiro lungo un sogno, abbassarono la cornice, in modo che il loro amato defunto, guardasse per un po’ il colore del mobile sul quale lo avevano pogiato.
Accarezzarono la cornice e scossero la testa.
Erano in stanze diverse, inconsapevoli di fare la stessa cosa, in preda ad una crisi di panico da purosangue.
 
 
**
 
Harry Potter quella mattina del 4 Giugno fischiettava allegramente.
In 3 morsi aveva finito la brioche al cioccolato che stava gustandosi e in ben 8 falcate era arrivato nel suo ufficio.
Era una bellissima giornata. O almeno, lo era stata fino a quel momento.
 
Un bianchissimo e splendido falco faceva sfoggio di sé sul davanzale della finestra del suo polveroso ufficio. E lui, lui conosceva quel falco come le sue tasche.
Gli diede un biscottino, di quelli che gli piacevano tanto, e prese la missiva che doveva consegnargli.
 
La sua espressione festante svanì in un colpo.
Era entrato ufficialmente in una crisi di panico.
 
Deglutì selvaggiamente e il suo sguardo vacuo si posò su un altro volatile.
Si trattava di Leotordo, il gufo di Ron.
Diede anche lui un biscottino e lesse la lettera.
 
 
Harry, spero che per domani sera tu non abbia alcun impegno, perché ho deciso di invitare te ed Hermione a casa mia per una cena.
Non si accettano rifiuti, ho qualcosa di importante da dirvi.
 
Ronald
 
Posò la missiva e si accartocciò al suolo come un foglia secca d’autunno.
Urgeva un piano.
 
 
  
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