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Autore: pazza_voltura    27/12/2010    2 recensioni
Bella non è la damigella bisognosa d'aiuto, Edward non è il vampiro protettivo. In questa storia troveremo una Bella un po' egocentrica (ma infondo tutti i vampiri lo sono) a caccia che si imbatterà in una rissa, l'occasione perfetta per una cena a base di sangue umano...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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E dopo tento tempo finalmente ritorno a scrivere qualcosa, come avrete letto nell'introduzione qui i ruoli si invertono, perché Bella non è sempre la damigella bisognosa d'aiuto ma se le si concede i mezzi necessari è più che in grado di difendersi e attaccare, basta darle una mano... o trasformarla in vampiro, vi sembrerà egocentrica è vero ma vorrei vedere voi bellissimi immortali e indistruggibili come vi sentireste... accetto critiche, anzi le trovo costruttive... ma anche le lodi non mi dispiacciano xD


Stavo camminando lungo una stradina periferica di Chicago cercando un negozio di vestiti. Erano ormai le 11 di sera, ormai erano tutti chiusi, perfetto per me, in genere, quando faccio acquisti preferisco non farmi vedere, per ovvi motivi di sicurezza. Passai davanti a un negozio di alta moda. No, non faceva per me, troppe telecamere. Non che le telecamere fossero per me un problema, ma oggi volevo fare le cose con calma era da un po' che non mi dedicavo un po' a me stessa.

Poco più avanti, all'angolo della strada, un piccolo ma grazioso negozio, perfetto per me. La saracinesca era abbassa avrei potuto sfondare la finestra ma non avevo voglia di scappare quando gli umani fossero arrivati. Girai l'angolo e la vidi l'entrata di servizio di quel negozio. Scassinai la porta con una forcina, dopo l'avrei richiusa, non lasciavo mai tracce. Era indispensabile per una come me.

Dopo pochi minuti avevo trovato un tubino bianco con una fascia nera sotto al seno e un paio di ballerine, andai nel bagno del negozio mi lavai accuratamente e mi infilai il vestito.

Ero bellissima, lo ero anche prima di cambiare natura ma ora ero veramente perfetta, i capelli castani cadevano leggeri sulle mie spalle, incorniciando un volto pallido dai lineamenti dolci, labbra rosse come delle rose appena colte e lunghe ciglia che incorniciavano due occhi rossi come il sangue delle mia vittime, perché io non sono umana, io sono una vampira. Da oltre cento anni mi nutro del sangue degli umani per vivere senza che loro capiscano quello che sta accadendo a loro. Erano veramente stupidi nonché banali e scontati. Gli uomini ti vedono sempre come un bocconcino che vogliono sedurre anche per solo una notte, alcuni ancora più stupidi vorrebbero prenderti anche contro la tua volontà ma tutti fanno la stessa fine, alleviano il bruciore della mia gola, fino a quando l'effetto finisce allora torna il desiderio di affondare i miei denti dentro la giugulare di qualche povero malcapitato.

Stavo cercando un locale malfamato dove trovare la preda giusta quando dei rumori mi arrivarono distinti, una rissa. Un ottimo odore di sangue mi arrivò al naso.

Non avevo più bisogno di cercare la cena era lei a venire da me.

Un ragazzo stava palpando una ragazza che non era affatto consenziente, urlava e si dibatteva. Stavo per saltargli al collo quando entrò in scena un altro umano. Questo si gettò sull'altro allontanandolo dalla ragazza urlandogli di andarsene. La ragazza non se lo fece ripetere e fuggi senza voltarsi a vedere cosa stesse accadendo alle sue spalle. Il ragazzo che era corso in soccorso della ragazza era in difficoltà.

Decisi di intervenire, non volevo che si facesse male senza motivo visto che lui non c'entrava nulla con quella situazione.

Attaccai il pervertito alle spalle e senza indugi affondai i miei denti nella sua giugulare. Dopo pochi secondi avevo finito, e non mi ero nemmeno sporcata.

Mi voltai sentendo sentendo dei leggeri gemiti il ragazzo si stava rialzando guardandomi.

E ora cosa facevo con lui?

Lui mi guardava ammirato, perché non fuggiva, aveva visto quello che avevo appena fatto, ma lui mi guardava con gli occhi pieni di meraviglia.

Lo osservai meglio, era veramente un bel ragazzo, capelli bronzei e occhi verdi, i suoi muscoli ben delineati si vedevano attraverso la camicia.

Continuava a fissarmi.

- come ti chiami?- chiesi.

- Edward. Edward Masen.- rispose senza smettere di guardarmi.

Forse era fuggito da un manicomio. Continuava a fissarmi senza dire nient'altro.

- sei un angelo?-

Quanto si sbagliava.

- No sono un mostro dannato-.

- No! Tu sei un angelo- disse – il più bel angelo del paradiso- aggiunse sottovoce.

Non potevo lasciarlo andare aveva visto troppe cose.

- ti devo uccidere- dissi cercando di notare qualsiasi segno di paura, ma nulla mi fissava ammirato.

- Fallo se devi- disse semplicemente.

Era pazzo. Ora non avevo più dubbi. Ma anche se era pazzo non potevo lasciarlo libero di andare in giro a raccontare ciò che aveva visto.

Mi avvicinai alla sua gola.

Lui non disse nulla, anzi piegò il collo in maniera da facilitarmi l'operazione.

Affondai i denti.

Il suo sangue mi invase la gola.

- è buono il mio sangue angelo?-.

Mi staccai dal suo collo, secoli di esperienza mi aiutarono a non rituffarmi sulla sua giugulare.

- non sono un angelo mi sembrava di avertelo già detto-.

- tu sei un angelo, il mio angelo- disse portandosi una mano alla gola dove l'avevo morso.

Strinse gli occhi.

- brucia-.

- lo so, vuoi diventare come me?- non so da dove mi erano uscita le parole, forse era l'effetto dei suoi sguardi.

- si angelo mio- disse sorridendomi.

- tu sei pazzo- dissi ridendo.

- lo sempre ipotizzato, ma non lo raccontare in giro- disse con sarcasmo mentre stringeva gli occhi per il dolore.

Tre giorni dopo quando riaprì gli occhi invece che verdi erano rossi. Mi fissò.

- angelo mio, mi hai aspettato!- disse sorridendomi sghembo.

- dove volevi che andassi - dissi.

Fu un attimo, non me ne accorsi nemmeno, ma una frazione di secondo dopo ero schiacciata al suolo con le sue labbra che premevano sulle mie unendosi in una danza antica come il mondo.

   
 
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