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Autore: Ashbringer    27/12/2010    3 recensioni
Aaron è un normale ragazzo diciassettenne con la passione per l'hacking. Erin è una sua coetanea, e probabilmente l'unica ragazza mai piaciuta ad Aaron. Ma
la ragazza nasconde un segreto, un segreto pericoloso, che Aaron si troverà a scoprire forzando un sito, e rimanendo invischiato in una faccenda più grande di lui.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La penombra regnava nella stanzetta. Un ufficio, di piccole dimensioni, ora illuminato solo dalla luce di un abat-jour, posata su di una scrivania, che era, tra le altre cose, uno dei pochi mobili presenti. Sarebbe bastata una rapida occhiata per memorizzare tutto il contenuto della stanza, arredata in modo piuttosto spartano: uno scaffale di freddo metallo, una scrivania, sulla quale si trovavano la suddetta abat-jour e un computer, ed una sedia. Lo scarno arredamento, combinato con le dimensioni ridotte dell'ufficio, davano una sgradevole impressione, facendolo sembrare un buco asfittico. Non che all'uomo, seduto alla scrivania, importasse di com'era la stanza. L'unico suono che, periodicamente, interrompeva il silenzio, era il click di un mouse, mentre la frenetica ricerca dell'uomo proseguiva. Database dopo database, la figura, illuminata dal monitor e dalla luce dell'abat-jour, continuava a cercare e cercare, la fronte corrugata. Aveva al massimo una cinquantina d'anni, e non aveva un aspetto che attirasse particolarmente l'attenzione: corti capelli brizzolati, con appena un accenno di stempiatura, occhi castani e profondi, un naso lievemente adunco ed un fisico asciutto. Dopo diversi minuti, finalmente il viso corrucciato si aprì in un'espressione di soddisfazione.
Passò il cursore sulla foto di una ragazza, un'adolescente, quasi sicuramente, dai lunghi capelli neri e gli occhi blu e penetranti.

"Trovata."

 


Altrove, sulla cittadina di Whiteglen, il sole stava sorgendo, inondando le strade con i suoi primi raggi. Al primo piano di una villetta, quello che pareva un ammasso informe sotto una coperta, si mosse. A un'occhiata più accorta, appariva più chiaro che la forma era invece un ragazzo, raggomitolato in una bizzarra posizione nel suo letto, durante un fiacco tentativo di convincersi che era il caso di svegliarsi. Dopo una breve disputa interna, curiosamente persa dalla pigrizia (che, tra parentesi, stava dominando, con un rapporto vittorie-sconfitte contro la solerzia di circa 25 a 1), il ragazzo decise di sgusciare fuori dalle coperte. Si diresse alla finestra, stiracchiandosi mentre assaporava gli ultimi rimasugli del torpore del sonno, e si fermò per un breve istante a contemplare l'alba, prima di dirigersi in bagno. Tempo una mezz'ora, e già Aaron, questo il nome del ragazzo, stava finendo di ingollare i suoi fiocchi d'avena, e, caricatosi lo zaino in spalla, si diresse alla volta della scuola.

Come al solito, le ore precedenti l'intervallo passarono in un quieto torpore, interrotto talvolta da sporadiche battute idiote o chiacchiere sul più e il meno. Solo durante la pausa Aaron si riscosse, e si mosse, secondo una routine che durava da circa 5 mesi, verso il corridoio. Come previsto, Erin Morris, l'unica ragazza che a memoria di chiunque fosse riuscita a smuovere qualcosa in Aaron, passò davanti alla porta, diretta probabilmente in cortile. Aaron si godette quella breve occhiata, perdendosi nella folta chioma di lucidi capelli corvini e contemplando gli occhi color dello zaffiro, che non mancavano mai di mettere a disagio lui o chiunque altro (ma principalmente lui) durante qualsivoglia conversazione. Il diciassettenne aveva l'espressione di chi stava per mettersi a sospirare beatamente, ma una mano sulla spalla lo fece desistere. Si voltò, e vide Arthur Clarke, uno dei suoi migliori amici, con un'espressione un po' scocciata e un po' divertita.

"Fammi un fischio quando hai finito di sbavare, ok? Così ti posso passare questi due siti, se ci dai un'occhiata e te li lavori scommetti che ci troverai parecchie cose non male"

Aaron fece un'espressione scocciata e basta, e si rivolse ad Arthur con tono lievemente velato da un rimprovero scherzoso: "Che cazzo, Arthur, sei una persona schifosamente terra-terra, non ti puoi lanciare una volta che una in un'impresa impossibile, tipo sperare che Erin faccia caso alla tua esistenza?"

Clarke fece finta di pensarci, un'espressione indecisa sul volto occhialuto e scarno , prima di rispondere, come consueto: "Priorità, amico, priorità..."

"Sì, un peccato che le tue priorità siano un pelo sballate, sai?"

Entrambi sbottarono in una breve risata, sapendo che ogni conversazione di quel tipo si concludeva così. Il resto delle ore di scuola si dissolse in un uniforme flusso di spiegazioni date dai professori, mentre Aaron prendeva svogliatamente qualche appunto, soffermandosi di tanto in tanto a fissare il foglietto di carta sul quale Arthur aveva appuntato due indirizzi che si riferivano ad altrettanti siti internet.

Il ragazzo si incamminò verso casa, come faceva da quattro anni a quella parte, ossia da quando aveva iniziato il liceo, mentre la tagliente brezza invernale di febbraio gli lambiva il volto. La cosa diversa che notò fu la Mercedes nera parcheggiata di fronte a una casa che, guardacaso, era la casa di Erin Morris, che abitava lungo la strada che Aaron percorreva per arrivare alla propria casa. Distolse lo sguardo dal telefono cellulare con cui stava scrivendo un sms e vide due uomini, vestiti in nero, discutere animatamente con i genitori di Erin, di argomenti che Aaron non poteva sentire da quella distanza, ma che a quanto pare stavano facendo alterare il signor Morris.

Aaron proseguì, non intenzionato a origliare, sebbene incuriosito dalla scena a cui aveva assistito.

Il tempo di arrivare a casa e gettarsi sul pranzo, e il ragazzo andò direttamente in camera, accendendo il computer. Appoggiò la testa sulla scrivania e si mise a pensare. Rivide di fronte a sè il volto di Erin, sorridente, gli occhi blu scintillanti, e si trovò a sospirare.

"Bah, ma cosa voglio combinare, sono senza speranze..."

Il diciassettenne aveva la ferma convinzione di essere troppo banale perchè Erin si accorgesse di lui anche solo come amico, e tuttavia non si decideva a provare a farsi avanti, anche solo per parlarle. Non che fosse un brutto ragazzo: era abbastanza alto, dal fisico asciutto, occhi verde smeraldo e capelli di un castano intenso, portati abbastanza lunghi, a incorniciare il suo volto giusto un pelo spigoloso. Semplicemente non si reputava all'altezza, per questioni al di là della timidezza, questioni che nemmeno lui comprendeva.Si preparò a tuffarsi in ciò che quasi sempre lo distoglieva dai pensieri erranti e funesti che vagavano nella sua testa: il suo lavoro da hacker. Non era un dilettante, nè un maestro, ma traeva divertimento dall'accedere a informazioni riservate, per il puro gusto di poter dire "L'ho fatto", non per trarne profitto. Era stato suo zio, Jake, a iniziarlo a queste pratiche non molto legali, ed Aaron era sicuro che i suoi genitori non sarebbero stati felici di quel genere di insegnamenti. Prese il foglietto di carta accartocciato che gli aveva dato Arthur, e immesse il primo indirizzo, con silenziosa gratitudine verso il suo amico. Non capiva esattamente di che cosa trattasse il sito, sembrava il sito di un qualche gruppo sanitario o farmaceutico, ma ciò non gli impedì di violare buona parte dei database, sfruttando una breccia nel sistema difensivo del sito.

"Ingenui... Pff."

Prese a sfogliare profili su profili, e, giunto a quello che era il tredicesimo, si fermò. La foto di Erin Morris, i suoi capelli neri come la notte inconfondibili anche in foto, spiccava sullo schermo. Aaron strabuzzò gli occhi.

"Oh, andiamo, Arthur, mi hai fatto arrivare fin qui solo per prendermi per il culo? Che palle..."

La stizza non gli impedì di controllare per bene il profilo, che conteneva informazioni delle più disparate, alcune delle quali Aaron non comprendeva. Sotto i vari "Data di nascita", "Statura", "Peso", "Caratteristiche fisiche" e altre amenità come il gruppo sanguigno (0 Rh+, per la cronaca), trovò due voci dubbie: "Status", che recava a lato la scritta "Inattivo", e "Tempo di Incubazione", indicato con "16-18 anni c.ca". Mentre Aaron si arrovellava, pensando a che status fosse quello indicato su quel database, il sito si chiuse improvvisamente, e l'antivirus del suo pc si attivò, con una scritta che annunciava l'arrivo di un visitatore non benvenuto, pronto a portarsi via buona parte dell'hard disk, probabilmente. Aaron, ancora pensieroso, cliccò pigramente il tasto "Quarantena", quando realizzò che il tasto non stava facendo assolutamente nulla.

"Ma che cavolo...?" gli sfuggì, mentre un'espressione stupita gli si dipingeva in volto. Perchè mai su un sito di uno stupido gruppo medico si sarebbe dovuto trovare un virus abbastanza fastidioso da evitare senza troppa fatica il suo antivirus? Cercò di salvare il salvabile, ma un fastidioso "Beeep" gli annunciò che non avrebbe potuto salvare un bel niente. Dopo una manciata di secondi, il computer tornò a rispondere ai comandi. Aaron, il viso cupo, si preparò a dare un'occhiata a cosa era stato obliterato dal suo computer, stupendosi ancora di più quando scoprì che solo le informazioni dei database del famigerato sito farmaceutico, o quello che era, erano state cancellate.Il ragazzo rimase basito, mente nella sua mente si disegnavano svariate ingegnose (ed inverosimili) possibilità sul reale scopo del sito, quando realizzò una cosa.

"Erin... Qualsiasi cosa sia quel sito, Erin è invischiata in qualcosa che mi sembra giusto un po' losco..."

Guardò fuori dalla finestra, dove una luce sanguigna gli annunciò che il sole stava scandendo l'ennesimo tramondo della sua vita.

 


Mentre il sole gettava la sua ombra scarlatta sui campi poco fuori Whiteglen, una Mercedes nera era ferma in una stradina di campagna. Due uomini vestiti di un completo nero stavano parlando al cellulare, in vivavoce, con un altro uomo, dal tono incollerito.

"Volete dirmi che non siete riusciti a convincere quei due idioti? Avevate mille cose su cui fare leva per farli desistere, e voi? Siete degli incapaci!"

Si udirono dei respiri mentre l'uomo cercava di calmarsi.

"E' inutile, dovrete agire con la forza. Stanotte, è necessario che l'azione sia condotta il prima possibile. Appuntamento nel settore Echo, 11, alle 2. Troverete un paio dei nostri, che spero potranno esservi d'aiuto, vista la vostra incompetenza! Ve lo ripeto un'ultima volta. La ragazza dev'essere nostra."

Pronunciò l'ultima frase sottolineando ogni sillaba, mentre i due uomini rabbrividirono, comprendendo le conseguenze sottintese di un eventuale fallimento, e si prepararono, mentre il crepuscolo cadeva su Whiteglen.

  
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