Libri > Un ponte per Terabithia
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Autore: PattyOnTheRollercoaster    28/12/2010    1 recensioni
“Però devi promettere!”, aggiunse Leslie tendendogli di nuovo la mano, “Devi promettere che niente ci fermerà, e che faremo di tutto per realizzare il nostro sogno, e che se servirà ci sosterremo a vicenda.”
Jess sorrise e le strinse la mano. “Prometto”, disse, e pensava davvero a ciò che stava per dire, e desiderava ardentemente che le sue parole si avverassero. “Farò di tutto per realizzare il mio sogno, e ci sosterremo a vicenda.”

Leslie e Jess hanno sogni difficili da realizzare, molto da apprendere e solo loro stessi su cui appoggiarsi. Il mondo li attende solo per rendergli le cose ancora più complicate, ma il Re e la Regina di Terabithia, assieme, non si arrenderanno facilmente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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14.Tieni la mente bene aperta





Il signor Aarons e sua moglie facevano inutilmente la fila, quando un ragazzo alto dai capelli un po’ lunghi e la barba leggermente incolta si avvicinò a loro di corsa, sorridendo. “Mamma! Papà!”, esclamò Jess abbracciandoli. “Vi stavo aspettando.”
“Alla fine siamo arrivati”, disse il signor Aarons. “Non immagini che caos all’aeroporto!”
“Ma non potevamo certo arrivarein ritardo”, disse sua madre sorridendo. “La tua prima esposizione”, disse carezzandogli la guancia con fare tenero.
“Venite, entrate da qui, non dovete mica fare la fila, siete miei ospiti”, disse facendoli passare per una seconda entrata molto più piccola e meno fastosa. La mostra era stata organizzata nel migliori dei modi, grazie ad una delle più capaci curatrici della città, nonché fidanzata di Jess, Penny.
“Salve signori Aarons!”, esclamò Penny andando loro incontro sorridendo. Si erano incontrati poche volte, soprattutto quando Jess tornava a casa per le vacanze di Natale a festeggiare assieme alla famiglia. “Jess mi ha detto che avreste fatto di tutto per venire. E’ molto felice che siate qua.”
“Come stai Penny?”, chiese la signora Aarons. “Ti ha fatto disperare ad organizzare tutto questo”, disse ridendo la donna facendo segno al grosso locale nel quale si trovavano.
“Oh, si figuri! Se sgarra lo sgrido. Come state voi?”
“Come al solito, stiamo bene”, rispose il signor Aarons. “Si va avanti.”
“A proposito di star bene. Io e Penny dovremmo dirvi una cosa”, disse Jess cingendo la ragazza per le spalle e facendo un sorriso che non poté trattenere. “Ecco… Penny è incinta.”
La sinora Aarons si portò le mani alla bocca, poi esclamò: “Ma è bellissimo! Una notizia fantastica! Oh mio Dio Jess!” Non poté resistere e abbracciò forte il figlio e la fidanzata. In pochi secondi riuscì a trascinare via Penny e coinvolgerla in una conversazione fitta fitta, lasciando soli Jess e suo padre.
“Complimenti Jess”, disse l’uomo dandogli una sonora pacca sulla spalla.
“Grazie”, disse Jess abbassando lo sguardo e sorridendo.
“Ah figliolo…”, disse sospirando, “sei così grande adesso. Hai venticinque anni, ti stai affermando come pittore, e stai anche per avere un figlio!” Rimase pensieroso, in silenzio.
“Già”, disse Jess alzando le sopracciglia e mettendo le mani in tasca.
“Lasciami dire una cosa Jess”, disse il signor Aarons fermandosi e mettendogli le mani sulle spalle, “Sono davvero fiero di te”, concluse abbracciandolo.
“Grazie papà”, fece Jess sorridendo.
La mostra ebbe un buon successo per essere una prima esposizione. Vennero diverse persone, e Jess parlò con alcuni dirigenti e altre persone importanti. Ad un tratto vide una ragazza che lo osservava. Era visibilmente incinta, e indossava un vestito largo, azzurro a fiori, ma ai piedi aveva dei curiosi stivali di tutti i colori. Il suo viso aveva qualcosa di conosciuto, ma Jess non seppe dire cosa. Si guardarono per diverso tempo, poi Jess si avvicinò.
“Jess Aarons”, disse la ragazza, separandosi dal suo accompagnatore, un ragazzo alto dai capelli biondissimi che osservava un quadro. “Allora ce l’hai fatta.”
“Leslie?”, chiese lui stupito sgranando gli occhi. Aveva i capelli lunghi, ma il solito sorriso solare e sereno dipinto sulle labbra, che illuminava tutto ciò che c’era attorno a lei.
“Mi dispiace che non siamo riusciti a mantenere la nostra promessa, ma non potevo mancare ad una tua mostra”, disse lei sorridendo.
“Leslie!”, esclamò Jess abbracciandola.
“Sono contenta di rivederti”, disse lei. “Allora, che cosa mi racconti?”
“B’è…”, Jess si guardò attorno e allargò le braccia, “questa è la mia prima mostra. E sono abbastanza soddisfatto direi”, disse guardandosi attorno e passandosi una mano sulla nuca. “Sai, ho letto tutti i tuoi libri”, disse tornando a guardarla. “Li ho letti tutti.”
“Sono solo tre”, disse Leslie sorridendo.
“E sono tutti molto interessanti, aspetto il seguito di Il segreto della città di Dehar… di Leslie Burke”, aggiunse poi con fare teatrale.
Lelie rise e disse: “Te ne farò avere una copia omaggio. Al momento è in fase di scrittura. Allora, dove abiti adesso? Come sono andati gli studi, raccontami un po’ dai.”
“Io? Tu dovresti raccontarmi piuttosto, sei così… incinta.”
Leslie rise e si portò automaticamente una mano al pancione. “Già, strano rivedermi così eh? E tu? Fai l’artista scapolo?”
“A dir la verità adesso sto a casa della mia fidanzata, ma vorremmo trasferirci in un appartamento più grande. Qui a New York sarebbe grandioso. E, se proprio lo vuoi sapere, anche noi siamo in attesa, anche se solo da due mesi. Mi devo ancora…”, Jess rise nervoso, “abituare all’idea.”
Leslie sorrise. “Quante cose sono diverse ora, non è vero?” Jess annuì. “Comunque, sai… se volete vi posso aiutare.” Leslie indicò il ragazzo alle sue spalle, “Mio marito Dominic ha un’agenzia immobiliare, vi potrebbe trovare un appartamento buono a poco prezzo. Anche noi abitiamo a New York.”
“Tuo… tuo marito”, osservò Jess alzando le sopracciglia.
Leslie rise un po’ e disse: “Già. Sono successe un bel po’ di cose negli ultimi anni.”
“Dovremmo parlarne un giorno, dobbiamo… riprendere il tempo perduto adesso che siamo tutti qui. Magari quando saremo vicini di casa, a New York. Ti offrirò un caffè.”
“Per me va bene”, disse Leslie sorridendo. “Stavolta però dovremmo davvero mantenere la nostra promessa.”
“Hai ragione. Dovremmo stringerci la mano, tanto per far sembrare la cosa più ufficiale”, disse Jess.
“Allora va bene.”
Leslie tese la mano, e Jess la strinse. Quella di lei aveva le dita affusolate, mentre quelle di lui erano grosse e ruvide. Mentre si stringevano la mano il resto del mondo sparì attorno a loro. Tutto era più confuso e irreale, tranne loro due.
Quando si separarono Leslie disse: “Ma quando te lo tagli quel pizzetto, Jess?”
Jess si portò una mano al mento e si strofinò. “A me piace”, replicò. “Fa tanto artista noncurante del suo aspetto.”
Leslie si incamminò in mezzo ai quadri. “Sai, ho ancora il braccialetto Terabithia”, disse mostrandogli il polso, con il braccialetto a forma di T.
“Anche io!”, esclamò Jess alzando un braccio.
S’incamminarono fra i vari corridoi del palazzo espositivo parlando del più e del meno, ricordando il passato e scoprendo cos’era successo all’altro in tutto quel tempo che non si erano visti.
Entrambi sapevano che quella volta avrebbero mantenuto la promessa, per sempre.

A kilometri di distanza due bambini correvano lungo un bosco. “Guarda! Un ponte!”, esclamò uno di loro indicando il fiumiciattolo.
“Wow. Andiamo a vedere”, disse l’altro. Passarono su per un ponte leggermente traballante, assaporando il brivido di qualcosa di più antico di loro. Poco più in là c’era una macchina abbandonata, poi una casa costruita su un albero.
“Wow, saliamo!”, propose il ragazzino. La bambina lo seguì, arrampicandosi sulla corteccia vecchie e saggia. Quando furono dentro alla casa si guardarono attorno, studiando con attenzione il legno vecchio e le travi inchiodate con una certa abilità.
“Ma lo sai dove siamo?”, chiese la bambina ad un tratto.
“Dove?”
“Siamo nel castello delle fate. Dove vive la Regina di tutte le Fate, assieme a tutti i suoi servitori.”
Il ragazzino si guardò un po’ attorno. “Dovremmo stare attenti però. Presto il castello verrà invaso dagli gnomi e dai soldati del regno accanto. Noi siamo le guardie del regno, dobbiamo proteggerlo”, disse con enfasi.
“Giusto! Noi siamo le guardie di…”, la bimba si guardò attorno e scorse un foglio consunto a terra. Lo raccolse. C’era un mappa disegnata sopra, con scritto a grandi lettere solenni Terabithia. “Noi siamo le guardie di Terabithia”, concluse.
“Dobbiamo andare! Il Principe dell’Oscurità ha mandato le sue truppe alate per spiarci. Annientiamole, la regina conta sul nostro aiuto!”, gridò il bambino scendendo dall’albero.
La bambina lo seguì e raccolse alcune pigne da terra. “Se gli lanciamo questi incantesimi se ne andranno.”
“D’accordo!”
Rimasero a giocare tutto il pomeriggio, tra fate, gnomi, soldati valorosi e spietati guerrieri.
Perché Terabithia esisteva per davvero. Per chiunque tenesse la mente bene aperta.


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Fine






Questa storia non è stata scritta a fini di lucro. I personaggi sono fittizi e appartengono per la maggior parte a Katerine Paterson, scrittrice di Un ponte per Terabithia e detentrice di tutti i diritti del libro. Ogni coincidenza con fatti o persone reali (scomparse o in vita) è puramente casuale.










E qui si conclude la storia.
XD che solennità! Be', a parte gli scherzi, so che non sono molte le persone che hanno seguito ma, come si dice: pochi ma buoni XD Vi ringrazio molto per aver letto, e ringrazio chi ha lasciato una recensione ^^
Questa storia è una delle mie preferite, mi ha dato parecchie soddisfazioni scriverla e spero che ai lettori sia piaciuta almeno la metà di quanto è piaciuta a me.
Mi piace pensare che questa storia parli di vita reale, sebbene molte persone dicano che diventare artisti o scrittori, o musicisti o quant'altro sia più unico che raro, ma io credo che con l'impegno, la fatica (eh si c'è anche quella! XD), la fantasia e qualcuno che crede in te e ti supporta si possano raggiungere più che ottimi risultati ^^ Quindi auguro a tutti di riuscire a realizzare il proprio sogno, anche se il cammino sarà irto di ostacoli.
Grazie ancora a tutti e buone feste!
Patrizia
   
 
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