Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: crystalemi    29/12/2010    3 recensioni
[Seguito di Just the Wrong Night]
Rivisitazione della notte della Morte dei Potter in due capitoli.
La domanda vagò nella stanza per parecchi minuti, prima che lo scricchiolio della penna di Remus si interrompesse. Sirius stava già mordicchiandosi il labbro, quando Remus si voltò per osservarlo con un’espressione indecisa fra la curiosità, lo scetticismo e il divertimento.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Just Another Wrong Night



30 October 1981,
6:30 pm, Lupin’s Living Room



«Pensi che esista un Dio, Remus?»
La domanda vagò nella stanza per parecchi minuti, prima che lo scricchiolio della penna di Remus si interrompesse. Sirius stava già mordicchiandosi il labbro, quando Remus si voltò per osservarlo con un’espressione indecisa fra la curiosità, lo scetticismo e il divertimento. Qualcosa di intensamente stupendo, che metteva i brividi a Sirius, nel considerare quanta attenzione stava ricevendo.
«No, ma se esistesse sarebbe un masochista.»
Replicò poi Remus, limitando a liquidare quell’espressione splendida con una semplice scrollata di spalle. Sirius non diede a vedere la delusione, ma puntualizzò con un tono che a scuola sarebbe appartenuto a Remus, uno di quei toni che ora erano scomparsi nel cinismo della guerra.
Anche se Sirius sapeva che il vecchio Remus era lì da qualche parte. Il Remus ironico, ma estremamente dolce doveva essere ancora da qualche parte, anche solo perché si amavano ancora. Questo nuovo Remus non sembrava capace di amare, molte volte.
«Si dice sadico, no?»
Il naso di Remus si arricciò mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso ironico e amaro.
«Dio è buono e misericordioso, no? Però si lascia ferire dalle guerre, dalle altre amenità che fa l’uomo. E Dio ama l’uomo, non solo perché è nella sua natura, ma perché gli ha donato il libero arbitrio. Si è fidato dell’uomo con tutto se stesso. Spero che almeno si diverta con tutto il dolore che prova. Gli auguro di essere un masochista.»
Sirius rimase silenzioso a lungo e la penna tornò a scrivere mentre Remus traduceva i libri di Dumbledore. Non riusciva ad afferrare il concetto di cosa ci fosse di masochistico in quello, sembrava più una specie di giochetto sadico, ma soprattutto non era completamente sicuro che Dio fosse buono.
«Allora è stato un idiota a darci il libero arbitrio, ma se ha sbagliato non è più perfetto; e perciò non è più Dio.» Mormorò cercando di attirare di nuovo l’attenzione di Remus. Fino a poche settimane prima andava tutto così bene, poi da quando era stato fatto il Fidelius tutto era tornato ad andare a rotoli fra di loro.
«Sirius, ti fidi di James?»
Remus si girò a guardarlo, abbandonando la penna nel calamaio. C’era un tono di stanchezza e frustrazione, sotto quello che di solito usava per spiegare le cose che considerava molto banali, perciò Sirius si affrettò ad annuire, sentendosi seriamente un bambino di nuovo.
«E se James ti chiedesse di prestargli la tua bacchetta perché la sua si è rotta, o l’ha persa, oppure l’ha solo dimenticata a casa, tu gliela daresti? Anche se sai che può essere pericolosa per lui, visto che non è la sua?»
Sirius ci pensò su qualche minuto, sotto lo sguardo attento di Remus, ma alla fine convenne che James non avrebbe fatto incantesimi complicati, dato che, appunto, non era la sua.
«Bene, James ha appena lanciato un Cruciatus con la tua bacchetta ed ha colpito per sbaglio Lily.»
Un brivido freddo corse lungo la schiena di Sirius che saltò in piedi pronto ad urlare dietro a Remus, che non erano scherzi da fare. Ma non ebbe tempo perché con uno sguardo intenso che non gli vedeva più addosso da tempo, Remus chiese:
«Ed è colpa tua, Sirius? E’ colpa tua che hai prestato la bacchetta a James, o è colpa sua che ha lanciato la maledizione?»
«E’ colpa sua! Cosa ne avrei potuto sapere io?» ragionò conscio che Remus voleva quello da lui.
«Ma tu lo sai bene che James non voleva colpire Lily.»
«Ma non è questo il punto! Non avrebbe dovuto farlo con la mia bacchetta e basta!» sbottò tornando a sedersi, senza capire se dovesse arrabbiarsi sul serio o semplicemente andarsene. Perché diavolo aveva tirato fuori quell’argomento? Evidentemente con Remus non poteva davvero parlare di tutto.
«D’accordo, da qui non credo ci smuoveremo.» mormorò afflitto Remus, tornando a scrivere.
Sembrava avesse abbandonato la conversazione e Sirius non seppe se ciò era un bene o se semplicemente stesse minando ancora di più il loro rapporto. La penna di Remus scivolava gracchiante sulla pergamena, riempiendo quel silenzio che stava anestetizzando i pensieri di Sirius, portandolo a credere di non essere altro che un inutile guscio vuoto; infine, la penna fermò il suo corso a metà di qualche lettera e fu rimessa al suo posto, nel calamaio quasi vuoto, per permettere a Remus di girarsi a guardarlo, silenziosamente, sull’attenti. Dalla sua espressione, Sirius comprese fin troppo bene che il discorso sarebbe stato serio e doloroso.
«Sirius, durante il nostro secondo anno ti ho donato il diritto di decidere della mia vita. Sarebbe bastata una parola con la persona sbagliata e la mia vita sarebbe finita. E’ come se ti avessi dato il libero arbitrio.»
Sirius storse il naso, riconoscendo al volo l’argomento di cui stavano per parlare. Remus non si confidava su quell’aspetto della sua vita con lui da almeno un anno e mezzo, ricominciare ora sembrava abbastanza avventato, ma non glielo fece notare, limitandosi ad annuire.
«Tu hai deciso durante il nostro quinto anno di tentare di distruggermi la vita.»
Sirius scattò in piedi, pronto a difendersi: non aveva deciso nulla, era stato un fottuto scherzo!
Remus, comunque lo fulminò con un’occhiataccia che avrebbe potuto ucciderlo sul momento, così, poco caratteristicamente, si risedette, limitandosi ad incrociare le braccia davanti al torace e a fare il broncio.
«Se rapportiamo questo al concetto di Dio che ti ho spiegato prima, un estraneo può pensare che io abbia sbagliato nell’affidarti la mia vita, ma noi sappiamo che non ne ho avuta colpa. Era giusto che tu sapessi e basta.» man mano che parlava la sua voce si era affievolita fino a sfumare in un sospirò amaro, il ricordo del dolore traspariva così chiaro nella sua voce stanca che Sirius si chiese nuovamente se avesse per caso sbagliato con quello scherzo. Ancora non capiva perché Remus fosse così abbattuto e non ne avevano più parlato da allora.
«Sirius, tu puoi capire ora, vero?» domandò Remus, sollevando gli occhi da terra, dove avevano vagato per un po’, quasi colto da un lampo di comprensione lui stesso. Incontrando i suoi occhi, Sirius si rese conto che ora Remus sapeva, ma la conferma più dolorosa fu il sorriso stanco che spuntò mentre gli occhi di Remus sfuggivano di nuovo.
«Io, comunque, non sono masochista.» mugugnò prima di riprendere in mano la penna.
Una cortina di silenzio li avvolse, ma questa volta la penna non cominciò a grattare sulla pergamena, rimase ferma ad appena pochi millimetri dalla sua meta a sgocciolare inchiostro senza riguardi.
Sirius sospirò e si appuntò mentalmente di non parlare mai più di divinità con Remus. Mai, mai più.
Rimase seduto sul divano a fissare la schiena del ragazzo, dell’uomo che aveva tante volte amato, quella schiena che aveva graffiato, a cui si era aggrappato come ad una boa nell’oceano di passione che erano stati.
Sembravano quasi passati anni, visto che ora Remus nemmeno lo guardava più mentre sedeva sul suo divano, alla disperata ricerca di risposte e conforto. Di sicurezza, perché erano ormai due settimane che James era sotto Fidelius e lui era estremamente, paranoicamente solo.
«Perché non mi guardi nemmeno più?» domandò in un soffio, senza realmente volerlo.
Remus si voltò lentamente, lasciando cadere la penna sulla pergamena, e storse il naso.
«Sto scrivendo Sirius, non posso fare due cose simili assieme.»
Sirius sbuffò, non sapendo se irritarsi o ridacchiare.
«Intendevo, perché sembra che nella tua vita non ci sia più spazio per me?»
Arrossì lievemente al pensiero di quello che aveva rivelato implicitamente: voleva essere parte della sua vita. Una parte immensa, per amor di precisione.
«Non è vero. Dumbledore mi ha solo chiesto di aiutarlo e-» Remus si interruppe all’improvviso e fissò con circospezione Sirius, poi, con in volto un’espressione fiera, decisa e pronta alla battaglia, insonorizzò la stanza. «Devo essere davvero masochista, sai?» gli disse con un sorriso cupo, ma non lasciò il tempo a Sirius di replicare alcunché. «Sono stato impegnato al San Mungo, ultimamente. In effetti, è un anno che li aiuto.» mormorò sovrappensiero, quasi sorprendendosi davanti alla realizzazione di quanto tempo fosse.
«Chi hai aiutato?» chiese Sirius, ma poi capì che non era la domanda giusta. «A far cosa?» si corresse.
Remus si lasciò sfuggire un sorriso e si alzò per fronteggiarlo.
«La sezione di ricerca legata all’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.» soffiò cauto, attendendo la reazione molto probabilmente violenta di Sirius, ma questi rimase pietrificato sul posto. Era stato lui, due anni prima, a sventolare sotto al naso di Remus il volantino che informava del disperato bisogno di lupi mannari maschi, giovani, incensurati e in salute per delle sperimentazioni su pozioni anti-lupo.
Remus era maschio, ventenne, incensurato e (quasi) in salute: rispondeva a tutti i requisiti richiesti, e finalmente Sirius era riuscito a trovare una motivazione per quei soldi che Remus guadagnava senza un vero e proprio lavoro.
«Perché?» riuscì solo a chiedere, mentre si chiedeva a quali torture avessero sottoposto il suo amico.
«Perché non vivo d’aria e perché se possono davvero trovare una cura usandomi, altri bambini non dovranno sopportare quello a cui io sono condannato. Lo capisci, Sirius? Almeno questo lo capisci, vero?»
C’era urgenza nella sua voce e Sirius non poté ignorarla, anche se ciò che capiva non gli piaceva nemmeno un po’, si limitò ad accettare ed annuire.
Eccolo il caro, vecchio, orgoglioso Moony, quello che aveva avuto paura fosse ormai perso; un turbine di tasselli di puzzle presero a vorticargli in testa e a trovare un posto nel suo quadro generale del mondo. Quella era la prova che Remus non era la spia. Remus, ironia della sorte, era troppo buono per commettere un atto simile, per tradire i suoi amici.
«Moony.» Chiamò allungando le braccia verso di lui, che non lo fece ripetere due volte, prima di abbracciarlo forte e di poggiargli un bacio leggero e timido sulle labbra.
Un bacio che presto degenerò in qualcosa di più profondo, umido e combattuto, ma non diversamente sentito, perché in ogni sfiorarsi dei loro corpi c’era sempre quell’alchimia splendida che li accompagnava fin da quando si erano incontrati più di dieci anni prima.
Fecero l’amore, di nuovo, dopo settimane che quasi non si erano sfiorati. Remus fu semplicemente passionale, come poche volte lo era stato e Sirius si limitò a godere degli assalti senza tregua a cui era piacevolmente sottoposto.

30 October 1981,
10:10 pm, Lupin’s Bedroom



«Remus?» chiamò Sirius, dolcemente, con una luce di fiera decisione negli occhi che quasi spaventò il suo amante quando, mezzo insonnolito, si voltò a guardarlo.
«Sirius, davvero, il quarto round non lo reggo. Sono distrutto.» mugolò Remus davvero dispiaciuto, conscio che ce l’avrebbe potuta anche fare, se quella mattina non si fosse fatto dissanguare per il bene dell’umanità.
«Ah, no. No, credo che domani non camminerò. In realtà ho bisogno di rivelarti un segreto, ma non dovrai fare domande. Oltre quello che fra poco ti dirò, non posso andare. Non dipende da me, ok?» mormorò osservando Remus alzarsi a sedere per guardarlo in volto da una distanza consona. Era strano per Sirius essere fissato così da Remus: fra di loro c’era sempre stata una certa parità, ma in quel preciso momento si sentiva completamente succube di quel Remus forte, serio, uomo. In un certo senso, era come se fosse tornato ad essere un moccioso insicuro, mentre Remus era lì e con forza dominava. Probabilmente era l’istinto del lupo mannaro, quello che mostrava anche a Padfoot con la luna piena, quello del maschio alfa, del capo branco. A Sirius, alla fine, nemmeno importava, si sentiva solo tremendamente al sicuro con un Remus così forte su cui fare affidamento. Era perfino più facile spiattellare tutto senza pensare ai suoi sensi di colpa che urlavano “Traditore!” in una voce disgustosamente simile a quella di Walburga.
«Non sono io il custode, non posso dirti chi è, ma volevo che lo sapessi.» cadde un silenzio teso, Remus rabbrividì alla brutta immagine della guerra che strisciava fra di loro anche mentre erano a letto e avevano sbattuto le porte del loro interesse in faccia a tutto il mondo, ma non distolse lo sguardo da quello di Sirius.
«Perché me lo stai rivelando?» domandò, dimenticandosi di ciò che aveva implicitamente promesso. Assottigliò gli occhi, fissando Sirius che si morse il labbro inferiore per l’imbarazzo.
«Perché mi fido di te.» mormorò ripensando a ciò che aveva detto quando tanto tempo prima si erano incontrati ad Hogwarts. Remus accennò un sorriso rassicurante e si sporse a baciarlo piano, intimamente sulla via delle lacrime per ciò che Sirius aveva così candidamente ammesso. Sentirsi completamente accettati era la sensazione migliore del mondo, decretò distrattamente.
«Remus...» lo chiamò Sirius a sé, ma Remus era già lì e entrambi sapevano che non se ne sarebbe andato.
Si addormentarono in fretta, allacciati stretti, quasi spaventati dal perdersi di nuovo nei meandri della loro paura.


It's so insane ‘cause when it's going good, it's going great;
but when it's bad, it's awful.







Ammetto, in totale imbarazzo, che questa ultima notte prelude ad una very-long long-fiction che non so se vedrà mai la luce. Chiaramente questa fic è il seguito di Just the Wrong Night (come avevo accennato allora) e fa parte della serie di Cigarettes e Smoke on The Water. Tra l'altro, senza aver letto queste one-shot non si capiscono molti riferimenti all'interno del testo (in particolare nell'ultimo pezzo), ma non è esattamente necessario averle lette. Per la long-fic, se mai la scriverò, è assolutamente necessario leggerle tutte queste fic sparse (che finiranno in una serie, lo prometto).
Cosa dire di questa notte in sé, comunque? Bene, notata la data? Sì, è una rivisitazione alternativa - che segue Cigarettes - dell'ultima parte della guerra.
E no, James e Lily non si salvano, non chiedetevelo nemmeno.

La citazione, infine, è tratta dalla canzone Love the Way you Lie di Eminem e Rihanna, che personalmente non apprezzo, ma che sono stata costretta ad ascoltare e, visto che il mio inglese è schifido, ho anche dovuto trovare il testo. Quella parte mi ha catturata e non stupitevi se la troverete anche all'inizio del secondo e ultimo capitolo.

Un ultima cosa: so che la discussione religiosa sembra fuori posto, ma per quanto li si dipinga deficienti, né Remus né Sirius sono superuomini e Sirius stava solo attraversando una crisi mistica a causa della guerra e di ciò che sta capitando a persone che lui considera fra le più buone e degne di lode. Di qui al "Ma c'è un Dio se a pagare sono i buoni?". Remus, invece, è stanco e provato. Arrabbiato quasi. Non crede per due ragioni: A) essendo mannaro sarebbe condannato all'inferno; B) un po' la stessa di Remus allargata al mondo intero - come ho tentato di far capire dal fatto che fa "volontariato" non per sé ma per dei bambini sconosciuti.
Potete trovare la situazione surreale, ma amo quella parte. Amo vederli così sconfitti.


Dimenticavo! Questa fic partecipa a "La scalata verso il Wolfstar" una challenge della community wolfstari_ita su livejournal; il prompt usato è il 12: Halloween. Tabella qui.


   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: crystalemi