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Autore: reilin    29/12/2010    2 recensioni
Io non ho più dubbi: ciò che voglio lo so, l’ ho sempre saputo da settembre- ottobre 2002 a questa parte, così tutto d’un fiato dico:«Voglio diventare la donna di Genjo Sanzo».
Quella che vi apprestate a leggere è una fanfiction ambientata in un “universo parallelo”, nella quale però sono presenti tutti i personaggi di “Saiyuki”, la Sensei Minekura ed un nuovo personaggio.
La storia prende spunto da uno spot televisivo di una marca di “sport shoes” andato in onda alcuni anni fa…
Ho lasciato che la mia fantasia corresse libera, sorvolando come un gabbiano sia situazioni allegre come brezza marina, che scene più drammatiche come una burrasca in alto mare…in verità in questo primo capitolo godrete solo della brezza marina, poiché vi imbatterete in una marea di situazioni divertentissime! Spero che le troviate di vostro gradimento!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Homura, Nuovo Personaggio, Son Goku, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GENIO4
I am the genius of the lamp and you’ve got one wish…

CHAPTER FOUR: SOME FRIENDS OF  MINE

Che rumore fa la felicità

 Come opposti che si attraggono
come amanti che su abbracciano
camminiamo ancora insieme
sopra il male sopra il bene
ma i fiumi si attraversano
e le vette si conquistano
corri fino a sentir il mare
con la gola secca sotto al sole

Che rumore fa la felicità

  mentre i sogni si dissolvono e gli inverni si accavallano
quanti spilli sulla pelle dentro al petto sulle spalle...
ma amo il sole dei tuoi occhi neri più del nero opaco dei miei pensieri
 e vivo fino a sentir male con la gola secca sotto al sole
corri amore corri amore

Che rumore fa la felicità

  insieme la vita lo sai bene ti viene come viene
ma brucia nelle vene
è viverla insieme è un brivido è una cura
 serenità  e paura coraggio ed avventura da vivere insieme
 insieme insieme insieme a te

 Che rumore fa la felicità

 due molecole che sbattono
come mosche in un barattolo
 con le ali ferme senza vento
bestemmiando al firmamento
 mentre il senso delle cose muta
 e ogni sicurezza è ormai scaduta
appasisce lentamente
la coscenza della gente

Che rumore fa la felicità

  che sapore ha quando arriverà
 sopra i cieli grigi delle città
 che fingono di essere rifugio per le anime
 corri fino a sentir male
 con la gola secca sotto al sole corri amore...
corri amore

Che rumore fa la felicità

  insieme la vita lo sai bene
 ti viene come viene
 ma brucia nelle vene
 è viverla insieme
è un brivido è una cura
 serenità  e paura
 coraggio ed avventura
 da vivere insieme
 insieme insieme
 insieme a te

Che Rumore Fa la Felicità - Negrita

Eccomi arrivata in questo döjö… un paradiso di parquet e shoji nel mezzo di un campus ultramoderno… ma per me rappresenta l’inferno al centro esatto della mia già difficile esistenza a Minekura City. Il demone dai lunghi capelli rossi mi fa cenno con la mano di seguirlo fino ad una stanza, una specie di ripostiglio, ed inizia a rovistare fra gli scaffali dipinti di vernice nera. «Ecco, questo ti sarà utile per seguire le attività del Club, e spero tu sia assidua nel frequentarlo», e così dicendo mi mostra sorridendo un borsone da palestra nero sul quale è ricamata una bella scritta dorata: “ Club di Karate Shotokan – Minekura City University”. Poi mi guarda dall’alto in basso come per studiare la mia corporatura ed infine infila nel borsone un karateji, mentre un altro me lo porge e con un sorriso mi esorta ad indossarlo: «Dovrebbe essere la tua taglia… vai a cambiarti negli spogliatoi, così diamo inizio al nostro scontro!». Nel ricevere fra le mani quella promessa di infinito dolore ed umiliazione camuffata da candido kimono, ringrazio Kou con in volto un sorriso che sembra contorto da una smorfia da paresi facciale. Mi avvio mesta verso gli spogliatoi quando ecco che forse c’è per me una speranza di salvezza: «Rei », mi richiama il principe dei demoni, ed il mio cuore palpita , pregando con forza che per qualunque motivo il mio incontro di karate sia rimandato, « Mi hai detto di essere cintura nera, vero? Stai dimenticando queste!», mi dice, porgendomi una cintura nera ed una fascia elastica, intimandomi infine: «Mi cambio anche io e ti aspetto sul tatami». Non c’è proprio nulla da fare: il mio destino è segnato, mi dico, mentre chiudo dietro di me la porta dello stanzino delle donne. Mi tolgo di dosso gli abiti e, rimasta in biancheria intima, prendo fra le mani questo benedetto karateji, cercando di capire come indossarlo… Provo a mettermi addosso la casacca, ma già il solo capire come va legata mi fa venire il mal di testa! I miei occhi cadono casualmente sulla fascia elastica che ho poggiato svogliatamente su una panchina di legno dello spogliatoio... “A cosa diavolo servirà mai”, mi chiedo… poi le mie mani, posandosi sulla mia quinta di reggiseno, mi danno la risposta al mio quesito: “Eh, sì, mi toccherà fasciarmi per benino, altrimenti non riuscirò a muovermi agilmente contro quell’invasato delle arti marziali”, esclamo, e comincio la mia vestizione da karateka, con non pochi problemi e perplessità.
“Bene”, mi dico, “ed ora come cavolo si fa il nodo alla cintura?”, mi domando fra me e me, ricordando che questa è una cosa molto importante per questi otaku delle arti marziali. Alla fine, mi risolvo di legarmi attorno alla vita alla bene e meglio questa maledetta cintura nera, ed esco dallo spogliatoio, recandomi a grandi passi sul luogo della mia “esecuzione”.
Kou è già sul tatami ad attendermi: un brivido mi attraversa tutta la schiena… “E’ finita”, mi dico. Il ragazzo mi guarda con aria meravigliata e, trattenendo una risata, mi dice: «Dev’essere stata un’impresa ben difficile per te, indossare il karateji!!!». Io cerco di sistemarmi come meglio posso la casacca bianca, stirando con forza le maniche ed allisciandone con le mani la parte davanti, poi rispondo, millantando inconsapevolezza: «Perché, Kou, c’è qualcosa che non va?». Lui allora si avvicina a me e, senza dire una parola, benché sia paonazzo in volto per lo sforzo di trattenersi dal ridere, mi scioglie la cintura e poi la sistema, facendo un nodo da vero samurai: «Adesso sì che possiamo quasi ragionare», esclama, poi mi fa cenno di mettermi in posizione: l’incontro di karate deve avere inizio!
Ecco che è arrivato il momento che tanto temevo: ed ora cosa faccio? Non voglio certo finire i miei giorni di questa nuova vita in un luogo puzzolente di legno e sudore!!! Mi trovo davvero in seria difficoltà: come posso uscire da questa situazione senza perdere troppo la faccia? Kougaiji è perplesso e sembra non riuscire a comprendere il motivo della mia esitazione: «Tutto ok, Rei-chan? Vogliamo cominciare?», mi chiede. Un altro brivido mi attraversa tutto il corpo, l’adrenalina fa aumentare i battiti del mio cuore: non ho scelta… devo per forza battermi! Curiosamente, mentre mi sento così agitata da essere sul punto di scoppiare a piangere, la mia mente mi gioca uno strano scherzo: il mio corpo, come un’automa, si mette automaticamente in posizione e, sorridendo, dico fra me e me una frase senza senso: “L’ingrediente segreto non esiste”.
L’incontro procede persino troppo bene: senza che io riesca a capire come e perché, dopo un iniziale momento di smarrimento nel quale non riuscivo a muovermi e a capire come controbattere agli attacchi di Kou, ora mi sembra quasi di riuscire ad effettuare non solo validi contrattacchi, ma anche belle spazzate e proiezioni che riescono a volte a mettere in difficoltà il mio avversario. E’ evidente che la Sensei Minekura deve avere inculcato nel mio personaggio tutte le conoscenze di un secondo dan di karate Shotokan… escludendo come indossare il karateji, ovviamente!!! Quella che pensavo sarebbe stata la mia fine si è invece trasformata in un’occasione per sfogare la tensione accumulata in questi due giorni vissuti accanto al bonzo corrotto: mi sto addirittura divertendo, ora che inizio a comprendere le dinamiche del gioco! Il vantaggio nello scontro passa più e più volte da me a Kougaiji  e viceversa… finché sembra che sia lui ad avere la meglio: si sta sbilanciando verso di me per portare a termine il suo attacco finale e farmi punto! Tento un disperato contrattacco con una banale spazzata laterale, già rassegnata a fatto che riuscirà sicuramente ad evitarla… Inaspettatamente, il demone dalla pelle ambrata perde l’equilibrio e cade a terra. «Ippon, punto pieno! Hai vinto tu, Rei-chan!», mi dice, ansando per lo sforzo fisico. Stupita e ansimante a mia volta, gli porgo una mano per aiutarlo a rialzarsi mentre gli chiedo:«Ho davvero vinto io? Ce l’ho fatta?». «Già», mi dice lui, rivolgendomi uno sguardo vagamente corrucciato, mentre con le mani cerca di togliersi la polvere dal karateji. «Toglimi una curiosità, come hai fatto a non schivare la mia spazzata: hai commesso un errore da pivellino!», lo canzono, esultante. Lui mi rivolge uno sguardo fra il torvo e l’imbarazzato: «Beh, guardati addosso e lo capirai!», esclama, indicando la parte superiore del mio kimono. Il mio sguardo si sposta per seguire quanto indicato da Kou e… vorrei morire per la vergogna: tutta colpa della mia inesperienza nell’indossare karateji! La casacca bianca, durante lo scontro, si è aperta, mostrando una generosissima scollatura… ma ciò che è ancora peggio è che nella foga del combattimento, si è allentata anche la fascia elastica che avevo fissato  con poca energia attorno al mio décolleté… così, la fascia elastica è alla fine scesa, i bavari del karateji si sono aperti a dismisura, mostrando molto più di quanto avrei voluto che Kou vedesse: una vera e propria mossa sleale, benché non messa in atto intenzionalmente. Le mie guance hanno quasi lo stesso colore dei capelli del mio avversario, ed balbettando a testa bassa un sentito:«Mi dispiace», cerco di scusarmi con Kou. «Fino a prima di arrivare in questo mondo io ero solo un’appassionata di karate, ma non l’avevo mai praticato, né tantomeno mi ero mai messa un karateji… Scusami, mi dispiace tantissimo!». Lo sguardo torvo è sparito dal volto di Kougaiji: si avvicina a me e, scompigliandomi i capelli, mi esorta ad alzare lo sguardo verso di lui per poi farmi l’occhiolino e rispondermi maliziosamente: «Oh, a me onestamente non dispiace tantissimo… ho potuto ammirare qualcosa che nessuno qui, neanche un certo bonzo corrotto, ha mai avuto il piacere di osservare». Ovviamente arrossisco ancora di più, e le mie guance sembrano quasi in procinto di divampare fra le fiamme: «Ma… ma che ti salta in mente, eh, Kou?», gli chiedo, imbarazzatissima. E lui, ridendo a gran voce, replica:«Ah ah ah! Questa è la mia vendetta per avermi sconfitto così subdolamente! Anche se a dire il vero, perdere con te in questo modo è piuttosto… come dire? Interessante… Ora però spicciati a farti la doccia e cambiarti, che siamo già in ritardo per il pranzo con gli altri!».Ci avviamo scherzando e ridendo verso le rispettive docce e, poco dopo, ci rincontriamo in palestra, quasi del tutto rinfrancati dalla fatica del recente combattimento. Kougaiji mi fa la linguaccia e poi, scompigliandomi  i capelli, mi invita a seguirlo: «Su, andiamo a mensa: Doku e Yaone ci stanno aspettando già!».
L’edificio che ospita la mensa è piuttosto grande e luminoso: anche esso è arredato in stile minimal e moderno, con una forte predominanza degli acciai, del bianco e delle ampie vetrate luminose. Sono le due di pomeriggio, e  ci sono molti studenti che, terminate le lezioni del mattino, affollano in file ordinate i vari padiglioni della mensa. Con sorpresa mi accorgo che l’offerta gastronomica è decisamente varia: si spazia dalla cucina cinese a quella messicana, da quella italiana a quella americana da fast food, passando per singole prelibatezze nazionali  come i vari tipi di pane da boulangerie francese o alla deliziosa Sachertorte austriaca.                     
Kou è al cellulare che cerca di trovare un punto di incontro con gli altri commensali, mentre io mi guardo attorno con aria entusiasta, impaziente di assaggiare le deliziose pietanze che vedo e delle quali posso sentire l’odore. Vedo avvicinarsi due sagome familiari ai miei occhi di lettrice appassionata di Saiyuki: «Rei, ti presento Yaone e Dokugakuji. Ragazzi, questa è Rei: è nuova di qui e questo è il suo primo giorno in questa università», così Kou mi presenta ai suoi amici. Io sfodero il mio sorriso migliore mentre stringo loro la mano e scambio qualche parola di cortesia. Decidiamo di comune accordo di rimandare le chiacchiere a quando avremo riempito i nostri vassoi e preso posto attorno ad un tavolo ; prendiamo così i vassoi e ci mettiamo in fila con gli altri ragazzi in attesa di essere serviti. Dopo una quindicina di minuti abbiamo riempito i nostri vassoi e ci dirigiamo verso un tavolo per consumare il nostro pranzo: su consiglio di Kou e gli altri ho deciso di pranzare con un mix di prelibatezze della cucina cinese… mi hanno assicurato che è deliziosa e, a giudicare dal profumino, credo proprio che abbiano ragione!
«Allora Rei-chan, raccontaci qualcosa di te», esordisce Dokugakuji con fare amichevole, i profondi occhi scuri e la bocca animati da un sorriso.                                     «Beh», rispondo io, «Non ho molto da raccontarvi, dal momento che sono arrivata qui a Minekura City solo ieri e quindi ancora devo ambientarmi…».                                «E dove hai vissuto finora, Rei?», mi chiede con cortese curiosità Yaone, ma io non faccio in tempo a risponderle che il fratello maggiore di Sha Gojyo ci fa partecipi del suo ragionamento deduttivo sul mo conto: «Ora che ci penso, ho sentito parlare del fatto che sarebbero arrivate dal mondo esterno due ragazze per due componenti del gruppo di Sanzo: tu sei la donna di mio fratello?».                   «Quella è mia sorella», replico io, con tono spento, prevedendo già la piega che prenderà la conversazione. Dokugakuji  allora mi lancia uno sguardo fra il divertito e l’incredulo, concludendo: «Quindi sei la donna di Genjo Sanzo». Yaone, che fino a quel momento aveva seguito con silenziosa attenzione il soliloquio    del suo amico, improvvisamente sembra risvegliarsi: «La donna di QUEL Sanzooo???», esclama con voce alta e stridula per la sorpresa, suscitando la curiosità delle persone attorno a noi. Io arrossisco immediatamente per l’imbarazzo di essere diventata il centro dell’attenzione: ma so cosa devo dire ora… sono solo due giorni che vivo qui e già ho imparato a sciorinare a memoria la mia manciata di parole: «Non sono la donna del Venerabile Sanzo, abitiamo semplicemente sotto lo stesso tetto… questo è quanto! », dico, cercando di mantenere una serenità ed un contegno che ora più che mai sono solo mera apparenza. Kougaiji intuisce il mio disagio e cerca di cambiare argomento di conversazione: « Yaone, sai che Rei farà parte del nostro club di karate? Pensa, è cintura nera secondo dan… prima abbiamo fatto un incontro di prova in palestra e devo dire che… indubbiamente ha delle doti!», conclude, facendomi l’occhiolino. La ragazza intuisce il fine di Kou e cerca di interessarsi alle mie doti da karateka, senza far trapelare il disagio che prova nei miei confronti: «Quindi ci vedremo spesso agli allenamenti del club, Rei-chan, ne sono felice!».
«Già», replico io, cercando di portare avanti il gioco instaurato dal mio amico dai capelli rosso ruggine. Mi rendo conto però che ciò che sto facendo non costituisce affatto una solida base per la costruzione di una nuova vita e di nuove relazioni sociali, così, dopo aver emesso un grande sospiro, mi rivolgo ai miei commensali: «Sentite ragazzi, non dovete sentirvi in imbarazzo nei miei confronti per avermi chiesto cose che per me sono spiacevoli… non voglio nascondermi per sempre dietro lo sguardo impietosito del prossimo, non posso mortificare così il mio orgoglio. Ebbene sì, ciò che mi ha spinto fino a questo posto sono stati proprio i sentimenti che provo verso quella persona… presa dall’entusiasmo non ho considerato che essi non sarebbero stati ricambiati… ma questo non vuol dire che in futuro non lo potranno essere, oppure che  il destino metta sui miei passi un altro uomo! Quindi smettetela di preoccuparvi per me, ok?». Ma sì, in fondo è così per davvero: chi può dire cosa potrà accadere in  futuro: devo solo pensare a rilassarmi e a godermi al massimo questa mia nuova vita, con o senza Sanzo… lo devo a me stessa!
«Sapevo che Rei non era il tipo da poter tollerare su sé stessa la pietà degli altri, per questo mi sono permesso di parlarle in questo modo, Kou. Ha un carattere bello tosto, questa ragazzina, sai?», così Dokugakuji giustifica il suo comportamento agli occhi dell’amico, poi, rivolgendosi a me dice: «Sei una karateka tanto brava quanto dice Kou, eh Rei-chan?». Io, del tutto ignara delle mie effettive capacità in materia infusemi dalla Sensei Minekura, do una risposta vaga: «  Beh, a dire il vero sono un bel po’ arrugginita…». L’altro, a cui poco prima ho candidamente confessato le origini e la reale portata del mio karate, ridendo allegramente e con tono canzonatorio asserisce:«Oh, non darle retta, Doku, la sua tecnica di combattimento è letteralmente prorompente! Devi assolutamente affrontarla sul tatami!». Il ghiaccio si è sciolto e così la conversazione procede piacevolmente accompagnata dalla degustazione di squisite pietanze. Vengo così a sapere che Doku – come da lui stesso mi viene concesso di chiamarlo – è all’ultimo anno della facoltà di Psichiatria, mentre Yaone è una promettentissima ricercatrice della facoltà di Scienze Farmacologiche: ora capisco cosa intendeva Kou quando, mentre eravamo in fila al Rettorato, mi ha detto che siamo circondati da dannati geniacci! Aveva dannatamente ragione, sì: io e lui in confronto siamo due scemi senza né arte né parte! Ben presto è ora per tutti di ritornare a lezione, così ci salutiamo, dandoci appuntamento per le sette e mezza di fronte al bar dell’università: è solo allora che mi accorgo di quanto prima mi era sfuggito… salutandosi, Kou e Yaone si scambiano un breve ma passionale bacio sulle labbra…
«Allora tu e Yaone-chan state insieme come immaginavo leggendo il manga?», chiedo con aria sognante al mio amico dai lunghi capelli color ruggine.
«Beh,  sì, ormai sono già quattro anni che io e lei stiamo insieme… sai, mi sono trasferito a vivere a casa sua dopo solo due settimane che lei era diventata la mia ragazza…», mi risponde lui, con un mezzo sorriso fra l’imbarazzato e l’innamorato.  
«Ora però dobbiamo andare a lezione di Revisione  Aziendale: il Prof è parecchio puntiglioso e non vorrei arrivare in ritardo proprio alla prima lezione, su dai, sbrigati!», mi incalza Kou.  
    Ci dirigiamo verso lo stabile della Facoltà di Economia e corriamo lungo i corridoi del piano terra fino ad arrivare in una spaziosa aula universitaria già gremita di studenti alle prese con libri ed appunti . Facciamo appena a tempo a prendere posto in seconda fila ed ecco che fra il silenzio generale fa la sua entrata in scena il professore di Revisione Aziendale: è un uomo di mezza età dall’altezza statuaria che, avvolto in un cappotto nero, si fa strada fra gli studenti fino a prendere posto dinnanzi a loro. Alzo il mio sguardo verso il professore e  rimango a dir poco stupefatta nel trovare dall’altra parte della cattedra Goujiun, quell’ inflessibile generale dell’esercito celeste dalla pelle lattea e dagli occhi indagatori color del fuoco. Il re drago si schiarisce la voce  con un colpo di tosse per richiamare l’attenzione dei suoi discenti, poi inizia a parlare con quella sua voce penetrante  e profonda allo stesso tempo. Dopo essersi brevemente presentato, inizia subito ad entrare nel vivo della sua materia, cercando di farci comprendere l’importanza della revisione aziendale in ogni campo dell’economia e adducendo a questa motivazione la necessità di passare da due a cinque libri di testo, oltre che includere nel programma d’esame questi e quei principi contabili e questa e quella prassi di revisione. Noi studenti ci guardiamo gli uni gli altri, intimoriti e consapevoli che quel professore fin troppo metodico e altrettanto autoritario renderà tutt’altro che semplice riuscire a superare l’esame! Le due ore di lezione passano relativamente in fretta ed il re drago ci da appuntamento per il giorno dopo, quando ci sottoporrà ad un test preliminare per saggiare le nostre conoscenze.
«La vedo dura, superare questo esame. Tu che ne dici, Ko?», dico al mio amico mentre ci accingiamo a salire le scale che portano al secondo piano per raggiungere l’aula di diritto commerciale.
«Mah,  io penso che non riuscirò a laurearmi né ora né mai se continua così! Andiamo a sentire i deliri di onnipotenza di quest’altro matto del professore di Diritto, va!».
L’aula 5 ha la classica conformazione ad anfiteatro, con i banchi color ciliegio disposti a semicerchio: io ed il mio amico dai capelli rossi prendiamo posto in prima fila, continuando a scambiarci opinioni meste sul nostro futuro universitario tutt’altro che roseo.
Dopo una quindicina di minuti fanno la loro entrata aula, dalla porta più vicina alla cattedra, tre uomini vestiti di eleganti abiti scuri: uno di essi, dopo essersi velocemente guardato attorno, si va a sedere dietro la cattedra, continuando poi a osservare con il suo particolarissimo sguardo attento tutti i presenti. Uno dei due assistenti del professore,  con i chiarissimi capelli raccolti in una lunghissima coda, inizia a sistemare il portatile per la lezione ed infine l’altro, dai capelli arancioni tenuti su col gel ed un vistoso paio di occhiali da sole si avvicina a noi studenti iniziando a distribuire degli opuscoli sul corso.
«Benvenuti al corso di Diritto Commerciale, ragazzi»,  si rivolge a noi il professore con voce profonda ed affascinante, « io sono Homura Taisho e questi sono i miei due assistenti Zenon e Shien«.
Io e Kou ci guardiamo esterrefatti: abbiamo davanti a noi, in qualità di nostri docenti, niente altro che il trio di Dei ribelli! Che cosa significa questo? Sono in arrivo per noi altri problemi?
Homura si pone a noi in modo diretto e colloquiale, ma tuttavia la sua figura si innalza dagli altri in virtù dei suoi modi raffinati e della sua enorme conoscenza. Senza troppa fatica, le due ore di lezione passano in fretta ed ecco che mi ritrovo con Kou, Doku e Yaone a bere un aperitivo prima di tornare a casa.
Come la maggior parte degli studenti della Minekura University, ci avviamo a piedi lungo le strade della città per raggiungere le nostre abitazioni , tutte relativamente vicine all’ateneo.
«Allora, ragazzi, come è andata la giornata di lezioni?», chiede allegramente Dokugakuji a me e al suo amico dai capelli rossi. Quest’ultimo emette un sospiro e, stringendosi accanto alla sua fidanzata esclama: «Mah, insomma… quei due professori sono due bei rompiscatole… speriamo bene, va…». Doku allora si affianca a me e facendomi un cenno con la testa sembra volermi dire: “e tu che impressione hai avuto?”; io allora, aprendomi in un tiepido sorriso rispondo: «Beh, i professori sono due tipi tosti e le materie non sono certo delle più semplici, ma dovremo mettercela tutta per passare l’esame al primo appello, ok Kou?».
«Questo sì che è parlare!», esclama Yaone, scompigliando i capelli del suo fidanzato al fine di richiamarne l’attenzione, «e per favore, Rei, dagli una mano con matematica finanziaria, così volessero i Kami che riuscisse a superare anche questo benedetto scoglio!».
Mi volto indietro ad incontrare lo sguardo della giovane alchimista: «Non preoccuparti, Yaone-chan, ci siamo già messi d’accordo con Kou per studiare matematica insieme tre pomeriggi a settimana: spero di essere all’altezza della situazione!», le rispondo io, un tantino preoccupata per il tipo di impegno che ho preso senza troppo pensare nei confronti del principe dei demoni.
«Lo sarai senz’altro», mi rassicura il ragazzone moro alla mia sinistra, «sei più in gamba di quanto tu stessa creda, mia cara!». Il sorriso che quel demone mi rivolge è così sincero e aperto che senza rendermene conto, lo sto ricambiando a mia volta e continuo a conversare con lui con naturalezza e serenità per tutto il tempo, fino a quando giunge il momento di congedarci:
«Senti,  i due piccioncini se ne tornano al loro nido d’amore… io invece vorrei andare a fare una visita a mio fratello Gojyo, perché non vieni con me, Rei-chan?».
«Mi spiace Dokugaku, ma non posso! Devo preparare la cena a Goku e al bonzo corrotto, altrimenti finiranno per mangiare me! Perché non resti a cena da me anche tu?», replico io, dispiaciuta di non poter accontentare il mio amico. Lui, d’altronde, ha voglia di rivedere suo fratello e probabilmente non si sente molto a suo agio ad essere invitata a cena a casa di Sanzo da qualcuno che sa non essere ospite gradito neanche al padrone di casa, quindi declina gentilmente il mio invito. Ci salutiamo tutti quanti e ci diamo appuntamento per il giorno dopo all’università.

Giunta a casa, trovo l’intera abitazione immersa nell’oscurità: “Sanzo non deve essere ancora rientrato”, mi dico, “ma Goku dovrebbe essere già a casa!”. Mi tolgo il giubbotto e lo poso insieme alla borsa sul divano di pelle bianca del salotto, poi do un’occhiata alla sveglia e mi rendo conto che è davvero tardi: sono le otto meno cinque, devo sbrigarmi a preparare la cena! Senza indugio, indosso quindi il grembiule e mi metto a trafficare ai fornelli, tuttavia un problema essenziale deve essere risolto: cosa desiderano mangiare i miei due “ometti”? Dal momento che il “bisbetico ” dagli occhi color ametista sembra ancora essere assente, decido di andare a chiedere al ragazzo dagli occhi dorati, così, mi avvio verso la sua stanza per andare a chiamarlo. Con la testa persa nei miei pensieri, apro la porta della sua stanza inavvertitamente, senza bussare:«Goku, Go…k…u…???».
Il ragazzo è sul suo letto, e mi da le spalle… è a torso nudo ed è proteso su una ragazzina bionda dal corpo formoso e piuttosto discinta che giace sotto di lui… attorno a loro vi sono sparsi i capi di abbigliamento che mancano entrambi di indossare…
Dopo un iniziale momento di blocco mentale, realizzo di avere interrotto una situazione decisamente delicata, quindi, arrossendo, mi trascino fuori dalla stanza balbettando un confuso:«Scusatemi ragazzi, non volevo disturbarvi». In un batter d’occhio mi ritrovo di fronte ai fornelli, ancora più rossa in viso e con il battito del cuore accelerato:  sono confusa e meravigliata per molteplici motivi… non credevo di trovare Goku in camera sua a fare sesso con una ragazza… per il semplice motivo che credevo Goku non avesse la ragazza e anzi… ero convinta che lui neanche ci pensasse a certe cose! Ed invece lui è diventato un uomo a tutti gli effetti… già… e me ne rendo conto quando, dopo una decina di minuti, rivestitosi alla bell’e meglio, viene in cucina a cercarmi per parlare… sul viso un’espressione mista di imbarazzo e riso, davvero impagabile: «Rei-chan, ti sei spaventata?», mi chiede in tono preoccupato. Io gli rispondo cercando di dissimulare una nonchalance che non posseggo: «No, e perché mai avrei dovuto spaventarmi, Goku?».
«Ti sei arrabbiata, allora», incalza lui, con la medesima sfumatura di voce.
«No, non sono neanche arrabbiata, Goku…. Figurarsi: sei un uomo ormai! Non penserai mica che mi scandalizzo se stai con una ragazza!», gli rispondo io guardandolo negli occhi dorati.
Goku allora tira un sospiro di sollievo: «Meno male, allora tu non sei come quel bacchettone di Sanzo! », esclama sorridendo, poi mi chiede arrossendo leggermente: «Posso presentarti la mia ragazza?». Io annuisco rivolgendogli un grande sorriso. Lui allora si gira dietro di se per chiamare qualcuno che era rimasto più arretrato in attesa di poter fare la sua entrata in scena: «Vieni avanti tesoro», la esorta lui.
La ragazza credo abbia circa un paio d’anni meno di Goku, ha dei bei capelli biondo scuro abbastanza lunghi e obliqui occhi grigio scuro, nonostante non sia molto alta, è decisamente formosa per la sua età, mentre il suo portamento sembra essere un po’ mascolino: dunque è questa la biondina di cui parlava Goku ieri…
«Un momento… Ma tu sei Lirin», le dico io, meravigliata. Lei e Goku si guardano negli occhi, poi arrossendo entrambi, annuiscono con la testa. Mi avvicino ai due giovani fidanzatini per guardarli da vicino: «Siete davvero una bellissima coppia!»,  mi complimento con loro, «Sapete,  ho sempre pensato che voi due steste benissimo insieme, ma non immaginavo davvero che voi due …. Insomma… ».
«Eh sì… abbiamo capito…», commenta Goku, a bassa voce.
«A proposito», mi rivolgo loro, «Scusatemi se prima sono entrata in stanza di Goku senza bussare… il fatto è sono appena tornata dall’università e vista l’ora tarda mi sono fatta prendere dall’agitazione di non riuscire a cucinare la cena prima che Sanzo torni a casa… », cerco di giustificarmi e di scusarmi allo stesso tempo.
«Ma Rei-chan, stasera Sanzo non torna a cena: è uscito a giocare a Mahjong col suo maestro ed i loro amici… non dirmi che tu non lo sapevi? Per questo io ho portato Lirin a casa… », replica il ragazzo dagli occhi dorati con aria perplessa. Ovviamente quel maledetto bonzo corrotto non si è preso la briga di informarmi della sua assenza: «Non ne sapevo niente… del resto non c’è tutto questo dialogo fra me e il tuo amico! Mi spiace di avervi disturbato…».
«Ma cosa dici? Piuttosto, Lirin può rimanere a cena con noi? Vorrei farle assaggiare le tue specialità della cucina italiana…», propone con entusiasmo Goku. Io sono contenta di poter passare la serata con loro due e allora ci mettiamo tutti e tre ai fornelli e fra una chiacchiera e l’altra prepariamo una bella spaghettata aglio olio e peperoncino, accompagnata da un buon vinello e seguita da abbondante  prosciutto di Parma tagliato a mano e pane di forno a legna: la nostra è una cena alla buona, ma davvero gustosa e divertente. Durante il tempo trascorso insieme ai due ragazzi, mi rendo conto di quanto sia forte l’affiatamento che li lega: stanno insieme da meno di un anno, anche se è da molto tempo che si piacciono l’un l’altra. «Nessuno dei due si decideva a farsi avanti, così lo scorso Natale gli ho chiesto di uscire», mi confessa Lirin, «Inizialmente nessuno dei due riusciva a lasciarsi andare con l’altro: ci vergognavamo troppo… ora invece non sappiamo stare più separati».
«Già», replica Goku, ridendo, «e ti ricordi,Lirin, quando qualche anno fa eri invaghita di Sanzo e mi costringevi a portarti qui a casa a fare i compiti con me in modo che tu potessi scambiarci qualche parola? Ahahah!!!». La ragazza dai capelli biondi socchiude gli occhi come a voler tornare indietro a quei giorni, poi  ridendo a sua volta replica:«Ah ah! E’ vero, che stupida che ero… quel maledetto pelatone finiva ogni volta col farmi arrabbiare: è così ostinato, proprio come un vecchietto! Meno male che alla fine l’ho lasciato perdere! Ma tu Rei come fai a sopportarlo?», mi chiede infine.
«Come faccio a sopportarlo? Beh, a dire il vero ancora sono solo due giorni che ho a che fare con lui e devo confessare che ogni volta che mi trovo da sola con lui mi sale un’ansia addosso: mi sento sempre sotto esame con Sanzo. Poi è sempre così scortese con me… penso proprio che non accetterà mai il fatto che io sia venuta a vivere a casa sua… uffa…», le rispondo, sconsolata.
Goku e Lirin si scambiano un’occhiata d’intesa, poi annuiscono e, arrossendo un po’, puntano i loro occhi su di me. Io non riesco proprio a capire dove vogliono andare a parare:«Che c’è ragazzi?», chiedo loro.
Lirin si fa coraggio ed osa: «Rei-chan, abbiamo una domanda da farti ad ogni costo: prometti che ci risponderai!». Adesso ho capito cos’hanno quei due curiosoni, possibile che anche loro non riescano a pensare ad altro? La ragazza riprende a parlare: «Insomma… ci chiedevamo com’era stata la tua prima … come dire…. notte… nel letto di Sanzo… per sapere che tipo è, insomma…»
«Vi ho sentiti parlare fino a notte fonda….», precisa Goku, come a volermi intimare di non inventarmi frottole  a riguardo.
Improvvisamente mi rendo conto di essere diventata simpaticamente l’indiziata di un interrogatorio di terzo grado: guardo i miei due “interrogatori” ed inizio a ridere.
«Ah ah! In effetti, Goku,siamo rimasti svegli fino a tardi con Sanzo… ma riesci a immaginare cosa abbiamo fatto tutto il tempo?», gli chiedo con tono vagamente malizioso.
Lui, da ragazzino quale è, cade in pieno nella mia trappola: «L’avete…l’avete fatto tutto il tempo???», mi chiede lui, meravigliato. Io intanto sto armeggiando con un tovagliolo di carta per trasformarlo in un areoplanino di carta: lo mostro ai miei due commensali e dico loro: «Abbiamo giocato tutta la notte con gli areoplanini di carta, ecco quello che abbiamo fatto tutto il tempo!». Lirin e Goku rimangono allibiti: «Non posso credere a quello che mi dici! Nonostante quello che dice Gojyo, posso assicurarti che Sanzo in fondo in fondo è un uomo normale, sai?», esclama il ragazzo dagli occhi dorati .
Io sollevo le spalle con aria di rinuncia: «Che dire? Evidentemente non sono il suo tipo!».
Lirin incalza: «Neanche un bacio vi siete scambiati?».
Ed io, rassegnata: «No, insomma, non hai visto Goku, che non riusciamo neanche a parlare civilmente!!!», cerco di giustificarmi io.
Il ragazzino eretico sembra essere dubbioso: «Ma Sanzo è così: non riesce a dimostrare a parole i suoi sentimenti… magari però in privato… ».
«Vi assicuro che in privato non è successo niente», replico io risoluta.
«Sì, sì..», ribattono loro in tono ironico.
Tutta la serata prosegue in questo modo, scherzando e ridendo, fino a che i due piccioncini non tornano nella stanza di Goku ed io vado finalmente a farmi una doccia ed infine mi distendo fra le lenzuola ed un attimo dopo mi sono già addormentata.

…CONTINUA…

Next: … Cosa attende Rei nei prossimi giorni della sua nuova vita a  Minekura City ? A questa ed altre domande  risponderà Rei stessa nel prossimo capitolo di questa pazza storia! SO… BE PATIENT AND DON’T MISS NEXT CHAPTER … YOU_HAVE_TO_READ_IT!

JA NE……REI_LIN













   
 
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