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Autore: Yuri_e_Momoka    31/12/2010    4 recensioni
Avrebbe preferito ricordare il giorno in cui lui e Arthur erano stati sorpresi dalla pioggia e si erano riparati sotto lo stesso ombrello; il suo compleanno, quando l’inglese aveva cucinato per lui, o il giorno in cui avevano litigato per scegliere la carta da parati da mettere in soggiorno; la volta in cui avevano fatto un picnic in campagna e avevano dimenticato la tovaglia; la domenica mattina in cui Francis era rimasto a guardarlo dormire. Ma non poteva, non era accaduto niente di tutto ciò. Non c’era stato il tempo.
[FrUk/Germania x Francia]
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6-sechste Titolo: Schützengraben, Capitolo 6 – Sechste Graben
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Inghilterra (Arthur Kirkland), Francia (Francis Bonnefoy), Germania (Ludwig)
Genere: Storico, Drammatico, Guerra
Rating: Nc17, Arancione
Avvertimenti: Yaoi, Angst, Death, AU
Parole: 1,558 con Windows Office
Disclaimer: I personaggi della fanfiction provengono da Axis Powers Hetalia che appartiene a Hidekaz Himaruya
Note: 1. Non ci crederete, ma questa volta abbiamo la data storicamente corretta!
2. Questo capitolo è stato impostato come un diario, poiché vi avevo avvertito che sarebbe stato una specie di monologo interiore di Ludwig, non potendo più farlo interagire con gli altri protagonisti, mi è sembrato più creativo e “leggero” scriverlo in questo modo che mi permette di effettuare salti temporali e digressioni più profonde riguardo ai pensieri di Ludwig. Spero che riusciate a leggere il font.
 

Sechste  Graben:
 Wahnsinn
 

Verdun, 20 ottobre 1916
 
Da quando ha avuto inizio la mia carriera nell’esercito, sono sempre stato dell’idea che trascrivere le proprie memorie fosse una futile perdita di tempo, capace solo di distogliere l’attenzione dai propri doveri e dalle riflessioni più importanti. Sono stato di quest’idea fino a oggi, ma adesso sento l’assoluto bisogno di occupare  il mio tempo, di tenere la mia mente sveglia, di assicurarmi di essere ancora lucido.
Questa, che credo sarà la mia ultima battaglia, ha avuto inizio nel mese di febbraio. Io e la mia Armata siamo stati mandati qui a maggio per offrire supporto coloro che avevano conquistato il forte Douaumont, sottraendolo ai francesi: si tratta di una costruzione pentagonale, interrata e protetta da almeno quattro strati di  copertura, una fortezza praticamente inespugnabile. L’obiettivo dell’attacco erano il vantaggio strategico del forte e la mitragliatrice pesante custodita al suo interno, un’arma alta 8 metri, forse di più. Non lo so con esattezza. Mi rendo conto che si tratti di una grave inadempienza ai miei doveri, ma saperlo non importa più: i francesi l’hanno sabotata abbandonando il forte. Ora siamo intrappolati qui, con un’arma formidabile inutilizzabile.
La conquista del forte è sicuramente parsa agli uomini come una volontà divina o l’ennesima dimostrazione dell’infallibilità dell’esercito tedesco. Il mio reggimento è stato scambiato per un gruppo di francesi mandati a rinforzare le scarse difese del forte, il Sergente Kunze è entrato, da solo, e ha fatto prigionieri gli artiglieri di guardia. Tutto qui, un’operazione semplice e fortunata, che ha portato alla conquista di questo favoloso punto strategico e alla totale svalutazione dell’esercito francese. I soldati hanno iniziato a chiamarli “poilu”, perché sono pelosi, perché trascorrono lunghi periodi in trincea senza potersi radere o tagliare i capelli.
Ho sempre pensato che sottovalutare il proprio nemico fosse l’errore più grande per un soldato. Ora se ne sono resi conto tutti, dato che la nostra stessa tattica viene usata contro di noi da sei mesi.
Inoltre io so perfettamente che alcuni francesi utilizzano eccellenti set per la cura personale .


 

Verdun, 21 ottobre 1916
 
Mi sono reso conto di non essere stato preciso nella scorsa testimonianza: io non sto affatto raccogliendo le mie memorie, poiché sono sempre più convinto di voler dimenticare il prima possibile tutto questo. Sto soltanto facendo ordine nei miei pensieri.
Inizio a temere di non essere più in grado di eseguire le mie funzioni qui. Se ciò dovesse accadere ovviamente mi ritirerei subito dalla mia carica e lascerei il posto a qualcuno di più capace. Il vero problema sono i miei pensieri: sono sempre più confusi, vagano sempre più lontano.
Ormai siamo rimasti in pochi e inizio a chiedermi cosa stiamo difendendo. Se i rinforzi non arrivano, rimanere qui a farsi bersagliare dalla granate dei francesi non ha alcun senso. Rimanere qui è pericoloso. Alcuni mesi fa qualche soldato incosciente ha acceso un fornello da campo troppo vicino all’armeria. L’esplosione è stata enorme, ho visto la testa di un uomo volare, con tutto l’elmetto, fino al condotto d’aria. Sono morti in centinaia. Ma la tragedia non si è conclusa qui – questo forte sembra maledetto. I soldati che hanno tentato di fuggire, anneriti dal fumo, sono stati scambiati per le truppe marocchine francesi e sono stati spazzati dalle nostre mitragliatrici.
Non mi era mai successo prima. Sento il mio orgoglio di ufficiale sprofondare. Le bombe disgregano lentamente il mio autocontrollo. Gli scoppi rimbombano nelle viscere e proseguono nella testa.
Ripeto ai miei uomini che presto tutto questo finirà. Invidiano i morti.

 
 
 
Verdun, 22 ottobre 1916
 
Abbiamo conquistato questo forte stremando il nemico a forza di bombardamenti. In questo momento mi sembra assurdo non aver pensato che loro avrebbero potuto utilizzare questa semplice tattica per riprenderselo.
Sento le granate cadere sulla terra sopra di noi. Incessantemente. Una ogni dieci secondi. Il rumore è assordante.
Sei mesi. Ancora non riesco a crederci.
Vedo gli uomini attorno a me impazzire lentamente. All’inizio io e gli altri pochi ufficiali rimasti abbiamo tenuto alto il loro morale ricordando loro la schiacciante vittoria. Sono quasi del tutto convinto che tutti ormai rimpiangano la conquista di questo posto.
Lo spirito di molti viene spezzato da questo incessante bombardamento, vengono colti da convulsioni, movimenti incontrollati degli arti, tic nervosi.
Alcuni sono talmente stremati che, non riuscendo più a impugnare un’arma, sono costretti a chiedere aiuto agli amici per togliersi la vita.
La notte scorsa ho ripensato a un episodio che in principio mi era sembrato del tutto irrilevante – ma quando si è costretti in un bunker per sei mesi anche le cose più inutili acquistano un diverso significato. Dopo la battaglia di Vauquais, e prima di Verdun, mi sono spostato lungo il nostro fronte per stendere un rapporto sulla situazione generale delle battaglie e l’avanzamento delle nostre truppe. Ad aprile mi sono recato a Ypres a verificare lo stato in cui versavano gli esperimenti con i gas al cloro: non spettava a me stabilire il metodo di conduzione della battaglia, sebbene trovassi l’espediente del gas estremamente pericoloso e assolutamente non onorevole.
I movimenti del nemico erano pressoché nulli da settimane, così come i nostri, così uscii dalla trincea e mi misi a osservare le linee degli eserciti dell’Intesa. Scrutai l’orizzonte col binocolo, abbastanza sicuro di trovare il fronte tranquillo, e difatti non vidi nessuno, eccetto una persona. Indossava l’uniforme degli ufficiali inglesi e se ne stava in piedi, oltre la propria trincea, completamente esposto, ma apparentemente calmo, come se stesse contemplando un tranquillo paesaggio di campagna. Lui non aveva alcuno strumento per vedermi da quella distanza, per cui mi presi tutto il tempo per cercare di capire le sue intenzioni. Notai che era giovane, che era biondo e anche che aveva delle sopracciglia sproporzionate – ma questo è un altro particolare irrilevante. Ciò che mi colpì di lui fu l’espressione che celava nello sguardo. D’un tratto fui colto da un’inspiegabile malinconia, poiché capii subito ciò che stava pensando: stava guardando il campo di battaglia senza riuscire a scorgervi un domani, senza riuscire a capire il motivo di quello scempio, sentendosi trite di fronte ad un tale spreco di forze e di vite, ma rassegnato al suo dovere e deciso a portare a compimento ciò che gli era stato comandato, perché amava il suo Paese, perché voleva rimandare a casa più vite possibile.
Rimasi profondamente toccato dalla mia abilità a cogliere tutto ciò, ma il motivo che mi aveva spinto a tanto era che sentivo il suo turbamento estremamente vicino al mio.
Non potei fare a meno di ripensare anche al francese e a rattristarmi per il fatto che esistessero, in questa guerra, altre persone che la ritenevano inutile, ma che fossero tutte così lontane l’una dall’altra, e così piccole rispetto alla sua vastità, da essere totalmente impotenti.

 
 

Verdun, 23 ottobre 1916
 
Oggi ho fatto qualcosa che non avrei mai creduto possibile. Sono stato colto da un’improvvisa e sconosciuta ispirazione e mi sono puntato la pistola sotto il mento. In quell’istante di follia mi è sembrata l’unica soluzione. Non so ancora bene cosa mi abbia fatto cambiare idea, forse la vista di un uomo suicidatosi qualche giorno prima. Per qualche motivo la sua espressione non mi sembrava per niente sollevata.
Avverto un leggero tremore alla mano, temo che non ci vorrà molto prima che mi riduca anch’io come gli altri giovani che la maggior parte definisce “deboli”. Anch’io credevo di avere un animo più forte. Ogni giorno scopro sempre più che questa guerra sta distruggendo ogni mia certezza. Spero di essere ancora in grado di scrivere, tra qualche giorno. Ma sono quasi certo che quest’assedio sia prossimo alla fine.
Sentendo continuamente i nemici che, dall’alto, tentano di sfondare le nostre difese, il mio pensiero è andato nuovamente al francese di Vauquais. Mi chiedo cosa stia facendo, mi chiedo se abbia trovato il suo uomo. Forse è uno di coloro che mi sta bombardando. Se così fosse, sarei felice per lui.
Ora mi rendo conto di non avere nulla. Avevo il mio Paese: forse tra qualche mese non esisterà nemmeno più; avevo la mia carriera: appena i francesi riusciranno a penetrare qui, sarà distrutta in pochi istanti; avevo i miei uomini: quelli che mi sono rimasti sono impazziti o si sono tolti la vita.
Se il francese avesse perso tutte queste cose, avrebbe avuto almeno il suo uomo. Quando sarò io a perdere tutto ciò, credo che la mia vita perderà completamente significato. È davvero triste sapere di non avere nulla di veramente importante.
Nonostante tutti i miei sforzi e la mia intelligenza, mi rendo conto di essere stato drogato dagli esaltati ideali del Kaiser. In fondo, desideravo solo che il mio Paese diventasse adulto, ma non è questo il modo.

 

 

Verdun, 24 ottobre 1916
 
 
Tutto s—ta per f˛–nire. Mi sen—to sollev-to, nonostaᴗnte tutto..—
I tremori sono aumen—taᴗti, non resco piu~ aᴗscrivere bene.
I fraᴗncesi stanno per entrar—.
L’unnuunica cosa a cui reisco aa pens—are e~ la fine di quest’aᴗgoiia.
Non abbandonero~ la Ggermania, affronteroo~ ogni conseuenzaᴗ come un degno uıciale— tedesco. Non riesco a immaginare nuuuulla di peggio, dopo i mesi trascorsi qui.
Non so— decidere se coloro cheᴗentrerannn μ o qui per portarci via – o ucciderci – saranno la nostra cond~anna o la nostra salvezzaᴗ
Non mı pento di nulla, hoo fatto semplicemente cıò che ritenevo giusto. Ora de—sidero soltanto che ıl μ io Paese rinasca e che trovi una ⌡uida capace¬




Fine

Finisce un anno e finisce anche un'avventura. Carissimi voi tutti che avete letto, recensito, seguito e odiato questa fanfiction, vi ringrazio davvero tanto e spero di risentirci presto!
Siccome è stato un capitolo breve ne approfitterò per dedicarmi un po' più spazio del solito pubblicizzando un libro che mi ha aiutato molto in quest'ultimo periodo... anche se, in realtà, se l'avessi letto prima di scrivere la fiction sarebbe sicuramente uscito qualcosa di molto migliore!! Perciò, se vi è piaciuta la mia storia, leggete il nuovo libro dello zio Ken!!!! :D  *ama la sua nuova scoperta letteraria "La caduta dei giganti! di Ken Follett* Al momento sono ancora a metà del romanzo ma più vado avanti e più rimango sconvolta per le somiglianze con la mia fiction e ciò mi fa davveor fare i salti di gioia e alza ulteriormente - e pericolosamente - il livello della mia autostima! Ma apparte questo, sul serio, leggetelo! Offre uno spaccato bellissimo sul periodo che ho trattato e parla anche di molte battaglie e situazioni da me più o meno descritte... e se vi può consolare è anche un tantino più positivo di me, ma su questo non posso rassicurarvi perchè mi manca ancora un bel po' per finire :)
Detto questo, interrompo le mie disquisizioni, vi ringrazio ancora immensamente e rispondo alle recensioni!
Risponderò a quelle che vorrete lasciarmi a questo capitolo in via privata oppure aggiornando la pagina... probabilmente la seconda opzione, quindi se vi interessano le risposte date un'occhiata qui in fondo tra qualche giorno! (quando ci saremo tutti ripresi da Capodanno...)

@Miristar: Ma noooooo!!!! Io scrivo le risposte alle recensioni dando per scontato che abbiate già letto la storia!! Vabbè dai, dopotutto il mio era un finale abbastanza prevedibile.. Prometto che smetterò di scrivere angst per un po', ma ho scoperto che i racconti di guerra mi ispirano tantissimo e ho una gran voglia di scriverne un altro!! Aspetterò in modo da farvi riprendere, nel frattempo Momoka scriverà sicuramente qualcosa di più allegro e leggero :)


@Ginko Kite: Sai, credo proprio di essere come te! Io adoro l'agst, soprattutto scriverlo con le mie sadiche manine, ma quando leggo una storia divento irrimediabilmente romantica e spero sempre nel lieto fine più sdolcinato....... sniff... se non avessi scritto io questa storia, a quest'ora progetterei di uccidere l'autrice


@Sunlight Girl: Ciao! Mi fa piacere conoscerti! Ovviamente mi fa anche piacere ricevere tante recensioni *l'ego malvagio cresceeeee*, ma ovviamente, oltre alla questione del vanto personale, c'è soprattutto il fatto che grazie a voi posso migliorare a mano a mano, quindi grazie per aver commentato!


@Harinezumi: eheh..... continuo a pensare di essere stata fin troppo buona con loro.. se fossero state persone reali probabilmente sarebbero morti in un modo ancora più brutto e lontani l'uno dall'altro... Comunque su con la vita, è solo una fiction, tutti sappiamo che in realtà la Francia e l'Inghilterra sono tanto felici e si amano immensamente :)
Grazie per i complimenti all'ambientazione e sia lode alla grammatica italiana!!!!! (che svanisce nel momento in cui scrivo le risposte.....)


@Julia Urahara: Aaaaaaaah! Mi dispiace di averti fatto piangere!! Ma ogni tanto fa bene,  no? :) Su su


@Kati07: Wow.... il tuo è un vero complimento coi fiocchi, altroché. La mia storia un capolavoro?? Non ne sono sicura ma non immagini quanto tu mi faccia felice... tengo davvero tanto a questo mio pargoletto nato un po' prematuramente.
Credo fermamente che tu abbia 10 in storia! Io non lo avevo... la maggior parte delle cose che ho descritto mi erano totalmente sconosciute fino a un paio di mesi fa... è nato tutto da un semplice documentario che mi ha messo la pulce nell'orecchio e mi ha spinto a cercare qualche informazione qua e là e a inverntarmi il resto :)
Per quanto riguarda i gas, mi sono andata a informare un po' per te! Io e Momoka siamo state al campo di sterminio di Auschwitz, ci hanno fatto vedere le camere a gas e ci hanno anche spiegato che come veleno venivano usate delle specie di pastiglie che evaporavano al contatto con l'aria e si depositavano all'interno delle camere. Questo mi sembra un metodo abbastanza diverso dall'iprite, ma cercando per il web ho scoperto che all'epoca erano molto fantasiosi (per queste cose le idee non mancano mai T_T) e usavano molti tipi di gas a seconda del periodo, del luogo o di come girava loro: semplice vapore acqueo, monossido di carbonio, ma anche gas al cloro, come l'iprite, e molto altri. Quindi la mia risposta alle tue domande è un mezzo sì, probabilmente hanno usato anche l'iprite, assieme a molte altre sostanze.
Ti ringrazio tanto per l'interessamento e la recensione! Questo capitolo non è stato poi tanto sconvolgente, no? :)
   
 
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