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Autore: Will P    31/12/2010    6 recensioni
"Quando aveva deciso di fare un bel regalo a Ryan, per Natale - visto che era finalmente riuscito a comprare un’auto (finalmente) e non doveva più risparmiare ogni spicciolo che racimolava - non aveva in mente proprio… questo. Anche se scegliere un cappello era sempre meglio di andare a fare compere di camicie, in negozi in cui un polsino costava più di camera sua. Circa."
[Chad/Ryan]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chad Danforth, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diclaimer: Tutta roba Disney, dove nessuno è gay, e io non ne traggo un soldo.
Note: Scritta per il prompt Ciclamino @ Maritombola. A quanto pare ciclamino è un colore molto gaio, e non si può parlare di colori assurdi e roba gaia senza pensare a Ryan Ross Evans :D


Ciclamino e altri colori

«Che te ne pare di questo, invece?»
«Non è lo stesso di prima?»
Arrivati a quel punto, Chad aveva molta voglia di piangere.
Quando aveva deciso di fare un bel regalo a Ryan, per Natale - visto che era finalmente riuscito a comprare un’auto (finalmente) e non doveva più risparmiare ogni spicciolo che racimolava - non aveva in mente proprio… questo. Anche se scegliere un cappello era sempre meglio di andare a fare compere di camicie, in negozi in cui un polsino costava più di camera sua. Circa.
«Ripetimelo, che colore stiamo cercando?» chiese Troy, aggirandosi guardingo tra gli scaffali. Troy era quasi più inutile di lui nello shopping. Non si ricordava nemmeno perché l’avesse chiamato, a parte per avere qualcuno che comprendesse il dramma di dover scegliere un regalo di cui non si sa perfettamente nulla (e Troy aveva avuto una mezza crisi di panico quando aveva dovuto comprare un nuovo microscopio per Gabriella). «Ciclamino,» ripeté, nella flebile speranza che alla ventesima volta assumesse improvvisamente un senso.
Non successe.
Era che non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Ryan, quando un giorno in fila per la mensa gli aveva borbottato che non sapeva dove trovare un qualcosa color ciclamino da indossare durante il numero che Sharpay voleva portare alla recita di primavera. Ciclamino. Chad sarà stato un disadattato cromatico - l’aveva gentilmente informato Sharpay - ma nel suo mondo esistevano rosa, viola… indaco, se si sentiva esotico, addirittura fucsia, ma non ciclamino. I ciclamini di sua nonna erano bianchi, porca miseria!
Guardò sconsolato i due cappelli che aveva in mano, un berretto e un fedora; erano entrambi chiaramente viola, ma uno appena più chiaro dell’altro e più sul rosso che sul blu, e lui non aveva la più pallida idea di quale fosse ciclamino.
«Non puoi fare testa o croce?» tentò Troy, intento a studiarsi nello specchio mentre provava agghiaccianti tube paillettate con aria gioiosamente disgustata. «O chiedere a qualcuno?» «Un fiorista?» mormorò Chad, e ributtò sullo scaffale il berretto, che gli sembrava troppo blu per un ciclamino, per tirare su un cappello a tesa larga di una sfumatura vagamente più calda, benché restassero tutti dannatamente viola. Alzò il fedora, con l’illusione che guardandolo in controluce sarebbe apparsa una freccia con scritto “ciclamino”, “papavero”, “rosa di bosco” o quale che fosse il colore. «Tu come lo chiameresti questo?»
Troy gli lanciò un’occhiata attraverso lo specchio, da sotto una specie di colbacco blu elettrico. «Uh… violetto?»
Chad era pronto a posare ogni cosa, mettersi le mani tra i capelli, e strapparseli tutti. Tanto il commesso li stava già guardando male da dieci minuti, non avrebbe potuto scandalizzarlo di più. Avrebbe invece potuto andare a chiedergli consiglio, certo, ma dove sarebbe stato l’impegno nel fare il regalo, allora? E che fine avrebbero fatto gli ultimi brandelli della sua dignità? No, non se ne parlava nemmeno.
«Credo che prenderò questo,» annunciò infine, brandendo il fedora come se fosse uno scudo alla follia che minacciava di piovergli addosso da un momento all’altro. Ciclamino, malva, violetta di campagna, qualunque cosa fosse era abbastanza sicuro che Ryan avrebbe fatto un figurone ugualmente, portandolo.
«I ciclamini di mia madre non sono di quel colore, sai,» disse Troy allegro, e Chad decise che il regalo di Natale per lui sarebbe stato non prenderlo a scappellotti volta che apriva bocca.

Il ticchettio in crescendo che era iniziato appena aveva suonato il campanello poteva significare solo una cosa.
«Zeke!» urlo Sharpay spalancando la porta in un turbinio di boccoli biondi e profumo costoso, con un sorriso che la faceva sembrare quasi umana. Appena notò chi, effettivamente, era alla porta, la sua espressione si rabbuiò come una lampadina fulminata. «Non sei Zeke,» disse, come se fosse una colpa.
«Sharpay, che piacere vederti, sei persino più splendida del solito!» ribatté Chad, con un sorriso tanto cortese quanto vistosamente posticcio. «Posso entrare, per favore, se non è un disturbo?» Sharpay aveva la faccia di una persona estremamente disturbata, ma sette anni con una tata tedesca l’avevano lasciata incapace di rispondere male di fronte alle buone maniere (cosa di cui Chad aveva preso ad approfittare dal momento esatto in cui se ne era accorto). Fece una smorfia sgradevole e poi si voltò, chiamando Ryan con un acuto impressionante, prima di mollare Chad sulla porta senza una parola, sparendo in cucina accompagnata dal click click click dei tacchi sul marmo.
Chad si chiuse la porta alle spalle tutto contento, scrollandosi di dosso la neve prima di togliersi sciarpa e cappello. Aveva appena appeso il cappotto quando si ritrovò le braccia di Ryan attorno al collo e il suo torace, solido e sottile, premuto contro la schiena. Ryan era caldo e sapeva di zenzero e Chad non si sarebbe mai voluto muovere.
«Buon Natale,» gli sorrise Ryan contro il collo, ridendo poi quando della neve dai capelli di Chad gli finì sul naso.
«Mancano ancora tre giorni,» disse Chad, sorridendo senza motivo a sua volta, prima di voltarsi nell’abbraccio e vedere Ryan, in tutta la sua bellezza di berretto da Santa Claus e maglione di lana rossa (con abete ricamato) che non poteva venire che dalla signora Evans.
«Non in questa casa,» ribatté, come se la ghirlanda piena di fiocchi che correva lungo la ringhiera delle scale e l’albero - vero, due metri e mezzo, decorato a festoni dorati e addobbi dall’aria delicata e preziosa - non fossero abbastanza.
«Allora ho fatto bene a portare oggi il tuo regalo.»
Ryan si staccò, gli occhi brillanti come quelli di un bambino. «Prima io, però. Non discutere,» ordinò, prendendolo per un polso e trascinandolo fino ai piedi dell’albero «Chi è vestito da elfo dà il regalo per primo.»
«Okay, okay,» rise Chad, e si sedette sul tappeto del salotto, davanti al finto camino acceso, mentre Ryan si inginocchiava accanto all’albero per cercare il pacchetto giusto.
«Eccolo!» esclamò, e Chad disse qualcosa come “oh?”, distratto da certi dettagli del fisico di Ryan che il gattonare per terra metteva particolarmente in risalto, riscuotendosi solo quando gli fu piazzata sotto il naso una scatola con un enorme fiocco argentato. Ryan si sedette sui talloni di fronte a lui, con le ginocchia che sfioravano le sue scarpe, battendo le mani un paio di volte. Il pompon del cappello gli ciondolava ad un lato del viso e a Chad formicolavano le dita dalla voglia di scostarglielo, ma si concentrò sulla complicata operazione di aprire il proprio regalo.
Quando tolse il coperchio dalla scatola non si accorse nemmeno di aver spalancato la bocca. C’era una casacca, dentro, proprio come quella della squadra, rossa con i bordi bianchi, ma era di felpa soffice e al posto di Wildcats c’era scritto “Santa’s helper”, con tanto di piccola renna dal naso rosso invece del puma mascotte. Era una delle cose più kitsch che avesse mai visto e l’adorava.
«Come… quanto-» scosse la testa. Doveva essergli costata un patrimonio. Ripiegò la maglia con reverenza, la rimise nella sua scatola e la poggiò per terra, per sporgersi in avanti, mettere una mano sulla nuca di Ryan e trascinarlo in un bacio lento e profondo. Si separarono che Ryan stava stringendo la sua spalla con forse un po’ troppa forza, ed iniziava a fare un po’ troppo caldo persino considerato il fuoco nel caminetto.
«Sono, uhm, contento che ti piaccia,» disse, guardando il pavimento con un timido sorriso compiaciuto.
Per tutta risposta Chad gli passò il suo regalo, mettendoglielo tra le mani. Ryan fece scorrere le dita lungo le pieghe della carta - con i pupazzi di neve, che Chad aveva impacchettato personalmente infischiandosene dei risultati drammatici - e poi lo spacchettò ordinatamente, togliendo prima tutti i pezzi di scotch sbilenchi e poi scostando la carta con attenzione. Sgranò gli occhi mentre prendeva il cappello e lo tirava su, per guardarlo da tutti i lati. Per lunghi secondi non disse nulla.
Chad si schiarì la voce. «Avevi detto che volevi qualcosa di ciclamino per lo spettacolo con Sharpay, e, insomma…» fece un gesto che non voleva dire nulla, poi si lasciò ricadere la mano in grembo.
«Questo è lavanda,» disse Ryan.
«Oh.» Ovviamente era lavanda, perché non poteva aver azzeccato colore. Doveva prendere quello a tesa larga, accidenti, oppure non fare il cretino orgoglioso e chiedere aiuto a qualcuno, o lasciare perdere il “bel regalo” e comprare quella compilation di Broadway che gli aveva indicato Taylor, che era tanto banale ma almeno non lavanda. «Se vuoi si può cambiare, cioè, ho ancora lo scontrino… da qualche parte, e-»
«Ti ricordi del completo ciclamino?» disse Ryan, lo sguardo inscrutabile fisso sul cappello, come se non lo avesse affatto sentito.
«Sicuro, perché?» Chad non capiva cosa ci fosse di strano, si ricordava tutto quello che diceva Ryan. Si ricordava persino la dannata formazione dei Red Sox del ‘97, anche se non li sopportava minimamente, solo perché Ryan gli aveva raccontato un sacco di volte di quando suo padre l’aveva portato per la prima volta ad una loro partita. In confronto il ciclamino era una sciocchezza. «Senti, se non va bene non ci sono problemi. Ridammelo e lo cambio.»
Allungò una mano ma Ryan si tolse il cappello da Santa all’improvviso e si calzò in testa il fedora, guardandolo come se fosse pazzo. «È perfetto,» disse, anche se non era vero, anche se gli aveva ripetuto mille volte che accostare due sfumature simili-ma-non-del-tutto era quasi peggio di accostare colori che facevano apertamente a cazzotti, e poi sorrise, le guance rosa non solo per il finto fuoco.
Chad lo fissò per qualche secondo, perplesso ma in qualche modo soddisfatto. Poi Ryan gli si chinò addosso, appoggiando una mano sulla sua coscia, e gli sussurrò all’orecchio che voleva vedere come stava con addosso il suo regalo e basta, e magari avrebbe anche potuto ricambiare il favore.
Chad è orgoglioso di credere che se il coach avesse visto il suo scatto verso la camera di Ryan, ne sarebbe andato molto fiero.




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Oggi faccio quattro anni di scrittura attiva, e non sapevo con cosa festeggiare visto che questo 2010 mi ha portato molti nuovi fandom ma molta poca ispirazione. Questa storia è stupidissima ma è la prima che abbia scritto all'università, perciò la pubblico oggi sperando che sia di buon augurio per tutto l'anno a venire :)
Buone feste <3

Will

   
 
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