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Autore: OctoberRain    01/01/2011    1 recensioni
Tyrol e Boomer sono stati per molto la mia coppia preferita dell'universo di BSG. Li ho voluti immaginare un po' fuori da questo universo...alle prese con un addio.
[Se avete visitato la sezione dedicata a Battlestar Galactica prima d'ora forse avete visto che questa storia c'era già, ma mi sono accorta solo ora che i dialoghi non si leggevano. Ora potete capirci qualcosa!]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I PERSONAGGI DI BATTLESTAR GALACTICA  SONO DI PROPRIETA' DI RONALD D. MOORE E DEGLI AVENTI DIRITTO.
QUESTA STORIA  E' SCRITTA SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

Ho promesso che non avrei mai rivelato i fatti di quella mattina, ma essi sono così inverosimili e così poco supportati da prove che tanto non mi crederebbe nessuno.

Non avevo mai visto nulla del genere: una tecnologia così avanzata trovava spazio solo sul mio blocco da disegno...in genere accompagnata da qualche alieno o super eroe, mai persone.

Più ripenso a ciò che accadde e più mi viene da credere di aver immaginato tutto oppure che sia io che i miei compagni fummo vittime di quelle che chiamano "allucinazioni collettive".
Nonostante questo procedo lo stesso il mio racconto.

Era un martedì mattina, mi trovavo a scuola durante una lezione di economia aziendale su come il tasso di rischio influenzi alcuni contributi da versare allo stato quanto sentimmo la porta aprirsi bruscamente ed una mezza dozzina di uomini in tuta arancione entrarono in aula ordinando all'insegnante di alzarsi dalla sedia. Questi obbedì e in un attimo gli uomini in tuta avevano portato via sia la cattedra che la sedia.
Uno di loro poi si fece strada tra i banchi e disse rivolgendosi all'ultima fila:

"Forza Boomer, condizione uno, il CAG ha convocato tutti i piloti disponibili a saltare sui mini viper, immediatamente!"

Nessuno di noi dell'ultima fila disse nulla o si mosse.

"Andiamo Sharon, non stare lì immobile!" urlò a denti stretti.

Non riusciva proprio a venirmi in mente chi delle mie compagne avesse quel nome: la mia attenzione era stata catturata dagli altri cinque uomini in tuta che avevano posizionato dove prima stava la cattedra una vettura di metallo lucentissimo, vagamente simile ad una macchina di fortula1, solo senza ruote.

"Si calmi capo, sto pensando!" disse Sharon, di cui finalmente ricordai il viso. 
La consideravo la persona più normale del mondo. Cioè no, nel senso che non è che pensando a lei dicevo "È tanto normale" semplicemente io a lei non pensavo mai il che voleva dire che non aveva avuto niente così particolare.

Mi sbagliavo giusto un pochetto, ma ormai è anche inutile dirlo.

Sharon o Boomer o comunque si chiamasse si alzò e raggiunse il capo in tuta che le disse:
"Non ti si chiede di pensare, ma di pilotare" deglutì
"Signore" aggiunse a voce più bassa e sommessa.
In quel momento capii che la ragazza era di grado superiore.

"Ho afferrato Capo, ora cerchi di farmi capire! Ha detto che il CAG sta convocando tutti?"

"Tutti quelli che hanno un pollice opponibile ed un brevetto di volo, tenente."

"Ce ne sono altri due nell'istit.."

"Lo so, tenente" la interruppe "CrashDown e RaceTrack sono stati avvertiti come lei ma probabilmente a quest'ora sono già pronti a saltare su quel frak di viper!"

"D'accordo Capo, mi passi la mia tuta."

Non riuscivo ancora a capire come lei si lasciasse parlare in quel modo da uno dei suoi sottoposti senza dire nulla per rimetterlo al suo posto. E poi che diavolo voleva dire "frak"?!?

"A cosa dobbiamo la condizione uno?" chiese mentre di infilava la tuta che non era arancione col cinturone porta-tutto bensì verde militare, lucente, credo impermeabile.

"Abbiamo avuto notizia di un imponente attacco nucleare ancora in corso che sta distruggendo ad una ad una le nostre navi raffineria. Non sappiamo quanti sono quindi ci serviranno tutti i politi che abbiamo, anche quelli a terra."

Il capo parlava velocemente mentre l'aiutava a togliersi gli indumenti ed iniziava ad allacciarle le varie fibbie dal ginocchio in giù. 
La naturalezza con la quale Sharon si faceva spogliare avrebbe dovuto dirmi subito qualcosa ma in quel momento la mia mente era occupata dalla terrificante parola "nucleare". Loro però quella parola sembravano averla a malapena notata; come se fosse una costante nelle loro esistenze.

"Quanto lontano?" chiese lei
"Ad almeno tre salti da qui."
"Hum...lontanuccio, dobbiamo sbrigarci!"
"Era quello che cercavo di dirle..." rispose lui sottovoce.
Boomer non ribattè, si limitò ad alzare i suoi occhi a mandorla al cielo e riprese ad armeggiare con la doppia canottiera, una nera e l'altra grigia.

"Qual è la missione?" disse infine prendendo la cintura
"Questo glielo spiegherà il CAG, signore" rispose senza alzare gli occhi da quello che stava facendo.
"Tyrol.." sospirò mentre si inginocchiava per guardarlo. Era la prima volta che non lo chiamava capo ed usava invece il suo nome. "Dimmi di tutto, dai."

Il capo abbassò lo sguardo, si strofinò gli occhi con una mano, sospirò come per prendere coraggio e disse:
"Tutti ai piani alti, specialmente l'Ammiraglio, sono esausti per questi continui attacchi. Hanno perso una decisione estrema: sono stanchi di colpire piccoli bersagli, è in programma un'azione direttamente alla nave base."
"Una decisione estrema ed altamente rischiosa..."
"Anche continuare a perdere navi lo è."
"Dritti nella tana del lupo, quindi...È una missione suicida, vero?"

Il capo non rispose, riprese ad allacciare la tuta alle caviglie.
"Dillo." disse lei ferma e seria. Non ricevendo nessuna risposta cercò di rialzarsi ma il capo le mise una mano sulla spalla trattenendola a terra.
"Posso dire di non averti trovata. Puoi restare qui, io prendo i ragazzi e me ne vado. Non diranno nulla, lo sai."

Con fermezza Boomer si tolse la mano dalla spalla e si rialzò in un attimo.
"Non dica sciocchezze Capo Tecnico Tyrol, e mi passi gli stivali." Lui obbedì.

Una volta che gli stivali furono a posto il capo di rialzò e finì di sistemarle la giacca.
Stettero per un interminabile istante l'uno davanti all'altra con gli occhi fissi e le braccia lungo i fianchi.

"Ti amo, Capo." disse lei senza insicurezza, tutto d'un fiato.
"Ti amo, Tenente." rispose lui senza esitazione.
"È stato un onore lavorare con lei." disse tendendogli la mano.

Il capo non si guardò intorno nemmeno per un secondo, ignorò la mano tesa e la baciò.
Incorniciò il bel viso di lei con entrambe le mani e ci mise tutta la passione che il poco tempo a disposizione gli permisero.
Quando le labbra si separarono restarono vicini ancora per un po', fronte a fronte.

"Un po' drammatico ultimo bacio." disse lei sorridendo
"Un po' come il primo, direi" rispose lui, sia a lei che al sorriso

"Mi ero accorto subito che il giunto era davvero rotto, quella volta." riprese il capo "Volevo solo provocarti."
"L'avevo capito."
"Ovviamente." allargò il sorriso. 
Un'altra dimostrazione che le donne sanno sempre essere un passo avanti a noi, anche quando sono vestite in modo prettamente maschile.

Si allontanarono definitivamente, si guardarono in silenzio ancora per qualche secondo, seri, concentrati sui lineamenti l'uno dell'altra, come per non dimenticarseli.

Vidi gli occhi di Sharon diventare leggermente lucidi. Si spostò svelta alle spalle del capo per non farsi vedere e per prendere il casco appoggiato proprio sul mio banco. Potei vedere chiaramente una piccola lacrima solitaria percorrerle la guancia. Lei quasi si tirò uno schiaffo da quanto forte posò la mano per asciugarsela.

Si mise il casco e quando si rigirò verso il capo egli non potè più vederla. Vide soltanto la sua faccia stravolta dalla stanchezza e dal dolore.

Boomer corse verso quello che prima avevano chiamato mini viper, scambiò un paio di parole con gli altri uomini in tuta sulle condizioni tecniche del veicolo, s'infilò dentro e dopo un breve conto alla rovescia lei e l'intera vettura erano scomparse in un lampo luminoso ed azzurro.

Il capo fissò ancora per qualche istante quell'angolo vuoto dell'aula e senza dire una singola parola se ne andò. Uno degli altri ci guardò storto intimandoci ci tenere la bocca chiusa.

So che in questo momento starei tecnicamente mancando alla promessa ma in qualche modo ho bisogno di raccontare tutto. Ho bisogno che quelle persone vengano ricordate.
Questo perchè il mondo non fu neanche minimamente scosso da tutto quello che quegli uomini e donne in tuta stavano combattendo da tanto tempo. Non ci fu notizia di nulla; niente nemmeno su quel spaventoso "nucleare".

Dato che siamo ancora tutti vivi posso presumere che la missione andò a buon fine. Non vedemmo più la nostra compagna di classe e nemmeno il coraggioso pilota di viper che era diventato davanti ai nostri occhi. 

Le probabilità e l'alto tasso di rischio suggeriscono che sia morta in battaglia ma a me piace pensarla da qualche parte in compagnia del Capo Tyrol ad aggiustare giunti, qualunque cosa siano.

  
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