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Autore: CastelliPerAria    01/01/2011    5 recensioni
I will move away from here, you won't be afraid of fear, no thought was put into this.
Let me clip your dirty wings, let me take a ride, don't hurt yourself.
I know I can make enough of the words for you to follow along.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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hie Luce. Buio. Poi di nuovo luce e urla, grida stridule. Migliaia di persone che protendono le mani verso un palco e gridano per farsi ascoltare, troppo sordi per stare zitti e capire.
L’uomo apre gli occhi e li guarda vitreo, come se non li vedesse, e forse non li vede davvero. Ma la sua testa inclinata fa un cenno e poi l’uomo si ritira dietro le quinte, il suono della chitarra elettrica non riempie più l’aria.
Si sfila la fedele Stratocaster bianca e la posa su un amplificatore rotto per poi dirigersi vero il camerino, seguito da un ragazzo dai capelli lunghi scuri e uno spilungone.
Apre la porta e poi si accascia su un divanetto mezzo sfondato:l’aveva chiesto lui così, non voleva ritrovarsi nell’opulenza di certi camerini da rockstar navigata. Da tutta la vita pensava di essere solo un miserabile.
Si asciugò la fronte sudata e scostò una ribelle ciocca bionda dal suo viso, per poi agguantare quasi disperato una bottiglietta d’acqua e berla tutta fino all’ultima goccia.
Si alzò, preda di uno spasmo involontario, e si strinse nella maglia a righe troppo larga, riemergendo dal camerino.
Dave gli si avvicinò:- Kurt, andiamo…il tourbus ci sta aspettando.-
Kurt annuì sovrappensiero e uscì dalla porta di legno verniciato che dava sulla strada.
Il viale era gremito di gente e poco lontano li aspettava un semplice pulmino nero.
I fan urlavano, assordando Dave e Kurt e anche Krist, che tentava di nascondersi nonostante la sua altezza.
Kurt sorrise e si avvicinò ai fan solo di un passo, per firmare qualche autografo.
Dave sorrise e fece altrettanto, seguito da un Krist parecchio seccato.
- In fondo glielo dobbiamo, ascoltano la nostra merda, vengono ai nostri concerti.- sussurrò Dave a Kurt, che sorrise immediatamente. Gli piaceva, Dave. Aveva un modo tutto suo di intendere le cose e di solito aveva un punto di vista interessante, sicuramente più allegro del suo.
Faceva freddo, era febbraio e Kurt stava gelando, la semplice maglia a maniche lunghe non serviva a riscaldarlo ma a lui piaceva stare così dopo i concerti:sentiva ancora l’adrenalina del palco scorrere sotto la sua pelle e risvegliare i suoi sensi, anche se molto meno che da giovane. Ad Aberdeen, da giovane, con i Fecal Matter nel magazzino sfasciato di zia Mary sentiva come una corrente elettrica, un fluido imperioso e potente, mentre ora si era ridotto a una semplice, piccola scossa.
Si scostò l’ennesima ciocca bionda dal volto e prese un pennarello nero dalle mani di un ragazzo dagli occhi febbricitanti e la maglia con il logo giallo dei Nirvana, firmando con rapidità una copia impolverata di Nevermind.
Ancora quel fottuto disco: dopo tutti quegli anni non si era ancora abituato alla fama che ne era derivata, quel piccolo grande peso che ora gravava come non mai sulle sue spalle.
“Sto diventando vecchio…” pensò Kurt, firmando altre copie. Finchè tra le mani non gli capitò il vinile Blew, uscito solo per il mercato francese.
Quasi non ricordava quell’EP, troppo impegnato a firmare copie di Nevermind, In utero e Incesticide.
Alzò lo sguardo e davanti ai suoi occhi si parò una visione quasi mistica:in quel momento Kurt sentì come un piccolo dolore all’altezza del petto e subito dopo come se un mattone gli avesse affossato lo stomaco. Deglutì e ispezionò la ragazza che stava davanti a lui.
Non era grande, avrà avuto sì e no diciannove anni, con lunghi capelli biondo-rossicci che le arrivavano sotto le spalle schiacciati sotto un berrettone di lana nera. Indossava una sciarpona grigia e un giaccone di renna troppo grande, forse del padre o del fidanzato.
I suoi occhi, enormi, di un azzurro intenso e liquido trasmettevano curiosità, ma sul fondo Kurt vide quel misto di solitudine e tristezza che non aveva trovato da nessun’altra parte, se non nei suoi quando si guardava allo specchio. Se ne stava tutta silenziosa e concentrata a osservarlo, mentre i ragazzi intorno a lei smaniavano per toccarlo e avere un suo autografo.
Kurt distolse lo sguardo e firmò l’EP soffermandosi più a lungo del dovuto e sbirciandola con la coda dell’occhio:quando ebbe finito e glielo riconsegnò, le labbra rosee della ragazza si tesero verso l’alto.
- Grazie.- sussurrò lei in un soffio, socchiudendo appena le labbra a cuore.
Kurt la osservò dileguarsi tra la folla, firmando altri autografi senza nemmeno rendersi conto di ciò che aveva tra le mani. Avrebbero potuto farlo firmare con il sangue un atto di morte e lui non avrebbe obiettato.
- Su, Kurt, andiamo!- la voce squillante di Dave lo riportò, in parte, alla realtà.
Kurt salì sul tourbus e crollò a peso morto su un divanetto abbastanza squallido, mentre Dave lo osservava preoccupato e allo stesso tempo divertito.
- Sembri un cane che sta per essere investito e viene abbagliato dai fari di un’auto. - osservò sorridendo.
Kurt si scostò una ciocca ribelle e annuì, pensieroso:- Hai ragione. Ma certe cose capitano così in fretta che non fai in tempo a metabolizzarle.-
Dave si chinò per aprire il minifrigo del pullman e riemerse con una bottiglia di birra in mano – Sarà, intanto se qualcosa deve sorprendermi preferisco sia una bella birra o una bella donna.-
Kurt sorrise:non sarebbe mai stato come l’amico, Dave era così allegro, ottimista, empatico…lui invece era solo capace a piangersi addosso.
E fino a quella sera pensava di essere l’unico al mondo a sentirsi così. Doveva rivedere quella ragazza.

Ok, è un esperimento. Ultimamente mi ritrovo ad ascoltare sempre più spesso canzoni dei Nirvana e ho deciso di iniziare una nuova ff su di loro, incentrata particolarmente su Kurt, che personalmente adoro e considero un poeta moderno a tutti gli effetti.
Grazie se avrete la pazienza di leggere questo capitolo e di seguirmi.

  
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