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Autore: GreenNightmare    02/01/2011    8 recensioni
La vita. I problemi. La rabbia.
Le feste. Le sbronze. Le fughe.
2011. Una nuova generazione di punk fiorisce al Gilman, piena di voglia di urlare, di pogare, di scandalizzare la società perbenista che li circonda e sembra volerli soffocare.
Loro sono Sallie, Joe e Larry. E poi Joey. E poi Ramona ed Estelle-Desirée, Max, Travis e Cole. I Green Day e gli Emily’s Army.
Questa è la storia raccontata in prima persona da lei, Sallie Sander, quindicenne punk che sfugge alle grinfie di una vita che teme e rincorre invece le sue chimere e la sua libertà. E poi, incappa nell’amore.
E poi fugge, inciampa, si rialza, va sempre avanti. Perché, come le hanno insegnato tre persone particolari,
non è finita finché non sei sottoterra.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA PARTE

WHERE’S YOUR UNDYING LOVE?

 
01.01.2011. Primo Gennaio Duemilaundici.

Uhm, in teoria dovrei fare, come ogni Primo Gennaio, il riassunto dell’anno appena trascorso, con le date più importanti, gli eventi che mi hanno cambiata, colpita, ferita e tutto quanto. Ma, sinceramente, non ne ho per niente voglia.
Non ho la minima intenzione di fare i soliti Buoni Propositi che non manterrò. Non è tra i miei programmi diventare la Figlia Ideale, Studentessa Modello, La Più Popolare Della Scuola eccetera.

Perché scrivo questo diario, non c’è una ragione. Probabilmente perché voglio lasciare una traccia di me quando sarò vecchia, o quando morirò. O quando, semplicemente, cambierò.
Beh, cosa dovrei dire di me? Ciao, mi chiamo Sallie Sander e sono una ragazza totalmente insignificante.  Vivo con mia madre e il suo fidanzato (che è ok, credo) e il loro figlioletto, il mio fratellastro cioè. Ha meno di un anno e si chiama John. Ma per me è Johnny. Johnny come Rotten. Vivo a Rodeo, uno stupido paese inutile a nord della California, dove OGNI SINGOLO ABITANTE, dal più piccolo bambino al vecchio che beve birra al pub, si vanta con i quasi inesistenti turisti che capitano qui (di passaggio, ovviamente, chi verrebbe in vacanza a Rodeo?), insomma, qui TUTTI sanno e sono orgogliosi che due famose rock star siano nate qui. E ogni volta che qualcuno me lo racconta sorridendo, mi verrebbe da gridare: MA CHISSENE FREGA?!?
Insomma, il fatto che un certo Billy Qualcosa e Mike Drint dei Green Day siano nati qui non mi manda in brodo di giuggiole come tutti gli altri. Ho sentito qualcosa dei Green Day, ovviamente, come potrebbe essere il contrario visto il posto in cui vivo?, ma non mi piacciono. Sono COMMERCIALI. Niente a confronto della Musica che amo io. Rolling Stones, David Bowie, Sex Pistols, Ramones, Alice Cooper, Clash, Metallica, Iron Maiden, Guns’n Roses. Chissene frega di  due sfigati nati qui? Ma non importa.

La mia vita è abbastanza insignificante. Mio padre è morto circa sette anni fa, avevo nove anni. Un incidente: guidava ubriaco e si è spiaccicato contro un tir. Era SEMPRE ubriaco. Ma, nonostante questo, gli volevo abbastanza bene, anche se non c’era quasi mai. Ma i miei erano separati già da cinque anni e io ero cresciuta sentendo mia madre dire che papà era un’inutile ubriacone, senza neanche un lavoro e che non sapeva fare il padre. Comunque io gli volevo abbastanza bene. Quando era lucido era fantastico. Mi portava al parco, o al McDonald quando aveva i soldi, e scherzava sempre, e aveva un bel sorriso, e mi ha insegnato lui a disegnare. Quando era lucido. Forse sarebbe stato anche un buon padre, se la vita non gli si fosse messa contro. Forse. Non posso saperlo.

Non sono la tipica adolescente abbandonata a sé stessa, anche se vorrei tanto esserlo. Mia madre si assicura sempre che io sia felice e tiene molto al mio rendimento scolastico. Ma non mi importa. So che sembra mostruoso dirlo, ma non è di una madre, o di un padre che ho bisogno.

Sono una persona abbastanza solitaria, ho pochi amici, quasi tutti maschi. Non riesco a rapportarmi con le mie coetanee, non so bene il perché. Credo che sia perché a me della moda, delle discoteche e dell’amore non me ne frega assolutamente niente, perciò non ho argomenti in comune con loro. Con i ragazzi è diverso. Certo, sono una frana alla play station e non aprirei mai un numero di Play Boy, però per il resto sono ok. Almeno i miei (pochi) amici: non sono fissati per lo sport e questo è un bene, e uno di loro, Joe, suona anche la chitarra. Joe è il mio migliore amico, più o meno. Cioè è quello a cui racconto tutto ed è l’unico che sa della morte di mio padre. I miei amici non fanno tutti parte dello stesso gruppo: ci sono Joe e Larry che sono amici tra loro, però loro non conoscono Laurie (la mia unica amica femmina) che a sua volta non conosce Steve e Leo. E non ho la minima intenzione di presentarli tutti: penso che si scannerebbero a vicenda.

Vado a scuola alla John Sweet High, indovina?, la stessa di quelle due “rockstar”. Anche qui, ovviamente, tutti se ne vantano.  Tranne me e Laurie, che è in classe con me. E’ così che ci siamo conosciute. Comunque, la scuola è ok, credo. Si sta abbastanza bene. Ci sono i soliti gruppi: le cheerleader, gli sportivi, gli sfigati, i punk, gli skater e i secchioni. Io non appartengo a nessun gruppo. Meno male direi. Non le sopporto quelle maledette cricche.

Io, Sallie, sono… beh, normale. Bassa. Magrolina. Non ho un colore di capelli “definito”, nel senso che mi tingo in continuazione. Sono stata bionda, mora, persino fucsia. In questo momento ho i capelli color mogano. Volevo tingerli rosso fiamma ma il colore non è venuto come avrei voluto. Pazienza. Ho gli occhi marroni e, come Laurie, porto gli occhiali. Adoro i vestiti comodi, i jeans e le felpe XXL, e le scarpe da skater.  Non ho subito ferite d’amore, anzi, non mi sono mai innamorata, e ne sono felice: odio le melensaggini. Potrei metterlo come proposito del 2011: non innamorarsi, per nessun motivo.

In verità ho solo un proposito per il 2011: SUONARE LA BATTERIA. La musica è l’unico destino che vedo per me. Mi terrorizza l’idea di un destino “normale”, di diventare una persona “seria”, magari moglie e madre, o chissà quale manager di chissà quale maledetta azienda. Meglio morire. Sul serio. Se immagino il mio futuro, posso vedere solo me che suono il Rock in una band con Joe e altri due volti ignoti. Magari convinco Laurie a cantare o a suonare il basso, ah-ah.

La Musica. L’unica mia compagna per la vita. L’unica cosa in grado si capirmi. Il Rock, l’unica cosa che abbia un senso nella mia maledetta vita. Il Rock è l’unica via. Non c’è altra scelta. Non è neanche una scelta. E’ come una specie di obbligo. Un obbligo autoimposto ancora prima di deciderlo razionalmente. Una -volevo scrivere passione, ma è la parola sbagliata- un qualcosa, radicato troppo profondamente in me per poterlo descrivere. Il Rock è vita.
Ora vado, ho scritto anche troppo e John piange.

Sallie 

  
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