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Autore: EffieSamadhi    04/01/2011    5 recensioni
[Toy Story 3]
Non si sono visti per almeno cinque anni, è comprensibile che lui stenti a crederci. E' in questo periodo che Bonnie è cambiata di più: è diventata più alta, i capelli si sono allungati e si sono fatti più docili, e il suo corpo ha iniziato ad assomigliare sempre più al corpo di una donna. Anche i suoi interessi si sono diversificati: dai pennarelli è passata all'arte, dai tricicli alle automobili, e dalle bambole è passata ai ragazzi.
[...]
Non ha mai smesso di sognare, e anche se la paura di aver frainteso è tanta, Bonnie sente che val la pena provarci.
[...]
Bonnie rimane a bocca aperta, senza parole. Sente che qualunque cosa potrebbe rovinare l’atmosfera.
E infatti non servono parole.
[...]
Woody guarda Dolly. Dolly guarda Woody. Con un sorriso si prendono la mano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel Mondo Dei Sogni [Toy Story 3]

NdA - Ho da poco visto il film "Toy Story 3", e ne sono rimasta affascinata, così come mi avevano colpita già i primi due capitoli della serie. Questo terzo capitolo, in particolare, mi ha commossa nel finale: vedere Andy allontanarsi così, lasciando indietro quelli che sono stati i primi amici che ha avuto, mi ha lasciato uno strano senso di vuoto nel cuore. Poi ho guardato Bonnie, così felice di avere tanti nuovi giocattoli, e... improvvisamente ho avuto un'illuminazione, e una domanda ha iniziato ad attraversarmi la mente: e se la storia di Woody & Co. non si esaurisse qui? E se l'ultimo passo per loro fosse... tornare da Andy?

 

I.            On My Way

 

"Sei sicura di aver preso tutto, tesoro?"

La ragazza sbuffa, apparentemente contrariata. In realtà, sorride. "Sì, mamma, ho preso tutto. Stai tranquilla. E poi, non sto certo andando in guerra." Chiude l'ultimo scatolone, non senza fatica, e si toglie una ciocca di capelli dagli occhi. Fa correre lo sguardo lungo la stanza, suo rifugio negli ultimi diciassette anni, e improvvisamente le tornano in mente i suoi cinque anni, fatti di capelli tagliati cortissimi, gonne dai colori sgargianti e fantasmi nascosti in pasticceria. Sorride, pensando che tutto questo le mancherà, quando sarà al college.

"Il college" sospira, estasiata. Ha aspettato per anni questo momento. Le elementari, le medie, il liceo: è sopravvissuta a tutto questo soltanto per poter arrivare al college. E ora che questo momento è finalmente arrivato, non è più sicura di essere così pronta ad affrontarlo.

"Vuoi che ti prepari un panino per il viaggio, tesoro?"

"No, mamma, ti ringrazio. Prenderò qualcosa per strada."

"Sicura che non vuoi che ti accompagniamo, BonBon?"

"Oh, mamma, non ho più cinque anni! Non chiamarmi BonBon!" ribatte immediatamente lei, stizzita. Poi riprende, con tono più dolce: "E' ora che l'uccellino dispieghi le ali e lasci il nido, no? E poi, in caso di bisogno, posso sempre telefonare."

"Sì, forse hai ragione" si arrende la donna. Poi indica uno scatolone abbandonato in un angolo. "E questi vecchi giocattoli? Intendi buttarli?"

 

*

 

La vecchia utilitaria parte sbuffando. E' stato il primo acquisto importante di Bonnie, frutto di anni di lavoro come animatrice all'asilo locale e come babysitter per i bambini del vicinato. Anni di lavoro in compagnia dei suoi vecchi amici giocattoli. Mentre attraversa a passo d'uomo il quartiere, cercando di imprimere nella propria mente ogni dettaglio, la ragazza getta un'occhiata nello scatolone: cowboy, cavalli, bambole di pezza, alieni e clown... le mancheranno, al college. Ma in fondo, sa che questa missione è la più importante, per loro.
Prima di imboccare la statale che la porterà verso il proprio futuro, Bonnie fa un'ultima tappa. E' una bella villetta con giardino, e ci abita un bambino. Lo ha capito vedendo i giocattoli ingombrare il giardino, e sentendo le risate argentine che si sprigionavano dalla veranda. I giocattoli in giardino hanno fatto la loro comparsa da circa tre mesi, e da circa tre mesi lei sa che Andy è tornato in città. Tuttavia, ancora non è passata a fargli visita.

Rimane ferma all'imboccatura del vialetto per almeno due minuti, poi si decide a raggiungere la porta d'ingresso. Suona il campanello, e attende ancora. E' cresciuta parecchio, Bonnie, e con lei è cresciuta anche la sua timidezza. Sta ancora pensando ad una frase di apertura, quando la porta improvvisamente si apre.

"Salve, che cosa posso fare per lei?"

L'uomo sorride. Ha un sorriso gentile e contagioso, e gli occhi più azzurri che Bonnie abbia mai visto.

"Ciao, Andy."

"Salve, lei... ehi, Bonnie?" domanda lui, incredulo.

"Sì, sono io" risponde lei, con un timido sorriso dipinto sul volto, sentendo le guance farsi a poco a poco color porpora e incandescenti. "Sono Bonnie."

"Mio Dio, non è possibile. La piccola Bonnie?"

Non si sono visti per almeno cinque anni, è comprensibile che lui stenti a crederci. E' in questo periodo che Bonnie è cambiata di più: è diventata più alta, i capelli si sono allungati e si sono fatti più docili, e il suo corpo ha iniziato ad assomigliare sempre più al corpo di una donna. Anche i suoi interessi si sono diversificati: dai pennarelli è passata all'arte, dai tricicli alle automobili, e dalle bambole è passata ai ragazzi.

Non che abbia mai avuto storie serie, la piccola Bonnie. Ha modellato il suo ideale di fidanzato su quello che è stato - e che ancora è - suo padre per lei: un uomo buono, gentile, un gran lavoratore che ha sempre avuto una parola gentile, anche se stanco e stremato. Nonostante gli anni, però, nei suoi pensieri c'è sempre stato posto per un paio di grandi occhi azzurri.
Gli stessi che ancora non hanno smesso di osservarla.

"Che cosa posso fare per te?"

"Beh, io sto... sto partendo per il college, e ho pensato di passare a lasciare questi" risponde lei, porgendogli lo scatolone.

Andy prende in consegna il peso e solleva una delle alette. La sagoma del suo primo, grande amico gli sorride dalla cima del mucchio, da sotto un cappello da cowboy decisamente più curato dell'ultima volta che lo ha visto.

"Ma questi sono..."

"I tuoi giocattoli. Te l'ho detto, io sto partendo per il college, e non posso portarli con me. Ho visto i giocattoli in giardino, e ho pensato... ho pensato che a tuo figlio avrebbero potuto fare piacere." Conclude in un sussurro, una vaga nota di dispiacere nella voce. In fondo, la cotta per Andy non le è mai passata.

"Come? No, Bonnie, aspetta..."

"No, davvero. Tienili. Scusa, ma devo proprio andare." Abbozza un ultimo sorriso, percorre a ritroso il vialetto e si chiude in macchina.

La strada scorre veloce, e Bonnie non può fare a meno di guardare nello specchietto retrovisore le sue ultime speranze allontanarsi da lei. Ma davvero ha creduto che Andy l'avrebbe aspettata? Sono passati dodici anni, da quando le ha regalato quei giocattoli e ha giocato con lei, nel giardino di casa, aiutandola a sventare i perfidi attacchi del malvagio Dottor Prosciutto e le rapine di Bart Il Guercio. Lui ha ventinove anni, ormai, lei soltanto diciassette. Davvero Bonnie si era illusa che ci potesse essere qualcosa?

Si asciuga una lacrima e continua a guidare. Arriva al college quando ormai è pomeriggio inoltrato. Non ha più tempo di pensare a Andy e a quello che non è successo: al college è tutto così frenetico!
La sua compagna di stanza sembra una ragazza simpatica: le stringe la mano e la aiuta a scaricare gli scatoloni dall'auto. E' lì già da un paio di giorni, e inizia a darle qualche dritta su come muoversi all'interno del campus.

Arriva la sera, e Bonnie è stanca. Attacca al muro un'ultima fotografia, poi si getta a corpo morto sul letto e rimane ferma a contemplarla.

"Wow, sei tu?" le domanda Jennifer, la compagna di stanza.

Bonnie annuisce. "Avevo cinque anni."

"Eri carina anche da piccola. E lui chi è, tuo fratello maggiore?"

Bonnie scuote la testa. "Si chiama Andy. Abitava a un paio di isolati da casa mia. Era un amico."

   
 
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