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Autore: LivingTheDream    04/01/2011    5 recensioni
"-E poi,anche se avesse frainteso, che ci sarebbe di male?-
-Holmes, certo che non ci sarebbe niente di male, ma se lo raccontasse a qualcuno? Non le dicono niente le parole "lavori forzati, galera, onta, disonore"?- sottolineai le ultime due con più enfasi,sapendo che sarebbero state le più temute.
Riuscii a cancellare quel sorriso da ebete dal suo volto, finalmente."
Alle volte,una risata è la cosa migliore che possa essere generata dalle nostre labbra.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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note dell'autrice: Pur essendo una GRANDE fan di Sherlock Holmes, volevo aspettare di leggere qualche altro caso prima di scrivere una FF, ma quando mi è venuta quest'idea non ho resistito! 
Ispirata da una frase di Charles Bukowski. (Di cui ignoravo l'esistenza, prima di cercarlo su internet. A proposito, trovo che sia un singolare personaggio.)
 
 
 
Sentii la porta sbattere, rumore di tacchi. Poi il silenzio tornò ad impossessarsi dello studio di Baker Street.
-Mi ha lasciato...- mormorai, immobile, nell'ingresso.
-Mary mi ha lasciato...- Dopo tre anni di fidanzamento, non mi sembrava possibile.
-Suvvia, Watson, non ne faccia una tragedia...- avvertii la voce del mio collega da dietro le spalle, e mi voltai, lentamente.
Lo vidi sprofondare nella sua poltrona, sollevando una nuvola di pluviscolo sbrilluccicante alla luce del sole.
-Cos...- balbettai. Ancora non mi capacitavo di quello che stava succedendo.
-Ne troverà un'altra...- 
-Holmes...-
-E certo,la lascerà anche quella...- aggiunse,accendendo la pipa.
-HOLMES!- 
Ormai ero veramente distrutto. Mi lasciai cadere nella mia poltrona, ovviamente più pulita di quella di Sherlock, e sospirai pesantemente.
Per qualche minuto rimanemmo in silenzio, ed io cercai di evitare il suo sguardo. Lui invece non mi staccava gli occhi di dosso, e sembrava anche divertito.
Ad un certo punto si lasciò sfuggire una risatina, di quelle soppresse per troppo tempo.
-Ed ora cosa c'è da ridere?- sbuffai, irritato.
-Mi fa ridere la sua reazione, sa?-
Non si rendeva conto.
-Lei mi ha sabotato il matrimonio.-
-"Lei" chi? Io, o la signorina?- chiese, a metà tra l'ingenuo ed il malizioso. Odiavo questi giochi di parole, erano diventati insopportabili in quanto li proponeva nei momenti meno opportuni.
-Per favore, Holmes, sa benissimo di cosa sto parlando.-
Scoppiò a ridere.
-Su, è solo una donna...-
-Solo una...oh, Holmes, con lei è una battaglia persa...-
 
Mi alzai e feci per uscire, deciso a sistemare le cose con Mary. Poteva anche non voler tornare con me, ma dovevo spiegarle tutto.
-Dove va?-
-A cercare Mary!-
-Ormai è tardi!- 
-Non voglio tornare con lei, vorrei solo chiarire la dinamica dei fatti! Non voglio essere scambiato per...per un...-
-Omosessuale? Andiamo Watson, non credo che sia poi così grave...-
Non si rendeva conto nemmeno delle cose più ovvie.
Mi girai di scatto, e vidi che si era appena alzato. Percorsi quei due passi che ci separavano, e lo spinsi di nuovo giù. Lui si lasciò cadere, senza disogliere lo sguardo dai miei occhi.
-Non credo che ci fosse qualcosa da fraintendere!- aggiunse.
-Holmes, la mia fidanzata...-
-Ex fidanzata...-
-Ex fid...oh, sa cosa intendo!- balbettai, sull'orlo di una crisi di nervi. Era qualcosa che andava oltre Mary. 
Lui annuì, perfettamente calmo e composto,masticando la pipa.
-La mia ex fidanzata ci ha visti insieme, sul tappeto di questo salotto, quasi svestiti ed abbracciati.
Naturalmente la spiegazione è ovvia.- esclamai, sarcastico, voltandomi nuovamente. 
-Infatti. Più ovvia di così.
E comunque ci tengo a precisare che eravamo nudi solo dalla vita in su.- naturlamente lui non si riferiva alla stessa cosa a cui mi riferivo io. Ormai era palese.
 
Fu una mattinata assurda. La scorsa notte avevo dormito da lui.
Ci svegliammo entrambi troppo tardi, e ci alzammo di colpo. Ancora frastornati, scendemmo in salotto vestiti ognuno con la camicia dell'altro, e ce le stavamo scambiando quando entrò Mrs. Hudson con la taglia per la cattura di un criminale. Era una cifra vertiginosa, e ci abbracciammo, ancora storditi, cadendo inevitabilmente.
Niente di male, per carità, solo che Mary era entrata nel momento sbagliato. Terribilmente sbagliato.
Ed aveva frainteso.
 
-E poi, anche se avesse frainteso, che ci sarebbe di male?-
-Holmes, certo che non ci sarebbe niente di male, ma se lo raccontasse a qualcuno? Non le dicono niente le parole "lavori forzati, galera, onta, disonore"?- sottolineai le ultime due con più enfasi, sapendo che sarebbero state le più temute. 
Riuscii a cancellare quel sorriso da ebete dal suo volto, finalmente.
-Non credo lo farebbe.
E poi, detta così suona male.-
-Perché E' male, lo vuole capire?- inspirai. Espirai. 
Ormai anche quello mi mandava in conusione.
-Devo andare a spiegarle tutto...- aggiunsi, sfuggente, già con la mano sulla maniglia.
-NO, si fermi.- mi interruppe lui,continuando a fissare il vuoto. -Vado io!-
-Lei?-
Holmes annuì. -Se va lei, Watson, Miss. Morstan penserà all'ennesima scusa, mentre, se vado io, non potrà fare altro che credermi!- spiegò,avvicinandomisi.
-Questo perché...?- lo sfidai io.
-Perché sono più affascinante, e carismatico, e...!- rise lui,ed io mi unì all'allegria.
-Va bene, vada! Ma mi raccomando, non esageri come al solito!- raccomandai io, e lui abbassò la maniglia. Poi, come se qualcosa avesse catturato la sua attenzione, richiuse la porta e venne verso di me, che già ero tornato nello studio.
Mi osservò per quualche secondo, riflettendo ad occhi socchiusi.
-Lei ha detto che non ci sarebbe niente di male!-
-Cosa, scusi?-
-Prima, quando ho chiesto cosa ci sarebbe di male, lei ha risposto "niente". Quindi non le dispiacerebbe.-
Io rimasi un attimo spiazzato, poi partii in difesa.
-No, si sbaglia, lei è solo un buon amico.- conclusi ridendo,tornando nell'ingresso. 
 
-Ora, chiarito questo, se vuole andare prima che Londra subisca uno scandalo...- lasciai in sospeso la frase, indicandogli la porta.
Lui mi si avvicinò lentamente, sbattendo le ciglia, delicate e gentili. Sembrava serio, ma, arrivato a pochi centimetri dalla punta del mio naso, adottò un sorriso accondiscendente, quasi sarcastico.
-Sa che le dico? Forse ha ragione...-
"Bene!" Feci per esclamare, ma lo vidi fiondarsi verso di me, prendendomi per le spalline della camicia. 
Mi stampò un bacio, non tanto veloce, non tanto innocente ma molto, molto dolce. Cercai di liberarmi, ma lo vidi sorridere. Mi lasciò la camicia, ma continuò a tenermi stretto a se per i fianchi. 
Con mia sorpresa, ricambiai il bacio, traendone più piacere di quanto aspettassi. Le sue labbra morbide, carnose e rosee erano esperte, le mie invece di meno.
Forse perché lui aveva avuto molto più coraggio di me nell'ammettere quello che provavamo da tanti anni, reprimendolo dietro ad un "La odio,lei è un incompetente,un buono a nulla..." e sotto altri commenti sarcastici.
Troppo tempo insieme, era inevitabile. Ma basta, per quanto fosse bello sentire il suo cuore vicino al mio, dovetti lasciarlo andare.
 
In quel momento si aprì la porta dell'ingresso. 
-John, credo di essere stata fret...-
Poteva mai esserci un momento peggiore?
La mia mano era per metà sotto la camicia di Holmes, in cerca del contatto con il suo calore.
Inutile specificare che la sua era ancorata alla mia natica destra.
Subito ci lanciammo a vicenda verso angoli opposti del piccolo ingresso, ma ormai il danno era fatto.
-M...Mary...senti...io posso spiegarti...- tentennai io. 
Macchè, non potevo spiegare un accidenti.
Lei ci osservò, allibita, per qualche secondo, balbettando parole sconnesse. Poi si accasciò al suolo, svenuta, atterrando sul morbido tappeto dell' ingresso.
Senza nemmeno guardarci, la sollevammo e la portammo sul divano, nello studio. Subito dopo sprofondammo nelle poltrone, in attesa del suo risveglio.
 
Mi voltai verso Holmes, quasi istintivamente. Avevo bisogno di sapere il perché del bacio di poco prima.
Anche lui iniziò a fissarmi, e sul volto di entrambi, velocemente, si sviluppò un sorriso. 
Respiri soffocati e risatine a denti stretti bagnarono l'aria per un po', poi non resistemmo più e scoppiammo a ridere.
Continuammo per qualche minuto a ridere con le lacrime agli occhi, non ricordavo situazione più assurda di quella.
 
Addio, logica. Benvenuto, sano e puro amore.
 
Quello che matura piano piano.
Quello che non ha paura degli ostacoli.
Quello che, a volte, preferisce una risata ad un bacio.
 
 
 
-Cosa scrive, Watson?-
-Oh, niente, buttavo giù vecchi ricordi...-
-Ci sono anche io? Mi faccia leggere, sono curioso!-
-Ha già letto tutti i miei diari!-
-Suuu...-
-Non ora, Holmes, non ora. Magari un'altra volta...-
 
 
 
note dell'aurice: com'è, come primo tentativo? Io mi sono divertita a scriverlo, spero che abbia fatto sorridere anche voi...
 
   
 
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